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Racconti, Storie Brevi, Primi Capitoli e Incipit, Raccolta di scritti by Shi no Tenshi

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view post Posted on 8/2/2023, 23:08
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Fanboy della Morte

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Fog - Capitolo 3

“Embe’?” rispose Vincent, non esattamente impressionato dal tono teatrale dell’altro “Cosa ci cambia sapere che si nutre di sangue? Da che ricordi non è esattamente un tratto inusuale nei demoni.”
“Avrai sicuramente notato la mancanza di ferite” rispose Eldred, alzando un sopracciglio, ma Vincent si limitò a evitare il suo sguardo “Pff, non mi dirai che ti impressioni per così poco. Se il mio intuito non sbaglia, e raramente lo fa, il peggio deve ancora arrivare.” aggiunse il rinnegato alla reazione dell’altro.
“Comunque, tornando all’argomento principale,” continuò, attirando nuovamente su di sé lo sguardo di Vincent “i cadaveri non presentavano ferite di alcun tipo… ferite esterne, almeno. Sono sicuro che internamente fosse un’altra storia, ma ho sentito i versi che il Lord Ispettore e la sua marmaglia facevano e ho preferito tagliare corto. Considera questo: abbiamo un demone fatto di nebbia che si nutre di sangue. Dei cadaveri dissanguati senza ferite esterne. Cosa ti viene in mente?”
Vincent ci pensò un paio di secondi, prima che la soluzione gli venisse in mente, chiara come il giorno “Ma certo! Deve aver attaccato dall’interno, probabilmente dal cuore o da qualche vena!” Eldred sorrise “Corretto, tutti gli indizi puntano in quella direzione. Rimangono però due domande: come abbia fatto questo demone a superare le mie Protezioni e chi lo stia aiutando.”
“Aiutando? Come fai a essere sicuro che il mago dietro gli attacchi lo stia aiutando?” rispose Vincent, per poi mordersi la lingua immediatamente “Giusto, la nebbia. Se tutta la nebbia fosse il Demone, non ci sarebbero stati sopravvissuti.” “Non avrei saputo dirlo meglio” rispose Eldred, palesemente soddisfatto “Deve trattarsi di un incantesimo a creare la nebbia, un modo per permettere al Demone di mimetizzarsi nel banco e colpire senza destare troppi sospetti. E questo mi dà un’idea su cosa possa star superando le protezioni: il mago stesso. Si, è l’unica spiegazione, il mio lavoro è stato testato su Demoni ben più tosti di un semplice Ematofago e nulla è riuscito a passare… non potevo certo prevedere un intervento umano.”
“Questa strategia ha un grosso punto a sfavore però” noto Vincent, fissando la città al di fuori del finestrino della carrozza “Il mago deve trovarsi all’interno dell’area d’azione per svolgere entrambi i compiti, mantenere la nebbia e spezzare le protezioni. E dev’essere anche parecchio abile, per fare entrambe le cose contemporaneamente.”
“Potrebbe star usando un qualche circolo per mantenere la nebbia” rispose Eldred, unendosi al compagno nel fissare il paesaggio che scorreva ai loro lati, “Tuttavia… il Lord Ispettore non ha parlato di circoli e, a meno che il curriculum dell’Ispettorato non sia cambiato, dovrebbero essere addestrati a riconoscere circoli magici. E per produrre tutta quella nebbia in un luogo solo il circolo doveva essere grande, dubito che il nostro misterioso evocatore l’abbia fatto in un punto facilmente individuabile dai passanti. Dev’essere in alto.”
“In cima alla palazzina, forse? Sarebbe un ottimo punto centrale da cui far spargere la nebbia e sarebbe abbastanza difficile da raggiungere per garantire sicurezza. Inoltre, di notte e con la nebbia, sarebbe praticamente invisibile, pur con l’illuminazione data dal circolo.” continuò Vincent, pensieroso.
“Mi pare che abbiamo una versione abbastanza definitiva dell’accaduto: un mago ha evocato un Demone, per chissà quale scopo, e lo sta nutrendo facendogli commettere omicidi… Di nuovo, chissà per quale scopo. Gli Ematofagi sono Demoni che non richiedono molto per rimanere materializzati, basterebbe un po’ del suo sangue una volta a settimana… No, dev’esserci un motivo dietro gli omicidi di così tanta gente.” Eldred tornò a guardare Vincent, ritrovandosi fissato a propria volta “Hai un piano, Vincent?” chiese.
L’altro gli rispose con uno sguardo sorpreso, per poi schiarirsi la voce e rispondere “Innanzitutto facciamo rapporto all’Arcimaga… E non fare quella faccia, fino a propria contraria sei tu a star assistendo me, quindi ti tocca seguire il protocollo… E poi stanotte facciamo una visita al nostro misterioso evocatore.”

Quando fecero ritorno a Roxmore Lyla era nel suo ufficio, la porta aperta, apparentemente impegnata nella lettura di un plico di fogli abbastanza sostanzioso. Vincent fece per bussare sullo stipite, per attirare l’attenzione della donna, ma Eldred lo anticipò, entrando con nonchalance e sedendosi sulla sedia che il giorno prima aveva fatto a pezzi. Vincent lo seguì in silenzio, prendendo posto sulla seconda seduta mentre l’Arcimaga posava l’oggetto della sua lettura sulla scrivania e alzava lo sguardo verso di loro “Novità?” chiese, la voce stanca.
“Abbastanza.” iniziò Eldred, stravaccandosi sulla sedia “Dopo una veloce autopsia sappiamo che è effettivamente colpa di un Demone, nello specifico un Ematofago… e di qualcuno che lo sta aiutando.”
Il volto di Lyla si fece curioso, quindi fu Vincent a prendere la parola “Sospettiamo che l’evocatore del nostro Ematofago non si stia limitando a rimanere dietro le quinte, ma che sia fisicamente nel luogo degli omicidi per superare le eventuali protezioni e creare la nebbia nella quale il Demone si mimetizza. Il Demone quindi entra nel corpo delle vittime e ne accede i vasi sanguigni dall’interno… o almeno, questa è l’ipotesi di Eldred.”
La donna rilassò le spalle, lasciandosi andare a un sospiro “Mi congratulo, ma rimane un problema: fin’ora la ‘nebbia’ ha colpito a casaccio, in punti casuali dei quartieri bassi. Avete idea di come trovare l’evocatore prima che possa fare altre vittime?”
Vincent si voltò verso Eldred, arrossendo lievemente “Er… effettivamente non c’ho pensato, credevo che Eldred…” iniziò, prima di essere interrotto da un sospiro dell’esiliato “Si, ovviamente ci ho pensato. Il nostro evocatore sta cercando di rafforzare il suo Demone, chissà per quale motivo, e lo sta facendo dandogli da mangiare i poveri cittadini dei quartieri bassi. E dimmi, Lyla, quanti sopravvissuti ci sono stati fin’ora?”
L’Arcimaga soppesò le sue parole, pensierosa “Nessuno, escludendo l’ultimo attacc… Oh.”
Eldred sorrise “Esattamente. C’erano troppe persone in quel palazzo, il demone non è riuscito a consumarle tutte. Non so ancora il motivo, ma al momento non ci interessa: quello che ci interessa è che l’evocatore tornerà lì per finire il lavoro.”
“Eldred…” iniziò Vincent, guardandolo con gli occhi spalancati “… vorresti usare quella povera gente come esca?” chiese, ricevendo in cambio un gesto svogliato con la mano “Non preoccuparti, interverremo prima che il nostro Mago possa aver tempo di uccidere nessuno. Non vogliamo potenziare ulteriormente quel Demone, no?”
“È un buon piano” riconobbe l’Arcimaga, alzandosi dalla scrivania e dando le spalle ai due, fissando la città che si stagliava fuori dalla finestra del suo studio “ma c’è comunque un problema. Come avete intenzione di impedire al Demone di infilarsi nel vostro corpo e prosciugarvi come ha fatto con le sue altre vittime, alcune dei quali Maghi di questa stessa Accademia? Mi pareva avessimo appurato che le protezioni non avevano effetto su di lui.”
“Oh no, le protezioni hanno eccome effetto” rispose Eldred, ghignando “le ho create io, d’altronde. Quello su cui non hanno effetto è il Mago che le dissipa… ma se il Mago è concentrato su altro…” il rinnegato lanciò un’occhiata laterale a Vincent “… allora il demone non può nulla. Dimmi Vincent, come te la cavi a tirar di spada?”
Se l’uomo era sorpreso nel sentirsi appellato così d’improvviso, non lo diede a vedere “Non molto… Ho preso lezioni di combattimento col bastone, com’è costume per l’aristocrazia, ma spade? Mai.”
“Non un problema, il bastone andrà benissimo” rispose Eldred, prima di squadrarlo da capo a piedi “Ma fossi in te rinnoverei l’incantamento su quei vestiti, nel caso il nostro colpevole abbia con sé una pistola.” aggiunse, prima di alzarsi in piedi “Bene, qui si conclude il nostro rapporto, ci si vede stasera. Lyla, se avrai bisogno di me sarò in biblioteca a cambiare il nome di Teofilo con il mio. A più tardi!” concluse, prima di voltare le spalle alla donna e all’esterrefatto Vincent e uscire dalla stanza.
Vincent e Lyla si guardarono per un buon numero di secondi, prima che l’uomo riprendesse la parola “… non lo farà veramente, vero?”
L’Arcimaga sospirò “Credo di no… ma nel dubbio manderò comunque qualcuno a controllare. Ma prima… ” la donna riprese posto, afferrando nuovamente il foglio che stava leggendo prima dell’ingresso dei due e apponendo una firma in basso “… che te ne pare di lui?”
Vincent sospirò, lasciando finalmente andare il peso che gli premeva sulle spalle da quando i due erano entrati nell’ufficio “Non lo so, Arcimaga. È competente, estremamente competente in quello che fa… Ma il suo disdegno delle regole, anzi, delle più basilari moralità è preoccupante. Senza contare che lo trovo… imprevedibile. Ci sono momenti in cui lo vedo per quello che è, ossia un pericoloso Mago giustamente esiliato per aver fatto un patto con un demone, ma in altri…” Vincent fece cenno verso la porta dalla quale Eldred era uscito poco prima “… in altri sembra solo un idiota.”
Lyla si lasciò scappare una risata “Non sei il primo a definirlo così, a onor del vero… Il vecchio Arcimago, Lord Andrew Mason, lo chiamò ‘la mente di un genio costretta a fare a turno con quella di un pazzo furioso’. Eldred la prese bene, ma non credo che Andrew lo intendesse come un complimento.” la donna distolse lo sguardo dal proprio assistente, perdendosi nei ricordi per qualche secondo, prima di tornare a focalizzare la propria attenzione sul suo interlocutore “Sai come sono diventata Arcimaga?” chiese.
Vincent scosse la testa, quindi Lyla si alzò nuovamente in piedi, prima di fare il giro della scrivania e sedersi sul bordo della stessa “Non è una storia di cui vado molto fiera… ma è un modo come un altro per farti capire bene che tipo di persona è Eldred Quinn, visto che almeno per un’altra notte dovrai lavorarci assieme. Era… ventisette anni fa. Entrambi avevamo completato il nostro Arcanum, Eldred era già Teurgo di Demonologia, da un paio di mesi in realtà, e stava scrivendo il Varfhos, mentre io lavoravo a un progetto privato nella Trasmutazione sotto la guida del Teurgo di allora. Da giovane… non ero una persona paziente. Non avventata quanto Eldred, certo, ma posso affermare senza ombra di dubbio che molte cose sarebbero potute andare meglio se solo avessi aspettato un po’ di più. Fatto sta, l’Arcimago Mason era venuto a mancare e, come da prassi, i Teurghi si erano riuniti per eleggere il suo successore, visto che il vecchio non ne aveva nominato uno direttamente. Ti avevo accennato a quel progetto, no? Come permesso a tutti i diplomati di Roxxmore, anche io avevo presentato la mia candidatura e speravo di utilizzare ciò a cui stavo lavorando per fare una buona impressione e vincere voti.”
La donna fece una pausa, per poi riprendere “Si trattava di una trasfigurazione umana parziale, nello specifico dare a un soggetto umano caratteristiche feline… ma nella foga non avevo testato per bene l’incantesimo. Invece di vedere al buio e sentire meglio gli odori mi sono ritrovata a miagolare finché il Teurgo di Trasmutazione non ha sciolto l’incantesimo. Come potrai immaginare, non sono riuscita a reggere l’imbarazzo e sono corsa via.”
“Ed Eldred?” chiese Vincent, curioso.
“Eldred venne nominato Arcimago, quella sera… per un totale di mezz’ora. Insistette per recuperarmi dal laboratorio di Trasmutazione, dove mi ero rinchiusa, riportarmi davanti a tutti i Teurghi e nominarmi sua successore, com’era nelle capacità della sua nuova carica. Quindi abdicò… rendendomi Arcimaga e tornando a essere un semplice Teurgo.” Lyla sembrava voler scomparire nel nulla nel pronunciare quelle parole, a giudicare dal tono con cui le pronunciò.
“Nessuno fece obiezioni?” fu la domanda di Vincent, sbalordito, ma la donna rispose con un cenno della mano “Oh, sì, ne fecero eccome… ma come ti ho detto era tutto legale. Aveva scelto un successore diretto e poi si era ritirato dalla posizione di Arcimago. Tutto regolare.”
“Ecco perché…” “Si. Ecco perché prima ha detto che era merito suo se io sono seduta” Lyla indicò la sedia alle sue spalle “su quella ‘cazzo di sedia’, per citarlo.”
I due rimasero in silenzio per un altro po’, finché la donna non riprese la parola “Quindi? Credi di aver capito chi è veramente Eldred Quinn?”
Vincent scosse la testa “No, Arcimaga, non ancora. Ma sicuramente ho un tassello in più per provarci” rispose, prima di salutare con un breve cenno del capo e uscire dall’ufficio a propria volta.

