The Elder Scrolls Forum - ESO, Skyrim, Oblivion, Morrowind & GDR

Parodia di Morrowind, Attenzione spoiler!

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view post Posted on 13/8/2016, 16:26
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Buon pomeriggio a tutti!
Avevo notato questa sezione dedicata agli scrittori (e anche ai lettori) del forum, così, visto che mi piace molto scrivere, mi sono detta perché no?
certo scrivere mi piace tanto che mio fratello mi prende in giro perché ho scritto un'intera cronaca della mia avventura a Morrowind, il risultato è stato una roba di quasi 1000 pagine...sì lo so che sono strana...XD

A ogni modo la mia è una rivisitazione moderna e ironica degli avvenimenti precedenti alla trama principale del gioco, vista secondo la mia personale interpretazione dei fatti, l'ho pensata per chi ha finito Morrowind e vuole un po' sdrammatizzare!
Ultima nota: sconsiglio la mia parodia a chiunque abbia intenzione di cominciare o abbia già cominciato Morrowind senza aver finito la missione principale. Infatti la storia ha contenuti che sono rivelati soltanto durante la trama.
Detto questo, a chiunque sia interessato...buona lettura! :fiorellino:

~~~~~

CAPITOLO 1: LA TERRA PROMESSA

Un tempo, gli ingegnosi Dwemer popolavano indisturbati le affascinanti lande di Morrowind, nota allora come Resdayn. Essi erano il popolo più ingegnoso e quindi più sviluppato tecnologicamente in tutta Tamriel: erano chiamati "Elfi Profondi" per la loro mania di vivere in rocche sotterranee - mania motivata dal fatto che erano talmente tronfi e orgogliosi dei loro progressi tecnologici che non volevano che quegli altri imbecilli superstiziosi dei popoli esterni curiosassero tra i loro oggetti e copiassero le loro tecnologie, rubando loro la fama di geni di Tamriel. Inoltre se fossero vissuti all'aperto e alla vista di tutti, avrebbero rovinato l'atmosfera fantasy del mondo di Morrowind con i loro marchingegni, rendendola più che altro "fantascientifica", così si chiusero in queste imponenti roccaforti di ferro, biechi e diffidenti verso chiunque s'approssimasse dalle loro parti.

Le loro tecnologie funzionavano principalmente a vapore, erano soprattutto ingranaggi od orridi guerrieri robotici fatti per proteggere le rocche, e la grande presenza di tubature sprizzanti vapore nelle rocche Dwemer testimoniavano il funzionamento di tutti questi diabolici marchingegni. Tanti studiosi si sono chiesti se i Dwemer:
1)non soffrissero il caldo, dato che con questa storia delle città sotterranee non uscivano quasi mai al sole e come conseguenza non solo erano pallidi come vampiri, ma d'estate dovevano veramente farsi certe saune, chiusi in città di ferro, piene di vapore;
2)riuscissero a dormire di notte, visto che nelle fondamenta delle città si sentivano ininterrottamente riecheggianti rumori di vapore e marchingegni, e psssss, clunk te ca-clunk,che solo a sentirli facevano - e fanno tuttora - venire i brividi.
Oltre a ciò aggiungiamo che i Dwemer, sempre più orgogliosi dei loro progressi tecnologici, si chiudevano sempre più e non gliene importava niente di quello che accadeva all'esterno, degli altri popoli, e soprattutto della natura. Sì, mi avete capita bene: preferivano vivere eternamente chiusi a guardare i loro macchinari sputare vapore che farsi una bella passeggiata all'aperto. Il loro amore per la tecnologia li rendeva il popolo meno rispettoso dell'ambiente, perché costruivano senza alcuno scrupolo roccaforti abusive ovunque, e sulle montagne, e nelle valli, in mezzo ai più bei paesaggi, e in quanto a speculazione edilizia non li batteva nessuno.

Nonostante le loro dimore facessero venire l'asma e la sordità a chiunque ci entrasse, loro erano contenti di abitarci, si sentivano come in una "torre d'avorio" e avrebbero continuato per sempre ad abitare nascosti nelle cittadelle abusive, infischiandosene di tutto e di tutti. A loro bastava in fondo che nessuno straniero plagiasse le loro invenzioni o venisse in qualsiasi modo a interferire con le loro attività quotidiane.

Avrebbero continuato per sempre così, sì, se non ci fosse stato quel piccolo dettaglio...

Mentre i Dwemer infatti continuavano a vivere indisturbati nelle loro rocche sotterranee, qualcun altro nelle Isole Summerset stava pianificando di colonizzare Morrowind, la loro terra. Questi era Veloth, un profeta esponente della razza dei Chimer, gli Elfi Luminosi: un bel giorno Veloth, stufo di vivere in un posto pieno di Altmer egocentrici e sempre uguale a sé stesso, consultò un'agenzia viaggi e tra le varie pubblicità fu colpito dalle locandine turistiche su Morrowind. Le locandine presentavano Morrowind come un luogo incontaminato - escludendo le roccaforti abusive dei Dwemer, per intenderci; ma di questo non si parlava minimamente nella locandina, che doveva solo pubblicizzare il posto - un luogo pieno di soffici praticelli verdi, di spiagge solitarie, di boschi di funghi giganti e di splendidi paesaggi vulcanici. Infatti, al centro dell'isola di Vvardenfell, l'isola più grande di Morrowind, sorgeva un vulcano altissimo, la Montagna Rossa, coperto di selve: ma, ahimè, senza che Veloth sapesse nulla, anche qui i Dwemer si erano dati da fare con la speculazione edilizia, costruendo senza scrupolo roccaforti abusive sulle pendici del vulcano. Così a Veloth venne una bella idea: perché non trasferirsi insieme al suo popolo in questo luogo incontaminato e fantastico? Così un giorno disse Veloth al suo popolo, i Chimer:
"Le Isole Summerset non sono più fatte per noi! Noi abbiamo bisogno di una terra che sia nostra, senza alcun'altra razza che la governi di fianco a noi. Ebbene sì, popolo dei Chimer, ho trovato questa terra! Essa è chiamata Resdayn, e nessuna razza la popola ancora. Basta! Siamo stufi di vivere sempre in questo posto noioso! Abbiamo bisogno di una terra pulita, incontaminata, una specie di posto vacanze, che possiamo gestire con l'esclusiva, nostra, saggezza!"

Per spiegare le parole di Veloth tengo a sottolineare che i Chimer erano un popolo tutto all'opposto dei Dwemer. Tanto i Dwemer erano atei, fissati com'erano con la loro tecnologia, tanto i Chimer erano religiosi, adorando gli Aedra e i Daedra. Tanto i Dwemer stavano nel chiuso delle loro cittadelle, tanto i Chimer correvano felici per i prati. Pertanto erano pure molto più abbronzati dei Dwemer - a dire il vero talmente abbronzati che avevano con il tempo assunto lo stesso colore del sole, dorato, per cui li chiamavano Elfi Luminosi - e soprattutto, amavano molto di più la natura, tanto quanto i Dwemer la ignorassero e maltrattassero. Insomma, un popolo di ambientalisti religiosi.

Poteva questo popolo dunque andare d'accordo con quei geni senza scrupolo per la natura che erano i Dwemer? Come sarebbe andato il loro esodo a Morrowind, quando si sarebbero incontrati con i Dwemer?

...lo scopriremo nella prossima puntata!
 
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Naga Sadow
view post Posted on 13/8/2016, 16:52




Ma è geniale! Ora sono curioso di sapere come presenterai Vivec RwiFPD7
 
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view post Posted on 13/8/2016, 16:54
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And remember, a headshot is always a lethal takedown

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Più che una parodia mi sembra un resoconto "realistico" e oggettivo di quella che è effettivamente la realtà Dwemer, comparata poi con quella Dunmer.

Bella lettura però, mi è piaciuta :)
 
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view post Posted on 13/8/2016, 17:07
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Sì in effetti mi atterrò abbastanza fedelmente alla storia, però la racconterò ironizzandoci su come avete già visto. Grazie comunque, mi fa piacere che vi sia piaciuta! :yeah:
E Naga, per quanto riguarda Vivec...tra poco comparirà con tutto il suo simpatico gruppetto!
Credo di pubblicare presto i seguenti capitoli! :)
 
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view post Posted on 15/8/2016, 12:00
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Eccomi di ritorno!!
Come promesso, la storia procede...
Avevamo lasciato Veloth annunciare al suo popolo la sua volontà di partire per Morrowind, e qui lo ritroviamo oggi, che fervono i preparativi per il viaggio!

