| Il capitolo 5 di FOG non è ancora finito, perché faccio schifo, ma mi fa brutto pensare che sono tre mesi che non posto nulla su questo topic e quindi beccatevi la prima parte per fare numero (spero entro fine luglio di finire il capitolo completo, che è anche uno degli ultimi, ma chissà)Ecco il capitolo completo, maronn è stato un parto ma dai che il sesto è l'ultimo «Via dalla finestra!» urlò Eldred, prima di lanciare un incantesimo e attirare a sé Lyla mentre vedeva Vincent lanciarsi a terra. Fece appena in tempo a cadere all’indietro e rintanarsi sotto la linea della scrivania, l’Arcimaga stretta al petto, prima che la finestra circolare che adornava l’ufficio della donna esplodesse verso l’interno, lanciando frammenti di vetro, legno e metallo nella direzione fino a qualche secondo prima occupata dai tre. Lyla, Vincent ed Eldred si rimisero in piedi, giusto in tempo per osservare il banco di nebbia che poco prima avevano osservato addensarsi davanti alla finestra entrare nella stanza e raggrupparsi in una forma verticale, per poi dissiparsi facendo apparire la ormai a loro familiare figura di Malphas, l’uomo fuso con un Demone. «Ma buonasera!» esordì lui «Vi avevo detto che ci saremmo rincontrati, Eldred, Vincent… Ah, lei dev’essere l’Arcimaga, Lyla Marshall. Incantato.» concluse, piegando il corpo nella ridicola parodia di un estremamente esagerato inchino. Lyla, dal canto suo, non perse tempo: estratte la bacchetta d’ebano, il regalo di Eldred, e la puntò contro la creatura. Dopo una breve parola arcana un torrente di fuoco si generò dalla punta cristallina dell’oggetto, andando a colpire in pieno la creatura… che sostenne l’incantesimo senza un singolo verso per l’interezza dei quasi cinque secondi per cui l’Arcimaga lo mantenne attivo, prima di piegarsi a metà, la fronte madida di sudore. «Lyla!» urlò Eldred, raggiungendola immediatamente per sostenerla, mentre Malphas si abbandonava a una risata estremamente acuta «Non serve che sprechiate le vostre forze. La procedura compiuta su questo corpo ci ha resi impervi a tutto ciò che potete tentare. Non avete altra scelta se non arrendervi e sperare in una morte veloce… perché non sarà indolore, siatene sicuri.» Malphas agitò un braccio, come a voler scacciate delle immaginarie mosche, e la nebbia si raccolse sopra la sua testa, prima di solidificarsi in numerosi proiettili appuntiti, quasi come degli spuntoni di nebbia, che si diressero ad alta velocità verso Eldred e Lyla. Il rinnegato alzò una mano, ma si rese immediatamente conto che non avrebbe fatto in tempo a lanciare nessun incantesimo: i proiettili erano troppo veloci. Per loro fortuna, Vincent fu più veloce: con un veloce incantesimo il mago innalzò il pavimento davanti a loro, creando un muro sul quale impattarono i proiettili. «Vincent!» gli urlò Eldred, la voce segnata dalla fretta «Prendi Lyla e andate al sicuro!» continuò, affidando la donna a malapena cosciente al suo assistente «Ci penserò io a distrarlo.» «Distrarmi?» chiese Malphas, ignorando Vincent che si era caricato Lyla in spalla e a fatica la stava trascinando fuori «Eldred, devo per caso ricordarti che l’Arcimaga mi ha appena scatenato contro un torrente di fiamme e io ne sono stato intoccato? Come pensi, di grazia, di distrarmi?» «Parliamo.» rispose Eldred, gli occhi che scandagliavano la stanza alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa, potesse aiutarlo a respingere o comunque rallentare l’ibrido «Sarai anche la fusione di un umano e di un Demone, ma sicuramente chiunque ti abbia creato non aveva la conoscenza che ho io. Posso offrirtela, in cambio di qualche informazione a tua volta, tanto stai comunque per uccidermi, no? Soddisfa almeno la mia curiosità prima di farlo, dai.» Incredibilmente, Malphas sembrò contemplare l’idea per un secondo, prima di scuotere la testa «No, non credo lo farò.» rispose, allungando un braccio davanti a sé e spedendo una specie di tentacolo fatto di nebbia verso Eldred, che ritrovò costretto a lanciarsi verso la propria sinistra per evitarlo, atterrando prono. «Ne sei sicuro?» urlò, rialzandosi in tempo per evitare un secondo colpo da parte del mezzo-demone «Non sei in controllo quanto credi, sappilo!» Quelle parole sembrarono sortire l’effetto desiderato: Malphas fermò il proprio attacco a mezz’aria, piegando lateralmente la testa come un cane confuso «Spiegati,» grugnì «in fretta.» Eldred si alzò nuovamente in piedi, avvicinandosi alla scrivania ormai distrutta «Vedi,» iniziò, afferrando carta e penna e iniziando a disegnare quello che all’ibrido parve una specie di diagramma che non capì benissimo «tu sei speciale. L’essere un’unione tra umano e demone ti ha garantito numerosi vantaggi, tra cui il fatto che il tuo corpo sia effettivamente fatto di nebbia e pertanto immune a praticamente ogni tentativo di danneggiarti. Il fatto che tu sia umano, poi, ti lascia grande controllo sulle tue azioni… ma qui entra in gioco il tuo malus più grande: non è un controllo completo. Il demone con cui sei fuso è ancora legato a un contratto, quello fatto per evocarlo, e quindi ancora costretto a seguire il volere del mago che l’ha evocato. Pensaci: perché ci stai dando la caccia? Perché sei tu a pensare che noi rappresentiamo una minaccia, anche se non possiamo effettivamente danneggiarti o bandirti, o i tuoi co-cospiratori ti hanno convinto a inseguirci?» Eldred non poteva vedere il volto di Malphas, nascosto com’era dalla maschera a forma di becco, ma poteva essere sicuro che l’essere avesse appena stretto gli occhi, confuso. Doveva approfittarne. «Che poi, perché inseguirci? Non ci hai pensato? Come hai già appurato, non siamo una minaccia per te e non abbiamo idea di chi siano i tuoi alleati, quindi non rappresentiamo una minaccia nemmeno per loro. Forse volevano impedirti di parlare con noi? O, più specificatamente, con me? Probabilmente conosco molto di più sui demoni di loro, potrei insegnarti qualcosa… persino come liberarti del vincolo del contratto.» Eldred smise di scrivere sulla carta, osservando la reazione dell’altro: Malphas rimase immobile per quello che al mago parve un tempo infinito, prima di cessare apparentemente le ostilità e avvicinarsi al mago. «Insegnami come,» ringhiò l’essere di nebbia «e ti lascerò vivere.» «Sarà mio piacere» rispose Eldred, prima di afferrare il foglio su cui aveva continuato a scrivere per tutta la durata del suo discorso e, più velocemente di quanto Malphas si aspettasse, conficcandolo nel petto nebbioso dell’ibrido. Ritirò immediatamente la mano, mentre la “ferita” si rimarginava, il foglio di carta ancora all’interno del petto, e la “pelle” tornava solida. «Ancora?» ruggì Malphas, la voce però segnata da quella che Eldred interpretò come sorpresa e… delusione? Ma non c’era tempo di pensarci, perché il mezzo-demone cercò di afferrarlo, trovandosi però bloccato come da legacci invisibili «Che cos’hai fatto? Cos’era quel foglio?» chiese, mentre Eldred approfittava dell’immobilità della creatura per allontanarsi e dirigersi verso la porta. «Un semplice glifo di interdizione. Non ero nemmeno sicuro che funzionasse, in realtà, ma evidentemente sei più demone che umano. Uh, stavo mentendo quando ho detto che i tuoi “alleati” ti stavano controllando tramite il contratto ma potrebbe essere vero. Guarda tu i casi della vita… oh beh, se dovessimo rincontrarci fammelo sapere, ma spero di no onestamente, addio.» rispose il mago, prima di spalancare la porta e lanciarsi fuori dall’ufficio. Andando a sbattere contro l’ultima persona che avrebbe mai voluto incontrare: Rufus. «Eldred?» farfugliò l’altro uomo, sistemandosi il vestito «Quali sono le tue intenzio- che diamine sta succedendo nell’ufficio? Dov’è l’Arcimaga?» urlò, non appena riuscì a guardare oltre il Rinnegato e osservare il mezzo-demone che, lentamente ma inesorabilmente, stava ricominciando a muoversi. «Rufus! Non lo sai, ma sei la persona perfetta per un compito di vitale importanza» gli sussurrò Eldred, lanciandosi svariate occhiate alle spalle per tutta la durata della frase, ma completamente serio «Voglio che tu vada in tutti i dormitori, in tutte le aule e SOPRATTUTTO in infermeria e dica a tutti di barricare porte e finestre. Se hanno dei Demonologi nella stanza fa sì che inscrivano tutti i glifi di protezione che possono. Se non ne hanno, falli tu o dà loro istruzioni su come fare. Anzi, fa sì che gli studenti spargano la voce tra di loro, non ce la farai mai altrimenti. Quando arrivi all’ultima stanza occupata, chiuditi dentro anche tu e fa la stessa cosa.» Rufus annuì «E tu?» chiese. Eldred, nonostante Malphas fosse quasi libero, sorrise, seppur con un sorriso estremamente tirato «Io lo porterò nei sotterranei. C’è ancora il circolo di pietra nel-» «-sepolcro degli Arcimaghi? Si… vuoi intrappolarlo lì?» Eldred annuì «Quello è il posto con la maggior concentrazione di energia magica di tutta l’Accademia, se c’è un circolo che ha possibilità di reggere – e che non