Capitolo un pizzico più lungo e "serio" del solito, abbiate pazienza
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CAPITOLO 15: L'INDAGINE
Nerevar sentiva molto caldo ed era parecchio sudato quella mattina, buon segnale che era sfebbrato. Dalla finestra una luce pallida batteva in camera; Almalexia stava ancora dormendo beata. Segni evidenti che era ancora molto presto; ma Nerevar era stato a letto tutto il giorno prima e ora aveva una gran voglia di alzarsi, non importava l'orario. Si levò, si fece una doccia, si vestì, poi andò nel salone, dove trovò seduto a un tavolo un Chimer dai capelli neri tutti scompigliati, chino su una tazzina di caffè, che a malapena reggeva il suo capo appoggiato su una mano.
"...Voryn? Sei tu?"chiese Nerevar avvicinandosi al misterioso individuo, il quale alzò la testa e rivelò il suo volto in tutto il suo splendore: aveva certe borse sotto gli occhi da fare invidia a Dario Argento.
"Ehi, Nerevar. Stai meglio?"chiese allora Voryn, con una voce rauca, ma sorridendo delicatamente.
"Io sì! Ma tu? Hai i capelli talmente disordinati! Che è successo, hai ficcato la mano in una presa di corrente?!"rise Nerevar. Vedere Voryn Dagoth con i capelli spettinati era come vedere un guar che vola.
Voryn non rispose, ma sorseggiò l'ennesima tazzina di caffè. Nerevar gli chiese: "Ma a che ora ti sei ritirato ieri?"
"Non mi sono ritirato ieri, ma oggi"rispose Voryn, "Sono arrivato qui un paio d'ore fa".
Nerevar fece una smorfia di stupore, come a dire
azz!, e si assise al tavolo con il silenzioso amico. Dopo un po' arrivarono Vivec, Almalexia e Sotha Sil. Allora tutto cominciò a movimentarsi: Vivec ed Almalexia si sedettero sui divanetti e accesero il televisore per non perdersi il programma di cucina di un tizio della Casata Redoran, Sotha Sil prese il frullatore, vi tagliò dentro la frutta e lo accese, dicendo: "Ah, non c'è niente di più bello di un bel frullato nella mattina!"
"Ah, non c'è niente di più brutto del rumore di un frullatore mentre vogliamo sentire
La Prova del Cuoco Redoran"commentò Almalexia.
Quando ebbe finito il suo frullato, Sotha Sil si assise a tavolo insieme a Voryn e Nerevar.
"Voryn, che aria pimpante!"esclamò.
Voryn non rispose, ma tirò un grosso sospiro.
"E non ti fai una doccia? O proprio al limite, lavati la faccia"continuò Sotha Sil.
"Porto cattive notizie"rispose mesto Voryn. A quel punto tutti si voltarono nella sua direzione, persino Almalexia lasciò perdere il suo tanto adorato cuoco Redoran.
"Cosa?"gemette Nerevar. Ormai si era disabituato alle preoccupazioni e non voleva più averne di nuovo.
Allora Voryn cominciò a descrivere la sua strana esperienza del giorno prima, il suo arrivo casuale nelle caverne sotterranee della reggia di Dumac Nano-Orco, e la visione di quel rituale; e poi, cosa più importante, quello strano cartello vicino a quel portale di pietra chiuso.
"Non chiedetemi cosa voglia dire gas divini, o Cuore di Lorkhan, o Numidium; non lo so, ma tutto ciò mi fa paura"concluse Voryn.
"Beh, un'interpretazione potrebbe essere questa,"intervenne Almalexia, "i Dwemer stanno costruendo qualcosa sfruttando l'energia divina - e radioattiva - di un tale Cuore di Lorkhan. Di conseguenza questo qualcosa sarà allo stesso modo divino. Cosa vorrà dire, però? Cos'è questo Cuore di Lorkhan?"