~~~~~

CAPITOLO 2: L'ESODO

Quando il popolo dei Chimer udì le parole di Veloth, si sollevò con entusiasmo unanime un unico grido:"Yeeeeeeh!"
In breve tempo, quindi, tutti i preparativi furono arrangiati: la compagnia viaggi Aldmeri World Tours, finanziata dagli Altmer delle Isole Summerset, mise a disposizione dei Chimer grandi navi per salpare dalle Isole e sbarcare nella terra promessa di Resdayn.
Ma attenzione! Non dobbiamo interpretare questo gesto degli Altmer come un vero atto di generosità verso i loro amici Chimer: gli Elfi Alti non vedevano l'ora di togliersi dai piedi quei rompiscatole dei Chimer che per loro erano soltanto delle proprie fotocopie rimpicciolite. Anche i Chimer, da parte loro, non vedevano l'ora di dare l'addio a quei rompiscatole degli Altmer che per loro erano solo dei Chimer OGM.
E fu così che le navi dei Chimer salparono, abbandonando le coste delle Isole Summerset. Gli Altmer e i Chimer finsero un addio addolorato, questi ultimi salutando gli Altmer con i fazzoletti bianchi. Non appena furono abbastanza distanti da non essere visti, i due popoli andarono a festeggiare grandemente la loro separazione, fiondandosi nelle discoteche, facendo trenini come a capodanno* e brindando con spumanti.

*Nota che il pepepe dei trenini ricalcava le note della sigla di Morrowind.

Giorni dopo, all'orizzonte comparvero vaghe le coste di Morrowind a prua delle navi, così l'entusiasmo esplose a bordo. I Chimer tutti lodarono Veloth per la sua grande idea e per questa gloriosa spedizione. La cresta di Veloth era sempre più alta e l'Elfo si vantava sempre più, ma il culmine del suo orgoglio venne quando gli Elfi sbarcarono a Morrowind.

E fu così che i Chimer arrivarono a Morrowind. Alcuni baciavano il terreno del loro approdo, altri facevano capriole dalla gioia, ma tra tutti spiccava quel tronfio di Veloth. In suo onore, i Chimer ribattezzarono la terra con il nome alternativo di "Veloth".
"Ma dai, non dovevate, cari!"diceva Veloth, ma in realtà pensava, sì, dai, continuate a lodarmi. Eh sì, era una persona piuttosto egocentrica. Come se non bastasse, in seguito la tradizione dei Chimer santificò persino la sua figura.
Sbarcati dunque sulla terra promessa, i Chimer ci condussero una vita hippie, proprio come voleva il loro animo ambientalista. Essi colonizzarono Morrowind, o Resdayn, o Veloth - qualunque fosse il suo nome, fondando numerose piccole colonie di nomadi e cacciatori stanziati in capanne movibili: riconosciamo questi hippie come gli antenati degli Ashlander che noi tutti conosciamo.
Nonostante, come detto sopra, i Chimer fossero ambientalisti, non si facevano molti scrupoli nell'innalzare dove volevano altari in onore dei Daedra che adoravano, templi non meno abusivi delle cittadelle dei Dwemer. Alla faccia di queste, altari daedrici spuntarono come funghi nei luoghi più impensati, sulle spiagge, sulle montagne, tra i colli, in mezzo ai sentieri. I Chimer giustificavano quest'abusivismo edilizio con il fattore religioso che li legava ai loro templi daedrici.

Ma veniamo al dunque: l'incontro tra Chimer e Dwemer.

Non ci volle molto tempo perché i Chimer scoprissero l'esistenza degli Elfi Profondi. Era un piacevole mattino di primavera, le farfalle volavano sui fiori, gli uccelli cinguettavano sugli alberi - o erano cliff racer? - i netch sorvolavano felici i campi. Una cacciatrice Chimer stava andando tranquillamente in ricerca di prede per il suo accampamento, quando, orrore! - si ritrovò davanti il degradante spettacolo di una strana fortezza di ferro, piena di torri simili a campane e di sfiatatoi che sputavano vapore, eretta su un pendio.
E' orribile!, pensò la cacciatrice, Chi ha osato costruire quest'obbrobrio in un'area protetta come questa? E quei grossi sfiatatoi, poi! Non oso pensare a quanto inquinano!
La Chimer così tornò di fretta al campo. Quello di cui non riusciva a capacitarsi era se veramente qualche altro Chimer avesse avuto il coraggio di fare un orrore del genere. Com'era possibile che succedesse in un popolo così ambientalista? D'altra parte si chiedeva se fosse stato veramente qualche Chimer, o se invece quell'orribile edificio abusivo fosse stato costruito da qualche altra civiltà preesistente.

Gli abitanti dell'accampamento furono scandalizzati a sentire la notizia della cacciatrice, notizia che si sparse in breve tra tutte le comunità di Chimer nella terra. Tra l'altro la cacciatrice non fu l'unica a scoprire le cittadelle abusive. Numerose cittadelle dei Dwemer furono scoperte in tutti gli angoli di Morrowind, facendo scandalizzare i Chimer, che le ritenevano uno scempio sulla natura. Allora il popolo decise unanimemente di andare a verificare, dando un'occhiata a cosa e, soprattutto, a chi abitava in quelli eco-mostri delle cittadelle dei Dwemer.

Così la prima spedizione di Elfi Luminosi partì alla volta del primo eco-mostro. E per quanto riguarda l'incontro tra i due popoli...lo aspettiamo al prossimo capitolo! - Altrimenti qui il secondo diventa troppo lungo...
 