può essere eliminato – è quello. Ora va’, in fretta! È la tua occasione per dimostrare il tuo valore come mio… no, come Teurgo eletto di Demonologia!» Rufus iniziò a correre, diretto verso la scalinata che portava direttamente ai dormitori, e fece appena in tempo a iniziare a scendere che l’incantamento sul glifo ebbe fine, liberando Malphas in tutta la sua furia. Eldred non perse tempo a controllare se la creatura lo stava seguendo, ovviamente voleva vendicarsi della presa in giro e dell’umiliazione subita, e si lanciò lungo gli scalini della scalinata secondaria, lanciando in movimento un veloce incantesimo per creare una piattaforma di aria semi-solida sotto i propri piedi che gli permettesse di “scivolare” invece di scendere le scale una a una e acquisire pertanto maggiore velocità. Era veramente una fortuna che l’ufficio dell’Arcimago avesse un collegamento diretto con la cripta dei vecchi Arcimaghi, pensò Eldred mentre utilizzava un incantesimo per spingersi lateralmente, finendo brevemente a testa in giù sul soffitto, per evitare una scarica di proiettili nebbiosi con cui il suo inseguitore aveva provato a impalarlo. La giustificazione ufficiale, secondo quello che gli aveva detto l’Arcimago Mason oltre vent’anni prima, era affinché l’Arcimago in carica potesse accedere a un circolo permanente e a una riserva quasi inesauribile di energia magica nel caso fosse sorta necessità di difendere l’Accademia… presumibilmente da qualcosa di esterno, ma Eldred non credeva che gli antichi Arcimaghi si sarebbero arrabbiati se avesse usato quell’energia per difendere l’Accademia da qualcosa di interno. «Ehi Malphas!» gridò, infilandosi momentaneamente in un’alcova parzialmente occupata da una statua per schivare l’ennesimo attacco e immediatamente ricominciare la sua frenetica discesa per le fin troppo lunghe scale che collegavano la torre più alta ai sotterranei «Riesci a starmi dietro, si? Niente fiatone? Anche se, considerando che sei fatto di nebbia, respiri? Se si, respiri aria come tutti o respiri te stesso?» Malphas non rispose, limitandosi a lanciare l’ennesimo attacco che Eldred si trovò costretto ad evitare facendo questionabile uso della gravità. «Che maleducato» riuscì a pensare il mago, consapevole però che non voleva veramente una risposta: cose del genere servivano unicamente a tenere il suo inseguitore focalizzato su di lui, sperando che Rufus stesse facendo quello che gli aveva chiesto, e soprattutto tenerlo furioso affinché non si accorgesse dove stava venendo portato. Destinazione che si faceva sempre più vicina, sempre più vicina…
Dopo una corsa che a Eldred parve interminabile, finalmente Mago e Demone raggiunsero il punto più basso dell’Accademia: la cripta in cui confluiva tutta l’energia magica di Roxmore. Le porte erano di solida pietra, in teoria da aprire con un apposito meccanismo, ma Eldred non aveva tempo: con un incantesimo generò una folata di vento abbastanza potente da spalancare le pesanti porte, probabilmente danneggiando il meccanismo ma non che gli importasse più di tanto. L’interno della cripta era spoglio, come c’era da aspettarsi: una semplice sala circolare le cui pareti erano decorate dalle innumerevoli statue degli altrettanti innumerevoli Arcimaghi del passato e, al centro, ciò su cui si basava tutta la strategia di Eldred. L’antico circolo di pietra. Eldred lo attraversò in due lunghe falcate, contemporaneamente attingendo a una parte infinitesimale dell’energia di quel luogo per erigere una temporanea barriera sull’ingresso, contro la quale vide Malphas schiantarsi e inutilmente scaricarci i suoi attacchi. Non sarebbe durata a molto, e non era quello il suo scopo: doveva solo tenere lontano il Demone mentre Eldred preparava il suo incantesimo. Si trattava di qualcosa di complesso, anche per lui: doveva trasformare il circolo in una trappola sia per entità incorporee che per entità corporee, facendo inoltre in modo che non potesse essere dissolto dall’interno. Non c’erano problemi di durata, visto il luogo dove si trovavano, ma un altro punto debole che doveva risolvere era impedire ogni collegamento con il mondo oltre il Velo all’interno del circolo, per far si che Malphas non fuggisse muovendosi attraverso i mondi. Quasi un minuto dopo, perfettamente in linea con lo sfondare la barriera da parte di Malphas, Eldred era pronto a terminare il suo incantesimo: doveva solo attendere che il mezzo demone entrasse nel circolo. Cosa che Malphas, però, non sembrava