La sera, e con essa il momento di lasciare nuovamente l’Accademia, arrivò più in fretta di quanto Vincent sperasse: aveva fatto come consigliatogli da Eldred, rafforzando gli incantamenti di protezione sui suoi vestiti e aveva rispolverato un paio di mosse con il bastone (incantando anch’esso perché non si sa mai), ma non gli sembrava comunque abbastanza per affrontare di petto un demone e il suo evocatore.
Eldred, al contrario, sembrava estremamente rilassato, appoggiato al cancello esterno dell’Accademia, e Vincent non poté fare a meno di notare che aveva con sé un paio di anelli d’oro. Il rinnegato sorrise appena lo vide, lanciandogli uno degli anelli “Prendi!” gridò, mentre Vincent afferrava al volo il monile “Un piccolo asso nella manica per più tardi” continuò Eldred, iniziando ad incamminarsi verso la carrozza che li aspettava poco lontano “hanno un incantesimo che ci renderà… non esattamente invisibili, ma incospicui. A meno di non guardarci da vicino o sapere della nostra presenza, sarà come se non ci fossimo per il nostro evocatore.”
Vincent fischiò piano “Un trucco interessante… e complesso. L’Illusione è un’altra materia in cui hai scritto un libro?” chiese, venendo ricambiato con una risata “No, no… anzi, non mi è mai piaciuta particolarmente. No, questo è qualcosa a cui abbiamo lavorato io e Lyla anni fa, al nostro credo secondo anno di studi, per poter entrare nella sezione riservata ai Teurghi della biblioteca. Dopo un po’ ci hanno scoperto e quindi gli anelli non hanno funzionato più, ma avevamo già letto quello che ci serviva, quindi non abbiamo più fatto visite notturne. O meglio, tranne una, ma lì ero già Teurgo e l’ho fatto più per dare fastidio che altro.”
I due salirono sulla carrozza, che immediatamente si mise in moto: evidentemente Eldred aveva già dato indicazioni al cocchiere mentre aspettava. I due rimasero in silenzio per un paio di minuti, uno rilassato e l’altro in ansia, finché Vincent non ruppe il silenzio esordiendo con un “L’Arcimaga mi ha raccontato di come è stata eletta.”
Eldred sorrise “Davvero? Non me lo aspettavo. Ha fatto i salti mortali per impedire venisse trascritta negli annali dell’Accademia e ora te lo viene a dire così? Mh. Forse sei veramente un assistente migliore di me.” concluse, il sorriso svanito dal suo volto e sostituito da un cipiglio triste per un secondo “Ma dimmi” continuò, l’espressione tornata neutra mentre guardava fuori dalla finestra della carrozza “come mai te l’ha raccontato?”
Vincent lo imitò, fissando il paesaggio di Arcven che scorreva ai loro lati “Dovrebbe aiutarmi a ‘capire chi sei veramente’, ma non credo abbia aiutato molto.” rispose, suscitando una breve risata amara dall’altro “Buona fortuna. Certe volte non credo di averlo capito nemmeno io.”
I due rimasero ulteriormente in silenzio per il resto del viaggio, finché Eldred non fece cenno al conducente di fermarsi in un punto apparentemente casuale, indicando quindi a Vincent di scendere “Meglio non arrivare direttamente lì in carrozza, queste cose fanno un casino terribile.” commentò, mentre la carrozza invertiva il suo corso e si allontanava “Ora, metti l’anello e muoviamoci. In silenzio, possibilmente.” continuò, indossando il gioiello e iniziando a muoversi verso l’edificio, che distava un buon centinaio di metri da dove i due si erano fermati.
“Quindi, qual è il piano?” mormorò Vincent mentre i due camminavano “È molto semplice” rispose Eldred “Saliamo sul tetto e aspettiamo l’evocatore. Quando si fa vivo tu gli tiri una bastonata in testa e io bandisco il Demone oltre il Velo. Poi carichiamo l’idiota, torniamo da Lyla, io mi riprendo i miei appunti e ognuno torna alle proprie faccende. Facile facile.” commentò, prima di guardare in faccia il proprio compagno di viaggio e, soprattutto, l’espressione scettica che aveva addosso “Cosa non ti convince?”
“Non lo so, Eldred,” iniziò Vincent “ricordati che questo Mago è abbastanza capace da annullare le tue protezioni e contemporaneamente farsi obbedire dal suo Demone. Tu meglio di me sai che più è potente un Demone più dev’essere abile il Mago per costringerlo a obbedire i suoi ordini e a tenerlo materializzato in questo mondo, e questo demone sta venendo potenziato quasi ogni notte. Non so se sarà veramente ‘facile facile’ come credi.”
Eldred rispose con un grugnito “Immagino tu non voglia uccidere l’evocatore, non prima di averlo interrogato, vero?” “Così dovremmo fare, anche solo per sapere se lavora da solo o no. Perché?” rispose Vincent, suscitando una scrollata di spalle da parte dell’altro “Ci sono due modi per tenere un Demone nel nostro mondo e impedirgli di tornare oltre il Velo: il primo è un circolo, che però blocca anche la creatura al suo interno e pertanto sarebbe poco pratico per il nostro evocatore visto che i decessi sono avvenuti in più parti della città, mentre il secondo è un patto con il Demone interessato che preveda la sua presenza per un periodo di tempo. In questo caso, che è ovviamente il più probabile, l’evocatore stesso diventa il circolo… e tale circolo può essere spezzato uccidendo l’evocatore. Ma, come hai già detto, lo vuoi vivo, quindi dovremo improvvisare e la migliore strategia per l’improvvisazione è quella di stenderlo e bandire il suo Demone sfruttando l’effetto sorpresa.” Eldred guardò in alto, notando quanto si fossero avvicinati alla loro destinazione: erano ancora a una decina di metri di distanza, ma era la distanza giusta.
“Adesso, Vincent, afferra la mia mano e non lasciarla per nessun motivo al mondo” sussurrò Eldred, prima di togliere il guanto bianco che celava la mano scheletrica: al posto di due delle tre ametiste, notò immediatamente Vincent, c’erano un pezzo di ossidiana e un piccolo smeraldo. Il giovane fece come gli era stato detto, mentre Eldred pronunciava alcune parole in Demonico: improvvisamente i due si sentirono immediatamente più leggeri, come se un peso fosse stato tolto dalle loro spalle. L’ossidiana si incrinò e si spezzò, polverizzandosi in meno di un secondo, mentre la strada poco lontano da loro veniva schiacciata da una qualche forza invisibile, talmente intensa da scavare una conca nella pietra.
“Tieniti.” ordinò Eldred, prima di flettere le gambe e spiccare un balzo verso l’alto – balzo che lì portò molto più in alto di quanto previsto da Vincent, ben oltre l’altezza della sommità del palazzo. Vincent si tappò la bocca con la mano libera per non urlare mentre i due completavano la loro parabola e iniziavano a precipitare, ma Eldred aveva un secondo trucco pronto: lo smeraldo fece la stessa fine dell’ossidiana mentre quello che pareva essere un forte vento proveniente dalle loro spalle li dirigeva verso il loro obiettivo e ammorbidiva la loro caduta fino a farli atterrare il più delicatamente possibile (non molto, in verità) sul tetto.
“Che CAZZO era quello?” sibilò Vincent, lasciando andare la mano dell’altro e tirandosi in piedi, più scosso che effettivamente rabbioso, ma Eldred si limitò a scrollare le spalle “Un po’ di gravità ridotta e del vento per aiutarci ad atterrare, ti spiegherò i dettagli dopo, ora dobbiamo-”
“Prepararci per lo scontro?”
Una voce ignota ai due interruppe l’esiliato, proveniente dall’altro lato del tetto rispetto a quello dove i due erano atterrati. Voce che venne accompagnata da un tremolio dell’aria davanti a loro, rivelando una figura ammantata e con una maschera con una sorta di becco a coprirgli il volto fievolmente illuminata dalla luce di un circolo che andava spegnendosi. Quello che l’aveva nascosto dalla vista, probabilmente.
“Ma come…?” mormorò Vincent, girando lo sguardo verso Eldred: anche lui, per la prima volta nel corso della collaborazione tra i due, era assolutamente e inequivocabilmente stupito.
“Oh, sembra io vi abbia anticipato, Lord Vincent Reid e Lord – o meglio, ex-Lord, Eldred Quinn. Il vostro piano è appena fallito.” i due non potevano osservare l’espressione del misterioso individuo, ma erano sicuri che stesse sorridendo beffardamente.
“Oh, no,” iniziò Eldred, alzandosi a propria volta e infilando una mano in una tasca interna della giacca “Questo è il bello dell’improvvisazione: non c’è mai un piano. Vincent!” urlò improvvisamente, prima di estrarre una pistola monocolpo dalla giacca e fare fuoco verso il figuro ammantato.
Il proiettile venne fermato a mezz’aria da una barriera invisibile, ovviamente, ma Vincent si era messo in moto: corse verso l’avversario, il bastone pronto a colpire, riuscendo anche ad assestare un colpo sulle reni che però non sembrò dare troppo fastidio all’evocatore. Anche il mantello doveva essere incantato, pensò Vincent, prima di ritrovarsi una rivoltella estratta da chissà dove puntata alla fronte: prima che l’uomo potesse fare fuoco, però, il braccio gli venne strattonato verso l’esterno da una forza invisibile richiamata da una parola in demonico, facendogli mollare la presa mandando l’arma a perdersi nella notte. Vincent stava per ringraziare l’intervento del compagno, ma decise altrimenti per non perdere tempo, riprendendo il suo assalto verso l’uomo mascherato mentre quest’ultimo allungava un braccio nella direzione di Eldred, urlava un rabbioso “Smettila di interferire!” e viticci nebbiosi iniziavano a uscire dalle pieghe del tessuto.
Il Demone.
Lasciando Eldred a contendersi in quello che era il suo ruolo nell’improvvisato piano che i due avevano messo in moto, Vincent continuò i propri attacchi per altri abbondanti minuti, vedendoseli però tutti schivati o parati dal misterioso assalitore, che pareva avere riflessi ferini e muscoli d’acciaio.
Muscoli d’acciaio… Ma certo. Un trasmutatore, esattamente come lui, specializzato però nella trasmutazione umana. Beh, era il momento per Vincent di sfoderare i propri assi nella manica: con un fluido movimento e una parola arcana cambiò la composizione del bastone, rendendolo da cilindro di legno a frusta metallica, avvolgendo il braccio destro del suo avversario in una morsa prima di ancorare la catena a terra, separarla dal resto del bastone e trasmutare il tutto in solida pietra, bloccando l’evocatore sul tetto. Nello stesso momento vide con la coda dell’occhio una luce illuminare a giorno il tetto e sentì Eldred urlare le parole finali del rituale di esilio.
Mentre Eldred lo raggiungeva, stanco quanto lui, Vincent si concesse un sospiro di sollievo: ce l’avevano fatta. Il demone era stato rispedito oltre il Velo, l’evocatore imprigionato e loro potevano finalmente…
Improvvisamente, l’evocatore scoppiò in una fragorosa risata, continuando a ridere mentre il braccio imprigionato si disperdeva in un banco di nebbia prima di riformarsi, mantello e tutto, come se non fosse accaduto nulla una volta che l’uomo si era risollevato in piedi.
“Impossibile…!” sussurrò Eldred. Stavolta non era solo sconvolto, notò Vincent, il terrore che iniziava a prendere possesso di lui. Stavolta era spaventato.
“Devo ammettere che non mi aspettavo questo risultato” commentò l’evocatore, muovendo un paio di volte il braccio come per assicurarsi che funzionasse bene “e non mi aspettavo che il rituale d’esilio funzionasse. Mh. Lavoro sprecato, dovrò ricominciare. Beh, Vincent, Eldred, vorrà dire che ci rivedremo… o forse no. Buonanotte, dal vostro unico e solo Malphas.” concluse, l’ultima frase quasi un sussurro, prima di svanire in un banco di nebbia nella notte.
“Eldred? Che sta succedendo?” chiese Vincent, bianco in volto, incrociando lo sguardo scioccato e spaventato del Mago rinnegato.
“Quel …” iniziò Eldred, la voce flebile “Quel pazzo… quel pazzo si è fuso con un Demone.”
 
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view post Posted on 3/4/2023, 23:12
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Sto capitolo 4 proprio non avevo idea di cosa metterci, quindi è più corto ed è anche 90% uno spiegone, ma that's it, è necessario :sisi:




Fog - Capitolo 4

«Fuso con un Demone?» ripeté Vincent, mentre il panico di pochi attimi prima lasciava spazio al vero e proprio terrore «Come fuso con un Demone? Non è possibile, i Demoni sono creature immateriali, non possono fondersi con gli umani, è impossibile. Stava bluffando, vero Eldred? Dimmi che stava bluffando Eldred, per favore.»
Eldred non rispose, lo stupore e la paura ancora ben visibili sul suo volto. Gli ci vollero alcuni secondi e numerose deglutizioni a vuoto per poter trovare le parole con cui rispondere a Vincent «È… una leggenda, ti direi. Ma ne parleremo con Lyla, dobbiamo andare. Adesso.»
Vincent osservò oltre il cornicione del tetto, la strada parecchie decine di metri sotto di loro «Come? Non troveremo mai una carrozza abbastanza in fretta a quest’o-» le sue parole vennero interrotte da Eldred, che estrasse il taglierino dalla tasca e lo mosse violentemente dall’alto verso il basso, accompagnando il movimento con una parola in Demonico. L’aria sembrò tremolare in seguito al taglio, finché una vera e propria fessura si aprì davanti a loro con il suono di qualcosa che veniva strappato violentemente, ingrandendosi fino alle dimensioni di una porta d’abitazione e permettendo loro di vedere chiaramente l’ufficio dell’Arcimaga… e una Lyla scioccata quasi quanto Vincent.
«Che CAZZO è quello?!» chiesero in coro Arcimaga e Trasmutatore, ricevendo una scrollata di spalle da Eldred «Non c’è tempo di spiegare! Vincent, muoviti, non rimarrà aperto per molto.» rispose, prima di attraversare la strana porta e ritrovarsi senza problemi nell’ufficio nella torre più alta di Roxmore. Vincent rimase un ulteriore secondo a fissare ciò che si trovava davanti ai suoi occhi, scambiando un paio di occhiate con l’altrettanto sconvolta donna al di là della porta nello spazio, prima di scrollare la testa e attraversare a propria volta; il portale si chiuse immediatamente alle sue spalle.
«Eldred. Spiegati immediatamente.» iniziò Lyla non appena i due furono entrambi nel suo ufficio e il Rinnegato ebbe preso posto su di una sedia, ancora visibilmente sul filo del rasoio «Per favore» aggiunse, quando Eldred le rifilò uno sguardo sconvolto come se la vedesse per la prima volta.
L’uomo fece un respiro profondo, per poi alzarsi in piedi «Quello che avete appena visto… era un Portale. Un collegamento diretto tra due punti separati tra loro nello spazio.»
«So cos’è un Portale, Eldred» rispose Lyla «la domanda è come tu sia riuscito a creare un Portale, seppur temporaneo, visto che è un tipo di magia perduto dalla Guerra del Velo e, soprattutto, teoricamente impossibile dopo la fine della stessa.»
Eldred sospirò nuovamente, prima di togliersi il cappotto. Diede le spalle alla donna, sollevandosi la camicia in modo da mostrare chiaramente ai due quella che sembrava una cicatrice a forma di testa di drago impressa a fuoco alla base della schiena. Cicatrice che stava indisputabilmente brillando di luce propria, emettendo un ultraterreno bagliore violetto.
«Quella è-» iniziò Vincent, venendo immediatamente interrotto dal Rinnegato, rivestitosi «Si. Il marchio del Demone con cui feci il mio contratto, diciassette anni fa. Non è qualcosa di molto conosciuto, vista la reticenza se non vera e propria impossibilità a studiare i contratti con i Demoni, ma si tratta effettivamente di un collegamento tra me e il mondo oltre il Velo… e in parte con il Demone con cui ho siglato il contratto. È una misura di sicurezza per loro, che gli permette di rispondere immediatamente nel caso il loro nome venga pronunciato, ma ho scoperto trattarsi anche di una grave debolezza per i Demoni “scolari”, diciamo, come il mio: con molto tempo e molta fatica posso estrarre informazioni da lui. E in diciassette anni sono riuscito a trovare qualcosa di utile, come l’incantesimo per il Portale o» e guardò Vincent, ammiccando «il giochetto con la gravità che ci ha portato in cima al palazzo.»
«Questo non spiega come tu sia effettivamente riuscito a creare quel Portale» rispose l’altro mago, finalmente sedendosi a propria volta «visto che, se non ricordo male, la creazione del Velo dopo la Guerra ebbe l’effetto di ridurre incredibilmente le capacità della magia stessa… per gli umani, almeno, ma i Demoni furono confinati al di là del Velo e qui degradano molto in fretta.»
«Corretto.» rispose Eldred «Ma appunto, grazie al marchio sul mio corpo, che come ho già detto funge da collegamento, a quanto pare non risulto più totalmente umano per il Velo, come se fossi in parte Demone. Questo mi permette di ignorare parte del limite imposto dai nostri antenati quando crearono il Velo… non sono al loro livello, anzi, ma un incantesimo lanciato da me sarà molto più efficace dello stesso incantesimo lanciato da qualcun altro… Anche più dei tuoi, Lyla» Eldred fece una pausa dopo l’ultima frase, giudicando la reazione della donna, che però mancò di arrivare «Certo, non sono l’unico.» riprese «Dovrebbe essere lo stesso per tutti i maghi con un marchio del genere, tra cui possiamo molto probabilmente annoverare il nostro evocatore… Anche se la sua situazione è molto più complicata.»
«Molto più complicata in che senso? È riuscito a sfuggirvi?» chiese Lyla, ricevendo un cenno d’assenso da parte di Eldred «Si, ma non è quello il vero problema. Quel tipo, che a quanto pare si fa chiamare Malphas, si è… fuso con il demone che ha evocato.»
Lyla non rispose, limitandosi ad abbassare le spalle come se il mondo le fosse appena caduto addosso «Normalmente ti risponderei che è impossibile, ma chiaramente i Demoni sono la via per molte abilità innaturali… ancora più innaturali di quanto pensassimo, per lo meno. Vai con la spiegazione, Eldred.» esortò, ma il Rinnegato si limitò a scrollare le spalle «Non ce n’è una, in realtà. Si è fuso con il Demone che ha evocato… e qui non siamo nemmeno sul piano del “ah era una conoscenza perduta e l’ha riscoperta”, qui siamo proprio sul piano del “tutto ciò dovrebbe essere impossibile secondo tutte le leggi che regolavano e regolano la magia prima e dopo la creazione del Velo”. I Demoni, anche prima che fossero costretti oltre il Velo e gli fosse impedito di passare autonomamente, erano e rimangono comunque creature di puro Spirito. Gli umani, o comunque tutti gli esseri viventi da questo lato del Velo, sono composti da un’unione di Corpo e Spirito: le due cose sono indissolubilmente legate e l’unico modo per separarle è la morte, dopo di che lo Spirito oltrepassa il Velo e- oh no. Oh no, no, no, no. Merda.» si interruppe immediatamente nel mezzo della spiegazione, per poi tornare a guardare Lyla e Vincent con uno sguardo ancora più preoccupato di quello che aveva quando aveva varcato il Portale «Ho capito come hanno fatto… credo. Di nuovo, sono tutte cose teoricamente impossibili, ma è l’unica spiegazione che abbia un minimo di senso. Voi non sapete come funziona nel dettaglio la Negromanzia, immagino.»
«E tu si?» chiese Vincent, il tono carico di finta sorpresa «Si, io si, mi sono annoiato in diciassette anni, ho spaziato.» rispose Eldred, offeso, prima di ricominciare «In un rituale negromantico per animare un corpo morto non si richiama lo Spirito passato oltre il Velo, altresì detto Fantasma, visto che hanno gli stessi problemi dei Demoni, ossia non riescono a stare qui per molto senza un patto che li ancori a un Mago. Inoltre non hanno nulla di interessante da offrire in un patto, se non le informazioni che il defunto conosceva, e, cosa più importante, non possono abitare efficacemente il cadavere perché non c’è modo di ricreare il legame tra Corpo e Spirito e fermare la degenerazione: infilando un Fantasma in un corpo morto si otterrebbe unicamente un servitore che richiede manutenzione praticamente continua. No, per rianimare un cadavere lo si infonde con della magia affinché lo si possa controllare come una marionetta. Buono per compiti semplici, tipo “spazza per terra” o “uccidi chi entra da quella porta”, ma non molto per molto altro.»
«Eldred, per favore, vai al punto.» lo pressò l’Arcimaga.
«Si, il punto. Il punto è che, TEORICAMENTE, un Demone potrebbe essere capace di riforgiare il legame tra Spirito e Corpo… usando se stesso come collante, diciamo. Un Negromante e Demonologo incredibilmente esperto potrebbe evocare allo stesso momento Fantasma e Demone, infilarli a forza nello stesso Corpo e in qualche modo fondere le due essenze, quelle del Fantasma e del Demone, in modo che il legame venga ricostruito. Sembra follia, e fatico a crederci anche io, ma è l’unica spiegazione che riesco a concepire per quello che abbiamo visto. E non ci è nemmeno di grande aiuto, se non a confermarci che ci sono almeno altri due individui che collaborano con quel Malphas.»
Il silenzio cadde nuovamente tra i tre, riempiendo la stanza con un’atmosfera pesante, finché non fu nuovamente Vincent a riprendere la parola «E adesso?»
Eldred e Lyla sospirarono in contemporanea, l’uomo lasciandosi cadere sulla sedia vuota e l’Arcimaga prendendosi la testa tra le mani «Non lo so» rispose Lyla «Siamo davanti a qualcosa che nessuno di noi avrebbe potuto prevedere né sa come contrastare. O hai già qualche idea, Eldred?» chiese, ma l’altro scosse la testa «Ora come ora la mia unica idea è andare a dormire e metabolizzare meglio le informazioni. Poi domani inizierò passando in biblioteca, ma dubito ci sia nulla… anche se magari potremmo ricavare qualcosa dai volumi precedenti alla Guerra del Velo, per quanto frammentari siano.»
«Potremmo?» gli fece eco Vincent, ricevendo in risposta un versaccio «Certo, potremmo, inteso come noi tre» rispose Eldred, lanciando uno sguardo a Lyla, che si limitò ad alzare le spalle con fare rassegnato «Si tratta di un argomento enorme e estremamente fumoso, non potete pensare ce la faccia da solo. Sono un genio, certo, ma ho anch’io i miei limiti.» concluse l’uomo, ricevendo però dall’Arcimaga una risata strozzata «Ti sei dimenticato “E sono anche incredibilmente attraente”» aggiunse la donna, cercando di riconquistare la compostezza davanti all’espressione confusa di Vincent, strappando un sorriso anche a Eldred, che immediatamente aggiunse «Beh, ormai ho quarantasette anni, ho imparato un po’ di modestia.» provocando l’ennesima risata soffocata da parte della donna.
«Non sto capendo…» mormorò Vincent, ricevendo una pacca su una spalla da Eldred «Oh, nulla di che, Lyla stava soltanto rivangando i tempi andati.» rispose il rinnegato, ma l’Arcimaga fu veloce ad aggiungere «Era qualcosa che amava ripetere quando eravamo ancora studenti e non riusciva a fare qualcosa: “Sono un genio, certo, e sono anche incredibilmente attraente, ma ho anch’io i miei limiti”. Spesso seguito da una richiesta estremamente sfacciata di aiutarlo.»
«Oh, suvvia, non era così sfacciata… la maggior parte della volte» rispose Eldred, sempre sorridendo, prima di lasciarsi sfuggire uno sbadiglio «… sembra proprio che io non ce la faccia più. Vi lascio, a domani.» concluse, girando le spalle ai due e dirigendosi verso la propria stanza, imitato poco dopo da Lyla e Vincent.