A quel punto, tutti si girarono verso Nerevar, che era l'unico a tacere afflitto da tremende paure e preoccupazioni. Vivec gli disse: "Dobbiamo muover loro guerra, i Dwemer ci nascondono qualcosa".
"E forse non sono mai stati sinceri con noi, ma ci hanno sfruttati per distruggere più facilmente i Nord"intervenne Sotha Sil.
"E ora forse staranno costruendo qualcosa di blasfemo laggiù alla Montagna, qualcosa che gli darà il potere necessario per impadronirsi di tutta Resdayn a nostro scapito"disse Almalexia. "Dobbiamo intervenire".
Tutti parlavano ma Nerevar non rispondeva. No, non era possibile, non poteva esserlo. Cosa volevano dire tutti quei giorni passati a giocare alla play con Dumac? No, si era troppo affezionato al suo amico Dwemer, e quest'ultimo a lui. Non era possibile, era un amico di cui si fidava. E grazie alla loro amicizia ora Resdayn era prospera. Dumac non poteva nascondergli niente del genere né aver sfruttato la sua amicizia e fiducia, non poteva né voleva crederlo.
Il Re dei Chimer si levò in piedi, con sguardo solenne seppure teso; disse:"Andrò a parlare direttamente con Dumac Nano-Orco"; e con piglio risoluto, fece per partire in quello stesso momento, ma fu bloccato dagli amici, che gli ricordarono che era appena convalescente dalla febbre. Nerevar accettò la loro premura e attese qualche giorno prima di guarire del tutto, prima di recarsi da Dumac. E passò giorni d'inferno, arrovellandosi nel dubbio atroce e tremendo che davvero i Dwemer gli nascondevano qualcosa di brutto. Purtroppo, pensava, era anche molto amico di Voryn, lo conosceva da una vita e si fidava tantissimo di lui. Come dubitare la veridicità del suo rapporto? A meno che Voryn non si fosse beccato un colpo di sonno e avesse sognato quelle cose assurde, ma gli sembrava un'ipotesi troppo debole - ovvio! Sta di fatto che, pochi giorni dopo, Nerevar si recò da solo presso la reggia del suo amico. La tensione, la paura, gli crescevano dentro e lo perseguitavano; ma quando incontrò Dumac tutti questi cattivi pensieri si dissolsero.
"Nerevar, amico!"esclamò Dumac quando vide tornare l'amico, e abbracciandolo. Nerevar allora fu come se si fosse dimenticato di tutto, come se tutte le notizie di Voryn fossero state solo un incubo. Sorrise al suo fidato amico e lo salutò, quell'amico dal quale sapeva che non si sarebbe mai più separato.
"Allora hai mantenuto la promessa di ritornare, eh? Ha-ha, sei proprio un vecchio amico!"continuò Dumac, mollando pacche alla schiena di Nerevar. "Purtroppo per te, oggi però non possiamo giocare alla playstation, è il giorno sbagliato".
"Perché?"chiese Nerevar. Allora Dumac lo condusse alla camera dove erano soliti giocare alla playstation. Lì c'era un Dwemer dall'aspetto rispettabile, che trafficava tra i fili del televisore; sul grande schermo ruotava un cubo con sotto scritto,
Nessun segnale.
"Oh...e lui chi è?"chiese Nerevar.
"Nerevar, ti presento Kagrenac, Alto Architetto e Sacerdote del nostro popolo. Kagrenac, ecco Indoril Nerevar, Re dei Chimer"disse Dumac, facendo stringere la mano a Kagrenac e Nerevar, che tuttavia su conoscevano già di nome.
"Ah, Kagrenac, l'imprenditore!"esclamò Nerevar. "Rimpiango di non aver portato con me Sotha Sil, un mio amico; è un tuo grande fan, sai, ti avrebbe di sicuro chiesto un autografo".
"Dev'essere sicuro un amico intelligente"rispose ridente Kagrenac, modestissimo.