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view post Posted on 18/8/2016, 16:16
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Ed eccoci finalmente arrivati al fatidico incontro tra Chimer e Dwemer! Cosa succederà? Vediamo...

~~~~~

CAPITOLO 3: L'INCONTRO

La truppa di Chimer si diresse verso la rocca abusiva più vicina, da poco tempo scoperta. Raggiunse il portale della cittadella, pronta a tutto, e restò impressionata dall'aspetto del luogo. Il comandante della truppa si fece avanti e, con molta educazione, bussò alla porta.
Nessuna risposta.

"Non c'è da aspettarsi nulla di buono da gente come questa, che costruisce eco-mostri del genere"commentò una guerriera della truppa. "Sarà di sicuro gente maleducata".
"E allora ci converrà entrare da noi"disse il comandante, "basta non sembrare aggressivi, giusto dobbiamo chiedere spiegazioni. Come vuole il nostro credo, fate l'amore, non fate la guerra".

La truppa acclamò alle parole del comandante, quindi lo seguì all'interno della cittadella. Non molti passi dopo, alcuni membri della truppa svennero, chi colto da asma e chi da claustrofobia. Questi furono condotti fuori, mentre il resto della truppa avanzò nella città di ferro.

"C'È NESSUNO?"gridò il comandante, e all'improvviso i Chimer si trovarono circondati da una schiera di guerrieri robotici con la spada puntata verso di loro. Prima che qualcuno di loro, spaventato, potesse aprir bocca, si avvicinò alla truppa uno strano Elfo, il cui aspetto sembrava del tutto nuovo ai Chimer. Portava una lunga e folta barba fino all'altezza del petto, ed era pallido come un cencio: era molto diverso dai Chimer.
"Chi ha osato intrufolarsi nella nostra città?"vociò l'Elfo, "Chi siete voi, Elfi imberbi e abbronzati? Perché siete venuti a disturbare la nostra comunità?"
Qua è peggio di un quiz, pensò il comandante, mentre un esuberante guerriero della truppa osava dire, "Non è che noi siamo imberbi e abbronzati, sei tu che devi fare un bel salto dal barbiere, e andare a mare a prenderti un po' di sole".
"Noi Dwemer non amiamo le provocazioni!"tuonò allora l'Elfo, "Noi Dwemer siamo il popolo più intelligente e avanzato di tutti. Voi invece? Vi presentate alla nostra città in pellami selvaggi e con armi preistoriche, il che mi fa pensare che non capireste un'acca della nostra superba tecnologia. Meglio così, a ogni modo. Ha! Come vi permettete di insultarci, ignoranti selvaggi? E poi, vi ripeto le domande che vi ho fatto: chi siete e perché siete entrati nella nostra città?"
Il comandante comprese che doveva stare attento con le parole, così rispose:"Noi siamo il popolo dei Chimer. Perdonate la nostra esuberanza, ma la vostra città è abusiva. L'avete costruita in un'area naturale protetta, e da come appare, deve avere un notevole impatto ambientale".
Il Dwemer stette per poco tempo ammutolito a fissare il comandante, poi esplose in una sonora risata. "Ah-ah! Stupidi figli dei fiori! E chi siete voi, sentiamo, per dirci cosa fare e cosa non fare? Da quanto siete in questa terra, selvaggi, per giudicare delle nostre abitudini? Siete stranieri; non vi ho mai visti prima; e noi abitiamo qui da innumerevoli anni. Ora voi venite, piantate i vostri avamposti, non vi vanno a genio i nostri e pretendete di farci causa? Ma tornatevene da dove siete venuti, e non importunateci più!"concluse, e li mandò tutti a quel paese con la mano.
Ma i Chimer, imprudentemente, perseverarono nelle loro posizioni:"Se abitate in una terra, dovete rispettarla! Noi non siamo qui per farvi guerra, ma solo per insegnarvi a vivere nel rispetto dell'ambiente! Noi pensiamo al bene di questa terra, e non inquiniamo né deturpiamo i paesaggi come voi fate!"
A quel punto i nervi del Dwemer cedettero, e scoppiò una zuffa tra la truppa dei Chimer e i guerrieri robotici. Ci furono alcune perdite da entrambe le parti, e i superstiti Chimer alla fine si ritirarono terrorizzati, e piangendo le loro vittime, le prime di una secolare guerra.

La preoccupazione cresceva tra i Chimer, e anche la tristezza. Quando avevano creduto di avere una terra tutta per loro, infatti, ecco che erano tornati al punto di partenza: ci avevano trovato un popolo crudele e - cosa insopportabile per gli Elfi Luminosi - inquinatore. Alcuni, i più pessimisti, erano addirittura arrivati a rimpiangere le Isole Summerset. I più, tuttavia, persistettero con caparbietà, convinti delle loro ragioni contro i Dwemer, e sognavano che un giorno sarebbero riusciti a convincerli a cambiare rotta. Ma, come ben si può immaginare, erano tutti sogni.

I Dwemer frattanto non ignoravano del tutto la presenza dei loro nuovi vicini di casa. Purtroppo questo non vuol dire che i due popoli si scambiassero lo zucchero; magari! Gli Elfi Profondi lanciavano spesso provocazioni ai Luminosi, e questo era motivato dal fatto che temevano i Chimer. Finora avevano creduto anche loro di vivere in un luogo appartato e tutto fatto per loro, ma ora era arrivata una minaccia dalle Isole Summerset, la minaccia degli Elfi abbronzati e ambientalisti: questi Elfi avrebbero potuto minare la segretezza e l'esistenza stessa dei loro gioielli tecnologici, perché stavano cominciando a darsi un'organizzazione tra di loro e miravano a prendere possesso di tutta Morrowind. E se l'avrebbero fatto, avrebbero probabilmente promulgato leggi contro la speculazione edilizia, e avrebbero demolito le roccaforti abusive dei Dwemer, e questo era orribile da pensare per gli Elfi Profondi.

Con il tempo, i due popoli si conobbero sempre meglio - non certo con scambi culturali - e i Dwemer scoprirono gli altari daedrici eretti dai Chimer, e la loro funzione. Quando notarono che gli altari daedrici non erano meno abusivi delle rocche dei Dwemer, essi li utilizzarono come ottimo strumento per mettere a tacere le bocche dei Chimer, i quali tuttavia si ostinavano a ripetere che finché c'era il motivo religioso la natura poteva tollerare tutto. Giustamente.

Ma la provocazione più grave ai danni dei Chimer fu questa. Una notte, mentre tutti dormivano, echeggiò nell'aria un potentissimo boato. I Chimer degli accampamenti vicini, spaventati, si alzarono e uscirono dalle loro capanne; seguendo il rumore, si ritrovarono davanti a un terrificante spettacolo.

Una grossa ruspa guidata da un Dwemer stava demolendo un altare daedrico. Questo era sacrilego agli occhi dei religiosi Chimer, che corsero incontro alla ruspa e urlarono:"Cosa fai, empio? Lascia stare il nostro altare, o l'ira dei daedra si scatenerà su di tutti!"
"Buahahaha"rise sprezzante il Dwemer dalla ruspa, "sciocchi e superstiziosi Elfi! Avete sotto i vostri occhi la prova che la nostra tecnologia è superiore ai vostri stupidi culti religiosi. Come mai nessun daedra s'è ancora scagliato a distruggere la mia ruspa? Buahahaha"

A questo punto i nostri Chimer, per quanto hippie e pacifisti, non poterono più resistere al disprezzo dimostrato dai loro vicini di casa, al loro empio vandalismo, e al loro modo di sfruttare l'ambiente. Come finì tutta questa storia?

...nella guerra. (Ma dai?!)
 
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view post Posted on 20/8/2016, 12:06
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Ed eccomi a pubblicare il quarto capitolo!
In questa puntata non racconterò episodi ma offrirò lo sfondo per l'entrata in scena dei protagonisti della storia di Morrowind. Quindi, dopo questo noiosis...ehm, dopo questa digressione, le cose cominceranno a farsi interessanti! :rotfl: Buona lettura...

~~~~~

CAPITOLO 4: GUERRA E CAMBIAMENTI

La guerra tra Dwemer e Chimer durò per tanto, tanto tempo, tra fasi di lotta e tregue. Nelle prime fasi della guerra, i due popoli furono vittime facili di insidie: soprattutto in estate era frequente vedere Chimer svenire per l'asma, a causa del vapore emesso dai guerrieri robotici dei Dwemer, e i Dwemer invece, che non erano quasi mai usciti dalle loro cittadelle, essere infastiditi se non accecati dalla luce del sole e vedere colpita la loro pelle da scottature ed eritemi vari. Battaglie si aggiunsero a battaglie, tra guerrieri Dwemer che si grattavano le scottature per il prurito e stringevano gli occhi, e guerrieri Chimer che svenivano improvvisamente facendo inciampare commilitoni e non. Per non parlare del tremendo lezzo di sudore causato dal vapore dei guerrieri robotici...

Il periodo di questa guerra fu talmente lungo che, in entrambi i fronti, ci furono molti cambiamenti. I Dwemer, per iniziare, videro la loro tecnologia evolversi su spinta della guerra. Per esempio inventarono gli occhiali da sole, per risolvere il problema della luce che li infastidiva. I Chimer, che in materia erano un po'ignoranti, quando vedevano gli avversari con gli occhiali da sole, si chiedevano come riuscissero a vedere. Sotto sotto, però, pensavano che quegli strani occhiali rendessero gli avversari più seducenti, e a volte quando li uccidevano prendevano possesso degli occhiali e li indossavano, facendo un sacco di smorfie.
Anche i Chimer si attrezzarono per la guerra, ma non con la tecnologia come i Dwemer, bensì con l'erboristeria. Del resto erano ambientalisti, e dalla natura tutto traevano. Per risolvere la questione della puzza di sudore durante le battaglie, per esempio, inventarono i deodoranti - che ricavavano dagli shalk, animali locali simili a grossi coleotteri. E se alcuni di loro si scottavano troppe ore al sole? Nessun problema, erano attrezzati con creme solari.

Con il tempo, mentre lo stile di vita dei Dwemer restò pressoché invariato - perché vivevano sempre chiusi nelle loro cittadelle - alcuni Chimer cambiarono il loro modo di vivere. Man mano molti infatti dimenticarono il loro primordiale ambientalismo hippie per diventare sedentari. Molti accampamenti hippie furono abbandonati a favore di trasferimenti in cittadine, e con il tempo cominciarono a formarsi anche le classi sociali. In cima alla piramide sociale c'erano i re e i nobili delle casate. Infatti si erano formate varie casate nobiliari tra i Chimer che, ahimè, spesso dimenticavano i Dwemer per farsi guerra tra loro. Le persone più importanti vivevano in sontuosi e vastissimi palazzi di pietra. Alcuni di questi erano dotati di una camera speciale, la camera propylon, adibita al teletrasporto da un palazzo all'altro e per questo frequentata dagli scansafatiche che non avevano voglia di camminare a piedi. No, non era tecnologia, ma magia, altra materia che i Chimer non disdegnavano.
Nonostante questi cambiamenti tutti i Chimer perseveravano nel culto degli Aedra e dei Daedra, e per questo erano costantemente sbeffeggiati dai Dwemer.

Ma la tecnologia dei Dwemer non si fermò certo all'invenzione degli occhiali da sole. Le loro roccaforti si popolarono di televisori, juke-box, radio, e soprattutto un nuovo strumento cominciò a circolare tra le mani dei Dwemer: il telefonino. Tutti questi oggetti venivano custoditi gelosamente dalla vista dei Chimer, e spesso per questo motivo i telefonini venivano usati solo negli accampamenti e di nascosto dagli Elfi Luminosi. I Dwemer cominciarono a difendere più strenuamente le loro cittadelle, nascondiglio di tutti i loro oggetti preziosi. Vi siete mai chiesti, passando dalle rocche dei Dwemer, a cosa servissero quei giganteschi archi puntati in cielo? Niente di più semplice: le punte dei dardi erano le antenne per le televisioni, le radio e i telefonini, nascoste con maestria nella forma di armi monumentali. Per questo motivo non era raro incontrare, durante una battaglia, un Dwemer che imprecava perché non prendeva la linea al suo telefonino, vista la distanza dalle cittadelle. Infatti c'erano anche quei Dwemer imprudenti che usavano il telefonino durante le battaglie, perché dovevano controllare le chiamate, i messaggi, o perché semplicemente dovevano rompere il record al giochino di poker. Questi guerrieri tuttavia erano puntualmente puniti con il sequestro dei cellulari.