voler fare. Rimase sul bordo a fissare il Mago, curioso di cosa stesse preparando. «Su Malphas,» iniziò Eldred, cercando di mantenere lo stesso tono tranquillo e strafottente della loro precedente conversazione «che hai da aspettare? Non volevi uccidermi?» Malphas annuì «Certo che voglio ucciderti,» sibilò «ma non sono stupido come tu credi. Conosco i circoli magici, seppur non abbia studiato in questo castello. Riconosco una trappola quando ne vedo una.» «Una trappola? Se fosse veramente una trappola sarebbe scattata, non credi?» Eldred sbuffò «Bene allora, se non vuoi avvicinarti tu, mi avvicinerò io. Qui ho tutto il potere che mi serve per distruggerti.» concluse, prima di fare un passo avanti ed entrare nel circolo. Era un grosso azzardo, quello. Anche se Malphas avesse abboccato alla provocazione e fosse entrato nel circolo, Eldred aveva pochissimo per spostarsi e completare l’incantesimo, o sarebbe rimasto a propria volta intrappolato… e senza accesso al mondo oltre il Velo, privato della capacità di lanciare incantesimi e alla mercé di una creatura furiosa. Per sua fortuna, Malphas non sembrò considerare la possibilità di un bluff da parte del Mago: quando vide Eldred entrare nel circolo, non subire effetti negativi di sorta e alzare una mano inguantata le cui nocche brillavano il Demone si avventò immediatamente sull’altro, cercando di eliminarlo nel minor tempo possibile. Non appena ebbe messo piede nel circolo, però, Eldred attivò entrambi i suoi incantesimi: per primo primo un colpo di energia cinetica simile a quello con cui aveva spalancato le porte della cripta, che lo spedì a impattare contro il muro alle sue spalle probabilmente fratturandogli qualcosa, e immediatamente dopo l’incantesimo che concludeva la gabbia in cui ora Malphas si trovava. I bordi del circolo si illuminarono di luce cremisi, creando un’invisibile barriera contro la quale il demone si lanciò più e più volte, impossibilitato però a sfondarla. Eldred si lasciò andare a una breve risata soddisfatta, immediatamente seguita da un gemito di dolore mentre si tastava il fianco destro per confermare che sì, l’incantesimo gli aveva effettivamente rotto una costola, e si lasciò alle spalle la creatura intrappolata. A lui avrebbero pensato con calma, ma prima di tutto doveva raggiungere l’infermeria, sia per sé stesso che per controllare come stava Lyla.
Complice il dolore al fianco, Eldred ci mise molto più di quanto pensava per raggiungere l’infermeria e, quando finalmente si accasciò sul doppio portone in spesso legno, era praticamente al limite della propria sopportazione del dolore. «Sono Eldred!» urlò, sperando che la sua voce ormai flebile si sentisse fino all’altro lato «Siamo al sicuro, aprite!» Nessuna risposta. Eldred si tirò su, reggendosi in piedi a malapena, e fece per caricare un ennesimo incantesimo. Sapeva che era stato lui a dire di non aprire le porte per nessun motivo, ma non aveva tempo di rispettare le proprie regole: prima che potesse far saltare il portone, però, quest’ultimo si aprì, rivelandogli il volto di Vincent. «Eldred! Tutto bene?» gli chiese l’altro, correndo immediatamente verso di lui per sostenerlo mentre il Rinnegato gli praticamente cadeva addosso «Sei ferito?» continuò, mentre se lo caricava in spalla e lo trascinava all’interno dell’infermeria. «Si… » rispose Eldred, tossendo. Ancora niente sangue, per fortuna. «Devo essermi spezzato… svariate… costole, ma almeno Malphas è bloccato. È nella tomba degli Arcimaghi, ho fatto in modo che non… che non… potesse… scappare….» «Eldred? Eldred! Rimani con me Eldred!» gli urlò Vincent nel vederlo scivolare sempre più nell’incoscienza, prima di accelerare il passo cercando l’aiuto di qualcuno.
Quando si svegliò in uno dei letti dell’infermeria, Eldred non sapeva quanto tempo fosse passato. Dalle finestre filtrava ancora luce diurna, quindi non troppo, ma il suo fianco, fasciato e medicato, gli doleva in misura estremamente minore, quindi era passato abbastanza tempo da permettere agli incantesimi medici di iniziare a far effetto. Ignorando il disagio che quell’azione gli causo immediatamente, il Mago si tirò su, mettendosi a sedere con la schiena appoggiata alla testiera del letto, fissando le coperte che gli coprivano le gambe. «Qualcuno è tornato nel mondo dei vivi, pare.» La voce di Lyla provenne dalla sua sinistra, e lì si trovava la donna: ancora sdraiata, ancor più pallida di quanto l’aveva vista non sapeva quanto tempo prima nella