Il giorno dopo, come anticipato da Eldred, i tre non persero tempo a setacciare da cima a fondo la biblioteca alla ricerca di informazioni, senza però particolare fortuna: pareva che nessuno, nemmeno nei testi più antichi e precedenti alla Guerra del Velo, avesse mai pensato alla possibilità di un’unione tra la forma umana e un Demone.
Passarono la mattinata e buona parte del pomeriggio sepolti in biblioteca finché gli occhi non iniziarono a incrociarglisi: sotto insistenza di Vincent, visto che Eldred e Lyla avrebbero ben volentieri preferito continuare nonostante fossero arrivati al punto di dover leggere la stessa pagina quattro volte prima di capirci qualcosa, i tre si concessero una pausa per un po’ di tè nell’ufficio dell’Arcimaga. Stavano cercando di fare il punto di quello che sapevano e di quello che avevano, o meglio non avevano, scoperto, quando la loro concentrazione fu spezzata da qualcuno che bussava alla porta dell’ufficio.
«Avanti» sospirò Lyla, facendo cenno a Eldred e Vincent di lasciare libere le sedie per il nuovo arrivato, che si rivelò un uomo sulla quarantina, il capo rasato ma con il volto decorato da un imponente paio di baffi neri e vestito in maniera molto simile a Vincent, estremamente formale, solo che il nuovo arrivato sostituiva il soprabito con una giacca a coda di rondine.
«Lord Frye» commentò Lyla con un cenno del capo, mentre Rufus Frye, Teurgo di Demonologia, apparentemente ignaro degli altri presenti nella stanza prendeva posto nella sedia più a destra.
«Arcimaga» rispose la profonda voce nasale dell’uomo «Sono venuto a chiederle se ha avuto sviluppi sul caso delle morti misteriose nei quartieri bassi. Una settimana fa, quando ne abbiamo discusso l’ultima volta, aveva detto di avere una possibile soluzione in mente, ma non ho ricevuto vostre nuove sulla natura di tale soluzione o se sia mai stata messa in pratica.»
Lyla si lasciò sfuggire un sospiro infastidito «Si, Lord Frye, ho effettivamente messo in pratica la soluzione che avevo in mente, ma la situazione si è rivelata più complessa del previsto e sono sorti dei contrattempi.»
«Dei contrattempi… Mmmmmmh, capisco. Ciò che non capisco, Arcimaga, è come mai non mi abbiate aggiornato, visto che sicuramente vi è la necessità di un Demonologo esperto in una situazione… complicata… come quella che descrivete.»
Eldred non riuscì più a rimanere in silenzio dopo l’ultima frase dell’uomo «E infatti si è rivolta a un Demonologo esperto, Rufus. Me.» ribatté, attirandosi finalmente lo sguardo del Teurgo.
«Chi… Ah. Eldred Quinn.» commentò Frye, asciutto, prima di rivolgere nuovamente la propria attenzione all’Arcimaga «Arcimaga, posso chiedere come mai un Esiliato si trova in questo ufficio, in questo momento, accanto al vostro assistente?»
Lyla alzò gli occhi al cielo, come se stesse aspettando quel momento con molta poca voglia di averci a che fare «Perché, Lord Frye, Eldred è esattamente la soluzione che avevo in mente. L’ho richiamato all’Accademia in qualità di esperto e consulente esterno per aiutarci nelle indagini.»
Rufus ribatté con una smorfia «Un Esiliato, richiamato come consulente esterno? Sicuramente scherzate, Arcimaga. Devo ricordarvi per caso i crimini di cui è stato accusato e trovato colpevole? Non sarò stato presente al processo, ma mi sono stati raccontati con abbondanza di dettagli.»
«Ah, piantala Rufus,» si intromise nuovamente Eldred, chiaramente esasperato, «se tu fossi stato capace di fare il tuo lavoro, io non sarei qui. O magari sì, perché probabilmente ciò con cui stiamo combattendo ti avrebbe ucciso, quindi ringrazia che sono io a rischiare al posto tuo.»
«Stai per caso mettendo in dubbio le mie qualifiche come Teurgo di Demonologia, Quinn?» Rufus si avvicinò all’altro, fissandolo negli occhi con sguardo torvo «So cosa pensi, Quinn,» continuò «so che ti credi superiore a ogni singolo altro mago dell’Accademia, ancora oggi dopo diciassette anni di esilio. Lo leggo nei tuoi occhi, quello stesso identico autocompiacimento che avevi quando insegnavi qui. Lo stesso sguardo di superiorità.» sibilò, ricevendo però in cambio solo uno sguardo freddo da Eldred «Non è colpa mia se eri uno studente estremamente mediocre, Rufus.» rispose l’esiliato.
Rufus si allontanò dall’esiliato, dirigendosi verso la porta. Prima di uscire, però, si girò nuovamente verso Lyla «Arcimaga, io e gli altri Teurghi abbiamo maturato dei dubbi sulla vostra gestione dell’Accademia. Il timore è che lasciate che le vostre emozioni influenzino fin troppo le vostre azioni. E, visti gli ultimi avvenimenti,» il Teurgo lanciò un’occhiata torva a Eldred, che rispose con altrettanta ostilità «si trattava di un timore fondato. Buon pomeriggio, Arcimaga.» concluse, prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle.
«Stupido idiota, lui e gli altri Teurghi.» sibilò Eldred, prima di rivolgersi verso Lyla, attendendo una sua risposta, ma la donna si limitò a raggiungere la finestra e appoggiarvisi, spalle al vetro, quasi accasciandosi come schiacciata da un peso invisibile.
Eldred stava per raggiungerla, ma la sua attenzione fu catturata dal fatto che il paesaggio di Arcven si era improvvisamente fatto opaco. Come se… Eldred sentì Vincent sussurrare mentre arrivava alla sua stessa conclusione.
Un banco di nebbia estremamente fitta, innaturale per quel momento della giornata, si era appena formato fuori dalla finestra dell’ufficio dell’Arcimaga di Roxmore.
 
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view post Posted on 16/7/2023, 00:37
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Il capitolo 5 di FOG non è ancora finito, perché faccio schifo, ma mi fa brutto pensare che sono tre mesi che non posto nulla su questo topic e quindi beccatevi la prima parte per fare numero (spero entro fine luglio di finire il capitolo completo, che è anche uno degli ultimi, ma chissà)

Ecco il capitolo completo, maronn è stato un parto ma dai che il sesto è l'ultimo

«Via dalla finestra!» urlò Eldred, prima di lanciare un incantesimo e attirare a sé Lyla mentre vedeva Vincent lanciarsi a terra. Fece appena in tempo a cadere all’indietro e rintanarsi sotto la linea della scrivania, l’Arcimaga stretta al petto, prima che la finestra circolare che adornava l’ufficio della donna esplodesse verso l’interno, lanciando frammenti di vetro, legno e metallo nella direzione fino a qualche secondo prima occupata dai tre.
Lyla, Vincent ed Eldred si rimisero in piedi, giusto in tempo per osservare il banco di nebbia che poco prima avevano osservato addensarsi davanti alla finestra entrare nella stanza e raggrupparsi in una forma verticale, per poi dissiparsi facendo apparire la ormai a loro familiare figura di Malphas, l’uomo fuso con un Demone.
«Ma buonasera!» esordì lui «Vi avevo detto che ci saremmo rincontrati, Eldred, Vincent… Ah, lei dev’essere l’Arcimaga, Lyla Marshall. Incantato.» concluse, piegando il corpo nella ridicola parodia di un estremamente esagerato inchino. Lyla, dal canto suo, non perse tempo: estratte la bacchetta d’ebano, il regalo di Eldred, e la puntò contro la creatura. Dopo una breve parola arcana un torrente di fuoco si generò dalla punta cristallina dell’oggetto, andando a colpire in pieno la creatura… che sostenne l’incantesimo senza un singolo verso per l’interezza dei quasi cinque secondi per cui l’Arcimaga lo mantenne attivo, prima di piegarsi a metà, la fronte madida di sudore.
«Lyla!» urlò Eldred, raggiungendola immediatamente per sostenerla, mentre Malphas si abbandonava a una risata estremamente acuta «Non serve che sprechiate le vostre forze. La procedura compiuta su questo corpo ci ha resi impervi a tutto ciò che potete tentare. Non avete altra scelta se non arrendervi e sperare in una morte veloce… perché non sarà indolore, siatene sicuri.»
Malphas agitò un braccio, come a voler scacciate delle immaginarie mosche, e la nebbia si raccolse sopra la sua testa, prima di solidificarsi in numerosi proiettili appuntiti, quasi come degli spuntoni di nebbia, che si diressero ad alta velocità verso Eldred e Lyla. Il rinnegato alzò una mano, ma si rese immediatamente conto che non avrebbe fatto in tempo a lanciare nessun incantesimo: i proiettili erano troppo veloci.
Per loro fortuna, Vincent fu più veloce: con un veloce incantesimo il mago innalzò il pavimento davanti a loro, creando un muro sul quale impattarono i proiettili.
«Vincent!» gli urlò Eldred, la voce segnata dalla fretta «Prendi Lyla e andate al sicuro!» continuò, affidando la donna a malapena cosciente al suo assistente «Ci penserò io a distrarlo.»
«Distrarmi?» chiese Malphas, ignorando Vincent che si era caricato Lyla in spalla e a fatica la stava trascinando fuori «Eldred, devo per caso ricordarti che l’Arcimaga mi ha appena scatenato contro un torrente di fiamme e io ne sono stato intoccato? Come pensi, di grazia, di distrarmi?»
«Parliamo.» rispose Eldred, gli occhi che scandagliavano la stanza alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa, potesse aiutarlo a respingere o comunque rallentare l’ibrido «Sarai anche la fusione di un umano e di un Demone, ma sicuramente chiunque ti abbia creato non aveva la conoscenza che ho io. Posso offrirtela, in cambio di qualche informazione a tua volta, tanto stai comunque per uccidermi, no? Soddisfa almeno la mia curiosità prima di farlo, dai.»
Incredibilmente, Malphas sembrò contemplare l’idea per un secondo, prima di scuotere la testa «No, non credo lo farò.» rispose, allungando un braccio davanti a sé e spedendo una specie di tentacolo fatto di nebbia verso Eldred, che ritrovò costretto a lanciarsi verso la propria sinistra per evitarlo, atterrando prono.
«Ne sei sicuro?» urlò, rialzandosi in tempo per evitare un secondo colpo da parte del mezzo-demone «Non sei in controllo quanto credi, sappilo!»
Quelle parole sembrarono sortire l’effetto desiderato: Malphas fermò il proprio attacco a mezz’aria, piegando lateralmente la testa come un cane confuso «Spiegati,» grugnì «in fretta.»
Eldred si alzò nuovamente in piedi, avvicinandosi alla scrivania ormai distrutta «Vedi,» iniziò, afferrando carta e penna e iniziando a disegnare quello che all’ibrido parve una specie di diagramma che non capì benissimo «tu sei speciale. L’essere un’unione tra umano e demone ti ha garantito numerosi vantaggi, tra cui il fatto che il tuo corpo sia effettivamente fatto di nebbia e pertanto immune a praticamente ogni tentativo di danneggiarti. Il fatto che tu sia umano, poi, ti lascia grande controllo sulle tue azioni… ma qui entra in gioco il tuo malus più grande: non è un controllo completo. Il demone con cui sei fuso è ancora legato a un contratto, quello fatto per evocarlo, e quindi ancora costretto a seguire il volere del mago che l’ha evocato. Pensaci: perché ci stai dando la caccia? Perché sei tu a pensare che noi rappresentiamo una minaccia, anche se non possiamo effettivamente danneggiarti o bandirti, o i tuoi co-cospiratori ti hanno convinto a inseguirci?»
Eldred non poteva vedere il volto di Malphas, nascosto com’era dalla maschera a forma di becco, ma poteva essere sicuro che l’essere avesse appena stretto gli occhi, confuso. Doveva approfittarne.
«Che poi, perché inseguirci? Non ci hai pensato? Come hai già appurato, non siamo una minaccia per te e non abbiamo idea di chi siano i tuoi alleati, quindi non rappresentiamo una minaccia nemmeno per loro. Forse volevano impedirti di parlare con noi? O, più specificatamente, con me? Probabilmente conosco molto di più sui demoni di loro, potrei insegnarti qualcosa… persino come liberarti del vincolo del contratto.»
Eldred smise di scrivere sulla carta, osservando la reazione dell’altro: Malphas rimase immobile per quello che al mago parve un tempo infinito, prima di cessare apparentemente le ostilità e avvicinarsi al mago.
«Insegnami come,» ringhiò l’essere di nebbia «e ti lascerò vivere.»
«Sarà mio piacere» rispose Eldred, prima di afferrare il foglio su cui aveva continuato a scrivere per tutta la durata del suo discorso e, più velocemente di quanto Malphas si aspettasse, conficcandolo nel petto nebbioso dell’ibrido. Ritirò immediatamente la mano, mentre la “ferita” si rimarginava, il foglio di carta ancora all’interno del petto, e la “pelle” tornava solida.
«Ancora?» ruggì Malphas, la voce però segnata da quella che Eldred interpretò come sorpresa e… delusione? Ma non c’era tempo di pensarci, perché il mezzo-demone cercò di afferrarlo, trovandosi però bloccato come da legacci invisibili «Che cos’hai fatto? Cos’era quel foglio?» chiese, mentre Eldred approfittava dell’immobilità della creatura per allontanarsi e dirigersi verso la porta.
«Un semplice glifo di interdizione. Non ero nemmeno sicuro che funzionasse, in realtà, ma evidentemente sei più demone che umano. Uh, stavo mentendo quando ho detto che i tuoi “alleati” ti stavano controllando tramite il contratto ma potrebbe essere vero. Guarda tu i casi della vita… oh beh, se dovessimo rincontrarci fammelo sapere, ma spero di no onestamente, addio.» rispose il mago, prima di spalancare la porta e lanciarsi fuori dall’ufficio.
Andando a sbattere contro l’ultima persona che avrebbe mai voluto incontrare: Rufus.
«Eldred?» farfugliò l’altro uomo, sistemandosi il vestito «Quali sono le tue intenzio- che diamine sta succedendo nell’ufficio? Dov’è l’Arcimaga?» urlò, non appena riuscì a guardare oltre il Rinnegato e osservare il mezzo-demone che, lentamente ma inesorabilmente, stava ricominciando a muoversi.
«Rufus! Non lo sai, ma sei la persona perfetta per un compito di vitale importanza» gli sussurrò Eldred, lanciandosi svariate occhiate alle spalle per tutta la durata della frase, ma completamente serio «Voglio che tu vada in tutti i dormitori, in tutte le aule e SOPRATTUTTO in infermeria e dica a tutti di barricare porte e finestre. Se hanno dei Demonologi nella stanza fa sì che inscrivano tutti i glifi di protezione che possono. Se non ne hanno, falli tu o dà loro istruzioni su come fare. Anzi, fa sì che gli studenti spargano la voce tra di loro, non ce la farai mai altrimenti. Quando arrivi all’ultima stanza occupata, chiuditi dentro anche tu e fa la stessa cosa.»
Rufus annuì «E tu?» chiese.
Eldred, nonostante Malphas fosse quasi libero, sorrise, seppur con un sorriso estremamente tirato «Io lo porterò nei sotterranei. C’è ancora il circolo di pietra nel-» «-sepolcro degli Arcimaghi? Si… vuoi intrappolarlo lì?»
Eldred annuì «Quello è il posto con la maggior concentrazione di energia magica di tutta l’Accademia, se c’è un circolo che ha possibilità di reggere – e che non può essere eliminato – è quello. Ora va’, in fretta! È la tua occasione per dimostrare il tuo valore come mio… no, come Teurgo eletto di Demonologia!»
Rufus iniziò a correre, diretto verso la scalinata che portava direttamente ai dormitori, e fece appena in tempo a iniziare a scendere che l’incantamento sul glifo ebbe fine, liberando Malphas in tutta la sua furia.
Eldred non perse tempo a controllare se la creatura lo stava seguendo, ovviamente voleva vendicarsi della presa in giro e dell’umiliazione subita, e si lanciò lungo gli scalini della scalinata secondaria, lanciando in movimento un veloce incantesimo per creare una piattaforma di aria semi-solida sotto i propri piedi che gli permettesse di “scivolare” invece di scendere le scale una a una e acquisire pertanto maggiore velocità.
Era veramente una fortuna che l’ufficio dell’Arcimago avesse un collegamento diretto con la cripta dei vecchi Arcimaghi, pensò Eldred mentre utilizzava un incantesimo per spingersi lateralmente, finendo brevemente a testa in giù sul soffitto, per evitare una scarica di proiettili nebbiosi con cui il suo inseguitore aveva provato a impalarlo. La giustificazione ufficiale, secondo quello che gli aveva detto l’Arcimago Mason oltre vent’anni prima, era affinché l’Arcimago in carica potesse accedere a un circolo permanente e a una riserva quasi inesauribile di energia magica nel caso fosse sorta necessità di difendere l’Accademia… presumibilmente da qualcosa di esterno, ma Eldred non credeva che gli antichi Arcimaghi si sarebbero arrabbiati se avesse usato quell’energia per difendere l’Accademia da qualcosa di interno.
«Ehi Malphas!» gridò, infilandosi momentaneamente in un’alcova parzialmente occupata da una statua per schivare l’ennesimo attacco e immediatamente ricominciare la sua frenetica discesa per le fin troppo lunghe scale che collegavano la torre più alta ai sotterranei «Riesci a starmi dietro, si? Niente fiatone? Anche se, considerando che sei fatto di nebbia, respiri? Se si, respiri aria come tutti o respiri te stesso?»
Malphas non rispose, limitandosi a lanciare l’ennesimo attacco che Eldred si trovò costretto ad evitare facendo questionabile uso della gravità. «Che maleducato» riuscì a pensare il mago, consapevole però che non voleva veramente una risposta: cose del genere servivano unicamente a tenere il suo inseguitore focalizzato su di lui, sperando che Rufus stesse facendo quello che gli aveva chiesto, e soprattutto tenerlo furioso affinché non si accorgesse dove stava venendo portato.
Destinazione che si faceva sempre più vicina, sempre più vicina…

