Capitolo 3Ancora non si erano svegliati dal loro “pisolino”.
Ra’lag stava cominciando a pensare di aver esagerato con la forza, e la preoccupazione la facevano agire come una specie di mamma preoccupata, controllando costantemente come gli altri due stavano, una scenetta divertente per Sigismund.
Non potendo continuare, il quartetto si era dovuto fermare da qualche parte nella foresta, e i due ancora svegli si erano creati un bel bivacco. Il sole doveva essere ancora alto, ma era difficile a dirsi, tra le fitte fronde degli alberi e le nuvole nere come la notte.
《Certo che c’è un tempaccio, da queste parti. Tu… sei quì da molto, giusto ?》
In risposta, il mago sbuffò, tirando una mano dietro la testa e ripetendo il gesto un paio di volte.
《Quelli prima di noi…》La voce dell’orchessa cambiò, diventando flebile e con un tono timoroso.《...erano veramente migliori di noi ?》
《Molto, sì.》La risposta fu secca come al solito, ma stranamente meno dura. Poi, Sigismund si mise a ridacchiare mentre faceva levigare verso di lui un grosso pezzo di carne da cuocere sul fuoco davanti ai due. 《Ma è stata quella la loro sfortuna.》
Ra’lag era confusa; rimase in silenzio, guardando il mago e piegandosi verso di lui come per ascoltare meglio le sue parole.
《Erano i migliori figli di buona donna del Blackberg, facevano parte delle Lame Corvine e un paio di loro erano pure dei maghi da combattimento. Li avevo testati, anche se con un altro… metodo, e non avevo visto pecche se non la loro bramosia e l’egocentrismo di un paio di loro. Poi, siamo quasi arrivati alla base della montagna e …》Sigismund si zittì, corrugò la fronte e sbuffò nuovamente.《... sono morti come allocchi perché non hanno fatto attenzione. E così quelli prima di loro. Nessuno fa attenzione, mai. Ma tu mi sembri una tipa sveglia, me l'hai dimostrato prima.》
La giovane orchessa arrossì e si mise a sorridere, finalmente qualcuno si era complimentato della sua arguzia.
La carne faceva un ottimo profumo, tanto da mettere l'acquolina in bocca al l’orchessa. In breve, grazie anche alla magia del mago, la carne fu pronta, peccato però che Je’fe è Gorbashe ancora dormivano profondamente.
《Dannazione, spero di non averli ammazzati.》
《Giovane, per essere un orchessa ti preoccupi di quei due come fossero fratelli tuoi. 》
《Dopo tre mesi passati in mare e altrettanti per passare il Fihra’dun, un po' lo sono diventati.》L’orchessa guardò ancora i due tramortiti compagni con occhi tristi.《 Sono gli unici testardi figli di buona donna che ho. Farei di tutto per loro, anche… uccidere.》
《Proprio non vi capisco, voi orchi. Siete stati schiavizzati per secoli, trattati come feccia e usati come carne da macello in battaglia per anni, eppure non vi siete mai vendicati.》
《Non siamo dei selvaggi.》Lo sguardo e il tono dell’orchessa divennero seri e alla pari del mago.《Ci siamo liberati, abbiamo sofferto e patito. Ma non ha senso vendicarsi su altri che non fossero Yhezin. L’unica cosa che potevamo fare allora e adesso è dimostrare che siamo come tutti gli abitanti di Sal'taron. Se qualche imbecille vuole vendicarsi per sfogare la rabbia, che si accomodi, saremo pronti a punirlo.》
Sigismund sorrise, mentre addentava vorace la sua parte di carne, e Ra’lag tornava ad essere quella di poco fa.
《Però non puoi dirmi che l’elfo sia un signor simpatia…》
《Je’fe può essere stressante, ma si sta ancora abituando ad una vita da cittadino comune, considerando come si trovano gli elfi reali. E poi, c’è qualcosa che mi sfugge, di lui…》Negli occhi dell’orchessa si potè scorgere un barlume di rimembranza, che durò relativamente poco. 《Ad ogni modo, saranno passate almeno tre o quattro ore da quando siamo partiti.》Ra’lag si alzò per andare verso la vegetazione. 《Vado e torno, tempo cinque minuti.》
Trovare un buon punto dove scaricare un po' di peso si stava rivelando un impresa titanica. C'erano insetti da tutte le parti, e l'erba era troppo alta, non valeva la pena di tentare la sorte e ritrovarsi con qualche zampettante bestiaccia addosso.
