Era una notte buia e nebbiosa. durante il tragitto verso casa un'ombra approcciò Cindelin in uno dei vicoli che era solita percorrere, ma che questa volta era insolitamente buio e freddo... uno scatto, le fredde mani di uno sconosciuto la immobilizzarono e questi si fiondò direttamente sul collo scoperto della mezz'elfa in un morso, poi ci fu il buio totale.
Al suo risveglio, Cindelin si sentiva tanto infreddolita quanto affamata, d'istinto si portò una mano al collo e vi pote sentire sopra un paio di piccole cicatrici circolari... notò anche che era ormai giorno da come poteva vedere oltre il vicolo, dove il sole batteva a picco. Ma quanto tempo era stata là a terra?
Tornò quindi a casa, ancora confusa, stranamente spossata.
Provò a mangiare ma il cibo non la saziava e l'acqua non la dissetava. Si vestì pesantemente per cercare di combattere il freddo che sentiva, eppure non riusciva a sentire calore.
Poteva mangiare come non farlo, nulla cambiava, tranne per il fatto che era sempre più fredda e pallida, ed i suoi occhi, da verdi che erano, stavano iniziando a sviluppare attorno alla pupilla delle venature rosso sangue... che si fosse ammalata in qualche modo? Forse dopo quell'assurdo assalto notturno nel vicolo di cui non aveva fatto parola con nessuno?
Anche chi le stava accanto poteva notare dei cambiamenti, dalla carnagione alle temperature ormai sempre gelide del suo corpo, dalle scure occhiaie che la sua pelle prima brillante avevano ormai sviluppato. Eppure non voleva saperne di farsi visitare da un qualsivoglia curatore, qualcosa aveva iniziato a capire Cindelin sulla sua nuova condizione... il sole le dava sempre più fastidio ed iniziò a vivere per la maggior parte del tempo di notte... aveva contratto la Porphyric Hemophilia... e la cosa aveva iniziato a cambiarla al punto che neppure le dispiaceva..
Un mese dopo quell'assalto notturno in cui era stata morsa, ormai nel mese dell'Alba, la mezz'elfa era ormai stremata dalla sete che mai aveva in alcun modo tentato di placare ed uscì furtivamente, ad un orario simile a quello in cui lei stessa era stata aggredita. Voleva riprendersi, in quanto l'indomani ci sarebbe stata la famosa festa degli innamorati di Cyrodiil e avrebbe potuto parteciparvi al meglio morente di fame come si trovava.
Fu fortunata, in uno dei più bui cortili dei pozzi tra alcune case disabitate del quartiere del Tempio, Cindelin trovò un ragazzetto imperiale, apparentemente indaffarato a dissotterrare qualcosa dalla base di un cespuglio.
Lenta e silente com'era ormai abituata a muoversi, la mezz'elfa arrivò alle spalle del giovane senza farsi sentire, allungò le braccia e le strinse attorno al viso del ragazzo, tappandogli la bocca per evitare che questi urlasse. Solo dei mugolii appena udibili uscirono delle urla di spavento soffocate dalle affusolate mani di Cindelin.
Shhh, shh... ascolta la bellezza della notte... – sussurrò la mezz'elfa al giovane, che per un momento smise di tentare di gridare –
Io la sento. La voce di Molag Bal. Non gridare e potrai sentirla anche tu.Sfilò una mano dalla bocca del giovane, e con una delle sue nuove lunghe unghie ne accarezzò il volto dall'occhio al mento. Il giovane, terrorizzato, non gridò ma era in preda ai tremori.
La prego signora, mi lasci andare, io... non ho fatto nulla di male, la prego! Voglio tornare dalla mia famiglia! - in risposta Cindelin tappò nuovamente la bocca del ragazzo e questo sembrò iniziare a gridare ancora, anche se poco o nulla trapelava dalle dita della donna.
Vorrei poterti lasciare andare... - ridacchiò sinistramente per tornare mortalmente seria un attimo dopo –
No.Affermò, inclinando subito dopo lentamente il capo del terrificato ragazzetto così da esporne il tenero collo, dove poi Cindelin affondò i famelici lunghi canini che le erano cresciuti in così poco tempo.
Da quei buchi, quasi sigillati nella bocca della donna, iniziò a fluire il sangue del giovane imperiale, e lei lo bevve avidamente, succhiò con foga, sperimentando per la prima volta dopo la prima infanzia lo speciale piacere di succhiare quello che era il suo nuovo nutrimento, il corpo focalizzato con la mente su quella calda e pulsante fonte vitale.
Non fece caso a quanto tempo rimase attaccata al collo del ragazzo, ma quando finalmente vi ci si staccò, la frenesia della sete si era quietata, lasciandola pervasa da un piacere talmente intenso da renderle difficile il respirare normalmente, tra le contrazioni del suo corpo che si ravvivava.
Vita che non si poteva dire stesse più sentendo invece il giovane imperiale, ormai freddo e quasi privato di ogni goccia di sangue...
Qualche minuto più tardi, alla vista di quel cadavere ormai sdraiato là a terra, la frenesia della mezz'elfa si riaccese in un istante, e gettandosi in ginocchia di lato ad esso lo svestì della tunica che indossava: la pelle e la carne di quel ragazzo era così tenera, glabra, “d
a latte” l'avrebbe considerata, perfetta... non poteva lasciarla così, una voglia bestiale di deturparla si portò ciò che di buono restava in Cindelin, che con le lunghe unghie artigliate prese a graffiare e spellare il torso del giovane che aveva dissanguato, fino a che un paio delle sue dita non penetrarono nella carne del petto, arrivando ad accarezzarne costole e sterno con fare morboso, che la invogliò ad andare ancora più a fondo, a strapparne pezzi di carne ed ossa con una brutalità mai sperimentata prima... finché non lo vide... il regalo perfetto per l'incombente giorno degli innamorati.
Il cuore, rosso e venoso, seppur non più pulsante.
Avrebbe regalato niente meno che un cuore umano al suo amato per il giorno seguente, non il suo ovviamente, ma quello gliel'aveva già figurativamente dato.