Dopo una corsa che a Eldred parve interminabile, finalmente Mago e Demone raggiunsero il punto più basso dell’Accademia: la cripta in cui confluiva tutta l’energia magica di Roxmore. Le porte erano di solida pietra, in teoria da aprire con un apposito meccanismo, ma Eldred non aveva tempo: con un incantesimo generò una folata di vento abbastanza potente da spalancare le pesanti porte, probabilmente danneggiando il meccanismo ma non che gli importasse più di tanto.
L’interno della cripta era spoglio, come c’era da aspettarsi: una semplice sala circolare le cui pareti erano decorate dalle innumerevoli statue degli altrettanti innumerevoli Arcimaghi del passato e, al centro, ciò su cui si basava tutta la strategia di Eldred.
L’antico circolo di pietra.
Eldred lo attraversò in due lunghe falcate, contemporaneamente attingendo a una parte infinitesimale dell’energia di quel luogo per erigere una temporanea barriera sull’ingresso, contro la quale vide Malphas schiantarsi e inutilmente scaricarci i suoi attacchi. Non sarebbe durata a molto, e non era quello il suo scopo: doveva solo tenere lontano il Demone mentre Eldred preparava il suo incantesimo.
Si trattava di qualcosa di complesso, anche per lui: doveva trasformare il circolo in una trappola sia per entità incorporee che per entità corporee, facendo inoltre in modo che non potesse essere dissolto dall’interno. Non c’erano problemi di durata, visto il luogo dove si trovavano, ma un altro punto debole che doveva risolvere era impedire ogni collegamento con il mondo oltre il Velo all’interno del circolo, per far si che Malphas non fuggisse muovendosi attraverso i mondi.
Quasi un minuto dopo, perfettamente in linea con lo sfondare la barriera da parte di Malphas, Eldred era pronto a terminare il suo incantesimo: doveva solo attendere che il mezzo demone entrasse nel circolo.
Cosa che Malphas, però, non sembrava voler fare. Rimase sul bordo a fissare il Mago, curioso di cosa stesse preparando.
«Su Malphas,» iniziò Eldred, cercando di mantenere lo stesso tono tranquillo e strafottente della loro precedente conversazione «che hai da aspettare? Non volevi uccidermi?»
Malphas annuì «Certo che voglio ucciderti,» sibilò «ma non sono stupido come tu credi. Conosco i circoli magici, seppur non abbia studiato in questo castello. Riconosco una trappola quando ne vedo una.»
«Una trappola? Se fosse veramente una trappola sarebbe scattata, non credi?» Eldred sbuffò «Bene allora, se non vuoi avvicinarti tu, mi avvicinerò io. Qui ho tutto il potere che mi serve per distruggerti.» concluse, prima di fare un passo avanti ed entrare nel circolo.
Era un grosso azzardo, quello. Anche se Malphas avesse abboccato alla provocazione e fosse entrato nel circolo, Eldred aveva pochissimo per spostarsi e completare l’incantesimo, o sarebbe rimasto a propria volta intrappolato… e senza accesso al mondo oltre il Velo, privato della capacità di lanciare incantesimi e alla mercé di una creatura furiosa.
Per sua fortuna, Malphas non sembrò considerare la possibilità di un bluff da parte del Mago: quando vide Eldred entrare nel circolo, non subire effetti negativi di sorta e alzare una mano inguantata le cui nocche brillavano il Demone si avventò immediatamente sull’altro, cercando di eliminarlo nel minor tempo possibile.
Non appena ebbe messo piede nel circolo, però, Eldred attivò entrambi i suoi incantesimi: per primo primo un colpo di energia cinetica simile a quello con cui aveva spalancato le porte della cripta, che lo spedì a impattare contro il muro alle sue spalle probabilmente fratturandogli qualcosa, e immediatamente dopo l’incantesimo che concludeva la gabbia in cui ora Malphas si trovava.
I bordi del circolo si illuminarono di luce cremisi, creando un’invisibile barriera contro la quale il demone si lanciò più e più volte, impossibilitato però a sfondarla.
Eldred si lasciò andare a una breve risata soddisfatta, immediatamente seguita da un gemito di dolore mentre si tastava il fianco destro per confermare che sì, l’incantesimo gli aveva effettivamente rotto una costola, e si lasciò alle spalle la creatura intrappolata. A lui avrebbero pensato con calma, ma prima di tutto doveva raggiungere l’infermeria, sia per sé stesso che per controllare come stava Lyla.

Complice il dolore al fianco, Eldred ci mise molto più di quanto pensava per raggiungere l’infermeria e, quando finalmente si accasciò sul doppio portone in spesso legno, era praticamente al limite della propria sopportazione del dolore.
«Sono Eldred!» urlò, sperando che la sua voce ormai flebile si sentisse fino all’altro lato «Siamo al sicuro, aprite!»
Nessuna risposta.
Eldred si tirò su, reggendosi in piedi a malapena, e fece per caricare un ennesimo incantesimo. Sapeva che era stato lui a dire di non aprire le porte per nessun motivo, ma non aveva tempo di rispettare le proprie regole: prima che potesse far saltare il portone, però, quest’ultimo si aprì, rivelandogli il volto di Vincent.
«Eldred! Tutto bene?» gli chiese l’altro, correndo immediatamente verso di lui per sostenerlo mentre il Rinnegato gli praticamente cadeva addosso «Sei ferito?» continuò, mentre se lo caricava in spalla e lo trascinava all’interno dell’infermeria.
«Si… » rispose Eldred, tossendo. Ancora niente sangue, per fortuna. «Devo essermi spezzato… svariate… costole, ma almeno Malphas è bloccato. È nella tomba degli Arcimaghi, ho fatto in modo che non… che non… potesse… scappare….»
«Eldred? Eldred! Rimani con me Eldred!» gli urlò Vincent nel vederlo scivolare sempre più nell’incoscienza, prima di accelerare il passo cercando l’aiuto di qualcuno.

