SESTO CAPITOLO:
I PILASTRI DELLA TERRA di K. Follett
Due paroline prima di cominciare: intendevo leggere anche Mondo Senza Fine dello stesso autore in modo da fare pendant, ma poi mi sono rassegnata a cambiare idea: si tratta di libri abbastanza voluminosi e fare un post per più libri mi costringe a dire le cose in sintesi e a non dilungarmi quanto vorrei.
Mi ero messa in testa di leggere i Pilastri della Terra perché di letteratura contemporanea ho letto davvero poco e niente e un minimo contatto non poteva farmi male. Si tratta di un romanzo storico, ambientato nell'Inghilterra Medievale - tra gli anni '40 del 1100 e gli anni '70 con il famoso assassinio di Thomas Becket a Canterbury - avente diversi protagonisti e come fulcro narrativo la costruzione di una cattedrale.
Il romanzo è un vero e proprio romanzo, nel senso che ci sono tanti intrecci narrativi con diversi protagonisti, eroi, antagonisti, colpi di scena, avventure, storie d'amore, intrighi, casotti, insomma, tutti gli elementi che rendono "romanzesco" un romanzo, scusando vivamente il gioco di parole; condivido appieno questa scelta perché accattiva particolarmente il lettore - anche se non disdegno assolutamente gli altri modi di fare romanzi, non mi fraintendete!
L'autore divide quindi la narrazione in diversi intrecci, aventi ciascuno un protagonista; in ciascun passaggio adotta il punto di vista di un solo personaggio. Tipo, per fare un esempio, da pag 10 a pag 100 seguiamo le avventure e i pensieri di Tom, da pag 100 a pag 200 quelli di Jack, eccetera. Questo è un buon espediente, anche se io non lo userei, perché secondo me rischia d'irrigidire un po' la focalizzazione. Ma ovviamente ciascuno ha i suoi modi di raccontare le cose, e questo è uno come tanti - e tra l'altro riconosco che ha una certa fortuna oggi come oggi: so che hanno scritto serie di romanzi d'amore in cui in due libri è raccontata la stessa storia prima dal punto di vista di lui, poi dal punto di vista di lei.
Comunque la vicenda è sorprendentemente lunga, e non solo perché sono mille pagine ma perché viene raccontato un trentennio: seguiamo i personaggi che con il passare del tempo invecchiano, ma curiosamente, sembrano quasi non cambiare mai, come non cambiano mai i casini in cui si trovano. Questo è lo scheletro, la costante del romanzo: padre Philip vuole costruire una cattedrale per Kingsbridge, ma si trova a che fare con un conte e un vescovo che vivono in terreni limitrofi e che rompono le scatole alla grande, fino all'ultimo. è per certi versi la storia di una battaglia, ma non una battaglia pari: il conte, tutto armato, combatte con la violenza ed è animato dalla vendetta, mentre padre Philip non ha nessuno a proteggerlo, combatte solo perché è animato da una sincerissima fede per Dio e la sua battaglia è tutta giocata con l'ingegno ed è non-violenta. Alla fine - e il bello è questo - il priore Philip riesce a mettere sotto scacco, dopo essersi spaccato il sedere per mille pagine, i suoi nemici.
Questo l'asse: ma poi attorno a esso si snodano altre vicende, la tormentata vita della contessa decaduta Aliena, che ha perso il suo contado per colpa del perfido William Hamleigh; la storia d'amore tra Aliena e Jack poi, e i casini tra Ellen e Tom. Dire così questi nomi potrà non far capire niente a chi questo libro non ha letto, per cui ora passo a parlare dei personaggi. E qui ho trovato davvero pane per i miei denti: tutti i personaggi sono, nel male o nel bene, indimenticabili.
