Un'avventura da prendere con le pinze

C'erano molto difetti nella ragazza, quali la sua "eccentricità" e il suo carattere spesso estremo. Ma non si poteva dire che non sapesse ascoltare. Sarebbe rimasta ad ascoltare le storie di chiunque per ore, con sincera attenzione.

Era affascinata dalla storia del vecchio Arthus, così dedito alla conoscenza, tanto da essere pronto a mettere in pericolo la sua vista, o la sua mente, come inevitabilmente era successo. Capì dunque molte cose: il messaggio della pergamena senza senso, la "peculiarità", che già le piaceva, del suo amico, e le parole che Sheogorath stesso gli riferì. Capì di essere stata davvero fortunata ad aver incontrato una persona così.

È incredibile... E, mi creda, se anche fosse uno scherzo, sarebbe talmente... Epico, che ne varrebbe la pena! Potremo andare a vantarci dicendo che Sheogorath stesso ci ha gioato una burla!
Subito dopo però abbassò lo sguardo e si mise a pensare velocemente, col volto imbronciato
Mmh... Ok, forse non è proprio la cosa migliore con cui presentarsi... Ma potrebbe essere una cosa interessante per uno dei miei scritti!

Dopo qualche minuto di silenzio, Arthus le pose alcune domande. Dopo averci riflettuto, rispose.
Beh... Le mie conoscenze principali sono, ovviamente, nel campo dell'Evocazione. Evocazione di Atronach e Dremora, anche se di livello medio, per ora. Sono piuttosto certa e determinata di arrivare in alto, al massimo, un giorno... Possibilmente prima di essere alcuni metri sotto terra, eheh...

Sin da quando ero bambina, poi, fui istruita da subito da alcuni dei migliori guerrieri, non solo di High Rock, nel combattimento ravvicinato a due spade... I miei genitori mi sostennero sempre, erano contenti di avere una figlia che si cimentasse in queste arti.
Non sono mai stata molto... Femminile, ma loro volevano che io fossi felice, quindi mi lasciarono fare più o meno quello che volevo, nei rispetti della Legge. Fino a quando non mi promisero in sposa con quell'idiota... Non voglio nemmeno nomianrlo. Che possa marcire nell'Oblivion...
Capendo di star divagando e di star raccontando troppo di se ad una persona di cui, nonostante le avesse fatto buona impressione, non si fidava ancora, riprese a rispondere alle domande.

Tornando a noi... Oltre al combattimento ravvicinato e all'evocazione, sto imparando a padroneggiare le magie di distruzione dell'elettricità, che mi hanno affascinato da sempre.
So orientarmi guardando il cielo notturno e conosco... Una buona quantità di argomenti riguardo all'astronomia, ai Daedra, agli Aedra e alle storie dei vari popoli, non solo di Tamriel...

E ora, avrei una sola domanda, signore... Perché ha scelto di portarmi? Poteva semplicemente dirmi che non andavo bene come evocatrice perché troppo giovane. Non penso di essere l'unico evocatore esistente sul Nirn...

Mentre la ragazza diceva ciò, Incitatus procedeva lentamente sulla strada.
Arthus ascoltò con molta attenzione le parole di Marty.

"mi ricorda quasi... Nah.. o forse si.."

-Tu ragazza! Esatto! Ora che ci penso, nei tuoi occhi ho visto una voglia, una propensione.. ma che dico! Un' ATTRAZIONE verso l'arcano.. l'oscuro.. L'OBLIVION!-

disse mentre tentava di tenere retto il cammino del suo cavallo.

-Dal tuo primo sguardo ho compreso! Era così palese che non temevi le difficoltà dell'arduo cammino verso la luce dell'INTELLETTO!!-

Esclamò, cadendo quasi dal cavallo talmente era agitato.

-E sai..-riprese con tono più pacato, accortosi di stare enfatizzando troppo le sue parole che, seppur vere e frutto del moto della sua anima, avrebbero potuto spaventare la giovane -In te vedo anche la mia giovinezza, ho passato molti anni avendo a che fare con gente oramai anziana come me, e devo dirti che essere seguito da una giovane apprendista è quasi una gioia..-- continuò con occhi trasognanti-Quanti ricordi affiorano alla mia mente.. Le prime ricerche, i primi esperimenti, i tempi in cui distinguevo l'astronomia dall'evocazione!-
disse ridendo.

Mentre pronunciava queste parole, il cammino si faceva sempre più difficoltoso, la strada continuava in salita attraverso una fitta boscaglia, dal limitare d'essa si potevano udire alcuni strani suoni.
In particolare, una cantilena ridondante attirava l'attenzione:
si distinguevano in essa parole di dolore, di frenesia, di gioia.
Man mano che continuava la salita, la strada diveniva sempre meno sicura, ora una buca, ora una pozzanghera, intralciavano il cammino del povero Incitatus, prontamente spronato dal vecchio.
L'aere iniziava già ad imbrunire, solo il moto delle fronde dei pini contrastavano con il triste esodo del sole che volgeva all'orizzonte.
-Stiamo quasi per arrivare ragazza mia!- disse il vecchio, mentre la cantilena diveniva sempre più forte.