The Elder Scrolls Forum - ESO, Skyrim, Oblivion, Morrowind & GDR

Parodia di Morrowind, Attenzione spoiler!

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view post Posted on 8/9/2016, 16:17
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CAPITOLO 11: IL COMPLEANNO DI NEREVAR

Alla fine il giorno del compleanno di Nerevar arrivò, e i preparativi per l'occasione furono sbrigati, frettolosamente. Ci fu inizialmente solo un po' di disputa se fare o no la carne alla brace, perché Vivec aveva brutti ricordi in proposito, ma alla fine riuscirono a convincerlo della bontà dell'idea - e anche della carne...
"Ci siamo tutti?"gridò Voryn, con la sua voce chiara e potente, perché tutti parlavano.
"Sì, sì, manca solo il festeggiato"rispose Alandro Sul, che era un altro fidato luogotenente di Nerevar, di cui finora non ho parlato.
"Sicuri? Faccio l'appello. E state zitti un po', ché non sento niente!"sbraitò Voryn, osservando attentamente la lista degli invitati. Fece l'appello, ma nessuno rispose al nome di Dumac Nano-Orco. Mancava anche lui!
La confusione crebbe nell'aula d'accoglienza dove avevano preparato il rinfresco: l'assenza di Dumac insospettiva i servi di Nerevar. Poi si sentì battere nervosamente il batacchio al portale. Allora tutti pensarono rincuorati che fosse arrivato il Dwemer, ma quando aprirono il portale, videro che era invece Nerevar, che ora li guardava con aria stranita.
"E quindi?"protestò Nerevar, "Da quando in qua il Re deve bussare alla porta del SUO palazzo?!"
"TANTI AUGURI, O RE DI RESDAYN!"acclamarono allora tutti. La sorpresa fu un po'a scoppio ritardato, sì, ma ci fu. Nerevar avanzò nell'aula e guardò rapito tutti quegli invitati allegri e quel sontuoso rinfresco, e non finiva più di dire:"Grazie, grazie! Grazie a tutti, sudditi. Mi ci voleva proprio, dopo una giornata pesante".
"Perché pesante?"chiese Voryn.
"Le Casate sono testarde. E anche i clan nomadi. Non si lasciano convincere facilmente a un patto con i Dwemer".
"A proposito di Dwemer,"sussurrò Vivec a Sotha Sil, "ora cosa facciamo? Dumac non è arrivato!"
Sotha Sil fece spallucce. "Lasciamo perdere. Poi si vedrà".
"Eh mo, noi l'abbiamo invitato. Poi..."commentò Almalexia, scuotendo la testa.
Poco più tardi, mentre tutti chiacchieravano, brindavano alla salute di Nerevar, mangiavano le pietanze e bevevano liquori, nell'aula riecheggiò nuovamente il pesante rumore del batacchio. I servi andarono ad aprire.
Era Dumac, preceduto da un carro che trasportava un qualcosa coperto da un telone scuro.
"Salute a tutti"disse ansimante, inchinandosi. "Salute e tanti auguri al Re".
"Dumac? Sei tu? Non immaginavo che saresti venuto! Sei proprio una bellissima sorpresa!"esclamò Nerevar.
Vivec guardò l'orologio, poi disse:"Ehm...Dumac sarebbe in lievissimo ritardo. Mezz'ora".
"E certo, trasporta tu questo carro!"protestò Dumac. Poi entrò nell'aula, facendovi avanzare il carro. Tutti osservavano con curiosità e sospetto. Infine Dumac, indicando il carro, disse enfaticamente:"Signore e signori, per animare la serata, ecco a voi un
juke-box!!!!"
Il telone fu scoperto e rivelò lo splendido juke-box a vapore che Dumac aveva fatto portare per rendere più interessante la serata. Sotha Sil era sempre stato affascinato dai segreti che avvolgevano la tecnologia dei Dwemer, così chiese:"Sarebbe?"
Dumac rise. Poi cacciò dalla borsa un insieme di grandi dischi, dicendo:"Guardare per credere".
Infilò un disco in una fessura del juke-box e - miracolo! - improvvisamente fu musica a tutto volume nell'aula.
Voryn non tradiva mai il suo vecchio amore per la musica, così si animò tutto, gridando:"Prodigioso, semplicemente!"e si avvicinò al juke-box per ballare.
"Ti faccio i miei complimenti, amico"gridò Nerevar a Dumac, "Ma non crea inquinamento acustico?"
Le parole di Nerevar furono ignorate. Ora a tutti interessava soltanto ballare quelle canzoni immortali - sì, immortali e sempre uguali come quelle di capodanno. Ma il più bravo di tutti, il più elegante in assoluto, era Voryn Dagoth.