Quando si svegliò in uno dei letti dell’infermeria, Eldred non sapeva quanto tempo fosse passato. Dalle finestre filtrava ancora luce diurna, quindi non troppo, ma il suo fianco, fasciato e medicato, gli doleva in misura estremamente minore, quindi era passato abbastanza tempo da permettere agli incantesimi medici di iniziare a far effetto.
Ignorando il disagio che quell’azione gli causo immediatamente, il Mago si tirò su, mettendosi a sedere con la schiena appoggiata alla testiera del letto, fissando le coperte che gli coprivano le gambe.
«Qualcuno è tornato nel mondo dei vivi, pare.»
La voce di Lyla provenne dalla sua sinistra, e lì si trovava la donna: ancora sdraiata, ancor più pallida di quanto l’aveva vista non sapeva quanto tempo prima nella torre.
«Siamo due, da quello che vedo.» rispose Eldred, cercando di girarsi su di un fianco e pentendosene immediatamente per l’acuto dolore che quella manovra gli generò «Quanto tempo è passato?»
«Quattro ore, da quello che mi hanno detto… mi sono svegliata poco meno di mezz’ora fa.» rispose Lyla, prima di sospirare «So quello che stai per dire. Evitalo.»
Eldred annuì «Eviterò. Però, dannazione, se solo avessi potuto continuare le mie ricerche, a quest’ora… Maledetto me che non ho chiesto quale fosse il ricordo che il Demone voleva.»
Lyla sorrise, stanca «Ecco a cosa stavi lavorando… l’hai tenuto nascosto per quasi dieci anni. Perché mai?»
«So come reagisci ogni volta che qualcuno tira fuori la tua… condizione… e so che non vuoi che nessuno ti compatisca o ti tratti diversamente per essa. Ma… » Eldred sospirò, fissando il soffitto «… non potevo rimanere lì a guardare mentre ogni incantesimo ti portava un passo più vicino alla tomba.» Il silenzio si fece pesante tra i due «Che poi, non l’hai detto a Vincent, immagino.»
«No» rispose Lyla, asciutta «Sapeva di dovermi portare alcune medicine una volta a settimana, ma non aveva idea di cosa fossero. Anche se… forse avrei dovuto. Gli ho fatto prendere un colpo, diceva, credeva fossi morta. E anche tu, quando gli sei svenuto addosso in quel modo. Parole sue, eh.»
Entrambi si lasciarono andare a una breve risata, pentendosene poco dopo «Passano gli anni ma comunque non sappiamo quando mollare, eh?» commentò Eldred, la voce flebile.
In quel momento, quasi a farlo apposta, Vincent entrò nella stanza, l’espressione preoccupata immediatamente mutata in una di sollievo quando vide Eldred sveglio.
«Eldred! Arcimaga! Oh, per fortuna siete svegli, non immaginate quanto fossi in ansia. Non azzardatevi mai più a fare queste cose on gli svenimenti, che io sono fragile.» esclamò, avvicinandosi ai due e stringendo loro le mani, quasi commosso, come se si fossero svegliati da anni di coma e non da “solo” quattro ore di catatonia.
«Vincent» iniziò Lyla, attirando nuovamente l’attenzione del suo assistente, che subito si ricompose «Non avrei voluto, ma viste le circostanze, non credo di potertelo tenere più nascosto.»
«Arcimaga?» chiese l’altro, confuso, mentre Lyla prendeva un profondo respiro.
«Immagino tu ti stia chiedendo il motivo di questo mio improvviso svenimento,» iniziò la donna, mettendosi a sedere sul letto come aveva fatto Eldred «e hai ogni ragione per farlo, visto che in tutta l’accademia credo che solo i Teurghi, e nemmeno tutti, sappiano la verità… e Eldred, ovviamente.» l’Arcimaga espirò, cercando le parole «Quanto sai della Sindrome del Velo Instabile?» chiese, suscitando solo un’alzata di sopraccigli confusa da parte di Vincent «Immaginavo. Non è qualcosa di conosciuto, anche perché è una condizione estremamente rara… se non sbaglio, l’unico caso in quasi duecento anni ce l’hai davanti. La Sindrome è… più di una vera e propria malattia del fisico: come puoi intuire dal nome, ha a che fare con il Velo, e nello specifico con il legame tra il Velo e il Mago che prova a interfacciarsi con esso per utilizzare la magia.»
«Vedila in questo modo,» si intromise Eldred, notando il palese disagio che l’Arcimaga provava nel descrivere la propria condizione «immagina di avere una botte una botte. La magia è il vino all’interno della botte, il Velo è la cannella e tu, che vuoi versarti un bicchiere di vino, sei il Mago. Cosa fai normalmente? Apri la cannella quel tanto che ti serve e poi la chiudi… o, tradotto, estrai dal mondo oltre il Velo la quantità necessaria di magia per eseguire un determinato incantesimo. Mi segui fin’ora?»
Vincent annuì.
«Bene. Per Lyla, la faccenda è diversa: quando lei va ad aprire la cannella, se la apre poco o poco per volta non succede nulla, può gustarsi il suo vino normalmente. Ma se la apre troppo, o per troppo tempo… c’è il rischio che la cannella non si chiuda più. Tradotto, più tempo passa ad incanalare energia magica, più è difficile per lei smettere, risigillare l’apertura nel Velo che ha fatto. E, visto che tutto ciò che proviene da oltre il Velo è fondamentalmente antitetico alla vita come la conosciamo noi…»
«… questo torrente in piena che non riesco a controllare può causare danni enormi al mio corpo.» concluse Lyla, la voce tremante e gli occhi bassi «A un certo punto la connessione si separa da sola, il Velo è stato creato per quel motivo, ma non ho controllo sul come o sul quando, e per tutto il tempo in cui è attiva… beh, puoi immaginare.» concluse la donna.
«Da- da quanto...» iniziò Vincent, a corto di modi con cui rispondere, prima di essere interrotto nuovamente da Lyla «Dal mio secondo anno qui all’Accademia, quindi… oltre trent’anni. Quelle medicine che devi darmi una volta a settimana contengono gli effetti peggiori, permettendomi anche incantesimi più complessi, ma il limite è sottile e col tempo la mia soglia di tolleranza è andata diminuendo. Dieci anni fa, con l’aiuto delle medicine,un incantesimo del genere mi avrebbe al massimo causato un po’ di fiato corto, non uno svenimento.»
«E quello era l’argomento della mia ricerca, quella che non ricordo più dato che ho stupidamente accettato il patto di un Demone senza chiedere.» si intromise Eldred «Un modo per risanare la connessione col Velo di Lyla. Che, a proposito, se permettete, ricomincierei.» concluse, facendo per alzarsi ma venendo bloccato a letto da Vincent.
«Eldred, sei impazzito? Avevi quattro costole fratturate e tutte le fratture erano scomposte in più punti, è un miracolo che tu ce l’abbia fatta ad arrivare qui prima di collassare. I guaritori hanno detto espressamente che ti tocca ALMENO una settimana di riposo forzato a letto.»
Eldred sbuffò, spostandogli la mano e cercando nuovamente di scendere dal letto «Non mi interessa, non c’è tempo da perdere. Dobbiamo approfittare del fatto che il cretino di nebbia è intrappolato e finalmente abbiamo un momento libero.» il Mago riuscì finalmente a mettersi a sedere sul lato del letto, madido di sudore per lo sforzo, ma non appena cercò di alzarsi il suo petto esplose in una serie infinita di dolori diversi, quasi facendolo cadere sdraiato non ci fosse stato Vincent a sorreggerlo.
«Eldred, per favore» lo supplicò l’altro, aiutandolo a sdraiarsi nuovamente mentre gli incantesimi tornavano a fare effetto e il dolore si trasformava in un incessante ma debole fastidio «Ti porto gli appunti qui, ok? Ma riposati, per il tuo bene.» concluse, prima di uscire nuovamente dalla stanza.
Eldred incrociò le braccia, scocciato, e rimase sdraiato per un paio di minuti, prima di lasciarsi andare a un sospiro esasperato «E va bene! Riposo, riposo. Non abbiamo tempo, ma riposerò comunque. Bah.» mugugnò, prima di rimettersi seduto e iniziare a giocherellare con i tre incavi ormai vuoti della mano scheletrica.
«Aiutami a ripercorrere ciò che sappiamo, ok?» chiese a Lyla, che però sembrava essersi addormentata «Va be’, farò da solo.» sussurrò.
«Allora» iniziò, sempre parlando fra se e se «Abbiamo tre colpevoli: Malphas, che è al momento intrappolato nella cripta, e i suoi due misteriosi e ancora sconosciuti complici. Ignoriamo Malphas, per il momento, e concentriamoci sui complici. Devono essere esperti, per poter compiere una procedura come quella che hanno fatto, ma allo stesso tempo… A nessuna persona sana di mente verrebbe mai in mente di fondere un umano e un Demone. No, devono aver avuto l’idea da qualcun altro… il Demone stesso, magari? Possibile, ma perché? I guadagni sono ovvi, ma allo stesso tempo Malphas sembra essere un’entità completamente diversa e non il risultato della fusione di due individualità distinte… dubito un Demone darebbe istruzioni su come eliminare la propria personalità.» Eldred fece una pausa, girandosi per controllare di non aver svegliato Lyla, per poi ricominciare a elucubrare quando ebbe confermato che l’Arcimaga stava ancora dormendo «Si tratta sicuramente di un Demone, su questo non c’è dubbio, perché solo uno di loro potrebbe essere la via per abilità tanto innaturali. Per la questione di quale Demone si tratti, dovrò cercare di convincere Malphas a parlare… Mh, magari potrei vedere se riesco a strappare il contratto ai due tizi, se ce n’è effettivamente uno, e costringerlo in quel modo… Ma rimaniamo sull’argomento principale: perché? Quale potrebbe essere lo scopo ultimo? Malphas si stava sicuramente potenziando, altrimenti non sarebbe andato a uccidere così tanta gente per berne il sangue, ma rimane sempre oscura la motivazione. Mmmmm…»
Eldred stava per riprendere il suo flusso di coscienza, lo sguardo sempre fisso sul braccio scheletrico, quando sentì la porta aprirsi «Ah, Vincent, grazie… puoi metterli sul comodino.» chiamò, ma quando alzò lo sguardo poté notare che non era Vincent ad aver aperto la porta, ma Rufus.
«Non quello che stavi aspettando, Eldred, mi dispiace.» rispose l’altro, avvicinandosi al letto «Devo dire che mi fa piacere tu sia già cosciente.» continuò, avvicinando una delle sedie per gli ospiti al letto del Rinnegato e sedendovisi.
Eldred sbatté le palpebre. Rufus aveva appena affermato di essere contento che lui fosse sveglio? Doveva avere un trauma cranico, non c’era altra spiegazione.
Il suo stupore doveva essere ben visibile sul suo volto, perché Rufus si limitò a una breve risata «Hai capito bene… Io credo di doverti delle scuse, Eldred.»
Quella conversazione stava diventando sempre più strana.
«Forse per un complesso di inferiorità, lo ammetto, sono stato fin troppo duro nei tuoi confronti. Continuo a pensare che il tuo esilio sia stato giustificato, ma questo non vuol dire che io possa negare le tue abilità. Tu sei il candidato migliore per la posizione di Teurgo.»
Eldred si schiarì la voce «Rufus, io apprezzo molto, ma saremmo in una situazione un po’ complessa, quindi se proprio vuoi lasciarmi la cattedra ti ringrazio ma non è il momento.»
Rufus sbuffò, scocciato «Non stavo offrendo nulla. Semplicemente mi sembrava doveroso scusarmi per il modo in cui ti ho trattato dopo che hai gestito la crisi in maniera ammirevole. E questo ci porta al secondo motivo per cui sono qui. Mentre tu eri svenuto, io ho provato a conversare con il Demone… da una distanza di sicurezza, ovviamente.»
«E ti ha risposto?»
«Non in maniera particolarmente utile, ma sì, l’ha fatto. Ha passato la prima ora a insultarti e maledirti, se ti interessa, e poi a dichiarare come gli scopi del suo… “padrone”, o qualcosa del genere, non possano essere fermati.»
Eldred si grattò il mento, sospirando «Padrone, eh? Mh… Questo conferma che c’è un secondo Demone, ma rimane sempre il dubbio su chi sia. Ha dato una descrizione, o qualcosa di simile, su questo misterioso “padrone”?»
«Nulla di utile… solo un titolo, o quello che credo sia un titolo per lo meno. L’ha chiamato “il Verme degli Abissi”, ma i titoli dei Demoni non sono mai stato qualcosa di conosciuto. Tu sai qualcosa di più?» chiese, ricevendo però in risposta una scrollata di testa.
«No,» aggiunse Eldred, corrucciato «Come hai detto tu, non c’è molta informazione su come i Demoni si chiamano tra di loro… Proverò a parlarci io, non appena mi reggerò in piedi, tanto per il momento non può andarsene da lì.»
Rufus annuì, prima di alzarsi e uscire, incrociando Vincent che invece stava entrando con un plico di documenti alquanto vecchi, ma fortunatamente ancora in buono stato.
«Non so se sia tutto quello che avevi scritto,» iniziò Vincent, depositando i fogli sul comodino «ma è tutto quello che sono riuscito a trovare nell’archivio dell’Arcimaga. Che voleva Lord Frye?» aggiunse, sedendosi nella sedia fino a poco prima occupata dall’altro uomo mentre Eldred afferrava i primi fogli del plico e iniziava a leggere.
«Nulla di che,» rispose, senza alzare lo sguardo dagli appunti «chiedermi scusa, scioccante lo so, e dirmi che aveva provato a interrogare Malphas ma con scarsi risultati. Avevo intenzione di passarci io, non appena le stupide costole me lo permetteranno… che, a proposito, quanto tempo hanno detto che dovrò stare allettato?»
«Almeno un paio di giorni, ma tre per sicurezza. Già da domani dovresti poter ricominciare a camminare, seppur con l’aiuto di un bastone, però.» rispose Vincent, allungando il collo per cercare di sbirciare ciò che l’altro stava leggendo, trovando però la grafia arzigogolata praticamente illeggibile «Ugh, per il Velo, Eldred, scrivi da cani.» commentò, ricevendo però in cambio una risatina.
«Oh no, solo in questi appunti… non volevo che nessuno mi copiasse, quindi ho scritto male apposta. Normalmente è ben più leggibile, dopo diciassette anni quasi faccio fatica anche io… anche se, più leggo, più le cose tornano alla mente. Mh, si, ricordo questo pezzo… »
Eldred si perse nella lettura, ignorando i tentativi di Vincent di continuare a parlare, finché l’altro non si decise a lasciarlo ai suoi appunti e di uscire dopo un ultimo veloce controllo alle condizioni di Lyla.

***

I due giorni di riposo obbligato passarono, alla fine, senza particolari problemi: oltre ad assicurarsi che Malphas fosse sempre sotto osservazione, che fosse di Vincent o di Rufus, Eldred aveva avuto tutto il tempo che voleva per immergersi completamente nello studio dei suoi vecchi appunti, recuperando completamente ciò che aveva dimenticato diciassette anni prima… ed era arrivato allo stesso problema di fondo: seppur avesse un’idea su come teoricamente risolvere il problema, impedimenti di natura pratica rendevano la sua soluzione inattuabile. Il costo in energia magica preventivato per un incantesimo di tali proporzioni, infatti, sarebbe stato superiore a quella posseduta da qualsiasi Mago mai esistito, e probabilmente superiore anche a quella di diversi Demoni. Una possibile soluzione, aveva notato, sarebbe stata quella di evocare più Demoni minori, probabilmente nell’ordine delle decine, o un paio di Demoni più potenti, e consumarli, utilizzando la loro stessa essenza per fornire l’energia richiesta.
«No, troppi problemi» pensò Eldred, finalmente rivestendosi e iniziando, bastone in mano, a dirigersi verso la cripta «Innanzitutto, i Demoni non rimarrebbero fermi a farsi drenare, quindi bisognerebbe creare dei circoli che impediscano loro di agire ma che permettano comunque all’incantesimo di agire su di loro. Secondo problema, anche con l’essenza di Demoni, ci vorrebbe comunque una connessione “sana” con il velo per fare da base nella ricostruzione, il che vorrebbe comunque dire sacrificare quella di qualcuno. Certo, sin potrebbe usare quella di un moribondo o di un Esiliato, ma trovarli rimane il problema.. e Lyla non accetterebbe mai. Mh. Mi trovo nuovamente in un vicolo cieco…»
Preso dalle sue elucubrazioni com’era, Eldred non si accorse fino all’ultimo momento di essere arrivato alla propria destinazione, almeno non finché non sentì la voce di Vincent chiamarlo «Eldred! Sei venuto a parlare con il Demone? Come ti senti?» chiese l’altro, al quale l’Esiliato finalmente rivolse un cenno di saluto.
«Si… finalmente mi reggo in piedi, quindi ho preferito non perdere tempo. È ancora lì, si? Nessuno l’ha liberato, spero.»
Vincent annuì «Nessuno è entrato o uscito, te lo assicuro. Andiamo?» chiese, attendendo il cenno d’assenso di Eldred e seguendolo nelle profondità dell’Accademia.

Malphas, notò Eldred, era ancora lì dove lui l’aveva lasciato due giorni prima, al centro del circolo, apparentemente immobile; tale immobilità non durò a molto dopo che i due furono entrati nella stanza, visto che immediatamente l’ibrido cercò di scagliarsi contro di loro, venendo però fermato dalla barriera che ancora lo intrappolava.
«Mi fa piacere vederti attivo, Malphas» commentò Eldred, appoggiandosi a una delle pareti mentre il Demone sibilava profanità irripetibili nella sua lingua «Siamo venuti a fare due chiacchiere, e se ci risponderai magari potremmo fare qualche favore a te… no, sai, mettere una sedia così non devi stare sempre in piedi, cose così.»
«Sei uno sciocco arrogante, Eldred Quinn,» rispose Malphas, ritornando al centro del circolo «Ma la tua arroganza non ti salverà da me quando mi libereranno. Il mio Padrone ha ancora bisogno dei miei servigi.»
«Ecco, a proposito del tuo “padrone”,» commentò Eldred, ignorando le minacce «Cosa sai dirci di lui? Parlando con Rufus l’hai chiamato “il Verme degli Abissi”, no? È un titolo o una descrizione?»
Malphas si lasciò a un verso di scherno verso i due Maghi «È entrambi, sciocco umano, ma non mi aspetto che tu ne sappia qualcosa… anche se… » il mezzo-demone si impietrì per un secondo, fissando Eldred «Perché ci ostacoli, Eldred Quinn? Perché lavori contro di noi? Perché, quando anche tu porti il suo marchio?»
Una coltre di silenzio cadde sui tre, talmente pesante da potersi tagliare con un coltello. Vincent fissò Eldred, che però era impegnato a fissare Malphas con gli occhi sbarrati.
«Mi stai dicendo,» iniziò Eldred, con voce soffusa «che tutto questo… È stato un piano di Verstael? Perché?»
Il nome del Demone rimbombò nella cripta, suscitando la prima reazione di scomposta ilarità da parte di Malphas: l’essere si mise a ridere, sguaiatamente, come se avesse capito solo in quel momento una battuta incredibilmente divertente.
«Si, Eldred Quinn, proprio lui!» urlò, mentre Eldred continuava a fissarlo, un’espressione sconvolta a deturpargli i lineamenti «Ora capisco, ora capisco come il Padrone sapesse a che ora sareste arrivati e dove trovarvi! Oh, Eldred Quinn, sei stato il nostro miglior informatore, e senza nemmeno saperlo!» le parole di Malphas si trasformarono in un’altra serie di risate folli, mentre l’interno della cripta si faceva improvvisamente buio.
«Eldred? Che succede?» chiese Vincent, ma prima che l’altro Mago potesse rispondere, fu Malphas a prendere la parola «Che succede? Semplice, Vincent Reid, molto semplice. Sono venuti a liberarmi.»