Tutti questi progressi non potevano che stupire entrambi i popoli. I Dwemer invidiavano fortemente l'abbronzatura dei Chimer, e la resistenza al sole della loro pelle motivata dalle protezioni solari di cui i Chimer facevano largo uso. Questi ultimi dal canto loro si meravigliavano come i Dwemer riuscissero a organizzarsi in così breve tempo - questo era il trucco dei telefonini; il re creava una catena di messaggi da diffondersi tra i guerrieri con scritte le sue direttive.
E così il telefonino fu la benedizione dei Dwemer, come la protezione solare la fu per i Chimer.

Ed è questo lo sfondo per l'entrata in scena dei nostri eroi.
 
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view post Posted on 25/8/2016, 09:11
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Speravate dunque che avessi lasciato perdere questa storia, eh?
- E invece, purtroppo per voi, torno con un nuovo capitolo! :rotfl: (anche se con brevissimo ritardo.

CAPITOLO 5: NEREVAR E COMPAGNIA

Era una mattina d'estate che preannunciava già una giornata calda, un breve momento di tregua prima che Chimer e Dwemer tornassero alle armi. I guerrieri si erano appena svegliati nei loro accampamenti e ciascuno passava le proprie ore in modo diverso. In uno degli accampamenti dei Chimer, il giovane Nerevar stava giocando a carte con alcuni suoi commilitoni e amici, tutti seduti in cerchio insieme. Accanto a lui sedeva Voryn, il suo migliore amico, poi c'erano Vivec, Almalexia e Sotha Sil.
"Ma dai, chim, si può giocare a scopa in cinque?"aveva protestato Vivec quando avevano deciso di giocare, ma dopo che l'avevano convinto, visto che stava facendo un sacco di punti aveva del tutto cambiato idea.

Nerevar Indoril, figlio di nobili della Casata Indoril (ovviamente), era quindi di alta discendenza famigliare ma allora non aveva alcun altro incarico se non lottare nell'esercito degli Elfi Luminosi. In quegli anni era scoppiata tra i Luminosi la moda punk, così Nerevar aveva lunghi capelli dorati tutti alzati in una cresta che non so dire come riuscisse a mantenere e con quale quantità di gel. Avete presente l'elmo degli Ordinatori? Ecco, così erano i capelli di Nerevar, e la sua cresta punk ispirò la moda degli abitanti di Morrowind per secoli a venire.
Oltre a questo, Nerevar era un abilissimo guerriero e il futuro gli prometteva un'ottima carriera. Peccato che perdeva ore e ore a mantenere quella cresta in testa, e spesso capitava che succedessero cose di questo tipo:
"Nerevar, dove sei?"
"Eh, sono allo specchio, un momento che mi aggiusto la cresta, c'è qualche ciuffo fuori posto"
"Nerevar, sbrigati! Il re ha convocato il nostro esercito, si prepara una battaglia con i Dwemer!"
"Sì, sì, un momento solo, che mi aggiusto la cresta"
E poi, da quando aveva detto la sua ultima frase sarebbero passate ore e ore prima che uscisse da quella dannata tenda e si unisse all'esercito, con la sua cresta finalmente dritta, pronta e lucente.

Voryn Dagoth, figlio di nobili della Casata Dagoth (ovviamente), era il migliore amico di Nerevar e anch'egli, nonostante fosse di alti natali, lottava soltanto nell'esercito dei Chimer. Voryn era più portato in magia rispetto al suo amico guerriero, ma nei momenti di tregua tralasciava la magia per coltivare svariati hobby. Come ogni Dagoth che si rispettasse, anzitutto, era un grande appassionato di musica. Infatti quand'era piccolo aveva in camera sua un'intera fila di campane di metallo. Quando le suonava perdeva ogni cognizione del tempo, con il risultato che spesso si faceva notte e lui continuava a suonare le campane.
"Ma basta, c'è gente che dorme!"gli urlavano così i suoi esasperati vicini di casa. Questo lo spinse con il tempo ad abbandonare la musica e a dedicarsi alla lap-dance.
Diversamente da Nerevar, Voryn non abbracciò la moda punk, forse perché si sentiva troppo bello per farlo: infatti poteva vantare dei fantastici capelli, lisci, lunghi e corvini, che conquistavano tutti, belli e brutti, maschi e femmine. Con questo, INEVITABILMENTE, anche Voryn era fissato a tenere bene i suoi capelli e perciò...beh, ve l'ho detto con Nerevar, è la stessa cosa.

Almalexia era una punk sfegatata, come Nerevar. Portava un'acconciatura rosso fiamma che giovava molto alla sua personalità e tatuaggi su tutto il corpo. Per questo si era innamorata inevitabilmente della cresta punk di Nerevar, e poi di Nerevar stesso, e questo sentimento fu anche ricambiato dal guerriero Indoril. Anche lei, da ricordare, era una potente guerriera dell'esercito dei Chimer.

Sotha Sil, Sotha per gli amici, era un abilissimo stregone e per questo motivo era andato al collegio insieme a Voryn Dagoth, che pure di magia se ne intendeva, come vi ho detto sopra. Cosa dire di quest'Elfo? Beh, fino a un certo punto è stato il più tranquillo del gruppo, stava per i fatti suoi, non dava noie a nessuno. E così continuerà ad essere per ora.

Vivec, Vehk per gli amici, era già a quei tempi calvo, ma non lo era stato da sempre. Sì, mi avete sentita bene: un tempo Vivec aveva i capelli. Non tanti a dire il vero, ma li aveva avuti. Ed era anche una persona normalissima, molto diversa da come la conosciamo ora. Allora anche Vivec aveva avuto gli stessi gusti di Nerevar, e si era acconciate tante creste punk, perdendo tantissimo tempo. Ma un giorno avvenne un incidente...
Quel giorno Vivec aveva deciso d'invitare a casa sua gli amici per un bel barbecue insieme. Aveva a questo scopo comprato diverse bistecche di nix-hound da arrostire e ora era tutto pronto: in un piccolo forno nel cortile di casa, stava arrostendo e controllando le bistecche, nell'attesa che venissero i suoi amici. A un certo punto si piegò un po' per controllare il livello di cottura delle bistecche, ma senza che se ne accorgesse la punta della sua cresta punk sfiorò il fuoco...e fu catastrofe.
In quel momento venivano a braccetto Almalexia e Sotha Sil.
"Hmmmm, che profumino di arrosto!"esclamò Almalexia.
Sotha Sil invece annusò un attimo, poi disse:"Hmmm...che strano odore di bruciato..."
Arrivati nel cortile, i nostri eroi assistettero a uno scenario apocalittico. Vivec stava correndo da una parte all'altra del cortile, i suoi capelli avvolti nel fuoco.
"AIUTOOOO!"gridava Vivec. Almalexia corse in soccorso di Vivec, soffiando con quanto più fiato poteva sulla testa dell'amico.
"Ferma Almalexia, ho io la soluzione!"gridò Sotha Sil, e con un pesante ombrellone nella mano, percosse più volte la testa di Vivec, e proprio in quel momento, arrivarono Nerevar e Voryn a braccetto. Quando videro Sotha Sil che stava picchiando Vivec con l'ombrellone, Nerevar urlò: "Cosa diavolo fai, Sotha?"
"Niente, la testa di Vivec ha preso fuoco"rispose affaticato Sotha Sil, deponendo finalmente l'ombrellone. Nerevar poté verificare: Vivec giaceva a terra sostenuto da Almalexia, stordito, e la sua capoccia tonda fumava come una pipa Dwemer, ed era più arrostita quella delle bistecche nel barbecue.
"Vivec, perché l'hai fatto?"disse Nerevar, lacrimevole, "Avevi così bei capelli!"
Vivec aprì appena gli occhi, e gemette: "L...l'ho fatto...perché il mio volto...è d'acqua"
Al che, i giovani si guardarono perplessi. Poi Voryn trovò una spiegazione razionale a tutto: "Vabbè, con tutto il gel che si è messo, ci è voluto poco a che il fuoco del barbecue gli bruciasse i capelli"
Poi si girarono tutti a guardare il barbecue, che stava emanando più fumo della Montagna Rossa. Ben presto si accorsero che le bistecche erano sparite.
Nerevar sospirò con tristezza. "Dai, Vivec, anche se le bistecche e i tuoi capelli si sono carbonizzati, voglio consolarti! To' questo pacco di Ringo"
Quando si riprese dalle ustioni Vivec mangiò i Ringo, e da quel giorno se ne portò sempre un pacco appresso, e causa le ustioni e i colpi di ombrellone subiti, disse cose strane e deliranti. I capelli non gli crebbero più - del resto se li era maltrattati con il gel per tanti anni - e prese a dichiararsi "il Guerriero-Poeta". Oltre a militare nell'esercito dei Luminosi, infatti, Vivec cominciò a comporre poesie e riflessioni senza alcun senso logico, che allora non ebbero né successo né considerazione.

