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Lui, Dottore, mi aiuti!

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view post Posted on 7/3/2014, 02:32

Wanderer

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Colto da una folgorante ispirazione ho scritto questo monologo(lo si può definire così?); probabilmente non piacerà, ma mi ero ripromesso di scrivere e pubblicare immediatamente qualsiasi cosa fosse scaturita da un'ispirazione notturna...

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Dottore, lo sento, Lui...Lui è qui!
Per quanto io gli abbia chiesto ormai mille e mille volte di andarsene, di lasciarmi solo, Lui è qui, come lo è sempre stato.

Ero poco più che un adolescente quando mi innamorai per la prima volta: lei era una ragazza timida, riservata, candida, con mille idee per la testa, ma senza il coraggio di affrontarle.
Io dal canto mio ero ancora inesperto, impacciato, insicuro di me stesso, e fu proprio allora che comparve per la prima volta Lui: "Guardala" mi disse, "Avvicinati, osservala: è la ragazza ideale per te, è quella giusta, lo sappiamo entrambi".
Gli diedi ascolto, dottore, per la prima volta...oh, quale terribile errore feci!
Iniziò così per me un calvario che andò avanti per diversi anni: più io mi avvicinavo a lei, più lei si allontanava per inseguire qualcun'altro, più Lui mi costringeva a continuare ad inseguirla, per quanto io capissi fosse una battaglia persa.
Finalmente un giorno presi le mie cose e partii, andai lontano, tappandomi le orecchie e gli occhi per non sentire alcuna voce, per non vedere di nuovo quegli occhi di lei, così profondi, così tristi.
Convinto finalmente di essermi lasciato il passato alle spalle ricominciai una nuova vita: lavoro, casa, amici, avevo tutto...o così credevo!
Avevo tutto, ma non avevo ancora lei: Lui tornò, e mi portò una sua lettera.
"Solo ora che sei andato via mi rendo conto di quanto tu fossi importante per me" recitavano quelle parole nere d'inchiostro.
Mi lasciai tentare, mi lascia irretire, lascia che Lui decidesse per me.
Tornai.
Lasciai tutta la mia nuova vita e tornai a quella vecchia, tornai da lei.
Finalmente insieme, come nei miei sogni più profondi, finalmente liberi di amarci; non ci separavamo mai, io, lei e Lui, tutti e tre sempre uniti.
La felicità negli occhi di lei mi abbagliava, qualsiasi cosa facessi era per lei, qualsiasi cosa dicessi era per lei, qualsiasi errore lei facesse le perdonavo tutto.
No...no, dottore, era Lui che le perdonava tutto.
Lui le perdonò il primo tradimento, perché lo sapevamo bene entrambi che prima o poi lei ci sarebbe cascata: sempre così fragile d'animo si era fatta irretire da un altro, e io che sapevo sarebbe accaduto prima o poi non feci nulla per impedirlo.
Io le perdonai il secondo tradimento, memore della semplicità che era bastata la prima volta: mi era bastato chiudere gli occhi, guardare altrove, dire "Prima o poi capita a chiunque", dare ascolto a Lui.
Non ressi la terza volta, e partii di nuovo.
Attraversai fiumi, valli, mari, monti, cittadine e metropoli.
Finché non fui stanco non mi fermai, e dopo continuai a camminare ancora.
Ricominciai da capo, promettendomi di non ripetere l'errore di dare di nuovo ascolto a Lui.
Conobbi gente, trovai un lavoro ed una casa.
Ricominciai.
Andai a stare per un po' di tempo da un vecchio e caro amico, che non vedevo da anni, che mi accolse a braccia aperte, come un fratello.
Lo introdussi nel mio ambiente, nella mia cerchia, gli feci conoscere i miei fratelli di pelle: da ad un uomo un pesce e lo sfamerai per un giorno, insegnagli a pescare e lo sfamerai per sempre.
Già...ma lui imparò così bene a pescare che perse la sua bontà, perse la sua umiltà, e si dimenticò dei miei insegnamenti.
Fu in quel momento che tornò a farmi visita Lui: mi sibilò parole amare all'orecchio, parole cariche di rancore, di astio, e io gli diedi retta.
Discutemmo, litigammo e il legame fraterno si spezzò.