Alla fine arrivò il momento dei regali. Nerevar non riusciva a richiamare l'attenzione, perché molti erano distratti dalla musica. Li chiamò più volte a voce alta, ma niente da fare. Allora Dumac si spazientì e spense il juke-box.
"Ehi, ci stavamo divertendo!"protestò Voryn.
"Ma qui se vi lasciamo continuate fino alle quattro di mattina"disse Nerevar, "venite, ché è il momento dei regali!"
Allora si radunarono tutti di fronte al Re, ciascuno per porgergli il proprio regali. Non starò a parlare di tutti i singoli regali - chi gli regalò raffinati ed eleganti capi di abbigliamento, chi pezzi d'armatura o armi, chi gioielli e amuleti e profumi. Mi soffermerò su un regalo in particolare: quello da parte di Dumac Nano-Orco.
"Tieni, o Re di Resdayn, mio amico"disse il Dwemer, inchinandosi cortesemente e porgendo il dono al festeggiato. Nerevar osservò il regalo: era racchiuso in una scatolina blu, con sopra la firma Kagrenac Industries. Kagrenac era nientemeno che il più importante ed ingegnoso imprenditore del popolo dei Dwemer: molte delle creazioni tecnologiche degli ultimi tempi si dovevano proprio a lui, dai Dwarphone ai televisori, dai juke-box alle radio. Nerevar aprì la scatolina, e ci trovò un anello candido, appariscente, con sopra una luna e una stella metalliche sovrapposte. Era scintillante: Nerevar dedusse che era incantato.
"Ma...è bellissimo!"esclamò, e tutti i sudditi guardarono l'anello con ammirazione, sgomitando tra di loro. Nerevar chiese a Dumac quali fossero le proprietà dell'anello.
"Si chiama Un-Clan-Sotto-la-Luna-e-Stella"dichiarò Dumac, sorridendo fieramente. "Siccome in questi tempi sei impegnato a trattare con i nobili delle Casate e con i Chimer delle tribù nomadi, questo anello ti sarà di notevole aiuto, se lo indossi".
Rafforza l'oratoria, intuì Nerevar. Poi guardò Almalexia e le disse di avvicinarsi. Quando Almalexia gli fu vicina, le disse:"Devo portare io quest'anello, ma sarei curioso di vedere come ti sta sulla tua mano".
"NO!"gridò Dumac, allontanando bruscamente i due coniugi. Tutti lo guardarono straniti.
"Oh, che ti prende?"chiese Nerevar.
"Quest'anello è la prova della tua personalità"spiegò Dumac, "Nel modo che solo tu puoi portarlo e continuare a vivere. Tutti gli altri morirebbero, indossandolo".
"Uau"commentò Nerevar, infilandosi l'anello al dito. Poi sollevò la mano in alto, mettendo in evidenza l'anello incantato, proclamando con fierezza:"Giuro che, con Un-Clan-Sotto-la-Luna-e-Stella, unirò tutto il popolo Chimer contro la minaccia dei Nord!"
Si udì un grido nell'aula:"Lunga vita a Re Indoril Nerevar!"
"Signore Nerevar Indoril, Hai Resdaynia!"proclamò Voryn levando il suo calice di vino, com'era solito fare. Nell'aula esplosero acclami ed applausi, mentre Nerevar già favoleggiava sulla sua futura lega anti-occidentale.
 