Ra’lag continuò a camminare per diversi metri chiedendo un po' di misericordia, quando nella lontananza della vegetazione scrutò qualcosa. Sembrava una luce fredda, bianca come le nuvole colpite dal sole che, ora, erano diventate nere come la pece.
Come una falena attratta da una lampada, Ra’lag si mise a camminare verso quella luce, e più si avvicinava più diventava quasi accecante, fino a farle chiudere gli occhi.
《Ah, una nuova cliente. È da molto che non vedevo qualcuno da queste parti.》
Davanti all’orchessa si parò qualcosa di peculiare da trovare su quell'isola, soprattutto così all’interno: un commerciante.
《Avanti, avvicinati, non mordo mica.》Sembrava una persona alquanto vivace, e anche se si fosse rivelato tutt'altro che ben intenzionato, era troppo mingherlino ed esile per avere una speranza. Chiunque fosse, quello sconosciuto assomigliava più a un osso che a un uomo, e il suo esile corpo era coperto da una toga nera che gli copriva parzialmente il volto scavato e aguzzo all'altezza degli occhi. Se ne stava lì seduto con le gambe incrociate, tutto ricurvo sotto a dei ruderi antichi circondato da cianfrusaglie. 《Benvenuta, giovincella, benvenuta.》
《Cosa… cos’è questo posto ? Chi… chi è lei ?》
《Lei chi ? Ci siamo solo io e te.》L’uomo continuava a guardarsi intorno ridacchiando, lasciando un senso di ridicolezza addosso all’orchessa. 《Oh, intendevi me ? Ma certo. Mi chiamo… Febar. Per quanto riguarda l'altra domanda… la risposta è molto più particolare, ma sappi che ci troviamo… su un isola !》
Era ufficiale, quel tizio era pazzo.
《Va bene, basta, me ne…》
《Aspetta. Almeno senti cosa voglio offrirti.》La voce rauca di quel tizio aveva lo stesso effetto di una sirena. L'uomo si allungò e prese per mano Ra'lag portandola a sedersi proprio davanti a lui. L'orchessa era visibilmente perplessa, ma non poteva fare niente se ascoltare il vecchio.
《Perdonami. Non mi sono spiegato bene, prima: questo posto, questa… isola lontana da tutti, è come questo piccolo angolo nella foresta. Uno spettro della sua gloria passata, i resti marcescenti della culla del mondo.》
《Amico… fidati, non riesco a capire molto di quello che dici.》Febar capì la perplessità della ragazza. 《Voglio dire… potresti essere più chiaro ? Non so quante persone hai incontrato, ma… non penso che ti abbiano capito.》
《 Beh, non hai tutti i torti, cara… e va bene, lasciamo stare le storie su questo posto per ora, è ancora troppo presto. Ascolta, voglio aiutare te e il tuo piccolo gruppo di scalmanati, quindi ecco a te.》
L’uomo allungò un vecchio pezzo di carta con strane rune o scritte sopra, risalenti a tempi molto antichi… troppo antichi. Sul sigillo che teneva chiuso il pezzo di carta c’era, però, un simbolo ben conosciuto dalla giovane orchessa, e probabilmente anche dal resto del suo gruppo: un cerchio, con quattro punte intorno, una che puntava verso l’altro, una in basso e le ultime due ai lati, parallele alla precedente. Il marchio dei Divini, ma era a dir poco fuori luogo.
《 Uh… grazie… Febar, sembra utile, suppongo… Ehi, aspetta, ma io non ti ho detto che c’era altra gente con me.》L’orchessa cominciava ad insospettirsi. Un altra volta.