Avvilito, risentito e mortificato partii di nuovo.
Stavo ormai perdendo ogni speranza, ogni voglia di ogni tipo di contatto umano: stavo iniziando a rinchiudermi in me stesso.
Nuovamente trovai un luogo da chiamare casa, e dopo molto incontrai quello che fu il mio secondo amore, anche se all'epoca ancora non lo sapevo.
Anche lei era bisognosa di cure, di affetto: usciva in quel momento da una relazione tormentata, fatta di angherie e di bassezze nei suoi confronti.
Iniziammo a parlare un giorno, quasi per caso, di roba futile, leggera, nulla di che.
Piano piano iniziammo ad avvicinarci con il passare dei mesi, e più passavano più ricominciavo ad avere fede e speranza.
Ma anche qui il destino, guidato da Lui, mi era avverso.
Lui mi si avvicinò, di nuovo, dicendomi questa volta di aspettare, di stare in disparte, che non era il momento, e io gli diedi ascolto.
Ah, sciagurato che sono!
Attesi che lei finalmente mi desse un cenno, un voler andare oltre il semplice chiacchierare di roba futile; attesi per mesi, fin quando, un pomeriggio, appresi semplicemente che si era impegnata.
Cosa avrei dovuto fare dottore, me lo dica, la prego!
Fuggire di nuovo? Fare uno sproposito?
Scelsi la prima, pur di non turbare quella creatura, e pur di non fare qualcosa di cui mi sarei potuto pentire.
Deciso a lasciarmi alle spalle una volta per tutte il mio passato decisi di rintanarmi sulla vetta più alta della montagna più sperduta, per meditare sui miei errori, e per fuggire da Lui.
Stetti dei mesi, che sembrarono anni.
Meditai, riflettei.
Mi facevo portare di tanto in tanto quel poco che mi bastava per sopravvivere, e un libro ogni tanto, per non divenire preda della follia.
Lui ormai non si faceva più vedere, l'avevo scacciato finalmente!
Avevo scacciato l'umanità intera, deciso a non venirvi più a contatto ove possibile.
Eppure, la pace era di la da venire.
Un giorno una giovinetta venne a portami il mio tozzo di pane ed il libro: coperta da un velo, di modo che io non potessi scrutarne il viso, come avevo chiesto tempo prima agli abitanti del villaggio vicino, mi aveva portato il suo diario, non essendovi più manoscritti in nessuna casa.
Inizialmente diffidente lessi quelle righe appena appena accennate con parsimonia, essendo esse poche e sparute, in mezzo a tante pagine vuote, o appena solcate da qualche schizzo.
Mano mano, però, iniziai ad affezionarmi alla ragazza, e ogni volta che veniva scambiavo qualche parola, per saperne di più di lei e della sua vita.
Ma la curiosità, dottore, è l'arma preferita da Lui, che per l'ultima volta tornò a tormentarmi.
Sotto suo consiglio inizia a chiedere sempre di più alla ragazza, fino a voler sapere di lei anche i segreti più reconditi e scabrosi, qualora ve ne fossero stati.
Eppure, in questa mia morbosità, glielo giuro dottore, non vi era malizia, ma semplice curiosità, per una vita che non era la mia.
Una curoisità fraterna, paterna, forse...
Non la vidi più.
Venne suo fratello a riprendere il suo diario, dicendomi di non cercarla, di non chiedere di lei a nessuno.
Mi rintanai nella mia grotta, senza più alcuna speranza nei miei confronti.
Tutto per colpa di Lui...
Lui!
Lui!
Lui che mi ha accompagnato da sempre, Lui che è sempre stato al mio fianco, Lui che mi ha sempre consigliato portandomi alla rovina.

-Ma, mi dica, alla fine, chi è questo Lui?

Lui? Io...



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Fondamentalmente mi sono ispirato a La coscienza di Zeno e a Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, più "altro"; ogni riferimento a cose o persone è quasi puramente casuale...tranne che...vabbè, lasciamo stare, probabilmente capirete!

Edited by trinnal - 7/3/2014, 09:30
 
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view post Posted on 7/3/2014, 12:44

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Ovviamente, commenti e critiche non solo sono bene accetti, ma sono anche richiesti!
 
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