Aliena è uno dei personaggi di cui Follett offre il punto di vista - anche se piuttosto tardi nella narrazione; mi è piaciuta abbastanza, è una donna colta che sin dall'inizio rifiuta di sposare il ricco William Hamleigh perché è scemo e ignorante e pensa solo a essere "quanto più mascolino possibile": per tutto il corso del romanzo sto William non fa altro che uccidere violentemente della povera gente, con un odioso gusto sadico, e soprattutto tiene la fissa ossessiva di stuprare. E menomale che anche lui è un punto di vista! è il tipico aristocratico spocchioso, che fa schifo e si fa odiare per tutta la narrazione, anche se tiene a sua madre; ma di fronte alle porcate che fa, tutto quello che di lui potrebbe essere positivo svanisce. Ho trovato snervante soprattutto il modo in cui si divertiva a uccidere un mugnaio, schiacciandolo sotto il mulino, o come trattava le prostitute. è in realtà un personaggio debole (come tutti i personaggi "supermascolini") che pensa sempre a farsi temere e quindi è molto condizionato psicologicamente dalla sua reputazione, un delinquentello ben fatto e caratterizzato: fossi stata io però al posto dell'autore, gli avrei dato un linguaggio che contraddistinguesse la sua personalità - io credo che una persona si veda anche da come parla. Avrebbe potuto mettergli in bocca qualche scurrilità in più, considerando anche che tutto il libro si caratterizza per uno stile a tratti davvero crudo. Crudo nelle scene violente, e anche molto spinto nelle scene sessuali. Io, per parte mia, sono un po' raffinata di gusti con le scene d'amore - e so che forse sbaglio: non mi piace che nelle scene d'amore tutto sia descritto con una precisione minuziosa di particolari, che tutto quello che succede sia descritto nei minimi dettagli. Alla fine l'importante è trasmettere al lettore l'idea del piacere, poi oggettivamente tutto il resto importa poco, e lasciare un po' di spazio all'immaginazione. Ma ripeto, mi sbaglierò pure eh
nelle scene di stupro, certo, non è piacevole, ma una descrizione minuziosa ci sta anche alla fine, perché è una cosa sgradevole. Anche se, ripeto, a me troppa crudezza non piace neanche qui.
Ma torniamo ai personaggi. Come altro personaggio femminile, merita di essere menzionata Ellen: è una donna che lì per lì, per me sarebbe potuta essere davvero interessante. Vive infatti nei boschi, da sola, è indipendente, indomita e libera dalle convenzioni sociali. E qui finisce la parte interessante, perché, perdonatemi, questa donna l'ho trovata antipatica sin da quando ha raccontato la storia della sua vita. Diciamocelo, Aliena pure è una donna coraggiosa e indipendente, ma ha molto più stile ed eleganza di Ellen: infatti, mentre Aliena è cresciuta come una donna istruita, colta, e quindi consapevole della sua dignità e anche molto saggia e gentile, Ellen è cresciuta come una maleducata e una cafona, figlia di un nobile arrogante della specie di William Hamleigh, e quindi adotta comportamenti sgradevoli e di cattivo gusto per i quali non l'ho sopportata. Va bene essere una donna indipendente, va bene tutto ma la gentilezza e il rispetto prima, per essere considerata un'eroina vera: e lei non è nè gentile nè rispettosa. Dai, mettersi a fare pipì davanti a tutti per dimostrare il proprio disprezzo per la disciplina monastica: a qualcuno potrà sembrare divertente, a me è sembrato solo di un esibizionismo irritante. Peccato davvero che Ellen scada spesso nel ridicolo, (una volta ha deriso il priore Philip perché lui segue la castità, con quella morale stantia per cui si valuta una persona in base a quante volte va a letto); peccato perché aldilà di tutto è un personaggio con delle potenzialità e qualità positive. è una donna sfortunata, ma rifiuta la vendetta, è libera, indomabile, tutto, e a detta di TUTTI è buona; ma non lo dimostra proprio perché se la tira, e tanto. Insomma, non mi è piaciuta, diversamente da com'è stato per padre Philip. Padre Philip è stato il mio personaggio preferito in assoluto, mi è piaciuto davvero: in certi momenti mi ci sono pure rivista, anche se non voglio assolutamente darmi l'aria di mettermi al suo paragone. Secondo me il priore Philip è il personaggio più sottilmente approfondito (è uno dei punti di vista del romanzo). è ammirevole perché battagliero, coraggioso, intransigente e fedelissimo a Dio; mi ha affascinata molto più lui, un umile monaco, che Ellen. Philip riceve per tutto il corso del romanzo mazzate ma si riprende sempre, e alla fine riesce sempre a vincere, con la sola forza della mente e non delle braccia, e in questo modo è un personaggio opposto a William. Ok, anche Ellen ha ricevuto mazzate pesanti nella sua vita, come si vede, però Philip è una persona anni luce più tosta di Ellen, diciamocelo. Ellen dichiara di non essere il tipo di persona che perdona; questo, invece di farla sembrare più forte, me l'ha fatta sembrare una persona debole e rancorosa. Philip invece perdona sempre, cosa più unica che rara, quando si carica sulla spalla il peso di mantenere sicura e salva un'intera cittadina, ed è soprattutto la sua umiltà a renderlo simpatico.