Ma riallacciamoci con il racconto...dov'eravamo? Ah sì, ora ricordo. Nerevar, Voryn, Almalexia, Sotha Sil e Vivec stavano giocando a carte e...beh, quello che accadrà, lo lasciamo alla prossima puntata.
 
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view post Posted on 27/8/2016, 16:29
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Sesto capitolo dell'epicissima storia di Morrowind :)

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CAPITOLO 6: UNA STRANA AMICIZIA

"Per tutte le anime dell'Oblio, Vehk!"esclamò Voryn, dopo che Vivec aveva fatto scopa raccogliendo un tre e un quattro di danari con il sette bello.
"Ma che tieni, le carte truccate?"commentò Almalexia.
"Che volete, sono fortunato a scopa! Ora comunque mi sono stancato di giocare. Lasciatemi scrivere una poesia, e usare la mia fonte d'ispirazione"disse Vivec, estraendo dalla borsa un pacco di Ringo, l'ennesimo.
Non oso chiedermi che poesia uscirà, pensò preoccupato Sotha Sil. Gli amici ricominciarono un altro giro di scopa.
"CREME SOLARIII! CREME SOLARIII! DEODORANTI, DEODORANTI PER TUTTI!"gridò un venditore ambulante che passava in quel momento. Un Elfo gli si avvicinò, gridando:"Io! Lo voglio io un deodorante! A quanto?"
Nerevar stava per gettare la carta decisiva che gli avrebbe fatto fare scopa, quando un profumo intenso e fastidioso invase le narici di tutti. Quell'Elfo aveva comprato il deodorante e ora, non contento di esserselo spruzzato sotto le ascelle, lo stava spruzzando in largo nell'afosa aria dell'accampamento, intossicando tutti i suoi abitanti.
Nerevar si tappò il naso e strinse gli occhi, infastidito:"Sentite, continuate voi a giocare, non sopporto questo profumo, mi da alla testa". Quindi si levò in piedi e si allontanò.
E proprio mentre stavo facendo scopa, pensò Nerevar mentre si allontanava dall'accampamento, addentrandosi nelle selve. Gli alberi erano avvolti da una fitta coltre di nebbia mattutina. Il Chimer prese dalla sua borsa uno specchietto e si controllò i capelli. Erano in uno stato pietoso, come ogni mattina dopo essersi alzato. Disgustato, si passò una mano sopra i capelli pensando che li avrebbe sistemati più tardi, quando sarebbe tornato all'accampamento.

Dopo essere avanzato per un po', gli parve di scorgere la scura sagoma di una persona nella nebbia. Non sapeva quanto si era allontanato dall'accampamento, così credette che fosse un suo commilitone. Gli si avvicinò.
"Aaaah, che rabbia!"borbottava la figura, "Tra poco mollo tutto e me ne torno a casa. Almeno lì prende la linea".
Cosa?, si chiese Nerevar perplesso, poi vide che la figura levava un braccio in alto tenendo in mano un piccolo oggetto rettangolare. Poi abbassò il braccio.
"Niente, non c'è campo qui"continuava a borbottare la misteriosa figura. Avvicinandosi abbastanza, Nerevar scoprì che era un giovane guerriero Dwemer, poiché portava una folta barba, gli occhiali da sole sollevati sulla testa e aveva tutta la pelle piena di scottature ed eritemi. In mano aveva uno strano e piccolo oggetto di metallo, che manovrava con le dita. L'Elfo, sentendo rumori di passi, levò in alto gli occhi e si ritrovò di fronte la figura di Nerevar, e gli venne il freddo quando notò che era un Chimer. Gli cadde il telefonino dalle mani.
I due si fissarono per tanto tempo, senza dirsi nulla. Il Dwemer era molto preoccupato che il Chimer avesse notato il suo telefonino. Dopo mezz'ora a guardarsi come due ebeti, fu Nerevar a spiccicare parola per primo.
"E tu che ci fai qui?"
"N...no"balbettò nervosamente il Dwemer, "TU che ci fai qui?"
Nerevar osservò attentamente la pelle del Dwemer. "Accipicchia, amico, che brutta scottatura!"
"Che brutta...oh"rispose il Dwemer, guardandosi le braccia. "Sì. È da quando siamo usciti dalle nostre rocche che questo problema ci affligge. Come fate voi Chimer a vantare un'abbronzatura così invidiabile?"
Nerevar estrasse dalla sua borsa una protezione solare, sorridendo come gli omini delle pubblicità. "Prova questa e vedi se va meglio", disse.
Il Dwemer prese la protezione con molta cautela, poi, dopo aver gettato un ultimo sguardo a Nerevar, raccolse il telefonino da terra e scappò via. Nerevar, anch'egli perplesso, fece spallucce e tornò al suo accampamento, e scoprì di essersi allontanato un bel po' solo quando a mezza via incontrò Almalexia, che gli gridò di tornare e lo riaccompagnò all'accampamento tenendolo per mano, e chiedendogli quanto diavolo si fosse allontanato.

Dopo quel giorno Nerevar non incontrò più il Dwemer per molto tempo, e si chiedeva cosa gli fosse successo nel frattempo. Che l'avesse ucciso senza accorgersene durante la battaglia? O che fosse stato qualcun altro a farlo? E se era ancora vivo, aveva provato la protezione solare?
Tutte queste domande ebbero risposta circa un mese dopo, mentre Nerevar, alla fine di un giorno di battaglia, si ritirava nottetempo all'accampamento, e incontrò nel buio del bosco di nuovo quel Dwemer, che gli correva intorno scuotendo le braccia.
Quando si furono avvicinati, Nerevar sussurrò:"Ci si rivede".
"Questa cosa che mi hai donato è prodigiosa!"esclamò a bassa voce il Dwemer, "l'ho provata su nuove reclute e nessuna di loro si è bruciata la pelle".
"Oh...beh..."rispose Nerevar, sentendosi leggermente in colpa per aver aiutato un avversario, "...sono contento per voi".
"Ma lascia che ti ricompensi a dovere, anche se sei un Elfo Luminoso" continuò il Dwemer. Poi gli allungò uno di quei piccoli apparecchi di metallo. "To'. Si chiama telefonino, e grazie a questo potremo tenerci in contatto a distanza".
"D-davvero? E come?"replicò uno strabiliato Nerevar.
"Ora ti dirò come funziona, ma tu promettimi di non dire nulla a nessuno di questo dono che ti ho fatto"raccomandò severamente il Dwemer.
"Lo prometto"
Allora il Dwemer, - un po' a fatica e con molta pazienza, a dirla tutta - insegnò a Nerevar come usare il telefonino. Quando il Chimer ebbe imparato, il Dwemer gli chiese di scambiarsi i numeri di telefono.
"Volentieri. Io mi chiamo Nerevar Indoril"rispose Nerevar, e poi dettò il suo numero al Dwemer.
Quando questi l'ebbe scritto, disse allegramente:"Mi raccomando, tieni il telefono acceso, tra poco ti manderò un SMS con cui potrai memorizzare il mio numero".
Poi fece per allontanarsi, ma Nerevar gli disse:"Ehi, aspetta! Come ti chiami tu, piuttosto?"
"Come mi chia...uh-uh! Che sbadato!"esclamò il Dwemer, dandosi una forte pacca in fronte, "Io mi chiamo Dumac Nano-Orco".
Poi, come la prima volta, si dileguò nelle tenebre del bosco. Nerevar, con un sospiro, riprese la strada del ritorno.
 
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Ritorno con il settimo capitolo di questa storia (non sarà troppo lunga??)
Cosa faranno Nerevar e Dumac, ora che sono amici? Ecco a voi la risposta!