torre. «Siamo due, da quello che vedo.» rispose Eldred, cercando di girarsi su di un fianco e pentendosene immediatamente per l’acuto dolore che quella manovra gli generò «Quanto tempo è passato?» «Quattro ore, da quello che mi hanno detto… mi sono svegliata poco meno di mezz’ora fa.» rispose Lyla, prima di sospirare «So quello che stai per dire. Evitalo.» Eldred annuì «Eviterò. Però, dannazione, se solo avessi potuto continuare le mie ricerche, a quest’ora… Maledetto me che non ho chiesto quale fosse il ricordo che il Demone voleva.» Lyla sorrise, stanca «Ecco a cosa stavi lavorando… l’hai tenuto nascosto per quasi dieci anni. Perché mai?» «So come reagisci ogni volta che qualcuno tira fuori la tua… condizione… e so che non vuoi che nessuno ti compatisca o ti tratti diversamente per essa. Ma… » Eldred sospirò, fissando il soffitto «… non potevo rimanere lì a guardare mentre ogni incantesimo ti portava un passo più vicino alla tomba.» Il silenzio si fece pesante tra i due «Che poi, non l’hai detto a Vincent, immagino.» «No» rispose Lyla, asciutta «Sapeva di dovermi portare alcune medicine una volta a settimana, ma non aveva idea di cosa fossero. Anche se… forse avrei dovuto. Gli ho fatto prendere un colpo, diceva, credeva fossi morta. E anche tu, quando gli sei svenuto addosso in quel modo. Parole sue, eh.» Entrambi si lasciarono andare a una breve risata, pentendosene poco dopo «Passano gli anni ma comunque non sappiamo quando mollare, eh?» commentò Eldred, la voce flebile. In quel momento, quasi a farlo apposta, Vincent entrò nella stanza, l’espressione preoccupata immediatamente mutata in una di sollievo quando vide Eldred sveglio. «Eldred! Arcimaga! Oh, per fortuna siete svegli, non immaginate quanto fossi in ansia. Non azzardatevi mai più a fare queste cose on gli svenimenti, che io sono fragile.» esclamò, avvicinandosi ai due e stringendo loro le mani, quasi commosso, come se si fossero svegliati da anni di coma e non da “solo” quattro ore di catatonia. «Vincent» iniziò Lyla, attirando nuovamente l’attenzione del suo assistente, che subito si ricompose «Non avrei voluto, ma viste le circostanze, non credo di potertelo tenere più nascosto.» «Arcimaga?» chiese l’altro, confuso, mentre Lyla prendeva un profondo respiro. «Immagino tu ti stia chiedendo il motivo di questo mio improvviso svenimento,» iniziò la donna, mettendosi a sedere sul letto come aveva fatto Eldred «e hai ogni ragione per farlo, visto che in tutta l’accademia credo che solo i Teurghi, e nemmeno tutti, sappiano la verità… e Eldred, ovviamente.» l’Arcimaga espirò, cercando le parole «Quanto sai della Sindrome del Velo Instabile?» chiese, suscitando solo un’alzata di sopraccigli confusa da parte di Vincent «Immaginavo. Non è qualcosa di conosciuto, anche perché è una condizione estremamente rara… se non sbaglio, l’unico caso in quasi duecento anni ce l’hai davanti. La Sindrome è… più di una vera e propria malattia del fisico: come puoi intuire dal nome, ha a che fare con il Velo, e nello specifico con il legame tra il Velo e il Mago che prova a interfacciarsi con esso per utilizzare la magia.» «Vedila in questo modo,» si intromise Eldred, notando il palese disagio che l’Arcimaga provava nel descrivere la propria condizione «immagina di avere una botte una botte. La magia è il vino all’interno della botte, il Velo è la cannella e tu, che vuoi versarti un bicchiere di vino, sei il Mago. Cosa fai normalmente? Apri la cannella quel tanto che ti serve e poi la chiudi… o, tradotto, estrai dal mondo oltre il Velo la quantità necessaria di magia per eseguire un determinato incantesimo. Mi segui fin’ora?» Vincent annuì. «Bene. Per Lyla, la faccenda è diversa: quando lei va ad aprire la cannella, se la apre poco o poco per volta non succede nulla, può gustarsi il suo vino normalmente. Ma se la apre troppo, o per troppo tempo… c’è il rischio che la cannella non si chiuda più. Tradotto, più tempo passa ad incanalare energia magica, più è difficile per lei smettere, risigillare l’apertura nel Velo che ha fatto. E, visto che tutto ciò che proviene da oltre il Velo è fondamentalmente antitetico alla vita come la conosciamo noi…» «… questo torrente in piena che non riesco a controllare può causare danni enormi al mio corpo.» concluse Lyla, la voce tremante e gli occhi bassi «A un certo punto la connessione si separa da sola, il Velo è stato creato per quel motivo, ma non ho controllo sul come o sul quando, e per tutto il tempo in cui è attiva… beh, puoi