《Ah, allora il mio sesto senso ha colpito ancora. Non preoccuparti, e rilassati, c’è molta strada da fare ancora. Quindi, forza, ora vai, torna dai tuoi amici, ti staranno aspettando.》
《Dubito. Loro sono solo… l’orchessa sembrava perplessa, mentre pensava a cosa rispondere. 《... sono solo degli ingrati piantagrane.》
《Oh, piccola Ra’lag. Ti assicuro che ben presto cambierai idea.》
《 E svegliati, maledizione !》La voce di Sigismund fece aprire gli occhi della ragazza, che si ritrovò a terra, indolenzita e con la gola secca. 《 Oh, per Magnussen, grazie al cielo stai bene. Oi, mi senti ? Cos… cos’è quella faccia, sembra che stai guardando un estraneo.》
Ra’lag si tirò su di soprassalto, come un animale colto di sorpresa, e cominciò a guardarsi intorno: era sempre quel posto, ma non c’era niente della presenza di Febar… se c’era mai stato.
Anche il cielo era diverso: era notte, e le fitte nuvole avevano lasciato brevemente spazio alla Luna di presentarsi. Per quanto era rimasta lì ?
Che diavolo le era successo ?
Gli altri due suoi compagni di viaggio si erano spaventati nel vederla scattare in quel modo, e si allontanarono un po', per sicurezza. Je’fe, però, aveva il suo arco pronto, e il suo sguardo non presagiva nulla di buono. Era successo qualcosa, e Ra’lag non sapeva nemmeno cosa.
“Va bene… va bene, respira, non… non andare nel panico.” i pensieri della giovane orchessa erano confusi e pieni di timori, mentre il mago si avvicinava, parlandole calmo. 《 Va bene… ora, calmati, non c’è nulla da temere, ci siamo qua noi.》La situazione si stava finalmente stabilizzando, ma ciò che l’orchessa non capiva era perché quei tre erano così spaventati… e che diavolo aveva nelle mani ?
Con uno sguardo, Ra’lag vide che nella mano sinistra aveva la sua spada, sguainata e smussata, eppure l’aveva affilata poche ore fa, ma nell’altra… no, non poteva che essere un miraggio, non poteva essere altrimenti.
Con un tonfo, la spada cadde a terra, e con in volto pieno di confusione la giovane orchessa non sapeva cosa dire: cosa diamine ci faceva nella sua mano quella mappa ?
Ehi… non è che adesso si rimette a delirare, vero ?》
Taci, stupido damerino. Giovane, ascoltami bene, non devi avere paura, ora noi aspettiamo qua gli altri, mentre vanno a prendere il resto dell’attrezzatura e ci accampiamo qua, ma devi raccontarmi cos’è successo e soprattutto dove hai trovato quella pergamena.》
La ragazza si sentì indebolita, ma dopo aver fatto un respiro profondo si mise a raccontare, mentre i suoi compagni di viaggio tornavano indietro a raccogliere il resto dell’attrezzatura.
Gorbashe, nel suo farfugliante parlottare, stava comunque manifestando i dubbi sull’intera campagna, con stupore di Je’fe che si vide concordo al discorso.
《Ra’lag no piace me come reagito. Gorbashe no piace.》
《Neanche a me, mio tozzo accompagnatore.》un lungo sospiro dell’elfo portò solo a snervanti pensieri nella testa di sublime bellezza ma poca tempra. 《Voglio dire, tutta quella sceneggiata, quei… versi, avevo letto che in passato non era proprio stata bene, ma non pensavo… fermo.》
Quelle straordinariamente grandi orecchie captarono qualcosa, un suono distante, proveniente dal campo. Je’fe fece cenno al ghoul di abbassarsi, mentre si avvicinavano, e di andare in silenzio: c’era uno strano rumore di passi, profondi, e voci che parlavano una lingua straniera, incomprensibile.
La luce del fuoco da campo stagliava ombre di figure per niente umane o elfiche, figure dai lunghi musi aguzzi, dentate, e con larghi cappelli.
I due avventurieri ben presto arrivarono abbastanza vicino da spiare chi fossero le strane figure, e rimasero stupiti e terrificati: di tutte le creature del mondo, i Draconiti erano l’ultima delle cose che potevano aspettarsi di vedere così a Sud. Dalle orientali armature di acciaio e legno, e gli ornamenti rossi, era chiaro che non erano semplici reietti dei grandi Casati.
