Una buona domenica a tutti!
Quest'oggi affronterò un tema di importanza sempre più rilevante e seria quale l'antimicrobico resistenza.
In qualità di operatore sanitario ho il dovere di diffondere il più possibile le corrette informazioni al fine di sensibilizzare maggiormente la popolazione su questo argomento, del quale sa poco o addirittura niente nel peggiore dei casi.
È chiaro che le persone che operano nel mio ambiente conoscono bene (o almeno mi auspico che sia così) la problematica; tuttavia lo scopo è quello di mettere a conoscenza anche le persone che operano in contesti diversi perché ognuno di noi, attraverso i giusti comportamenti, deve evitare che la situazione degeneri.
Iniziamo con lo spiegare che cosa si intende per antibiotico resistenza (io in realtà utilizzerò per lo più il termine "antimicrobico" poiché quest'ultimo comprende in senso generale tutte le molecole naturali, di sintesi o semi-sintesi che inibiscono la crescita e/o uccidono i microrganismi. Il termine antibiotico invece fa riferimento alle sole molecole di origine naturale mentre il significato di chemioterapico comprende le molecole di sintesi e di semi-sintesi).
Con il termine antibiotico-resistenza si intende la capacità di un batterio di resistere all'azione di uno o più farmaci antibiotici e/o chemioterapici e quindi di sopravvivere e moltiplicarsi anche in loro presenza.
Questo tipo di resistenza può essere sia naturale (quando il batterio è naturalmente resistente ad un antimicrobico), sia acquisita (quando un batterio si adatta a resistere ad un farmaco antimicrobico mediante modifiche al proprio patrimonio genetico).
Gli antimicrobici sono una risorsa molto importante per la salute poiché, a partire dalla loro scoperta, hanno contribuito in modo determinante ad impedire la diffusione delle infezioni batteriche, riducendone al minimo le complicazioni gravi: infatti molte delle malattie infettive che non erano curabili in un'epoca precedente all'uso degli antibiotici oggi lo sono più facilmente.
Purtroppo però, negli ultimi anni, sono divenuti meno efficaci o non funzionano più a causa dell'uso inutile ed inappropriato che è stato fatto nei diversi ambiti di medicina umana, veterinaria, zootecnica, agricoltura.
A contribuire all'instaurarsi del fenomeno di resistenza concorrono anche gli aspetti strutturali e organizzativi delle strutture di assistenza sanitaria (che comportano diffusione di gravi infezioni ospedaliere) e la rapidità di spostamenti di persone, cose, animali, alimenti.
Il fatto che i batteri sviluppino resistenza ad un antimicrobico è un naturale processo evolutivo ma questo fenomeno è accelerato e aggravato da un uso eccessivo e spesso scorretto di questi farmaci. Ogni batterio che sopravvive ad una cura antimicrobica può diventare resistente alle cure successive, moltiplicarsi e trasferire la sua capacità di resistere ad altri batteri.
È bene sottolineare che il rischio di essere infettati da batteri antimicrobico-resistenti riguarda non solo la persona che prende tali farmaci in modo improprio ma anche coloro che saranno successivamente contagiati da quegli stessi batteri.
Un ulteriore problema è dato da batteri che diventano resistenti a più antimicorbici contemporaneamente (multi-resistenza) poiché in questi casi trovare una cura diventa molto difficile.
La diminuzione dell'efficacia degli antimicrobici esistenti, infatti, non è compensata dalla scoperta di nuove molecole e con l'aumento della resistenza diventerà sempre più difficile guarire dalle infezioni.
Si stima che, nel mondo, nel 2050 le infezioni batteriche causeranno circa 10 milioni di morti l’anno, superando ampliamente i decessi per tumore (8,2 mln), diabete (1,5 mln) e incidenti stradali (1,2 mln) con una previsione di costi che supera i 100 trilioni di dollari.
Considerato che il problema della resistenza antimicrobica non prevede un'unica soluzione è necessario agire su più fronti.
L'OMS negli anni ha prodotto raccomandazioni e proposto strategie basate su un approccio "One Health" (umani - animali - ambiente --> una sola salute).