immaginare.» concluse la donna. «Da- da quanto...» iniziò Vincent, a corto di modi con cui rispondere, prima di essere interrotto nuovamente da Lyla «Dal mio secondo anno qui all’Accademia, quindi… oltre trent’anni. Quelle medicine che devi darmi una volta a settimana contengono gli effetti peggiori, permettendomi anche incantesimi più complessi, ma il limite è sottile e col tempo la mia soglia di tolleranza è andata diminuendo. Dieci anni fa, con l’aiuto delle medicine,un incantesimo del genere mi avrebbe al massimo causato un po’ di fiato corto, non uno svenimento.» «E quello era l’argomento della mia ricerca, quella che non ricordo più dato che ho stupidamente accettato il patto di un Demone senza chiedere.» si intromise Eldred «Un modo per risanare la connessione col Velo di Lyla. Che, a proposito, se permettete, ricomincierei.» concluse, facendo per alzarsi ma venendo bloccato a letto da Vincent. «Eldred, sei impazzito? Avevi quattro costole fratturate e tutte le fratture erano scomposte in più punti, è un miracolo che tu ce l’abbia fatta ad arrivare qui prima di collassare. I guaritori hanno detto espressamente che ti tocca ALMENO una settimana di riposo forzato a letto.» Eldred sbuffò, spostandogli la mano e cercando nuovamente di scendere dal letto «Non mi interessa, non c’è tempo da perdere. Dobbiamo approfittare del fatto che il cretino di nebbia è intrappolato e finalmente abbiamo un momento libero.» il Mago riuscì finalmente a mettersi a sedere sul lato del letto, madido di sudore per lo sforzo, ma non appena cercò di alzarsi il suo petto esplose in una serie infinita di dolori diversi, quasi facendolo cadere sdraiato non ci fosse stato Vincent a sorreggerlo. «Eldred, per favore» lo supplicò l’altro, aiutandolo a sdraiarsi nuovamente mentre gli incantesimi tornavano a fare effetto e il dolore si trasformava in un incessante ma debole fastidio «Ti porto gli appunti qui, ok? Ma riposati, per il tuo bene.» concluse, prima di uscire nuovamente dalla stanza. Eldred incrociò le braccia, scocciato, e rimase sdraiato per un paio di minuti, prima di lasciarsi andare a un sospiro esasperato «E va bene! Riposo, riposo. Non abbiamo tempo, ma riposerò comunque. Bah.» mugugnò, prima di rimettersi seduto e iniziare a giocherellare con i tre incavi ormai vuoti della mano scheletrica. «Aiutami a ripercorrere ciò che sappiamo, ok?» chiese a Lyla, che però sembrava essersi addormentata «Va be’, farò da solo.» sussurrò. «Allora» iniziò, sempre parlando fra se e se «Abbiamo tre colpevoli: Malphas, che è al momento intrappolato nella cripta, e i suoi due misteriosi e ancora sconosciuti complici. Ignoriamo Malphas, per il momento, e concentriamoci sui complici. Devono essere esperti, per poter compiere una procedura come quella che hanno fatto, ma allo stesso tempo… A nessuna persona sana di mente verrebbe mai in mente di fondere un umano e un Demone. No, devono aver avuto l’idea da qualcun altro… il Demone stesso, magari? Possibile, ma perché? I guadagni sono ovvi, ma allo stesso tempo Malphas sembra essere un’entità completamente diversa e non il risultato della fusione di due individualità distinte… dubito un Demone darebbe istruzioni su come eliminare la propria personalità.» Eldred fece una pausa, girandosi per controllare di non aver svegliato Lyla, per poi ricominciare a elucubrare quando ebbe confermato che l’Arcimaga stava ancora dormendo «Si tratta sicuramente di un Demone, su questo non c’è dubbio, perché solo uno di loro potrebbe essere la via per abilità tanto innaturali. Per la questione di quale Demone si tratti, dovrò cercare di convincere Malphas a parlare… Mh, magari potrei vedere se riesco a strappare il contratto ai due tizi, se ce n’è effettivamente uno, e costringerlo in quel modo… Ma rimaniamo sull’argomento principale: perché? Quale potrebbe essere lo scopo ultimo? Malphas si stava sicuramente potenziando, altrimenti non sarebbe andato a uccidere così tanta gente per berne il sangue, ma rimane sempre oscura la motivazione. Mmmmm…» Eldred stava per riprendere il suo flusso di coscienza, lo sguardo sempre fisso sul braccio scheletrico, quando sentì la porta aprirsi «Ah, Vincent, grazie… puoi metterli sul comodino.» chiamò, ma quando alzò lo sguardo poté notare che non era Vincent ad aver aperto la porta, ma Rufus. «Non quello che stavi aspettando, Eldred, mi dispiace.» rispose l’altro, avvicinandosi al letto «Devo dire che mi fa piacere tu sia già cosciente.» continuò, avvicinando