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view post Posted on 10/9/2016, 15:25
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CAPITOLO 12: LA NUOVA ALLEANZA

Come aveva predetto Dumac Nano-Orco, ora che Nerevar aveva il suo potente anello riuscì a convincere le casate nobiliari e i clan nomadi a unirsi tutti sotto la sua guida per sconfiggere i Nord. L'anello era stato benedetto da Azura per essere letale a chiunque altri tranne Nerevar lo portasse, come già accennato sopra; in questo modo Nerevar divenne il protetto dalla Principessa Daedra dell'Alba e del Tramonto. A ogni modo, il passo più difficile fu convincere il popolo Chimer a un'alleanza con i Dwemer.
"Dobbiamo tutti levare in alto la nostra testa, tutti, senza distinzione tra Chimer e Dwemer, tutti coloro che di diritto vivono in questa terra"proclamava l'ora eloquente Nerevar. "I Nord sono nostri invasori recenti, e sfruttatori senza scrupolo delle nostre risorse, mentre i Dwemer abitano qui anche da prima che noi fossimo guidati a questa terra sacra. Se dovessimo scegliere un'alleanza, chi sceglieremmo, tra Mer e Umani? Entrambi Dwemer e Nord sono grandi sfruttatori dell'ambiente, ma i Dwemer sono più vicini a noi, e più ingegnosi dei Nord, e conoscono meglio questa terra. Non possiamo rifiutare un'alleanza, perché poi saremmo combattuti tra sconfiggere i Dwemer e sconfiggere i Nord, e le sole forze dei Chimer non ci basteranno!"
Con questo e simili discorsi, a ogni modo, Nerevar riuscì a convincere i Chimer ad allearsi con i Profondi. Quando finiva i suoi comizi, riusciva ad avere tanto successo da suscitare scrosci di applausi tra l'udienza.
"Ma è proprio lui, il nostro Re Indoril Nerevar, che parla?"gridò un'Elfa del pubblico a un altro, mentre applaudivano.
"Proprio colui che poco tempo prima parlava da far piangere i sassi"le rispose il suo vicino.
"Grande Azura! Ora dice parole dolci come il miele".
"Già, deve aver pagato qualche allenatore in oratoria. Comunque mi ha proprio convinto della bontà delle sue idee".

Nerevar era sempre più tronfio, vantandosi della sua abilità nel muovere gli animi. Fu soprannominato Nerevar Luna-e-Stella per il fatto che ora non si staccava più dal dito quell'anello che ormai gli era così caro. Talmente caro, in realtà, che in estate gli si formava l'impronta bianca dell'anello sul dito, mentre tutto il resto della mano era bello abbronzato e dorato.

Con questo ormai Chimer e Dwemer erano pronti per lottare insieme contro i Nord. Furono allestiti potenti eserciti che agli occhi di qualche scettico potevano sembrare un vero minestrone di creste di Chimer, pennacchi, armature dorate, barbe di Dwemer e i marchingegni bellici di questi ultimi, alcuni dei quali erano davvero molto grandi e potenti, di un'altezza monumentale. Tutto questo fu un'occasione per avviare dei forti scambi culturali tra i due popoli. Non che i rancori fossero scomparsi; ancora per motivi di religione potevano avvenire contese tra Dwemer e Chimer, ma almeno queste contese si assopirono un poco, da questo periodo in poi. Fu un buon momento per tutti i Chimer di venire a stretto contatto con la tecnologia dei Dwemer - con grande gioia di Sotha Sil - e quindi anche tra gli Elfi Luminosi si diffusero oggetti come i telefonini con Dwarfnet e le relative app, anche se gli Elfi Luminosi avevano sempre bisogno del paziente supporto dei Profondi per riuscire a utilizzarli. Il più veloce ad apprendere fu senz'altro Sotha Sil, tanto che, successivamente, creò un gruppo su Dwarfapp che includeva lui come amministratore, poi Vivec, Almalexia, Nerevar, Voryn e anche Alandro Sul.
"Come dite di chiamarlo questo gruppo?"diceva un giorno Sotha Sil ai suoi compagni.
"Gli intoccabili!"propose Almalexia.
"Ma dai, è banalissimo"contestò Sotha Sil.
"Io proporrei CHIM"disse Vivec, ricevendo strani sguardi dagli altri. Poi Nerevar disse:"Che ne dite di chiamarlo...il Primo Consiglio?"
Gli altri fecero spallucce, guardandosi. "Va bene"rispose Sotha Sil, confermando quel nome al gruppo. Poi si fecero un orribile selfie e se lo misero come immagine del gruppo.