Edited by Shi no Tenshi - 20/7/2023, 17:26
 
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MARONN MIJJ HO FINITO FOG

Capitolo VI

«Che succede? Semplice, Vincent Reid, molto semplice. Sono venuti a liberarmi.»
Vincent imprecò, cercando di evocare qualche tipo di luce magica, ma i suoi tentativi vennero assorbiti dall’oscurità che li circondava, svanendo senza nemmeno permettergli di vedere a più di un palmo dal suo naso. Eldred, dal canto suo, fu più diretto, puntando il braccio scheletrico nella direzione che credeva fosse quella della porta e lanciare un incantesimo offensivo, che però non sembrò colpire nessuno.
«Maledizione… Vincent, stammi vicino, non dobbiamo permettere loro-» iniziò Eldred, prima di venir interrotto da un sogghigno alle sue spalle «“-di accerchiarci”, giusto? Troppo tardi, temo.» rispose il misterioso assalitore, prima di assestargli un colpo alla gamba destra con quello che pareva un bastone metallico. La gamba cedette ed Eldred ebbe solo un istante per sperare non si fosse rotta prima di cadere a terra, incapace di trattenere un urlo strozzato per il dolore.
«Eldr-ugh» iniziò Vincent, prima di interrompersi sentendo la lama di un coltello sulla sua gola «Shhh.» fece il secondo assalitore, mentre il primo iniziava a smantellare gli incantesimi che tenevano in piedi il circolo che imprigionava il Demone «Non siamo qui per uccidervi, per vostra fortuna,» continuò l’uomo che lo stava tenendo ostaggio «ma sono sicuro che Verstael non piangerà nel caso dovesse accadere. Quindi sta buono e fermo mentre il mio collega completa il tutto e ce ne andremo senza ulteriori danni. Tutto chiaro?»
«Perché mai un Demone vorrebbe lasciarci vivi?» chiese Vincent, rassegnandosi. Avrebbe potuto liberarsi, almeno così pensava, ma era evidente che i due riuscivano a vedere nell’oscurità che avevano creato mentre lui ed Eldred no, cosa che non li avvantaggiava minimamente nel combatterli.
L’altro rispose con uno sbuffo «Non ne ho idea, ma non è il mio posto saperlo. Potrà chiederlo il tuo amico lì a terra, dopo che gli avranno sistemato la gamba.»
Vincent avrebbe voluto aggiungere altro, ma fu interrotto dal rumore di un vetro che si spezzava in concomitanza con la fine della cantilena dell’altro individuo – rumore di vetro rotto immediatamente seguito dalla voce di Malphas, nuovamente libero.
«Era anche ora,» iniziò il mezzo demone, nascosto nell’oscurità ma indubbiamente rivolto ai suoi due liberatori «iniziavo a chiedermi quando sareste arrivati.»
«Abbiamo prima dovuto capire come sciogliere l’incantesimo che vi teneva imprigionato, Malphas,» rispose uno dei due uomini, quello che aveva colpito Eldred e che aveva effettivamente liberato il Demone «anche con la spiegazione fornita da Lord Verstael, è stato complesso.»
Malphas si limitò a un versaccio che Vincent non credeva una creatura di nebbia potesse riprodurre «Non è importante. Ora che siete alla mia mercé,» Vincent si sentì addosso lo sguardo del mezzo-demone, pur non potendo vederlo «posso finalmente eliminarvi e vendicarmi dell’umiliazione che mi avete causato.» Un rumore di vento segnalò che Malphas aveva iniziato a muoversi, probabilmente verso Eldred, ma subito l’uomo che stava minacciando Vincent lo interruppe «No. Lord Verstael richiede che Eldred rimanga vivo. È stato estremamente… dispiaciuto del fatto che tu sia stato mandato a ucciderlo. Dice che la sua vita è “troppo importante” per terminare in questo momento, ma non ha voluto spiegare il perché.»
Malphas si limitò a sibilare «A quanto pare il fato ti salva nuovamente, Eldred Quinn,» iniziò, raggruppandosi con gli altri due mentre anche l’assalitore di Vincent lo liberava e lo spingeva via «ma ciò è di poca importanza. Presto il piano del mio signore si compirà, e non ci sarà luogo in cui tu possa nasconderti.»
Con quelle ultime parole da parte del mezzo-demone i tre, assieme all’oscurità da loro creata, svanirono nel nulla, lasciando Vincent a contemplare quanto vicini fossero stati alla morte, prima di ricordarsi di Eldred e del colpo che aveva preso.
«Eldred!» chiamò Vincent, avvicinandosi all’altro che stava cercando di rialzarsi ignorando il dolore alla gamba apparentemente rotta e fornendogli un appoggio.
«Maledetti… » mugugnò Eldred, facendo cenno all’altro di avviarsi verso l’infermeria «Non solo ci hanno preso alla sprovvista e ora Malphas è libero, ma Verstael… maledizione, maledizione e per la terza volta maledizione. Non posso credere di non aver pensato mai al fatto che la connessione potesse essere sfruttata anche da lui.»
«E ora?» chiese Vincent, sempre più preoccupato, mentre i due si trascinavano verso l’infermeria. Eldred si limitò a scuotere la testa, avvilito «Procediamo lo stesso, ancora più velocemente. Dobbiamo agire prima che possano prendere contromisure… e questo inizia dal trovare i nostri tre colpevoli. Per fortuna, ho un’idea su come fare, ma prima di tutto dobbiamo informare Lyla. E farmi sistemare la gamba, visto che concentrarsi è molto difficile con una gamba rotta.» mugugnò tra i denti mentre l’ennesima fitta gli annebbiava la vista.

Raggiunta la loro destinazione e sistemato nuovamente Eldred sul letto, i due spiegarono in fretta la situazione a Lyla, che prevedibilmente non prese bene la scoperta della fuga del mezzo-demone e del fatto che Eldred era stato una spia involontaria fino a quel momento.
«Maledizione, Eldred!» ringhiò la donna, finalmente in grado di reggersi nuovamente in piedi, mentre passeggiava avanti e indietro per l’infermeria osservando un guaritore lanciare un incantesimo per accelerare la guarigione della frattura del Mago «Com’è possibile che non te ne sia mai accorto? Tu sei un genio in queste cose! Ti ha veramente preso in giro per diciassette anni?»
«Sai bene anche tu che non è qualcosa di cui potevo accorgermi, così come lui non si è accorto dei miei furti di conoscenza in diciassette anni.» ribatté l’altro a denti stretti mentre l’osso iniziava a risaldarsi superficialmente. Avrebbe potuto camminare, gli aveva assicurato il guaritore, ma sarebbe stato estremamente doloroso e avrebbe avuto bisogno di un bastone per fare più di qualche metro alla volta «L’unica soluzione è muoverci prima che loro possano reagire.»
Lyla fece un respiro profondo, espirò, e attese che il guaritore uscisse dalla stanza «Hai un piano, immagino.»
«No.»
La risposta di Eldred prese i due di sorpresa, soprattutto per il tono sconfitto con cui venne pronunciata. «Eldred, non è il momento di scherzare. Tu hai sempre un piano, hai sempre avuto un piano. Questa volta-» iniziò Lyla, prima di venir interrotta dall’altro «Questa volta è diverso! Non abbiamo nemmeno idea di cosa vogliano fare!» sbottò Eldred «Non sappiamo dove sono, non sappiamo cosa vogliono fare, non sappiamo come si muovono e, soprattutto, loro sanno tutto questo di noi perché sono stato un COGLIONE per diciassette anni!»
Il silenzio calò nuovamente nella stanza mentre Eldred inspirava profondamente per calmare i nervi «Penserò a qualcosa,» aggiunse dopo un po’ sotto lo sguardo preoccupato degli altri due «ma ora, per favore, lasciatemi da solo. Devo pensare.»
«Eldred-» iniziò Vincent, prima di venir fermato da un gesto di Lyla. I due uscirono dalla stanza, lasciando l’Esiliato solo con i suoi pensieri.
«Ovviamente, ovviamente era tutto un suo piano.» si disse Eldred, sdraiandosi supino e fissando il soffitto dell’infermeria, il dolore alla gamba che si stabilizzava in un sordo malessere «Quel dannato Demone… chissà che non sia tutto un suo piano da diciassette anni? Ma perché mai lavorare così in anticipo?»
Eldred rimirò il proprio braccio scheletrico, osservando le ossa sbiancate sia dal tempo che dalla magia «Il perché mi abbia lasciato in vita è facile, senza di me perderebbero la loro finestra in quello che stiamo facendo… ma, allo stesso tempo, i tre hanno provato a uccidermi senza l’autorizzazione di Verstael, quindi non erano preoccupati dall’eventualità… Certo, a uccidere me e anche Vincent e Lyla, ma se anche uno solo di loro due fosse riuscito a fuggire avrebbero perso una pedina importante… Aspetta un attimo.»
Eldred si rialzò, prendendosi la testa fra le mani e cercando di ricordare la conversazione che aveva avuto con il Demone quasi una settimana prima, nel buio della sua stanza «Cos’è che aveva detto? Che l’avrei chiamato una terza volta, quando le conseguenze del fallimento sarebbero state insopportabili?… Oh. Verstael, serpe maledetta, ho capito il tuo gioco.» Eldred sospirò, affranto «E sembra anche dovrò giocare secondo le tue regole, almeno per il momento. Ma la partita non è nemmeno a metà, non ti credere.»

Vincent e Lyla tornarono dopo una mezz’ora nell’infermeria, sperando che Eldred si fosse calmato, solo per trovare l’altro immerso fino al collo nei propri appunti, che semplicemente fece loro cenno di avvicinarsi quando sentì la porta aprirsi senza nemmeno alzare la testa dalla pagina che stava esaminando.
«Ammiro la tua sicurezza nemmeno un’ora dopo essere scampato a un tentato assassinio,» iniziò Lyla, sedendoglisi accanto e sbirciando cosa ci fosse scritto nella pagina «per quanto ne sapevi, saremmo potuti essere i due complici di Malphas venuti a finire il lavoro.»
«No, non c’è un pericolo del genere e lo sai,» rispose Eldred, passandole la pagina e dedicandosi immediatamente alla successiva, fermandosi giusto un paio di secondi per annotare qualcosa su un foglio bianco «hanno detto che servo vivo, no? E credo anche di aver capito il perché… e un modo di sfruttare questa cosa.»
Lo sguardo di Vincent, che si era posizionato dall’altro lato del letto, si illuminò «sapevo ce l’avresti fatta! Qual è il piano?» chiese, ricevendo però solo un verso da parte di Eldred «Mi spiace, Vincent, ma non posso dirtelo» iniziò, annotando altro e passando all’ennesima pagina, completando quello che sembrava lo schema esterno di un assai complicato circolo rituale «l’idea è ancora molto abbozzata, e temo che dicendola ad alta voce Verstael potrebbe venirne a conoscenza. Meglio non rischiare, ma fidati quando ti dico che nel momento giusto saprai cosa fare.»
Vincent rimase in silenzio, contemplando le parole e lo sguardo stanco che Eldred aveva fatto nel pronunciarle. Iniziava a temere che il “piano” di Eldred fosse non solo molto ben definito, ma anche qualcosa a cui il Demone non avrebbe obiettato. Si limitò quindi a scrollare le spalle e cambiare argomento «Se lo dici tu.» fece, prima di indicare ciò che l’altro stava scrivendo «A che serve il circolo?» chiese.
«Questo circolo,» rispose Eldred, allungando a entrambi un considerevole numero di fogli di appunti «è il modo in cui li troveremo. Si tratta di un rituale… sperimentale è dire poco, visto che non è mai stato testato, ma dovrebbe funzionare ragionevolmente bene. Avevo iniziato a lavorarci su durante il mio periodo da Teurgo, ma lo abbandonai quando mi resi conto che per trovare qualcuno che aveva fatto un patto con un Demone mi sarebbe servita… chiamiamola “a traccia” che quel Demone ha lasciato nel nostro mondo, che ovviamente non avevo modo di procurarmi al tempo.»
«Giustamente,» aggiunse Lyla, che dal lato del letto si era spostata sul primo comodino libero che aveva trovato «avete fatto un patto con lo stesso Demone, quindi la traccia che cerchi è sempre a portata di mano.»
«Esattamente,» rispose Eldred, mentre con la coda dell’occhio poteva vedere anche Vincent mettersi al lavoro «ma dobbiamo essere veloci. Non sappiamo ancora quale sia il loro piano né a che punto siano dello stesso, quindi dobbiamo presupporre di non avere tempo.»

Soltanto la preparazione teorica del rituale li tenne impegnati per la buona parte di un’ora, per il crescente fastidio di Eldred, e la parte pratica non fu d’aiuto, protraendosi per un’altra buona mezz’ora visto che i materiali richiesti erano estremamente specifici e difficili da ottenere, nonostante chi li stesse richiedendo fosse l’Arcimaga in persona.
Ma, finalmente, tutto era pronto: Eldred si trovava al centro del circolo rituale più intricato che Vincent avesse mai visto, un ammasso apparentemente confuso e confusionario di simboli, linee e parole.
«Ripetimi un’altra volta come funziona il tutto, per favore.» chiese Vincent, sul volto un’espressione confusa che ormai non faceva nemmeno più finta di nascondere. Eldred sospirò, girandosi verso di lui «Per farla breve, è come lanciare un sasso in acqua. L’impronta che Verstael ha lasciato nel nostro mondo, così come qualsiasi utilizzo di magia visto che entrambi provengono da oltre il Velo, emette costantemente un tipo di… chiamiamola “vibrazione”, anche se non è una vibrazione, che questo rituale permette di vedere. Normalmente sarebbe impossibile da riconoscere una “vibrazione” specifica, visto che sarebbe nascosta tra le centinaia di altre che sono costantemente attive in città, partendo da questa stesso edificio. Il fatto che io sia marchiato, però, mi permetterà di isolare l’impronta che mi interessa e riuscire a localizzarla. Non in maniera precisa, purtroppo, ma ce la dovremo far andare bene.» Eldred fece una pausa «Hai capito adesso?»
Vincent annuì, anche se non in maniera estremamente convinta, ed Eldred gli diede le spalle, iniziando a pronunciare le parole in demonico che componevano l’incantesimo che avrebbe attivato il rituale.
L’invocazione andò avanti per un intero minuto, prima che Eldred si appoggiasse nuovamente al bastone, un velo di sudore a coprirgli la fronte e l’espressione chiaramente sofferente per aver dovuto poggiare il peso sulla gamba malandata. Il mago lasciò che la vista gli si annebbiasse, venendo sostituita prima da una coltre di buio impenetrabile e, dopo pochissimo, da una serie di luci colorate più o meno distanti e di diversa intensità. Eldred fece un respiro profondo, concentrandosi sul marchio che Verstael aveva inciso sulla sua schiena e lasciando che le luci si spegnessero una a una.
Rimase immobile per quasi dieci minuti, sotto lo sguardo preoccupato di Vincent e Lyla, finché non sentì la cicatrice pulsare e una singola luce violetta rimase a brillare nel suo campo visivo, quasi impercettibile tanto era lontana, senza svanire nemmeno quando la vista gli fu tornata.
«Perfetto,» iniziò, uscendo dal circolo facendo ben attenzione a non romperlo e voltando lo sguardo verso i due spettatori, la luce violetta sempre presente ai margini del suo campo visivo nonostante le avesse dato le spalle «ho una pista.»

Non avevano tempo di stare a dare indicazioni a un cocchiere, quindi Vincent pagò profumatamente il primo che incontrarono per cedere il controllo della propria carrozza a Eldred: tempo cinque minuti e i tre erano in viaggio.
«So che non sai esattamente dove si trovano,» iniziò Lyla, reggendosi a malapena al lato del fin troppo piccolo sedile del conducente che stava condividendo con Eldred (mentre Vincent aveva fatto la scelta saggia e si era seduto dentro), mentre l’Esiliato prendeva una curva a tutta velocità rischiando di farli schiantare contro un muro e un’altra carrozza contemporaneamente «ma a occhio? Sai com’è fatta Arcven, avrai un’ide - ATTENTO ALL’ANZIANA - un’idea più o meno precisa della zona.»
Eldred riuscì a non investire la suddetta anziana, che lo ricoprì di improperi sicuramente non adatti a una donna della sua età, per poi concentrare la sua attenzione (ma non il suo sguardo, fisso sulla strada per evitare incidenti vista la velocità probabilmente illegale a cui stavano andando) sulla donna al suo fianco «A occhio – IMPARA A GUIDARE -» urlò a un altro cocchiere, che rispose con un gestaccio «sono vicino al centro città, se non proprio accanto alla Piazza della Nobiltà… il che è molto male, visto che – AVEVO IO LA PRECEDENZA, BESTIA - » «Decisamente no, Eldred… » «- dicevo, visto che prima che arrivassimo noi il loro piano era quello di far consumare a Malphas quante più persone possibili per qualche motivo. E, guarda tu la nostra solita fortuna, oggi è anche giorno di mercato.»
Lyla sospirò «Mai che ce ne vada bene una… ELDRED L’ANZIANA!»
«L’ABBIAMO GIÀ PASSATA L’ANZIANA!»
«L’ALTRA ANZIANA!»
Il mago notò giusto in tempo l’esistenza della seconda anziana intenta a disturbare la loro corsa folle, riuscendo per miracolo a sterzare appena in tempo da evitarla e non senza l’aiuto di un incantesimo e numerosi improperi.