《Non possiamo affrontarli tutti. Ne vedo cinque intorno al fuoco, ma sono sicuro che ci sono altri arcieri appostati sugli alberi. Dobbiamo tornare indietro, non possiamo rimanere quì.》i sussurri dell’elfo non sembravano nemmeno pronunciati dalla stessa persona, e vedere il volto di Je’fe così serie non presagiva nulla di buono. 《Odio doverlo ammettere, ma ci serve il mago. 》
Gorbashe rispose con un'occhiata sdegnata, ma la risposta dell’elfo fu sensata: in due, potevano forse ammazzarne un paio, forse anche qualcuno di più, ma dei guerrieri come quelli erano qualcosa di troppo per loro, e se c’erano veramente degli arcieri, nemmeno Je’fe poteva fare qualcosa.
A piccoli passi, quanto più in silenzio potevano, i due cominciarono ad allontanarsi pregando qualsiasi divinità fosse in ascolto di non farli scoprire, e più si allontanavano dal campo più si sentivano al sicuro. Dopo qualche minuto, nella boscaglia, si fermarono a controllare che nessuno li avesse seguiti: nulla da verso il campo, nessun movimento sugli alberi, nulla.
《Per un pelo. Beh, sembra che non ci abbiano… opporca-》se qualche divinità era in ascolto, aveva recepito male il messaggio. Una freccia colpì la spalla dell’elfo, conficcandosi poco sotto la resistente corazza verdognola, e seguirono altre in rapida successione che mancarono di poco Gorbashe, che rispose rapidamente con una saetta verso alcuni alberi. Je’fe urlò di dolore e imprecò in modi piuttosto blasfemi, mentre il loro assalitore si spostava con grandi balzi da un albero all’altro, e il ghoul lanciava saette imprecise e alla cieca.
《Là su ! incendia quell’albero !》al comando dell’elfo, il ghoul caricò una potente palla di fuoco che esplose roboante, infuocando le verdi foglie dell’albero e facendo cadere a terra il loro assalitore in preda a dolori atroci. Con tutta la rabbia in corpo, Je’fe si alzò e diede un calcio dritto in faccia al draconita, facendolo svenire. Il volto era ustionato all’altezza dell’occhio sinistro, e il braccio sullo stesso lato non era ridotto tanto meglio, e una delle corna si era persino spezzata, ma ora non era il momento di approfondire con l’ispezione: l’albero avrebbe sicuramente attirato il resto del gruppo di guerrieri d'Oriente verso di loro, e se non volevano trovarsi a fronteggiare uno squadrone di esseri dalla pelle dura, dovevano sbrigarsi. 《Aiutami a prendere questo bastardo.》
《Elfo scemo ?》
《Tu sei scemo. Lo interrogheremo una volta arrivati dagli altri, o lo useremo come merce di scambio per tornare verso la baia. Fidati, ho… una certa esperienza in questo ambito.》
A fatica, i due caricarono il draconita, con il ghoul a guidare, ma per fortuna non c’era molta strada da fare, se non c’era qualche altro intoppo, ovvio.
《Un… vecchio.》Sigismund era chiaramente perplesso, non solo nel tono di voce, ma anche in quella espressione accigliata e la smorfia imbarazzata. 《Qui. Nel bel mezzo del nulla. Va bene, diciamo che tu hai… avuto una conversazione con questo tizio. E quel foglio ?》
《Io… non lo so. Non ricordo nulla, solo… di essere arrivata qua e aver parlato con quel vecchio pazzo, poi mi ha dato questa in regalo e… e...》le mani dell’orchessa tremavano di nervosismo, mentre la testa gli esplodeva da tutto quel pensare. Sigismund gli aveva raccontato tutto, poco dopo che gli altri due se ne andassero, di come l’avessero trovata solo perché aveva inciso qualcosa su una vecchia rovina mezza sepolta nel terreno, e anche delle strane parole che si era messa a sussurrare, ma questo non era stato di alcun aiuto, se non a causarle un attacco d’ansia. 《Va bene, per Magnussen… ho conosciuto molti orchi, ma mai uno che soffrisse di attacchi di panico. Dai, vediamo di aprire questa pergamena. 》
Appena la giovane orchessa consegnò a Sigismund la pergamena, un fruscio attirò la loro attenzione.