CAPITOLO 7: NELLA SEGRETEZZA

Avendo l'uno il numero di telefono dell'altro, ora Nerevar e Dumac si sentivano per messaggi ma si vedevano davvero di rado. Nerevar era molto generoso con il suo nuovo amico Dwemer, infatti di tanto in tanto si trovavano solo perché Nerevar voleva rifornire Dumac di creme solari. Poiché tra Chimer e Dwemer c'era aspra guerra, tutto questo avveniva nella più totale segretezza. Nerevar si sentiva con Dumac solo nottetempo, quando gli altri dormivano. Dumac diceva ai suoi commilitoni che le creme solari erano opera di un suo amico alchimista Dwemer, un eremita che si nascondeva dalla vista di tutti e che si fidava solo di lui.
Ma Dumac voleva ripagare ancora Nerevar della sua generosità, così talora lo invitava a casa sua, dove aveva una playstation. Questi ritrovi erano molto pericolosi, infatti Nerevar andava a casa dell'amico sempre di notte. Buona cosa che molti fossero impegnati in guerra, pensava, perché così nella cittadella di residenza di Dumac rimaneva poca gente. Inoltre Nerevar cominciò a divertirsi sempre di più ai videogiochi della playstation, e così i loro incontri a casa di Dumac diventarono frequenti.
Ciò però costava la perdita di ore di sonno, e sia Nerevar sia Dumac, durante le battaglie, sbadigliavano in continuazione. Gli amici di Nerevar non poterono fare a meno di notarlo.
"Ma che hai, mio dolce, vecchio amico? La malattia del sonno?"diceva a Nerevar l'amico Voryn.
"Svegliati, chim!"gli diceva sempre Vivec.
Al che, Nerevar si strofinava gli occhi, mugugnando:"Hmm...piantala di chiamarmi chim, Vehk..."e poi si addormentava.

Una notte Voryn non riusciva a prendere sonno, e girandosi notò una strana luce sulla testa del suo amico Nerevar. Questi in realtà non stava facendo altro che avvertire Dumac per SMS che stava per venire a casa sua per un bel torneo alla playstation, ma Voryn non poteva immaginare nulla del genere. Poi vide che Nerevar si scopriva dalle lenzuola, si tirava a sedere, si stiracchiava, si metteva le ciabatte, e si copriva tutto con le lenzuola del letto, per poi sgusciare via dalla tenda. Perplesso, Voryn si alzò da letto per seguirlo.
Nerevar avanzava a passo rapido, rendendo quasi difficile per Voryn inseguirlo. A dire il vero, non se n'era nemmeno accorto del suo inseguitore, finché questi non lo chiamò a bassa voce:"Nerevar, dove diavolo stai andando a quest'ora, e ancora in vestaglia?"
Nerevar si voltò con sguardo alquanto allarmato, quando vide che Voryn l'aveva colto in flagrante.
"Ehr...da nessuna parte...cioè, sto andando a cozze"rispose Nerevar.
"Per quanto ne so", commentò Voryn, "chi va a cozze ci va con un cesto e con un amuleto luminoso. E dopo che è piovuto".
"Vabbè, allora ero sonnambulo. Torniamo a letto"disse freneticamente Nerevar. Stava già per tornare sui suoi passi quando Voryn lo fermò.
"Voryn, ho detto che torniamo, non seccare"ribadì Nerevar, ma Voryn gli disse:"Dai, mi dici dove stavi andando? Non dovresti nasconderlo al tuo più vicino amico!"
"In questo caso devo"disse irritato Nerevar, "Dai, finiamola e torniamo a letto".
"Nerevar, me lo dici? Daaaaai"
"Guarda, Voryn, non posso. Davvero"
"Dillo!"
"No"
"Sì"
"No"
"Sì"
Questo giochino durò finché Voryn riuscì a esaurire Nerevar a tal punto da convincerlo.
"Oh, però non lo dici a nessuno eh? Altrimenti me la paghi"ringhiò Nerevar.
"Il tuo più fidato e sincero amico non lo dirà a nessuno!"rispose Voryn, portandosi un dito alle labbra.
"E allora andiamo"disse Nerevar, coprendo con il lenzuolo anche Voryn. Sotto sotto, era lieto che anche il suo amico venisse, però era preoccupato dell'eventuale reazione di Dumac.

Di fatto, quando penetrarono nella cittadella Dwemer - con sommo stupore di Voryn - e Nerevar bussò alla porta di casa di Dumac, li accolse un Dumac piuttosto perplesso. Notò che accanto a Nerevar era accucciato un altro Chimer, così guardò torvo Nerevar.
"Ti avevo detto di non dire niente a nessuno"sibilò il Dwemer.
"Dumac, lascia che ti spieghi"rispose Nerevar, timoroso. "Facci entrare in casa, così potremo discutere più tranquillamente".
"Lascio fuori il tuo amico, se non ti dispiace".
"No, no! È pericoloso, immagina se lo scoprono!"obiettò Nerevar, e così convinse Dumac ad aprire la porta ad ambedue. Tuttavia, appena la richiuse, mise i pugni sui fianchi e, con sguardo bieco, disse:"Beh, mio dolce Nerevar, a cosa devo questo scherzetto?"
"Mi dispiace, Dumac"spiegò Nerevar, "Il mio amico Voryn mi ha sorpreso mentre uscivo dalla tenda, e voleva spiegazioni".
"Potevi inventarti una scusa e rimandarlo all'accampamento, no?"s'impuntò Dumac.
"Ma che ci posso fare, se ha insistito? E poi io gli avevo detto che stavo andando a cozze, è lui che non si è lasciato convincere!"protestò Nerevar, esasperato.
"Sì, come no! Stavi andando a cozze in ciabatte e vestaglia da notte!"gridò Dumac.
Voryn esplose in una sonora risata senza riuscirsi a controllare. A ogni modo, giurò acqua in bocca, che non avrebbe raccontato a nessuno, nemmeno al suo guar, qualunque cosa avesse vista in quella notte.
"Dumac, Voryn è un mio amico fidato e leale. Fidati di lui, come faccio io"insistette Nerevar.
"Sempre che di te mi possa più fidare"borbottò Dumac. Poi arrivò il bello: accese la playstation e disse:"Muovetevi e prendete i joystick, facciamo un torneo alla play".
"Ieeeeeeeh!"fece Nerevar, mentre Voryn ancora non capiva.
Così i tre si misero a giocare allegramente alla playstation, per poi passarci ore e ore. Alla fine, ahinoi, si addormentarono senza accorgersene, e quando si svegliarono...
"Aaarrrrrgh! Ci siamo addormentati qui!"urlò Dumac, "Ora i miei commilitoni sospetteranno della mia assenza nell'accampamento!"
"Per tutti i regni dell'Oblio, Nerevar!"strillò Voryn, sgranando gli occhi al suo amico, "Anche noi rischiamo! Dobbiamo tornare subito!"
Poi si volse a Dumac e gli strinse la mano. "Beh, Dumac, grazie di tutto sai? Mi sono davvero divertito alla playstation questa notte".
"Anch'io. Lieto di averti conosciuto, Voryn"rispose Dumac, perché alla fine l'amico di Nerevar gli era stato simpatico. Poi i tre si precipitarono fuori dalla città per tornare in tutta fretta ai propri accampamenti.
Vivec, Almalexia e Sotha Sil si stavano aggirando preoccupati intorno all'accampamento, quando videro Nerevar e Voryn coperti dal lenzuolo e in tenuta da notte, che stavano arrivando di corsa.
Almalexia li indicò perplessa:"Eccoli"disse.
"Ma che...?"commentò Sotha Sil.
"Ci avete fatti preoccupare, chim!"esclamò Vivec. "Dove siete stati? Perché siete usciti senza cambiarvi?"
Nerevar e Voryn si guardarono preoccupati, per poi dire:"Niente, siamo andati a cozze"
 
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view post Posted on 31/8/2016, 20:10
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Ho come il sottile presentimento di dover fare capitoli più lunghi...

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CAPITOLO 8: FALÒ

Passarono anni innumerevoli, e la guerra tra Chimer e Dwemer proseguiva sempre uguale a sé stessa, senza novità. La tecnologia dei Dwemer così ebbe abbastanza tempo per evolversi ancora, e sensibilmente: i vecchi telefonini usati da Dumac e Nerevar, ad esempio, divennero grandi cellulari senza tastiera, tutto schermo, i così chiamati Dwarphone, i quali non solo svolgevano le classiche funzioni di un telefono - messaggi e chiamate - ma avevano molte altre funzioni, come la possibilità di entrare in una piattaforma interattiva di nome Dwarfnet e scaricare app come Dwarfapp. I Chimer non furono toccati da questi progressi. Nemmeno Nerevar, che un tempo si era frequentato assiduamente con Dumac. Con il tempo i due amici infatti avevano perso i contatti, ed era come se si fossero dimenticati l'uno dell'altro.

