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Caduta del Principe delle Nevi, (BloodMoon Expansion)

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view post Posted on 20/8/2006, 14:37
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[Un resoconto della Battaglia del Moesring così com'è stato trascritto da Lokheim, cronista del capitano Ingjaldr Occhio-Bianco]

Da dove venisse non lo sappiamo, ma si lanciò nella battaglia, su di un brillante stallone di un pallido bianco. Elfo lo chiamarono, poiché un Elfo egli era, anche se differente da tutti i membri della sua razza che avevamo visto prima di quel giorno. La sua lancia e la sua armatura portavano il radioso e terribile luccicare di magie sconosciute, e così adornato, questo sconosciuto cavaliere sembrava più un essere fatato che un guerriero.
Quello che ci sconcertò, o meglio, che ci spaventò di più in quel momento fu il richiamo che sorse dalle fila degli Elfi; non era paura, né meraviglia, ma una gioia senza limiti, quella gioia provata da un uomo condannato a cui è stata data una seconda possibilità... perché in quel momento gli Elfi erano più condannati e vicini alla morte di quanto mai lo fossero stati durante le grandi battaglie di Solstheim. La Battaglia del Moesring doveva essere l'atto finale della disputa fra i Nordici e gli Elfi sulla nostra bella isola. Guidati da Ysgramor, avevamo scacciato il flagello degli elfi da Skyrim, ed eravamo intenti a ripulire anche Solstheim dalla loro razza; i nostri guerrieri, armati con le migliori asce e spade che gli armaioli Nordici potessero forgiare, falciavano le file nemiche come se fossero steli di grano. I pendii del Moesring erano rossi del sangue degli Elfi. Perché allora il nostro nemico gioiva? Poteva forse un cavaliere portare qualche speranza a un esercito che non ne aveva più alcuna?

Per la maggior parte della nostra gente, l'esito della battaglia era chiaro, e le parole che sentivamo non erano altro che una litania di canti Elfici e grida. C'erano alcuni fra di noi, però, gli studiosi e i cronisti, che conoscevano bene quelle parole e che rabbrividivano per il loro significato.

"Il Principe delle Nevi è venuto! La nostra sorte è segnata!"

Una grande calma scese infine sugli Elfi che combattevano; il Principe della Neve cavalcò fra di loro e, come un veliero fende le acque ghiacciate del Fjalding, così egli divise le fila della sua gente. Il magnifico bianco cavallo rallentò fino al galoppo, quindi fino al trotto, e lo sconosciuto cavaliere Elfico si avvicinò alla linea frontale con un passo lento, quasi spettrale.

Un guerriero Nordico vede abbastanza battaglie e spargimento di sangue nella sua vita e raramente è sorpreso da un combattimento armato; ma pochi fra di noi quel giorno avrebbero potuto immaginare il timore e l'insicurezza di un rabbioso campo di battaglia che improvvisamente divenne immobile e silenzioso.
Fu questo l'effetto che il Principe delle Nevi fece su ognuno di noi. Poiché, quando le grida di gioia degli Elfi si spensero, rimase una quiete conosciuta solo nella solitudine del sonno. Fu in quel momento che entrambi i nostri eserciti, quello Elfico come quello Nordico, furono uniti in un terribile moto di comprensione; la vittoria o la sconfitta contavano poco quel giorno, alle pendici dei Monti Moesring. L'unica verità che condividevamo tutti era che la morte sarebbe calata su molti in poco tempo, sui vincitori e sui vinti allo stesso modo. Il glorioso Principe delle Nevi, un Elfo diverso da qualunque altro, era venuto quel giorno per portare la morte alla nostra gente. E morte portò.

Come un'improvvisa, violenta bufera di neve che acceca i viaggiatori e minaccia di demolire le stesse fondamenta della sala più resistente, il Principe delle Nevi eruppe nelle nostre fila.
Il ghiaccio e la neve cominciarono a turbinare e ribollire attorno all'Elfo, come se fossero stati chiamati per servire al suo comando. La rotazione di quella lancia lucente fischiava un canto per tutti coloro che si opponevano al Principe delle Nevi e i nostri eroi più forti caddero in poco tempo. Ulfgi Mano-d'Incudine, Strom il Bianco, Freida Verga di Quercia, Heimdall il Furioso... tutti giacciono morti ai piedi dei Monti Moesring.

Per la prima volta quel giorno, sembrò che le sorti della battaglia si fossero veramente rovesciate. Gli Elfi, spronati dalle gesta del Principe delle Nevi, si riorganizzarono per un'ultima carica contro i nostri ranghi. E fu allora, in un singolo istante, che la Battaglia di Moesring arrivò ad un'improvvisa e inaspettata conclusione.

Finna, figlia di Jofrior, una ragazzina di soli dodici anni, scudiero della madre, fu testimone mentre il Principe delle Nevi uccideva il suo unico genitore. Nella rabbia e nel dolore, Finna afferrò la spada di Jofrior e la gettò selvaggiamente all'assassino di sua madre. Quando la lancia splendente dell'Elfo si fermò, cessando la sua danza mortale, il campo di battaglia sprofondò nel silenzio e tutti gli occhi si volsero verso il Principe delle Nevi: nessuno quel giorno fu più sorpreso dello stesso Elfo alla vista che si presentò. Il Principe delle Nevi sedeva ancora sul suo grande stallone, la spada di Jofrior piantata in profondità nel suo petto; infine, cadde dal suo cavallo, dalla battaglia, dalla vita.
Il Principe della Neve giacque morto, ucciso da una bambina.

Con il loro salvatore sconfitto, lo spirito dei rimanenti guerrieri Elfi fu ben presto spezzato: molti fuggirono, e quelli che rimasero sul campo di battaglia furono ben presto eliminati dalle nostre grandi asce Nordiche. Quando il giorno finì, tutto quello che rimaneva era la carneficina del campo di battaglia. E dal campo di battaglia venne un fioco ricordo di valore e abilità, poiché la brillante armatura e la lancia del Principe delle Nevi ancora splendevano. Anche nella morte, questo potente e sconosciuto Elfo ci riempiva di timore.

E' consuetudine comune bruciare i corpi dei nemici caduti; è sia una necessità sia una tradizione, perché la morte porta con sé la malattia e la paura. I nostri capitani desideravano ripulire Solstheim dall'orda Elfica, in morte come in vita. Fu deciso tuttavia che questo non doveva essere il destino del Principe delle Nevi: qualcuno di così potente in guerra, e così amato dalla sua gente, meritava di meglio. Anche nella morte, anche se era un nemico della nostra gente.

E così tortammo il corpo del Principe delle Nevi, avvolto in fine seta, in un tumulo scavato di fresco. L'armatura lucente e la lancia vennero offerte su di un piedistallo d'onore e la tomba fu adornata con tesori degni della regalità. Tutti i nostri grandi capitani furono d'accordo sul fatto che l'Elfo dovesse essere onorato. Il suo corpo sarebbe stato preservato nel tumulo fino a quando la terra avesse voluto, ma non gli sarebbe stata offerta la protezione del nostro Stalhrim, che è riservata solo ai morti Nordici.

Così termina il resoconto della Battaglia del Moesring, e della caduta del magnifico Principe delle Nevi Elfico. Possano i nostri Dei onorarlo nella morte, e che mai più il nostro popolo debba incontrare la sua gente in vita.
 
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