Il mago si mise subito in posizione d’attacco, con le mani rivolte verso la boscaglia, sfrigolanti ed emananti una luce bluastra, ma Ra’lag sembrava rallentata, mentre impugnava la spada ormai ridotta ad un pezzo di ferraglia, ma non appena sentirono le maledicenti e blasfeme parole di Je’fe capirono che non c’era nulla da temere… finché non videro cosa quei due si stavano portando dietro.
《Voi… siete forse impazziti ?》
《Sì, sì, va bene, saltiamo le formalità e scappiamo, per i Quattro ? Abbiamo un intero squadrone di draconiti alle calcagna !》
《E allora perché avete… un dannato ostaggio ?》la voce di Ra’lag era snervata e si lasciò scappare persino un acuto, mentre gli tornavano gli attacchi di panico. 《Non… non ce la posso fare, prima le visioni, poi questo…》
Il draocnita cominciò a svegliarsi, in preda ai dolori più atroci. I quattro si guardarono brevemente negli occhi, e fu chiaro che adesso dovevano badare anche a quello, di problema. Chinandosi, Sigismund iniziò a concentrarsi, mentre un aura dorata avvolgeva il draconita, e le ferite si rimarginavano lentamente, ma gli spasmi rendevano difficile tenerlo a bada, e le grida di dolore… erano parecchio acute e stridule.
《 Avanti, voi, rendetevi utili, dannazione !》 Al comando, i tre tenerono fermo quel loro indesiderato ospite, mentre la magia dello stregone faceva effetto, e dopo un agognata ora, le ferite si erano rimarginate, anche se, sicuramente, non sarebbero mai più potute sparire. 《E’ fatta, per il momento. Ora… ora dobbiamo…》 Le forze di Sigismund vennero meno, e ora i tre avevano due sacchi di patate da dover trascinare via, prima che il gruppo di draconiti si accorgesse della loro posizione. Ra’lag fece dei respiri profondi, e si mise a pensare a cosa fare, ma la risposta giaceva ai suoi piedi. 《Avanti, non possiamo aspettare oltre.》
《E dove pensi di voler andare ? Se il tuo piano è quello di farci perdere nella foresta, vai avanti, non ti fermerò.》 in tutta risposta, Gorbashe diede una sonora bastonata sugli stinchi dell’elfo. La giovane orchessa prese la pergamena, e la cominciò a srotolare.
Ra’lag non sapeva se il suo era stato veramente un sogno, ma sicuramente la fortuna gli stava sorridendo: una mappa, verso la montagna. Non sembrava un viaggio lungo, ma c’era un iscrizione, vicino a dov’era segnato un lago… o uno stagno, non era proprio molto chiaro.
《 Se non andiamo ora, non penso che finiremo questo incarico nel migliore dei modi… e sicuramente quei draconiti non saranno molto felice di vedere il loro amico…》 Lo sguardo dell’orchessa si soffermò sulla forma delle corna del loro rettiliano ostaggio. Era ben noto che la forma delle corna aiutava a distinguere il sesso dei draconiti. 《… la loro amica in questo stato. Ora, prendetela e andiamo, io mi occupo del vecchio.》
I due presero nuovamente la draconita, questa volta cercando di evitare certe… parti. 《Ora spiegato Gorbashe perché soffice petto era…》
《Oh… taci, tu, non rendere questo… ulteriormente imbarazzante.》
Il piè di paginaNatii delle terre orientali di Draconia, o "Terra di sacri Dragoni celestiali", i Draconiti sono una razza di impareggiabili guerrieri, strateghi e regnanti. Divisi in cinque casate maggiori e una ventina più piccole, distribuite sulle isole sotto il loro comando, i draconiti hanno passato un periodo travagliato, che ha portato alla nascita di una nuova casata e l'allontanamento delle precedenti, considerate "corrotte".
I draconiti ammirano l'onore e le tradizioni, e raramente infrangono dei patti stretti con i loro alleati, a meno che non vada contro i loro ferrei comandamenti.