I tre raggiunsero il limitare della piazza principale di Arcven, la colloquialmente detta “Piazza della Nobiltà” per via delle numerose residenze di famiglie nobili che la circondavano, con una frenata che fece stridere in maniera orribile tutti i complessi e delicati meccanismi della carrozza, ma comunque tutti interi. Lyla saltò giù, aiutando immediatamente Eldred a scendere, mentre Vincent spalancava la portiera e usciva a propria volta, sul volto chiaramente leggibile una pronunciata nausea ma comunque risoluto e pronto a tutto.
A una prima occhiata la piazza sembrava tranquilla, per quanto tranquilla potesse essere in un giorno di mercato, ma Eldred poteva ancora vedere la luce viola impressa nel suo campo visivo: luce che sembrava provenire da sotto di loro.
I quartieri bassi.
Trovare un accesso al dedalo di vicoli e viuzze nascosto sotto Arcven non fu facile, non con tutta le persone che intralciavano loro il cammino e impedivano loro di vedere chiaramente, ma il fatto che Eldred vi avesse vissuto per diciassette anni fu critico: i tre, ignorando le proteste di Vincent, si infilarono in una scala poco più che marcescente nascosta tra una villa e l’altra, iniziando una lunga discesa che si protrasse per quasi due minuti.
Cinque minuti dopo, immersi completamente nel caratteristico odore dei quartieri bassi e impegnati in un’ossessiva caccia alla luce, che non si era mossa di un millimetro da quando avevano raggiunto la piazza e avevano iniziato la loro discesa, Eldred trasalì.
La luce violetta aveva perso d’intensità.
Uno dei due Maghi era morto.
Ignorando i suoi due compagni, e sopratutto il dolore lancinante che immediatamente gli attanagliò la gamba, Eldred si lanciò in uno scatto disperato verso la direzione dei due, mentre la luce nel suo campo visivo si faceva sempre più fioca, indicando che anche al secondo cospiratore non rimaneva più molto tempo al di qua del Velo.
Finalmente, dopo un ultimo incessante minuto di corsa disperata, Eldred si trovò davanti una porta di legno particolarmente solida e di buona fattura, che poco c’entrava con l’ambiente in cui si trovava: una singola parola in Demonico dopo, e la porta fu staccata dai cardini e mandata a impattare contro il muro dall’altra parte della stanza.
La prima cosa che arrivò ai sensi di Eldred fu l’odore metallico del sangue, ancora prima del cadavere disteso a poca distanza dall’uscio: cadavere che, poté confermare Eldred con una brevissima analisi, era stato quasi completamente dissanguato… eccezion fatta per lo squarcio sul collo da cui Malphas era probabilmente uscito o entrato e che aveva causato la ben misera pozza di sangue su cui l’uomo era riverso.
Un rantolio, e l’arrivo di due sconvolti Lyla e Vincent, distolsero l’attenzione di Eldred dal cadavere: come confermato dalla luce che ancora pulsava di violetto, l’altro Mago era ancora vivo, seppur a fatica.
Eldred lo raggiunse, afferrandogli il colletto della camicia e tirandolo su in modo da poterlo guardare negli occhi «Dov’è Malphas?» ringhiò, sul volto chiaramente leggibile un’espressione che lasciava ben poco spazio alla pietà.
L’altro aprì la bocca, tossendogli sangue sulle braccia, prima di rispondere con un sospiro «Piazza… distruggere… Velo… »
Eldred lo scosse, furioso «Il Velo? Verstael vuole distruggere il Velo? Ma è impossibile, nulla potrebbe avere il potere necessario per-»
La realizzazione lo colpì. Ecco perché Malphas era stato indiscriminato nelle sue uccisioni, ecco perché si era rivoltato contro quelli che erano stati i suoi complici, ecco perché fondere un umano e un Demone invece che utilizzare un Demone “normale”. Stava diventando sempre più potente, ben oltre i normali limiti di un essere al di là del Velo, per poter realizzare ciò che nessuno in secoli era mai riuscito a compiere: distruggere il Velo e riportare il mondo allo stato precedente, quando i Demoni potevano muoversi e agire liberamente tra i due mondi.
Eldred lanciò via l’ormai morente Mago, incurante di ciò che gli sarebbe accaduto, e si girò verso Lyla e Vincent, che sembravano tanto inorriditi quanto lui dalle implicazioni portate dalle parole che avevano sentito «Dobbiamo muoverci, ma prima di tutto… Grazie. Grazie per avermi seguito fin qui.»
Vincent sollevò un sopracciglio, confuso, mentre Lyla si limitò a fissarlo, sul volto l’espressione di chi vorrebbe protestare ma sa che sarebbe inutile «Non avrei potuto farcela senza di voi,» continuò Eldred «e per questo, devo chiedervi un’ultima cosa. Dovete, oltre a cercare di evacuare quanta più gente possibile, preparare un circolo intorno alla piazza. Più grande lo fate, più efficace sarà. Per favore,» aggiunse vedendo Vincent cercare di ribattere «un circolo di contenimento è tutto ciò che vi chiedo. Avete visto entrambi i miei appunti, sapete come si fa. Per favore… per favore.»
«E tu?» chiese Lyla, al che Eldred rispose con un sorriso stanco e un occhiolino «Io ho ovviamente il posto da protagonista; Malphas ha ancora un conto in sospeso con me che sono sicuro vorrà farmi pagare nella maniera più dolorosa possibile.» il sorriso si trasformò in una smorfia dolorante e il volto di Eldred si drenò di ogni colore mentre tutto lo sforzo che aveva esercitato sulla gamba malconcia tornava a farsi sentire una volta scemata l’adrenalina. Il Mago si limitò a stringere il bastone finché le nocche non gli divennero bianche, a digrignare i denti e a iniziare a muoversi, seguito a ruota dall’Arcimaga e dal suo assistente.

Ogni gradino che li avvicinava verso la piazza, e Malphas, fu un’agonia per Eldred, con la gamba che minacciava di cedergli a ogni passo. Ma in qualche modo resistette, solo per accasciarsi contro un muro non appena l’aria della città gli invase i polmoni e il sole lo costrminse a chiudere gli occhi ormai abituati alla penombra dei quartieri bassi.
«Signore? Si sente bene?» chiese un poliziotto, avvicinandosi. Eldred gli fece un cenno d’assenso con la mano, prima di rialzarsi facendo forza sul bastone «Dovete evacuare tutti,» riuscì a rantolare, dirigendosi verso la parte più centrale della piazza «parli con Lyla e Vincent, organizzatevi… ma non voglio nessuno in piazza. C’è un Demone a piede libero.»
Il poliziotto sbiancò prima di girarsi verso la donna, che subito prese la parola «Arcimaga Lyla Marshall, Accademia di Roxmore. Il mio collega ha ragione, dobbiamo-»

Il resto delle parole di Lyla si persero tra il vociare della folla mentre Eldred avanzava, sempre più a fatica. Un paio di volte perse quasi la presa sul bastone, tanto le sue mani erano madide di sudore, ma riuscì sempre a rimanere in piedi, avanzando lentamente ma inesorabilmente. Ai lati del suo campo visivo poteva vedere la piazza svuotarsi, con poliziotti che convincevano più o meno educatamente compratori e venditori che era meglio abbandonare ciò che stavano facendo in quel momento, e sorrise. Lyla e Vincent stavano facendo la loro parte… ora toccava a lui.
Quando finalmente raggiunse il centro della piazza, marcato dal simbolo della città in rilievo in mattoni dorati, era rimasto da solo. Girando la testa poteva vedere Vincent tracciare il circolo e Lyla iniziare a prendere le precauzioni che prendeva ogni volta che doveva lanciare un incantesimo di tale portata. Sorrise di nuovo, asciugandosi il sudore dalla fronte e dalle mani e raddrizzando la schiena.
«MALPHAS!» tuonò, rivolto apparentemente verso il nulla «Esci allo scoperto, razza di schifoso abominio! Ti ho sconfitto una volta e intendo farlo di nuovo!»
Un tuono a ciel sereno scosse la piazza mentre il mezzo-demone gli appariva davanti. Malphas aveva perso la maschera, rivelando sotto di essa soltanto un turbinio di nebbia, come guardare dall’alto un vortice, accompagnato da due penetranti occhi rossi che spiccavano come carboni ardenti nel nero della notte.
«Eldred Quinn,» rispose l’ibrido, freddo, ed Eldred non poté non rabbrividire davanti a quelle parole così semplici ma allo stesso tempo cariche di malizia e disgusto «sapevo saresti arrivato.»
Eldred lanciò una breve occhiata verso Lyla e Vincent, trovandoli ancora indaffarati nei preparativi, prima di rispondere «So cosa vuoi fare,» rispose alle parole della creatura, fissandolo in quei suoi occhi fiammeggianti «credi davvero di riuscirci? Il Velo è stato creato appositamente per resistere a Demoni ben più potenti di te.»
Malphas sembrò ridere di lui «Questo è vero,» ammise, il tono carico di supponenza «ma i creatori del Velo non potevano prevedere me. Non potevano capacitarsi del fatto che qualcuno riuscisse nell’impossibile, fondesse materiale e immateriale, umano e Demone.» fece una pausa «Ero un Mago, prima del rituale. Non ho mai studiato a Roxmore, ma ciononostante ho ricevuto la mia educazione, e con essa il mio potere è cresciuto. Il potere nelle mie mani si è unito a quello del Demone con cui mi sono fuso, ed è stato ulteriormente accresciuto dal sangue di coloro che ho divorato… compresi, in ultimo, i miei due originali complici. Ma non è importante… avevano terminato il loro ruolo.»
«Anche così, però,» rispose Eldred, mentre poteva sentire nell’aria l’energia che accompagnava un rituale di tale intensità. Anche Malphas sembrò notare che stava succedendo qualcosa, ma rimase chissà perché con lo sguardo fisso su Eldred «il tuo potere non è sufficiente. O sbaglio?»
«Non sbagli, Eldred Quinn,» rispose il Demone, serafico «ma questo è il motivo per cui ciò che volevo fare non era consumare il sangue e la vita dei cittadini di Arcven.» Eldred spalancò gli occhi. Non voleva forse… «Leggo la realizzazione nei tuoi occhi, Eldred Quinn» lo schernì Malphas «Dovevano essere dei sacrifici… Sacrifici per chiamare su questo piano Lord Verstael, il Verme degli Abissi, il Drago delle Ombre! Chiamarlo e far in modo che le nostre forze, combinate, potessero distruggere quell’abominazione che voi sciocchi chiamate Velo!»
Eldred strinse gli occhi. C’era comunque qualcosa che non tornava nel ragionamento, ma si costrinse a ignorare quella sensazione: Malphas si era alzato a mezz’aria, ogni parvenza di umanità abbandonata per diventare ciò che Eldred riuscì a riconoscere unicamente come una vera e propria tempesta in miniatura.
«Tu, Eldred Quinn,» tuonò la voce del Demone, rimbombando per la piazza «tu sarai il mio sacrificio!»
Eldred fece appena in tempo a lanciarsi di lato prima che un fulmine, uno vero e non un costrutto di nebbia, piovesse nel luogo dove si trovava fino a mezzo secondo prima. A terra fu costretto a rotolare via, schivando una seconda scarica elettrica, e poi una terza, una quarta, una quinta. Solo lì riuscì a rialzarsi, trovandosi però bersagliato dalla pavimentazione della piazza, che stava venendo sollevata e lanciata contro di lui dai venti ormai sotto il pieno controllo di Malphas.
Distrusse il primo proiettile con un incantesimo, il secondo colpendolo con il bastone che esplose in mille frammenti a propria volta; i successivi lo costrinsero a correre come un ratto, ignorando il dolore alla gamba. Quando la sassaiola fu terminata, ed Eldred poté finalmente riprendere fiato, si rese conto di non avere più molto tempo. Il suo fiato era corto, i muscoli gli bruciavano, la gamba malandata sembrava sul punto di collassare nuovamente e, soprattutto, non aveva modo di contrastare Malphas né di respingere l’assalto continuo a cui il mezzo-demone lo sottoponeva.
Poi, finalmente, la voce di Vincent squarciò l’assordante ululato del vento intorno a lui.
«ELDRED! IL CIRCOLO È ATTIVO!»

Nonostante le circostanze e ciò che stava per fare, Eldred sorrise. Si erse nuovamente in piedi, la schiena dritta, nel momento esatto in cui poteva vedere un costrutto di nebbia dirigersi verso di lui con l’intenzione di impalarlo.
«Verstael, Verme degli Abissi, Drago delle Ombre!» chiamò, in Demonico, «In nome del patto che ci lega, IO, ELDRED QUINN, TI INVOCO!»
Tutto si fece grigio.
Eldred provò a muoversi, ma si rese conto di non potere. Anche lo spuntone creato da Malphas era fermo a mezz’aria, immobile, a pochissimo dal suo petto.
E un paio di familiari occhi rossi, simili ma indiscutibilmente diversi da quelli di Malphas lo stavano fissando poco distante.
«Oh, per il Velo,» lo schernì Verstael, gli occhi pieni di ironia e soddisfazione, e il tono traboccante di compiacimento «che invocazione solenne, addirittura con entrambi i miei titoli.»
Nonostante gli occhi rimanessero fissi, la voce del Demone sembrò girargli attorno «Dimmi un po’, Eldred» gli sibilò nell’orecchio «cosa vuoi dal tuo vecchio amico?»
Avesse potuto, Eldred gli avrebbe tirato un pugno. Si limitò però a un semplice «Il tuo aiuto.»
«Il mio aiuto? Mh… e per fare cosa, nello specifico?»
«Elimina Malphas.»
La risata del Demone riempì il tempo fermo «Oh, questa si che è una richiesta ardita. E perché mai dovrei farlo? Sta eseguendo i miei ordini, ti ricordo. Cosa mi offri, Eldred caro?»
«Il mio corpo.» si forzò Eldred a rispondere «per un anno, senza porre limiti alla tua potenza, a partire dal momento della morte di Malphas.»
Gli occhi rossi di Verstael sembrarono soddisfatti «Accetto, Eldred. Ma… sapavo mi avresti chiamato. Te l’ho già detto, no? “Arriverà un giorno in cui mi chiamerai per la terza volta, un giorno in cui la possibilità di fallire e le conseguenze del fallimento ti sembreranno insormontabili”; e, come preannunciato, sono qui a raccogliere la tua offerta.»
Gli occhi rossi sparirono, ma la voce del Demone si si fece ben più profonda, più vicina, più reale «Onorerò i termini di questo contratto,» disse Verstael, mentre il mondo riacquisiva lentamente colore «e presto tu farai lo stesso.»

Quando Eldred riuscì nuovamente a muoversi, il proiettile diretto verso il suo petto era svanito, per l’evidente stupore di Malphas.
Il Demone non riuscì a stupirsi per molto, tuttavia, perché immediatamente quella che sembrava una macchia d’inchiostro lasciata cadere in acqua iniziò ad allargarsi sotto di lui. Nera una notte senza luna, perfino la luce del sole sembrava venir catturata al suo interno.
«Lord Verstael?» chiese Malphas, prima confuso e successivamente sempre più nel panico «No… l’offerta non è ancora stata fatta! Non dovreste essere qui! TU!» urlò verso Eldred «Cos’hai fatto… COS’HAI FATTO ELDRED QUI-»
Non riuscì a completare la frase: ciò che poteva essere descritto unicamente come un vero e proprio drago emerse dalla pozza d’inchiostro, ingoiando la tempesta che era stata Malphas in un singolo morso. Era una creatura colossale, grande quasi quanto l’interezza della piazza, le ali talmente massicce da bloccare il sole; le sue scaglie erano come quelle di un serpente, nere come l’onice, e sembravano assorbire la luce anziché rifletterla. Anche la testa e il collo avevano qualcosa di serpentino, ma le loro fattezze erano indiscutibilmente simili alla cicatrice che Eldred portava sulla schiena.
«Il tuo desiderio è compiuto, Eldred,» la voce di Verstael gli rimbombò nella testa mentre il drago abbassava il collo fino a poterlo guardare negli occhi «ora onora il patto.»
Eldred deglutì e, lentamente, appoggiò la mano destra sul muso della creatura. L’ultima cosa che sentì, prima di cadere in ginocchio vedendo il drago svanire, fu l’urlo di Lyla.