Nello stesso tempo anche i Dwemer vennero a contatto con i prodotti dei Chimer. Le creme solari si diffusero a macchia d'olio negli eserciti dei Profondi, così che fu molto più tollerabile combattere d'estate. Lo stesso avvenne per deodoranti e simili - pensare che i Chimer avevano persino inventato un deodorante con cui più si sudava, più si sapeva di fresco...

Chiaramente quest'unione non fece che rafforzare entrambe le parti dell'esercito di Resdayn, a scapito delle forze dei Nord. Questi erano sì molto più corpulenti e forti fisicamente degli Elfi di Morrowind, ma questi ultimi erano più freschi e abbronzati, e in più avevano i guerrieri meccanici. I Nord erano invece bianchi, e sensibili alle scottature, non essendo abituati al sole. Inoltre avevano grande timore dei guerrieri meccanici dei Dwemer, in questo modo il popolo di Resdayn alla fine ebbe la meglio con i Nord. Non che gli Elfi non avessero subito perdite, ma alla fine erano riusciti a ottenere insieme e con la collaborazione quello che avevano desiderato, e cioè la cacciata degli invasori umani da Morrowind. Non mancarono festicciole all'aria aperta, le grigliate tanto amate da Vivec, brindisi con il vino, prima che tutti potessero di nuovo rincasare, e prima che Nerevar potesse guardare con letizia a un nuovo periodo di pace e prosperità nella sua terra.
 
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view post Posted on 14/9/2016, 19:37
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Lievissimo ritardo, pardon :asd: spero di continuare a pubblicare con questa assiduità, malgrado la scuola.

CAPITOLO 13: PACE

Dopo aver cacciato i Nord, Nerevar e Dumac non ruppero la loro alleanza né fecero tornare in guerra i loro popoli. I Chimer erano finalmente lieti di quello che avevano trovato, dopo tanti, tanti anni di ricerca disperata: vivere in pace nella propria terra. Anche i Dwemer calmarono i bollenti spiriti e tornarono a fare la loro vita di sempre. Certo, c'erano ancora lievi intolleranze: i Chimer ancora guardavano di malo modo l'abusivismo edilizio dei loro vicini di casa, come i Dwemer ritenevano ignorante da parte dei Chimer venerare spiriti arbitrari come i Daedra, e credere di essere tutelati dai loro antenati.
Ma i due Re cercarono di rafforzare l'unione tra i due popoli, grazie a campagne di sensibilizzazione e scambi commerciali. Ormai tra le sale più ricche dei palazzi dei Chimer non era raro trovare gente che usava il telefonino, guardava il televisore, giocava al computer o usava elettrodomestici. Tra i Dwemer divennero d'uso comune prodotti d'erboristeria propri dei Chimer.
Questo processo avviò un periodo di grande prosperità per la terra, a favore di entrambi i popoli. Nerevar in questo modo fu per molto tempo libero da incarichi impegnativi a corte, così ne approfittò per visitare spesso Dumac per giocare alla playstation come ai vecchi tempi - Dumac ne aveva comprata una nuova. Il più delle volte veniva con lui il caro vecchio Voryn Dagoth. E gli altri? Beh, Almalexia non veniva per gelosia, Sotha Sil stava sempre chiuso in camera sua a studiare ingegneria di Dwemer, Vivec pensava che fosse incoerente accettare questo sodalizio con i Dwemer, quando i Chimer ai tempi di Veloth erano venuti a Resdayn cercando un posto libero da abitare, per poi trovarci Elfi di tutt'altra mentalità, che abusavano dell'ambiente: sotto sotto, sperava che un giorno ci sarebbe stata una svolta e Nerevar avrebbe presa tutta la terra nella sua mano. E poi c'era Alandro Sul che non diceva mai niente, era neutrale su tutto e non scriveva mai sul gruppo Dwarfapp di Sotha Sil.