una delle sedie per gli ospiti al letto del Rinnegato e sedendovisi. Eldred sbatté le palpebre. Rufus aveva appena affermato di essere contento che lui fosse sveglio? Doveva avere un trauma cranico, non c’era altra spiegazione. Il suo stupore doveva essere ben visibile sul suo volto, perché Rufus si limitò a una breve risata «Hai capito bene… Io credo di doverti delle scuse, Eldred.» Quella conversazione stava diventando sempre più strana. «Forse per un complesso di inferiorità, lo ammetto, sono stato fin troppo duro nei tuoi confronti. Continuo a pensare che il tuo esilio sia stato giustificato, ma questo non vuol dire che io possa negare le tue abilità. Tu sei il candidato migliore per la posizione di Teurgo.» Eldred si schiarì la voce «Rufus, io apprezzo molto, ma saremmo in una situazione un po’ complessa, quindi se proprio vuoi lasciarmi la cattedra ti ringrazio ma non è il momento.» Rufus sbuffò, scocciato «Non stavo offrendo nulla. Semplicemente mi sembrava doveroso scusarmi per il modo in cui ti ho trattato dopo che hai gestito la crisi in maniera ammirevole. E questo ci porta al secondo motivo per cui sono qui. Mentre tu eri svenuto, io ho provato a conversare con il Demone… da una distanza di sicurezza, ovviamente.» «E ti ha risposto?» «Non in maniera particolarmente utile, ma sì, l’ha fatto. Ha passato la prima ora a insultarti e maledirti, se ti interessa, e poi a dichiarare come gli scopi del suo… “padrone”, o qualcosa del genere, non possano essere fermati.» Eldred si grattò il mento, sospirando «Padrone, eh? Mh… Questo conferma che c’è un secondo Demone, ma rimane sempre il dubbio su chi sia. Ha dato una descrizione, o qualcosa di simile, su questo misterioso “padrone”?» «Nulla di utile… solo un titolo, o quello che credo sia un titolo per lo meno. L’ha chiamato “il Verme degli Abissi”, ma i titoli dei Demoni non sono mai stato qualcosa di conosciuto. Tu sai qualcosa di più?» chiese, ricevendo però in risposta una scrollata di testa. «No,» aggiunse Eldred, corrucciato «Come hai detto tu, non c’è molta informazione su come i Demoni si chiamano tra di loro… Proverò a parlarci io, non appena mi reggerò in piedi, tanto per il momento non può andarsene da lì.» Rufus annuì, prima di alzarsi e uscire, incrociando Vincent che invece stava entrando con un plico di documenti alquanto vecchi, ma fortunatamente ancora in buono stato. «Non so se sia tutto quello che avevi scritto,» iniziò Vincent, depositando i fogli sul comodino «ma è tutto quello che sono riuscito a trovare nell’archivio dell’Arcimaga. Che voleva Lord Frye?» aggiunse, sedendosi nella sedia fino a poco prima occupata dall’altro uomo mentre Eldred afferrava i primi fogli del plico e iniziava a leggere. «Nulla di che,» rispose, senza alzare lo sguardo dagli appunti «chiedermi scusa, scioccante lo so, e dirmi che aveva provato a interrogare Malphas ma con scarsi risultati. Avevo intenzione di passarci io, non appena le stupide costole me lo permetteranno… che, a proposito, quanto tempo hanno detto che dovrò stare allettato?» «Almeno un paio di giorni, ma tre per sicurezza. Già da domani dovresti poter ricominciare a camminare, seppur con l’aiuto di un bastone, però.» rispose Vincent, allungando il collo per cercare di sbirciare ciò che l’altro stava leggendo, trovando però la grafia arzigogolata praticamente illeggibile «Ugh, per il Velo, Eldred, scrivi da cani.» commentò, ricevendo però in cambio una risatina. «Oh no, solo in questi appunti… non volevo che nessuno mi copiasse, quindi ho scritto male apposta. Normalmente è ben più leggibile, dopo diciassette anni quasi faccio fatica anche io… anche se, più leggo, più le cose tornano alla mente. Mh, si, ricordo questo pezzo… » Eldred si perse nella lettura, ignorando i tentativi di Vincent di continuare a parlare, finché l’altro non si decise a lasciarlo ai suoi appunti e di uscire dopo un ultimo veloce controllo alle condizioni di Lyla.