Questo tentativo affronta il fenomeno della resistenza come un problema da trattare in maniera coordinata fra l’ambito umano, veterinario e della produzione alimentare.
Nel 2017 è stato approvato il PNCAR (Piano Nazionale di Contrasto dell' Antimicrobico-Resistenza) 2017-2020 con lo scopo di dettagliare le strategie utili a contrastare il fenomeno a livello locale, regionale e nazionale puntando in primis sulla sorveglianza elettronica dei consumi degli antimicrobici sia nel settore umano sia in quello veterinario.
Gli operatori sanitari sono coinvolti a più livelli nella gestione farmacologica dei pazienti al fine di sensibilizzare in maniera efficace la popolazione e i pazienti devono ascoltare quello che viene loro detto, per il bene collettivo.
Le raccomandazioni per i pazienti includono:
- non chiedere antimicrobici al proprio medico di famiglia se questo non li ha prescritti
- assumere gli antimicrobici seguendo esclusivamente le indicazioni del medico (dovete rispettare nel modo più totale ed assoluto la posologia, prendendo le compresse e/o bustine sempre alla stessa ora e ad un orario comodo per voi in modo da non dimenticarvene e finire completamente il ciclo di cura anche se i sintomi regrediscono. MAI sospendere la terapia a metà o quando si è quasi arrivati alla fine!
- chiedere consiglio al proprio medico su come comportarsi se ci si dimentica di prendere una dose
- non prendere di propria iniziativa antimicrobici
- non prendere mai antimicrobici prescritti ad un altro individuo
- non prendere mai antimicrobici in casi di raffreddore e/o influenza
N.B.: io consiglio sempre l'integrazione con i probiotici+prebiotici (volgarmente detti fermenti lattici) almeno per tutta la durata della terapia antimicrobica. Sarebbe bene proseguire per almeno tutta una settimana dopo il termine della cura ma è già tanto se una persona mi ascolta e li prende almeno mentre prende l'antimicrobico (i probiotici, meglio se presenti in formulazione con sostanze prebiotiche, vanno assunti a stomaco vuoto e ad almeno 3 ore di distanza dall'antimicrobico).
Inoltre, dopo un cura a base di antimicrobici è bene seguire un'alimentazione ricca di frutta, verdura ed altri alimenti ricchi di vitamine e minerali che svolgono l'importante funzione di sostenere l'organismo e le difese immunitarie nel processo di guarigione e che contrastano la stanchezza e la debolezza (a tale scopo assumere integratori di vitamina C, vitamine del gruppo B o pappa reale che è un alimento energizzante).
Vedo molto spesso che i medici di base prescrivono anche i gastroprotettori (molecole che riducono la produzione di acido) per evitare l'insorgere di bruciori. A mio avviso alterare la produzione acida dello stomaco quando non è davvero necessario è più un pericolo che altro; detto questo sicuramente è possibile ridurre il fastidio a livello gastrico assumendo eventualmente prodotti che formano barriere di protezione attorno alla mucosa che riveste le pareti interne dello stomaco.
L’assunzione di antibiotici/chemioterapici contro infezioni batteriche non clinicamente rilevanti (es. alcuni tipi di mal di gola, bronchiti oppure otiti) risulta spesso superflua poiché in molti casi il sistema di difesa dell’organismo riesce a fronteggiarle; può essere di aiuto su consiglio del medico l’assunzione di farmaci sintomatici per alleviare i fastidi.
Solo nel casi in cui i disturbi dovessero aggravarsi e persistere per più giorni, il medico curante, in caso di un’ infezione batterica, li prescriverà, oppure in alcune circostanze particolari, ovvero se il paziente ha più di 65 anni, soffre di asma o di diabete, sta assumendo farmaci che inibiscono il sistema immunitario, ha una malattia polmonare cronica oppure problemi cardiaci.
Questo argomento mi sta particolarmente a cuore fin da quando me ne hanno parlato in Università durante le lezioni di Chimica Farmaceutica e mi impegno attivamente per farlo capire il più possibile al maggior numero di persone.
Resto a disposizione per chiarimenti e vostre eventuali curiosità, sia in merito a questo argomento sia ad altro.
Un salutone a tutti!