Un giorno, nella reggia dei Dwemer, Dumac, Nerevar e Voryn stavano giocando alla playstation a Resdayn VS Nords, un gioco multigiocatore di grande successo. D'un tratto si udì il suono del campanello. Dumac girò gli occhi all'aria e sbuffò. "Chi è, proprio mentre stavo facendo il record di nemici uccisi?"
"Dimentichi che sei un re"ridacchiò Nerevar, "Puoi mandarci qualche servo ad aprire".
"Ma vorrà parlare con me! E poi comunque per mandare il servo devo alzarmi".
Nerevar guardò Voryn, il quale ricambiò accigliato i suoi sguardi.
"No, per favore, non mandare me. Non mi va"disse. Nerevar fece di contro cenno di sì con il capo.
Voryn si alzò da letto sospirando. "Sempre a me i lavori noiosi". Stava per uscire dalla stanza quando Dumac lo fermò. "Ehi, digli di venire qui a parlare direttamente al Re, mi raccomando".
Voryn uscì dalla stanza borbottando, e ci volle un po di tempo prima che tornasse alla stanza: tanto che Dumac e Nerevar ebbero il tempo di ripulire il videogioco di tutti i nemici.

"Il corriere!"esclamò Voryn, rientrando in camera. "Dumac, devi firmare".
Dumac fece la stessa faccia di un Khajiit di fronte allo skooma, prima di precipitarsi alla porta e salutare il corriere, un allegro Dwemer con un berretto rosso in testa, il quale depose a terra uno scatolo piuttosto grande.
"Firmi qui...ehm...firmate dove Vi indico, Vostra Maestà"disse, allungando un foglietto a Dumac, indicandogli dove il Re doveva firmare. Dumac firmò in fretta e furia, per poi congedare il corriere.
"Uaau, cos'è?"chiesero subito i due Chimer.
"He-he!"rise Dumac mentre scartava il grosso pacco, per poi rivelarne il contenuto: era la scatola di un televisore di ultima generazione, full HD, non so quanti pollici. Voryn e Nerevar urlarono esclamazioni di apprezzamento a vedere il nuovo televisore dell'amico.
"He-he! Ora che ho il mio fantastico televisore nuovo, posso sbarazzarmi di questo catorcio"disse Dumac, ma poi fu fermato da Voryn:"Lo voglio io! Così me lo faccio montare in camera".
"Fa' pure"disse Dumac. Stava già cominciando a montarlo, quando Nerevar gli disse:"Ehi, e il libretto delle istruzioni non lo vedi?"
"Dimentichi che sono un Dwemer"sottilizzò Dumac, "i libretti delle istruzioni sono roba da Chimer".
Girandosi un attimo, vide che Voryn e Nerevar lo guardavano storto. "Scusate. Ma come siete suscettibili!"
"Ti perdoniamo solo in nome di tutte le partite alla playstation che ci farai fare"disse Nerevar.
"A ogni modo, date il libretto delle istruzioni al vostro amico Sotha Sil, è da un po' di tempo che fruga nei nostri bidoni della carta e ho deciso di fargli un favore"consigliò Dumac. "Secondo me gli faresti un favore se gli sottraessi tutte quelle scartoffie,"commentò Voryn, "è da un po' di tempo in qua che passa le sue giornate chiuso nella sua camera, curvo a studiare le vostre carte. Ha un colorito smorto, faremmo bene a farlo uscire un po' a passeggiare, povero disgraziato. Studiare scartoffie è roba da Dwemer".
Dumac guardò storto Voryn. Poi riprese ad aggiustare il televisore.

Quando ebbe finito, prese il telecomando e accese il televisore, ma - orrore! - si vedeva malissimo, tutte le immagini erano sdoppiate, e i colori penosi.
"Ma...dove l'hai comprato questo televisore, Dumac?"chiese Voryn.
"Ho-ho! Ho dimenticato un piccolo dettaglio!"esclamò il Dwemer, dandosi una pacca in fronte. Estrasse dalla scatola degli strani occhialetti incellophanati, li rimosse dagli involucri di plastica, e ne diede un paio a ciascuno.
"Il televisore è in 3D, ho dimenticato di dirvi. E questo è il bello!"spiegò. Tutti e tre, soprattutto Nerevar e Voryn, che erano meno famigliari con questi gioielli tecnologici che non il Dwemer, si divertirono tantissimo a guardare immagini e giocare ai videogiochi in 3D: sembrò loro di rivivere l'epica guerra contro i Nord che aveva consacrato l'amicizia tra Nerevar e Dumac.

Nerevar non poteva essere più felice di così: le sue giornate erano divertenti, disimpegnate e spensierate, Resdayn era nella prosperità, e poteva credere che sarebbe stato amico di Dumac e del suo popolo fino alla fine dei loro giorni...

...o forse no?
 