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I due giorni di riposo obbligato passarono, alla fine, senza particolari problemi: oltre ad assicurarsi che Malphas fosse sempre sotto osservazione, che fosse di Vincent o di Rufus, Eldred aveva avuto tutto il tempo che voleva per immergersi completamente nello studio dei suoi vecchi appunti, recuperando completamente ciò che aveva dimenticato diciassette anni prima… ed era arrivato allo stesso problema di fondo: seppur avesse un’idea su come teoricamente risolvere il problema, impedimenti di natura pratica rendevano la sua soluzione inattuabile. Il costo in energia magica preventivato per un incantesimo di tali proporzioni, infatti, sarebbe stato superiore a quella posseduta da qualsiasi Mago mai esistito, e probabilmente superiore anche a quella di diversi Demoni. Una possibile soluzione, aveva notato, sarebbe stata quella di evocare più Demoni minori, probabilmente nell’ordine delle decine, o un paio di Demoni più potenti, e consumarli, utilizzando la loro stessa essenza per fornire l’energia richiesta. «No, troppi problemi» pensò Eldred, finalmente rivestendosi e iniziando, bastone in mano, a dirigersi verso la cripta «Innanzitutto, i Demoni non rimarrebbero fermi a farsi drenare, quindi bisognerebbe creare dei circoli che impediscano loro di agire ma che permettano comunque all’incantesimo di agire su di loro. Secondo problema, anche con l’essenza di Demoni, ci vorrebbe comunque una connessione “sana” con il velo per fare da base nella ricostruzione, il che vorrebbe comunque dire sacrificare quella di qualcuno. Certo, sin potrebbe usare quella di un moribondo o di un Esiliato, ma trovarli rimane il problema.. e Lyla non accetterebbe mai. Mh. Mi trovo nuovamente in un vicolo cieco…» Preso dalle sue elucubrazioni com’era, Eldred non si accorse fino all’ultimo momento di essere arrivato alla propria destinazione, almeno non finché non sentì la voce di Vincent chiamarlo «Eldred! Sei venuto a parlare con il Demone? Come ti senti?» chiese l’altro, al quale l’Esiliato finalmente rivolse un cenno di saluto. «Si… finalmente mi reggo in piedi, quindi ho preferito non perdere tempo. È ancora lì, si? Nessuno l’ha liberato, spero.» Vincent annuì «Nessuno è entrato o uscito, te lo assicuro. Andiamo?» chiese, attendendo il cenno d’assenso di Eldred e seguendolo nelle profondità dell’Accademia.
Malphas, notò Eldred, era ancora lì dove lui l’aveva lasciato due giorni prima, al centro del circolo, apparentemente immobile; tale immobilità non durò a molto dopo che i due furono entrati nella stanza, visto che immediatamente l’ibrido cercò di scagliarsi contro di loro, venendo però fermato dalla barriera che ancora lo intrappolava. «Mi fa piacere vederti attivo, Malphas» commentò Eldred, appoggiandosi a una delle pareti mentre il Demone sibilava profanità irripetibili nella sua lingua «Siamo venuti a fare due chiacchiere, e se ci risponderai magari potremmo fare qualche favore a te… no, sai, mettere una sedia così non devi stare sempre in piedi, cose così.» «Sei uno sciocco arrogante, Eldred Quinn,» rispose Malphas, ritornando al centro del circolo «Ma la tua arroganza non ti salverà da me quando mi libereranno. Il mio Padrone ha ancora bisogno dei miei servigi.» «Ecco, a proposito del tuo “padrone”,» commentò Eldred, ignorando le minacce «Cosa sai dirci di lui? Parlando con Rufus l’hai chiamato “il Verme degli Abissi”, no? È un titolo o una descrizione?» Malphas si lasciò a un verso di scherno verso i due Maghi «È entrambi, sciocco umano, ma non mi aspetto che tu ne sappia qualcosa… anche se… » il mezzo-demone si impietrì per un secondo, fissando Eldred «Perché ci ostacoli, Eldred Quinn? Perché lavori contro di noi? Perché, quando anche tu porti il suo marchio?» Una coltre di silenzio cadde sui tre, talmente pesante da potersi tagliare con un coltello. Vincent fissò Eldred, che però era impegnato a fissare Malphas con gli occhi sbarrati. «Mi stai dicendo,» iniziò Eldred, con voce soffusa «che tutto questo… È stato un piano di Verstael? Perché?» Il nome del Demone rimbombò nella cripta, suscitando la prima reazione di scomposta ilarità da parte di Malphas: l’essere si mise a ridere, sguaiatamente, come se avesse capito solo in quel momento una battuta incredibilmente divertente. «Si, Eldred Quinn, proprio lui!» urlò, mentre Eldred continuava a fissarlo, un’espressione sconvolta a deturpargli i lineamenti «Ora capisco, ora capisco come il Padrone sapesse a che ora sareste arrivati e dove trovarvi! Oh, Eldred Quinn, sei stato il nostro miglior informatore, e senza nemmeno saperlo!» le parole di Malphas si trasformarono in un’altra serie di risate folli, mentre l’interno della cripta si faceva improvvisamente buio. «Eldred? Che succede?» chiese Vincent, ma prima che l’altro Mago potesse rispondere, fu Malphas a prendere la parola «Che succede? Semplice, Vincent Reid, molto semplice. Sono venuti a liberarmi.» Edited by Shi no Tenshi - 20/7/2023, 17:26
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