"Purtroppo ultimamente abbiamo avuto un po' di problemi con il segnale, e Kagrenac è occupato a sistemare le cose, quindi niente play per oggi" spiegò Dumac.
"Fa niente, tanto non sono venuto qui per giocare alla play, a dire il vero"disse Nerevar, e a quel punto si ricordò della sua scottante preoccupazione. Lo sguardo da gioviale si fece teso. "Sono qui perché devo parlarti di una cosa".
"Cosa c'è?"chiese Dumac.
Nerevar sospirò profondamente. "Mi è sembrato di sentire negli ultimi tempi che tra i Dwemer c'è qualcosa che sta cambiando...qualcosa di anomalo e strano...dico bene?"cominciò cautamente.
"No," rispose Dumac, "Va tutto in modo regolare, come sempre. Non una novità".
Nerevar osservò l'espressione di Dumac, che sembrava davvero sincera. Nulla lasciava intravedere neppure l'ombra di una menzogna.
"Cioè..."riprese Nerevar, "mi spiego: state per caso facendo qualcosa di inusuale? Io ho sentito dir...ehm...ho come l'impressione che stia cambiando qualcosa tra di voi, che...qualcuno...stia venerando qualcosa di natura divina e ci stia lavorando su per creare qualcosa di simile al divino...avrei bisogno di sapere e avere conferma e spiegazioni da Te, Signore Dumac. Credimi, spero di avere equivocato".
Dumac tacque con un'espressione perplessa, ma a quel punto, Nerevar notò che Kagrenac lo fissava con occhi torvi e penetranti.
"Ho bisogno di sapere, perché siamo alleati e dobbiamo conoscere gli uni le mosse degli altri, serve per controllare che tutto sia a posto"specificò Nerevar.
"No, davvero non so di cosa tu stia parlando"rispose Dumac.
"Ma chi credi di essere tu, che puoi giudicare gli affari di noi Dwemer?"sbottò Kagrenac. "Non hai mai vissuto tra di noi per capire le nostre faccende. Puoi andare!"
Con questo, Nerevar lasciò la reggia di Dumac con un saluto formale. La Montagna Rossa gli appariva silenziosa e si sentiva solo, abbandonato a sé stesso, senza la più pallida idea di che direzione prendere, spiazzato. Il vento insensibile frusciava delicatamente tra le fronde degli alberi e i suoi capelli...no, forse tra i suoi capelli no. Troppo gel, erano una massa compatta.
Cosa fare? Nerevar si fidava di Dumac, si fidava davvero, ma ciò non gli garantiva la sincerità del Re dei Dwemer, che avrebbe potuto essere tranquillamente un abile dissimulatore. Sperava con tutto il cuore che Dumac diceva la verità, che non stava succedendo nulla e che Voryn aveva le traveggole. Gli sembrava di vivere in un incubo; stette assiso sul ciglio d'un sentiero con la testa tra le mani, un po' rimuginando amaramente su questa storia che voleva non fosse mai cominciata, un po' pensando al da farsi.
Riflettendo, riflettendo, alla fine vide l'anello Luna-e-Stella, sempre fisso sulla sua mano. Regalo di Dumac, tra l'altro, tanto per abbatterlo doppiamente. Ma quell'anello era anche benedetto da Azura...ma sì, certo!
Azura era sempre stata la Signora Daedra di Nerevar. Era sempre stata anche la sua consigliera, per qualsiasi problema. Anche ai tempi del liceo, magari quando non riusciva a fare un problema di matematica, puff! - Nerevar andava ad Holamayan, un luogo consacrato ad Azura, e Azura lo aiutava a risolvere il problema. Era sempre stata la sua aiutante, e lui il suo protetto; ora, in questo momento d'incertezza e crisi, poteva chiederle consiglio.
Senza nemmeno pensare di tornare prima a casa, Nerevar si levó dal sentiero e s'impartì per un lungo viaggio verso la costa orientale di Vvardenfell, dove era situata Holamayan, e dove Azura gli avrebbe dato il suo atteso e temuto responso.