Nerevar Indoril, dopo innumerevoli anni, - era ancora giovane, essendo un Elfo - fu incoronato re del popolo Chimer di Resdayn. Sposò anche Almalexia, che divenne così la regina e anche un'abile generale dell'esercito. Vivec e Sotha Sil erano i suoi più importanti generali, e Voryn Dagoth il suo luogotenente. Insomma, ne avevano fatta di strada, questi cinque.
Nello stesso tempo anche Dumac Nano-Orco era diventato re del popolo Dwemer di Resdayn. Qualcuno potrebbe pensare che per questo i Chimer e i Dwemer erano in pace, che Nerevar e Dumac, memori della loro vecchia amicizia, lasciassero perdere ogni faccenda politica e facessero la pace. E invece no! Bisognerà ancora aspettare del tempo per questo. Non che Nerevar e Dumac non desiderassero la pace; a non volerla era il popolo, che ancora era mosso da rancori e risentimenti, dovuti alle diverse religioni - ancora i Dwemer insultavano la religione dei Chimer.

Ma ora parlerò finalmente dell'inizio di una svolta.

Una sera Nerevar si stava facendo un piacevole bagno caldo nella sua vasca, passandosi la spugna sotto le ascelle, canticchiando "A-a-bbronzatissima sotto i raggi del sole, com'è bello sognare abbracciato con te. Quando il viso tuo doratissimo tornerà di nuovo pallido, questi giorni in riva al maaaaaar --"
"Nerevaaaar, stoni!"vociò Voryn da dietro la porta del bagno. Poi bussò.
"Prima si bussa, poi si parla, a tuo avviso"disse ironicamente Nerevar. Poi si tirò fuori dalla vasca da bagno, si mise l'accappatoio, girò la chiave e aprì al suo amico. "Che vuoi, Voryn? Osi dubitare delle mie doti canore?"
"Ma per favore, canta meglio un cliff racer"disse Voryn, ridendo. "Comunque, volevamo chiederti se ti va di uscire con noi".
Nerevar notò che dietro a Voryn c'erano Vivec, Almalexia e Sotha Sil, tutti belli pronti per la serata, con la giacca in pelle indosso, che aspettavano sorridenti.
"Uscire? E che cosa c'è?"chiese Nerevar.
"Boh, ho spiato dalla finestra di camera mia e ho visto dei falò in lontananza"disse Almalexia, sorridendo. "Chissà che non ci sia qualche buona grigliata".
"Mah? Strano che nessuno me l'abbia detto. Comunque sì, vengo con voi, aspettatemi che mi preparo".
Quando disse quell'ultima frase, tutti girarono gli occhi all'aria, chiedendosi quanto sarebbe durata la preparazione di Nerevar.
Nerevar infatti uscì dal bagno dopo tre ore sane: si era fatto buio nel frattempo.
"Che barba, Nerevar, ci metti sempre un sacco di tempo a prepararti!"si lamentò Almalexia.
"Oh, senti, tu non tieni la mia cresta punk"protestò Nerevar, passandosi una mano sui capelli. Almalexia prese a braccetto il marito, per poi dirgli:"Un giorno dovrai cambiarti piega. Ho visto alcuni Dwemer usare uno strumento per lisciarsi i capelli, che chiamavano piastra".
Voryn, con una smorfia snob, fece tiè a Nerevar, dicendo:"Io non ho bisogno della piastra, e ho dei lisci perfetti".
"Ma io la cresta mia me la mantengo gelosamente"sottilizzò Nerevar.
"Ma ci fa perdere un sacco di tempo ogni volta"disse Vivec, guardando i dintorni della reggia dalla quale erano appena usciti, avvolti in un buio totale.
"Zitto tu, che sei calvo"rise Sotha Sil, e Vivec gli diede una gomitata.
Andarono avanti. Il terreno era coperto di erbacce umide, ed era tutto buio, fuorché le lontane luci dei falò. Era molto difficile per i nostri eroi prestare attenzione a eventuali sassi a rischio di inciampo.
"Ma nessuno si è portato qualche amuleto dell'Occhio Notturno?"protestò Nerevar.
"TU te lo sei portato?"ribattè Voryn.
Nerevar cambiò argomento. Osservando la fioca luce dei lontani falò, disse:"Che poi, teoricamente, il nostro Consiglio ha vietato le accensioni di falò".
"Eh, ma pensaci bene, c'è una grigliata di mezzo"commentò Sotha Sil.
"Giustamente"disse Voryn.
Vivec non disse nulla. Non aveva un buon rapporto con grigliate e cose simili, e sapete perché.

Quando i nostri amici arrivarono ai "falò", trovarono uno spettacolo scandaloso. Non c'era alcuna grigliata: c'era invece uno strano accampamento pieno di umani corpulenti e dalla pelle chiarissima, Nord a quanto sembrò alla comitiva dei Chimer. In mezzo al campo ardevano barili di legna sparsi e, cosa più degradante, alcuni Nord stavano tagliando alcuni alberi vicini con delle grosse accette!
I nostri eroi non potevano stare con le mani in mano! Dovevano intervenire subito su quest'eco-crimine!

Nerevar e compagnia decisero di farsi avanti.
 
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view post Posted on 3/9/2016, 08:34
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Eccomi di ritorno...

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CAPITOLO 9: INTRUSI

"AAAAALT!"gridò Nerevar, levando la mano aperta in aria. I Nord si voltarono tutti improvvisamente verso la sua comitiva. Uno di loro, un possente omone con un boccale di birra in mano, si avvicinò a loro con perplessità.
"Chi siete e cosa state facendo?"proseguì Nerevar, deciso.
L'omone esplose in una tonante risata. Poi indicò a Nerevar il resto del suo campo, pieno di donne e uomini che brindavano stringendo boccali di birra. "Mai stati a un October Fest?""
"Octoberche?"commentò Vivec. Nerevar riprese parola.
"Lo sapete che questa è un'area protetta, eh? E che i falò per norma ambientale non si possono accendere? E che questa terra appartiene a noi?"
"Non per molto ancora"disse tra il riso il Nord, "Perché tra poco saremo noi i suoi padroni".
In quel mentre intervenne una donna. "Voi piuttosto chi siete, Elfi con la giacca in pelle e il gel sui capelli, per dirci cosa fare e cosa non fare?"
Nerevar ghignò, poi disse con pathos:"Io sono Signore Indoril Nerevar, re dei Chimer di Resdayn! E questi sono i miei fidati generali! Tremate, stranieri, tremate", poi, come a scoprirsi il mantello per rivelare l'armatura regale, si aprì la giacca in pelle, ma questa volta l'unica cosa che rimase sotto fu una camicia.
"Ops"disse a bassa voce, guardando timoroso gli amici.
In quel momento un'orda di Nord si sollevò contro i cinque Elfi, gridando:"Noi siamo i fieri Figli del Cielo, provenienti dalla Gola del Mondo, e non ci faremo insultare da sciocchi piccoli Elfi come voi!"
"Oh per...dindirindina!!!"gemette Almalexia, prima di darsela a gambe, seguita da tutti gli altri.
"E menomale che eravamo venuti qui per una tranquilla grigliata all'aperto!"gridò Nerevar, terrorizzato dalla schiera di Nord inferociti che li seguiva, lanciando torce.
"Che situazione diAAAAAAH!"gridò Sotha Sil, che durante la fuga era inciampato su un sasso.
Vivec lo tirò di nuovo in piedi, e Sotha Sil disse:"Grazie Vehk! Ahi...giuro che il mio prossimo incantesimo da imparare sarà l'Occhio Notturno"
"Presto, scappiamo chim!"urlò spaventato Vivec, ma Sotha Sil zoppicava e i Nord guadagnavano terreno.

Intanto Voryn, Nerevar e Almalexia avevano seminato il pericolo ed erano arrivati nel cortile della reggia. Si appoggiarono al muro con il fiatone.
"Ragazzi, che serata..."ansimò Voryn.
"Tranquilli, l'importante è che stiate tutti bene"fu la scontata risposta di Nerevar. Poi si accorse che mancava qualcuno.
"Ehm...un momentino, i conti non mi tornano..."disse, "dove sono Sotha Sil e Vivec?"
Voryn e Almalexia si guardarono spaventati attorno, ma si tranquillizzarono tutti quando videro Vivec arrivare di corsa, tenendo in braccio Sotha Sil.
Almalexia inarcò un sopracciglio. "Vivec, perché porti Sotha in braccio?"
"Avete visto come sono forte, chim?"sorrise Vivec, nel fiatone.
"Macché forte, mi sono lanciato un incantesimo di Piuma"ribatté Sotha Sil. Poi scese dalle braccia di Vivec, e disse:"Sono inciampato e siamo rimasti indietro perché zoppicavo dal dolore".
"Vabbé, dai, torniamo dentro che ci beviamo qualcosa. Purtroppo ci hanno colti disarmati, quei Nord"disse preoccupato Nerevar.