Quando riaprì gli occhi, Eldred si trovò stranamente ancora in controllo. Sapeva che non fosse passato un anno, perché si trovava ancora nella Piazza della Nobiltà con una gamba rotta e al centro di un circolo. Provò a muovere un passo in avanti: il suo corpo gli obbedì a fatica, come se qualcosa dentro di lui stesse lottando per il controllo.
Cosa che era vera, d’altronde.
«SPIEGATI IMMEDIATAMENTE!» tuonò, dentro la sua testa, Verstael «SEI OBBLIGATO A ONORARE I TERMINI DEL PATTO!»
«Ed è ciò che ho intenzione di fare,» rispose Eldred, mentre un passo alla volta lo portava sempre più vicino al limite del circolo, dove si trovavano Lyla e Vincent «ti lascerò il mio corpo per un anno. Solo, tu sarai qui dentro, incapace di fare qualsiasi cosa. Solo, prima devo fare i dovuti addii.»
Aveva finalmente raggiunto i due. Vincent lo stava guardando stupefatto, mentre Lyla aveva sul volto un’espressione tradita e addolorata «Come hai potuto… » iniziò la donna, palesemente sul punto di piangere «Avevi detto di avere una soluzione! Questa non è una soluzione! Hai venduto il tuo corpo a un Demone!»
«Per un anno.» Eldred avrebbe voluto prenderle le mani, ma non poteva distruggere il circolo «Un anno che dovrò passare qui dentro. Mandate periodicamente qualcuno a rinforzare il circolo, possibilmente qualcuno che mi detesta come Rufus, così non sarà tentato di liberarmi. Non dovrei avere problemi di cibo, Verstael non mi lascerà morire. A tra un anno.» concluse, prima di voltare le spalle e iniziare ad allontanarsi.
«Tu sei un uomo fin troppo sicuro di te, Eldred Quinn.» fece la voce di Verstael nella sua testa. Il tono soddisfatto del Demone mise immediatamente in allarme Eldred «Tu credi davvero che un semplice circolo possa contenermi? Quando tu stesso hai specificato, nel contratto, che avrei abitato il tuo corpo al pieno della mia potenza?»
La realizzazione, e immediatamente dopo il terrore, si impadronirono di Eldred. Aveva fallito di nuovo. Non c’era nulla che potesse fare per fermare Verstael, ed era stata tutta colpa sua.
O forse…
Forse qualcosa c’era.
Eldred tornò a fissare Vincent e Lyla e, ignorando il dolore e la crescente sensazione che ilo suo corpo non gli appartenesse, li raggiunse il più velocemente possibile. Senza dire una parola, afferrò le mani di Lyla, interrompendo il circolo.
La donna provò a protestare, ma Eldred le fece un occhiolino «Il mio piano è fallito di nuovo,» iniziò, mentre sentiva la cicatrice bruciare come nel momento in cui era stata creata e iniziava a raggruppare l’energia necessaria per l’incantesimo «ma questo… questo è a prova di tutto. E mi permette di… prendere due piccioni con una fava, per così dire.»
Eldred si schiarì la voce, sotto lo sguardo mentale sempre più curioso di Verstael, e iniziò a declamare in Demonico, con alcune modifiche, l’incantesimo che aveva speso numerose notti insonni a perfezionare, diciassette anni prima.
«Io, Mago dal sangue e Demone dal patto, rinuncio al mio potere. Rinuncio al mio diritto di sangue, rinuncio al mio diritto di patto. Rinuncio affinché il mio dono possa risanare ciò che è rotto. Rinuncio affinché il mio dono possa ricucire ciò che è strappato. Rinuncio affinché il mio dono possa guarire ciò che è malato.
Io, mago dal sangue e Demone dal patto, rinuncio al Velo.»
Le sue mani, immediatamente, iniziarono a brillare, così come quelle di Lyla. La luce si estese prima alle loro braccia, poi al resto del corpo, finché non parvero due fiamme dello stesso fuoco, avvolti insieme.
«Eldred… » cercò di iniziare Lyla, ma lui scosse la testa «Non iniziare. Era l’unico modo… e, onestamente? Per quanto mi piaccia essere un Mago, mi ha creato più problemi che altro.»
I due rimasero in silenzio, fissandosi negli occhi, Eldred sordo alle proteste e alle grida di Verstael che, lo sapeva benissimo, stava venendo consumato assieme alla connessione con il Velo di Eldred per dare all’incantesimo abbastanza forza da poter finalmente guarire Lyla.
Passarono cinque minuti così, mani giunte e in silenzio, prima che le urla del demone cessassero. Eldred, gli occhi carichi di lacrime, sorrise.
Il silenzio non era mai stato così bello.


Epilogo

Vincent Reid, Arcimago, esitò prima di entrare nella cripta sotto Roxmore. Erano ormai passati quasi settant’anni da quella fatidica notte, in cui lui e Eldred erano stati attaccati da misteriosi figuri al soldo di un Demone, ma da quel momento un’ansia l’aveva accompagnato ogni volta che varcava quella soglia. Era anche ora la perdesse, pensò mentre scendeva gli scalini con l’aiuto del suo bastone, visto che a novant’anni suonati anche lui avrebbe presto riposato in un sarcofago di pietra.
Il breve tragitto, che comunque lo lasciò senza fiato, lo portò esattamente dove voleva essere: davanti a una tomba singolare, l’unica nella cripta a presentare non una ma ben due statue. Un uomo e una donna, entrambi rappresentati con l’aspetto che avevano avuto in quel fatidico giorno di sessantasei anni prima.
Vincent sorrise, passando una mano sull’iscrizione del sarcofago. Eldred Quinn, Arcimago ad Honorem, e Lyla Marshall, Arcimaga recitava, i due uniti anche nella tomba.
Il Mago si lasciò andare ai ricordi di ciò che era successo subito sopo la sconfitta di Malphas e Verstael. Eldred aveva sacrificato la propria connessione con il Velo, perdendo per sempre la capacità magica, per guarire Lyla dalla Sindrome del Velo Instabile. Un gesto nobile, che i Teurghi avevano giudicato degno, nonostante Eldred non volesse, del titolo di Arcimago ad Honorem.
Non che l’ex-mago avesse abbandonato l’Accademia, oh no. Nonostante la perdita di ogni potere era comunque rimasto, prima come “ospite” di Lyla e dopo qualche anno come vero e proprio marito.
Vincent si lasciò andare a un sospiro «Ci si vede presto, voi due.» sussurrò, prima di voltare le spalle e uscire dalla cripta.
 
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view post Posted on 15/1/2024, 03:30
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Dopo una vita riposto sul mio stesso topic, lol faccio schifo, ma intanto è qualcosa :sisi:

Una versione romanzata e imbellettata del momento in cui il mio pg di Pathfinder, venerdì scorso, è finalmente diventato Lich (romanzata e imbellettata perché la sessione era ben oltre il limite massimo per via di una fight e quindi me la sono sbrigata con "ok, faccio il rituale, poi magari lo scrivo più in dettaglio" e, beh, questo è suddetto "lo scrivo più in dettaglio")

Cittadella Altarein, 12 Abadius 4719. Ore 2:00.

Moros, cercando di essere il più silenzioso possibile nonostante l’anticipazione e la paura che attanagliavano il suo corpo e l’ansia che gli contorceva lo stomaco, si mosse come un fantasma nell’addormentata fortezza.
Il tragitto che doveva compiere per raggiungere la sua destinazione, la camera di Darryl, non era lungo, ma l’avrebbe costretto a passare davanti a luoghi i cui inquilini non aveva la benché minima voglia di disturbare – per dirne una, Anastasia.
Sperava, inoltre, che il loro chierico fosse ancora cosciente nonostante la serata passata a festeggiare la vittoria conseguita contro il vampiro Leofric van Richten… suo padre, almeno biologicamente, nonché ultimo pezzo mancante per il rituale che aveva intenzione di compiere da lì a poco tempo.
Moros sorrise nel ripensare al momento in cui il suo incantesimo aveva finalmente messo fine alla vita dell’indebolito vampiro – indebolito dai suoi compagni, certamente, ma l’onore dell’ultimo colpo era stato suo, esattamente come doveva essere. Il legame di sangue che lo connetteva all’ingrediente, una delle zanne del vampiro, era forte, ma il legame di morte creatosi con quell’ultimo colpo sarebbe stato ancora più forte.
Finalmente giunto dinanzi alla porta del chierico di Cayden, il Dhampir bussò un paio di volte, ricevendo dopo non molto tempo un flebile «Chi è?» di risposta. «Moros,» rispose lui, a malapena capace di contenere l’eccitazione nella sua voce «posso entrare?» chiese. La risposta positiva, seppur confusa, dell’altro non si fece attendere, e finalmente lo stregone varcò la soglia della camera del compagno, trovandolo in abiti da notte e palesemente ancora stordito dal sonno… ma non particolarmente ubriaco, il che era perfetto.
«Moros?» chiese Darryl, la voce ancora impastata visto il brusco risveglio «Siamo nel cuore della notte, perché sei ancora in piedi? E, soprattutto,» aggiunse, notando in quel momento che il giovane van Richten non indossava i suoi soliti abiti nobiliari ma bensì una lunga tunica nera «perché il cambio di stile? O quello è il tuo pigiama?» scherzò, ma la risatagli morì in gola davanti al volto serio dell’altro.
«Spero di non averti disturbato… troppo, ecco,» iniziò Moros «ma ho veramente un estremo bisogno del tuo aiuto, Darryl. Sei l’unico, qui dentro, capace di darmi una mano con quello che ho in programma per stanotte… nonché l’unico capace di porre rimedio a eventuali errori. Ti prego, seguimi. Per favore.» le parole uscirono di getto dalla bocca del Dhampir, ignorando qualsiasi preparativo lui avesse fatto per quel discorso, in maniera quasi implorante. Il chierico si sentì immediatamente più sveglio, i suoi sensi come revitalizzati dal tono usato dal compagno, la mente piena di congetture e paure.
«Va bene,» si trovò a dire, quasi senza pensarci «ma dovrai spiegarmi bene cos’hai in mente, perché il tono di questa conversazione non mi piace per nulla.»
Moros sorrise «Tra pochissimo ti spiegherò tutto, non temere… Ma dobbiamo sbrigarci. Il momento perfetto si avvicina inesorabilmente – ah, cerca di non svegliare Anastasia o Kamal, mentre passiamo. Soprattutto Anastasia, direi. Non che abbia intenzione di fare nulla di illegale,» continuò, ormai incapace di tenere a freno la lingua mentre i due camminavano spediti attraverso i corridoi della fortezza diretti verso il seminterrato dove lo stregone aveva le sue stanze «ma non credo approverebbe in pieno. O magari sì, non lo so, ma meglio non rischiare.»

I due raggiunsero finalmente la loro destinazione: come Darryl aveva iniziato a sospettare durante il tragitto, il laboratorio di necromanzia che Moros aveva allestito in una delle stanze adiacenti alla sua camera da letto.
«Potevo immaginare saremmo finiti qui,» iniziò il chierico, appoggiando la schiena contro uno dei muri, rilassato ma comunque vigile. L’aria della stanza era talmente satura di energia del Vuoto che persino respirare provocava un fastidioso bruciore alla gola, ma Moros sembrava essere al pieno delle forze. Comprensibile, ragionò Darryl, vista la sua natura parzialmente non-morta. «che vuoi fare, quindi? Creare un qualche non-morto sperimentale? Nulla che riguardi gli scheletri Hellknight, spero.»
«In un certo senso sì, si tratta di un “non-morto sperimentale”, ma nulla che riguardi i cadaveri poco lontani. No… per questo esperimento sono io la cavia, se così possiamo chiamarla.»
Moros poteva sentire delle rotelle girare nella testa di Darryl, giungendo lentamente all’ovvia conclusione, mentre il Dhampir estraeva da una delle tasche interne una lunga zanna intagliata con rune e simboli arcani… Zanna che il chierico non mancò di riconoscere come quella che Morors aveva strappato al drago serpentino che avevano eliminato con facilità nella giungla del Mwagi e la cui testa impagliata e mancante di un dente adornava l’ingresso della loro fortezza.
«Moros, per favore, dimmi che stai scherzando e questa e una vendetta per tutte le volte che ho minacciato di lanciarti Guarigione addosso. Per favore.» lo implorò Darryl, mentre osservava il compagno finire di tracciare alcuni simboli nel circolo che adornava il pavimento.
«Nessuno scherzo, temo,» rispose l’altro, il volto una maschera di serietà «questo rituale ha esattamente lo scopo che credi abbia: se andrà a buon fine, mi renderà un Lich. Ora, lasciami anticipare la tua domanda: mi chiederai sicuramente perché io stia facendo qualcosa di simile.» il Dhampir sospirò, stanco «Durante il combattimento con quella Gnoll, Laslunn, sono stato fin troppo vicino a incontrare Pharasma definitivamente – un risultato che, come puoi bene immaginare, non sarebbe gioioso per me. Non solo violo e continuo a violare la sua prima e più importante direttiva, quella di non creare non-morti, ma sono stato per molto tempo, seppur controvoglia, un membro della Chiesa di Urgathoa, quella che potremmo definire la sua peggior nemica. Le possibilità di un giudizio positivo da parte della Signora delle Tombe sono assai poche, lo ammetto candidamente… né potrei contare sull’aiuto di qualche divinità o entità Esterna favorevole alla non-morte, come la Pallida Principessa o Colui che Mastica, visto che ricorderai benissimo che ho fatto ripetuto uso dei loro servitori più fidati.»
«E quindi la via del Lich?»
«E quindi la via del Lich.» rispose Moros, candido «Visto che la morte sarebbe alquanto sconveniente per me, scelgo di non morire. Rigetto il giudizio di Pharasma e allo stesso modo rigetto l’autorità che Urgathoa ha sui non-morti: vivrò, se così si può dire, la mia non-vita solo per me – dopo che avremo distrutto Dahak e la Triade, ovviamente.»
«E io che c’entro in tutto questo?» chiese Darryl, stringendo il simbolo di Cayden fino a che le nocche non furono bianche come l’osso intagliato che Moros stava tenendo in mano «Dubito tu mi abbia portato qui solo come tuo testimone.»
«Dubiti bene,» rispose l’altro, posizionatosi al centro del circolo «ti ho chiamato affinché tu… potessi farmi da esecutore, nel caso qualcosa non vada per il verso giusto. Il mio rituale è teoricamente perfetto, ma in pratica è sempre necessario aspettarsi l’inaspettato: se al termine di esso non dovessi divenire un Lich, oppure se divenissi un Lich ma dimostrassi di non essere più me stesso… vorrei che tu mi uccidessi. Definitivamente.» Moros fece una pausa, guardando l’altro negli occhi «Accetti?»
Darryl si limitò a deglutire e annuire.
Moros si lasciò andare a un sospiro soddisfatto «Sapevo di poter contare su di te, Darryl. Sono fieri di avervi chiamati i miei “compagni” quando siete rimasti al mio fianco per affrontare mio padre, davvero.»

Il rituale ebbe finalmente inizio. Moros, la tunica abbassata fino al fianco mettendo in mostra lo scarno petto e la pelle ancor più pallida del normale, iniziò una lunga e monotona cantilena in Necril, la lingua dei non-morti, mentre percorreva il circolo da lui tracciato in senso prima orario e poi antiorario, muovendo la zanna in aria come se fosse un pennello e stesse tracciando invisibili simboli con essa. A giudicare dall’intonazione della cantilena, almeno alle profane orecchie di Darryl, sembrava quasi che il Dhampir stesse raccontando una storia.
Dopo oltre mezz’ora, il rituale raggiunse finalmente il suo zenit: fermo al centro perfetto del cerchio, dopo averlo percorso tredici volte tra le due direzioni, Moros aumentò sempre più il volume della sua cantilena, mentre una nebbia nerastra si addensava a livello del pavimento. La voce dello stregone si fece sempre più alta, sempre più alta, finché non cessò d’improvviso. Moros sorrise, prima di afferrare la zanna con entrambe le mani e piantarsela al centro del petto.
Il dente penerò per quasi metà della sua lunghezza le carni del giovane, ma lui non emise un suono: anzi, Darryl poteva vederlo bene, sembrava addirittura estatico. Dopo pochissimo, qualcosa accadde: venature nere iniziarono a espandersi dal punto di contatto, seguite dopo meno di un secondo dall’ingrigirsi della pelle del Dhampir – pelle che immediatamente iniziò a disintegrarsi in finissima polvere, ben preso mescolata alla nebbia grigia.
Il processo impiegò quasi due minuti, tempo in cui sia Moros che darryl rimasero perfettamente immobili, uno per l’estasi e l’altro per il terrore: quando finalmente la nebbia grigia si disperse e i due abbandonarono il loro rigore, la zanna – o per meglio dire il neo-creato filatterio – brillava di una luce sinistra e al posto di Moros stava uno scheletro dalle ossa cineree.
Lo scheletro, Moros, silenziosamente tirò su la tunica, coprendo le ossa con il tessuto nero – eccezion fatta per il teschio ghignante, che rimase ben visibile al chierico.
«Moros?» chiamò Darryl, silenziosamente caricando un incantesimo Vitale e preparandosi al peggio «Sei ancora tu?»
Il Lich si girò a guardarlo e, seppur il teschio scarnificato non potesse assumere espressioni, Darryl era convinto che stesse sorridendo «Si, Darryl,» rispose, la voce proveniente da chissà dove ma ciononostante completamente identica a quella che Moros aveva avuto fino a relativamente poco prima «sono ancora io.»


Lo so che manca di contesto e tutto quanto, don't @ me, questo è il mio topic e faccio quello che voglio tiè


Edited by Shi no Tenshi - 16/3/2024, 03:16
 
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view post Posted on 15/1/2024, 13:51
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And remember, a headshot is always a lethal takedown

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Nonostante sia il tuo topic, se suddividi meglio in paragrafi il racconto forse è più semplice da leggere :rotfl:

Hai vinto la rottura di palle
 
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view post Posted on 15/1/2024, 14:45
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Fanboy della Morte

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Il problema è che quando lo scrivo su Word è diviso in paragrafi, ma chissà perché forumfree mi compatta il testo :sisi: prima o poi aggiusterò
 
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