In realtà il coraggio e l'intraprendenza non sono gli unici aspetti della personalità di Philip, che è un po' più sottile e sfaccettata. Anche Philip è soggetto all'errore, tipo separa gli amanti in nome della disciplina monastica, ma non lo fa mai volentieri, e si rende sempre conto dei suoi errori; cosa che gli altri no, perché gli altri personaggi non paiono farsi molti esami di coscienza. Inoltre a rendere affascinante Philip sono anche le spinte umane che si nascondono dietro alla sua severità: per esempio, i suoi monaci avevano trovato un bambino abbandonato e l'avevano allevato, e a Philip, segretamente, piaceva fargli da padre. Non sono certamente delle debolezze; per la mentalità del personaggio lo sono, ma in realtà l'affetto paterno che Philip prova per il bambino è una cosa naturale. In sostanza mi è piaciuto perché è severo e buono, e anche complesso; ed è davvero bella la scena in cui riaccoglie al convento un suo vecchio nemico che l'aveva pure tradito.
Va bene, è anche vero che Ellen odia Philip, ma assicuro che non è per questo che non sopportavo Ellen - non sono troppo di parte
Tanto che ho apprezzato molto come personaggio anche Tom il Costruttore, perché rappresenta un padre buono e affettuoso.
Poi ci metto Jack e Aliena; di Aliena ho già parlato, una donna che non si arrende mai e che, nonostante l'ascendenza nobiliare, non disdegna di darsi da fare per avere una vita migliore; anche Jack è un buon personaggio, - è il figlio di Ellen ed è molto più saggio della madre, sa infatti perdonare; meno forte di Philip, d'accordo, perché cede ai compromessi, ma un bel personaggio.
Degli altri non parlerò troppo; mi è sembrata curiosa l'evoluzione di Alfred, il primo figlio di Tom, che all'inizio non è male, poi s'incarognisce in una maniera assurda e carogna resta fino alla fine; e infine Waleran, che è il malvagio e il nemico di Philip, ma di una malvagità molto più ad personam, e quindi meno odioso di William che ama sventrare la gente indistintamente. In ogni caso, lo scopo che muove i malvagi qui è l'ansia di vendicarsi e di ottenere una posizione, quindi per certi versi anche qui i malvagi sono in qualche modo "succubi" - succubi di sentimenti che alla fine, senza voler anticipare niente, saranno per loro rovina. Ci sono passi del romanzo - specie tra la quarta e la quinta parte - che sono deprimenti perché tutto sembra andare a rotoli, però io sin dall'inizio del romanzo avevo il sentore che era un romanzo a lieto fine - sentore che poi si è rivelato fondato: perché alla fine Philip, sia da solo sia grazie all'aiuto di altre persone (vedi Jack) "riesce sempre a ottenere quello che vuole"; e tutto, senza rancori, senza violenze e urla, ma con la forza della sua fede, dell'umiltà e dell'ingegno. Una cosa che lì per lì a me (lo ammetto a malincuore) è sembrata stranissima; anche se riconosco che se qualcuno pensa che la mente può abbattere il dominio dei muscoli, beh, tanto meglio
Queste le cose che, in sostanza, ho più apprezzato del romanzo:
1. Il personaggio del priore Philip (vabbè, mi ripeto lol) mi ci sono immedesimata, perché questo personaggio ha una fede in cui crede (nel suo caso, quella in Dio; nel caso mio, o di un altro lettore, altre che non sto a dire) e per i dubbi e le domande che si pone sempre nel suo percorso. Salvo poi averlo invidiato per la sua capacità di "mettere in riga" gli altri XD (capacità che a me manca del tutto)
2. Il fatto che l'autore riesca a far immedesimare il lettore nella mentalità delle persone dell'epoca trattata; così scopriamo che alla fine, aldilà di tutte le differenze, noi e la gente del medioevo siamo uguali, con convenzioni che condizionano i nostri comportamenti e alle prese di problematiche e dubbi non diversi da quelli che avevano le persone del medioevo. Per fare un esempio, ho già detto che spesso io mi sono immedesimata nella figura del priore; oppure, William che fa lo sborone con il suo cavallo costoso come può non ricordare quei ragazzi ricchi che fanno gli spacconi sgommando sulla moto di grossa cilindrata? Insomma, cambia la forma, ma resta uguale la sostanza.
3. è un romanzo molto avvincente, sa tenere incollati.
4. Mi ha aperta alla realtà degli uomini di chiesa (i migliori però, non quelli che stanno lì tanto per)
Mi ha meno entusiasmata invece lo stile; ha punti di pregio nella sua semplicità e nella scorrevolezza, però non mi è sembrato particolarmente originale lato linguaggio, dialoghi, analisi psicologica; è anche vero che bisogna anche considerare la mole del romanzo. Poi è un commentino che parte da una che non se ne intende di scrittura, quindi non ci badate XD