Quella notte si radunarono tutti intorno a un tè caldo. Gli altri sembravano più spensierati e ironizzavano sull'accaduto, mentre Nerevar era sempre più serioso ogni minuto che passava. Non già che i Chimer erano impegnati nella guerra con i Dwemer, ora si aggiungeva anche la minaccia dei Nord a complicare le cose. Andò a letto con questo nuovo tarlo.

Le sue preoccupazioni erano fondate. In breve, i Chimer si videro circondati da colonie inaspettatamente grandi di Nord. Questi tagliavano alberi, buttavano bottiglie e bicchieri a terra, insomma, davano noie. Inoltre era inquietante l'idea che mirassero a conquistare Resdayn, e già la loro intenzione era sensibile, per il fatto che compivano periodici assedi alle città e roccaforti dei Chimer, e per i nostri diventò molto difficile gestire tutto, tra Dwemer e Nord.

Le cose cambiarono quando Nerevar ricevette notizia che i Nord stavano disturbando anche i Dwemer. Inizialmente non ci aveva pensato molto, ma un giorno un suo servo che si occupava delle pulizie aveva trovato nella camera da letto del Re un oggetto di metallo tutto impolverato, e chiese a Nerevar cosa dovesse farne.
Nerevar lo prese, ci soffiò sopra per levare la polvere, e riconobbe subito quell'oggetto per quel che era. Esso era nientepopodimeno che il telefonino che gli aveva regalato Dumac Nano-Orco, tanti, tanti anni prima. Il Chimer era commosso, travolto da un'ondata di nostalgia. Quelle tante notti passate a giocare insieme alla playstation, quelle tante creme solari scambiate, i messaggi...e ora? Si era dimenticato del suo amico? Si era dimenticato di lui a tal punto da continuare a combattere contro il suo popolo?

Si era dimenticato di lui a tal punto da non aiutarlo più?

Nerevar si ritirò in camera, e senza pensarci troppo, chiamò al telefono il suo vecchio amico Dumac.
 
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Decima puntata...

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CAPITOLO 10: L'ALBA DI UN NUOVO SODALIZIO

Sì?, rispose cauta la voce al telefono.
"Ehm...Dumac...cioè, Signore Dumac Nano-Orco...sono Signore Indoril Nerevar..."balbettò Nerevar.
Ah, fece Dumac.
Ci fu una lunga pausa silenziosa prima che Nerevar riprendesse parola.
"Ehm...ho pensato a te ultimamente...e volevo chiederti se ti andava di trovarci una volta..."
Dumac fece appena in tempo a sentirlo, che poi cadde la linea. Nerevar infatti era piuttosto lontano dalle cittadelle Dwemer.
Stava chiudendo il telefono quando Almalexia entrò in vestaglia in camera da letto. "E con chi parli, ora? Con i muri?"
"No, no, niente"disse frettolosamente Nerevar, nascondendo il telefono.
"Non mi calcoli proprio, ultimamente"borbottò lei, poi si mise a letto. Aveva ragione: Nerevar non la calcolava per niente. Calcolava più gli amici, da un po' di tempo. Così tacque e si rimboccò le coperte anche lui.
Nella notte si sentì per messaggi con Dumac, che dicendo di voler tornare ai vecchi tempi, accettò l'invito di Nerevar.

Si trovarono così una mattina in incognito al bar Il Nix Hound nel Barbecue, o per dirla con Morrowind, al circolo del Nix Hound nel Barbecue. Si abbracciarono, dopo tanto tempo che non si vedevano, e poi, davanti a un ginseng con cornetto alla marmellata, rievocarono i bei tempi in cui si erano frequentati.
"Mio caro Nerevar"diceva Dumac, "Ricordo quando mi stracciasti al torneo di FIFA per 10 a 2. Dovremo vederci presto solo perché io possa avere la rivincita, peccato che ho regalato la playstation al mio cuginetto".
"La rivincita, dici?"disse a voce bassa Nerevar. Stava meditando qualcosa...i Nord minacciavano i Chimer, poi minacciavano i Dwemer...e lui era amico di vecchia data di Dumac, il Re del popolo nemico. Ma per quanto nemico ancora? Se ora i Nord erano una minaccia sia per Chimer sia per Dwemer, allora tutto il popolo di Resdayn doveva unificarsi contro un nemico comune.
"Ho deciso!"gridò Nerevar a un certo punto, battendo un pugno sul tavolino. La tazzina di Dumac si rovesciò.
"Eeeeeeeh, che mi hai versato il ginseng!"protestò Dumac. Noncurante delle parole dell'amico, Nerevar si levò dal tavolo, e con fare fiero, proclamò al mondo intero:"Ho deciso! Unirò le Grandi Casate nobiliari dei Chimer, da molto tempo in guerra tra loro, e sarò il loro Hortator; unirò le tribù di nomadi Chimer, pure da molto tempo in guerra tra loro", poi, girando lo sguardo a Dumac, stendendogli la mano aperta, "e unirò le mie forze con le tue, Signore Dumac Nano-Orco. Una nuova minaccia incombe sulla terra di Resdayn, ed è la minaccia degli Occidentali, dei Nord. Sono stato a lungo tempo dimentico della nostra vecchia amicizia, ma ora tutto cambierà: tornerò a onorare la tua amicizia, Dumac, torneremo amici come un tempo, per sconfiggere un nemico comune".
Dumac osservò Nerevar, che lo guardava sorridendo amichevolmente. Poi accolse la sua mano, e la strinse. Quindi anche lui si levò in piedi.
"Anch'io voglio onorare la nostra amicizia, come nei tempi che furono, Signore Indoril Nerevar"cominciò, "ma ricorda: mi devi un ginseng".
Nerevar esultò letteralmente. Si era reso conto che le forze dei Chimer da sole erano piuttosto deboli contro tutti quei Nord che stavano invadendo e saccheggiando la terra, se i Chimer dovevano pure curarsi dei Dwemer. E in questo modo, cosa importante, tornava a frequentarsi con Dumac come un amico.
Nerevar pagò un altro ginseng a Dumac, poi si fecero una passeggiata chiacchierando, finché i due si divisero tornando ciascuno a casa propria, promettendo di rivedersi presto per organizzarsi.

Una volta tornato alla reggia, Nerevar raccontò ai suoi fidi quello che era accaduto prima. La notizia fu accolta con dubbio. Almalexia, Vivec e Sotha Sil diffidavano dei Dwemer, questo perché non avevano mai conosciuto Dumac in persona. Inoltre Almalexia si sentiva sempre meno calcolata da Nerevar. Voryn, che invece aveva conosciuto di persona Dumac, era meno diffidente degli altri. A ogni modo Nerevar era il Re, e aveva preso le sue decisioni; ormai i Chimer si sarebbero presto uniti con i Dwemer, una volta che Nerevar sarebbe stato nominato Hortator delle Casate e avrebbe unito i nomadi sotto la sua guida.

Intanto il compleanno di Nerevar era prossimo, e la corte stava preparando una festa a sorpresa per il Re. La principale discussione tra i cortigiani era se invitare Dumac o meno.
"Io direi di sì", diceva Voryn, "è simpaticissimo, e poi non avete idea di cos'ha in casa sua".
"Perché, ci sei mai stato?"chiese Sotha Sil.
"Ehm...clandestinamente, a dire il vero. Però sapete, tutte quelle tecnologie..."
"Io non mi fido dei Dwemer"sbuffò Vivec.
Alla fine però si decise di farlo venire: non invitare Dumac sarebbe stato pari a rovinare i piani di Nerevar e a distruggere la sua amicizia con il Re Dwemer, se questi avesse saputo di non essere stato invitato. E così, approfittando del fatto che Nerevar era sempre impegnato, si mobilitarono tutti per i preparativi.
 
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view post Posted on 6/9/2016, 19:40
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And remember, a headshot is always a lethal takedown

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Ho come la sensazione che sia cambiato un po' lo stile rispetto all'inizio, è un po' più "nonsense" in alcuni punti. Per il resto, rimane una lettura divertente :)

Buon proseguimento!

Sui capitoli dipende, chiuderli come stai facendo ora non è nemmeno tanto male se vuoi lasciare un "wow, e adesso che succederà?", che è più o meno quello fatto fin'ora. Se però vuoi ampliare meglio un discorso su un particolare evento, non credo sia problematico avere un capitolo più grandi :sisi:
 
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view post Posted on 6/9/2016, 19:55
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Grazie della considerazione, anzitutto :D
Per nonsense intendi i dialoghi tra i protagonisti, forse un po' informali, o anche l'inserimento di elementi che non centrano niente con il lore di TES (come la playstation)? A dire il vero li ho messi pensando che proprio per il fatto che non centrassero nulla con il contesto rendessero più ironica la storia.
Comunque apprezzo molto le tue considerazioni :)
 
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35 replies since 13/8/2016, 16:26   1427 views
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