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view post Posted on 18/9/2016, 17:14
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Adesso comincia la fase clou della storia...

CAPITOLO 14: UNA STRANA SCOPERTA

Era una mattina come tante, Almalexia e Sotha Sil stavano guardando la televisione nel salone reale, quando giunse un urlo dal bagno. I due Chimer, spaventati, si girarono. Dalla porta del bagno uscì Vivec, che sanguinava al mento.
"Che combini, Vehk?"chiese Sotha Sil.
Vivec stava per imprecare al suo amico:"Str...St...Seht! Ma non avevi aggiustato il rasoio?!"
"Seht? Che bel soprannome! Molto meglio che Sotha. Comunque sei tu che non sai usare il rasoio"protestò Sotha Sil.
"No, sei tu che non lo sai aggiustare! La prossima volta chiamo qualche Dwemer"gridò Vivec.
"E non gridate, voglio sentire le previsioni del tempo!"s'intromise Almalexia. Poi guardò l'orario. Era davvero mattino inoltrato e Nerevar non si era ancora alzato, cosa insolita da parte sua.
"Ma...Nerevar? Quando si alza?"chiese allora l'Elfa.
"Non si alza"disse una voce alle loro spalle. Era Voryn Dagoth. "Ha 38 di febbre. Grande sfortuna, proprio oggi che è il compleanno di Dumac".
"Sul serio?"dissero tutti.
"Purtroppo"confermò Voryn. "Mi ha dato i soldi per comprare una torta da portare a Dumac, almeno gli fa il pensiero. Per gli auguri gli fa uno squillo".
Con queste intenzioni Voryn uscì dalla reggia subito dopo.

Dopo essere passato da una pasticceria vicina e aver comprato una torta, il Chimer si avviò a passo spedito verso la Montagna Rossa, laddove era la fortezza di residenza del Re Dwemer. Vi giunse dopo un po' di ore, e notò che la cittadella aveva qualcosa di strano, aldilà del fatto che era scandaloso il luogo dov'era stata costruita - cioè a ridosso del cratere del Vulcano! Voryn aveva visto molte volte quella cittadella e ormai non ci faceva più caso. Dai comuni sfiatatoi che spuntavano sul terreno della cittadella, Voryn notò che usciva un vapore come...inquinato, sporco di esalazioni rosse. Osservò lo strano spettacolo con perplessità, poi fece spallucce ed entrò nella cittadella.

Anche all'interno della cittadella tirava una strana aria. Alcuni Dwemer che incontrò sembravano molto schivi e diffidenti. Va bene che sono un Chimer, pensò Voryn, ma non sanno che ormai siamo loro alleati?
L'Elfo lasciò perdere e raggiunse il portale di entrata per la reggia di Dumac Nano-Orco. Suonò il campanello e, quando i servi videro che portava una torta per il Re, lo fecero entrare.
"Voryn, amico carissimo!"esclamò Dumac abbracciando il visitatore.
Ah, almeno lui sembra a posto, pensò Voryn, per poi dirgli:"Salute, Re Dumac Nano-Orco. Tanti auguri di buon compleanno!"e gli porse la torta.
"Grazie, grazie! Che visita gradita...ma manca qualcuno, o sbaglio?"disse Dumac, accogliendo la torta.
"Questo regalo è da parte mia e di Nerevar. Purtroppo egli è a letto con la febbre e non ha potuto onorare il tuo compleanno in altro modo"spiegò Voryn.
"Sono spiacente. Che si rimetta presto, eh? Lo aspetto per un altro torneo di Resdayn VS Nords".
"Come no, appena potrà verrà sicuro!"rise Voryn. "Beh, quanti anni fai, vecchio?"
"Uhm. Aspetta. Mi sono dimenticato..."rispose Dumac, grattandosi la barba. Gli Elfi infatti sono così longevi che si dimenticano alla lunga della loro età. "Non ricordo".
"Fa niente, sera"disse Voryn sorridendo, "meglio non pensarci o ti impressioni".
Stettero un po' di tempo a chiacchierare del più e del meno, per poi congedarsi.
"Beh, amico, devo ritirarmi"annunciò Voryn, "Lunga vita a Te, Signore Dumac Nano-Orco".
"Ci vediamo, Signore Voryn Dagoth"rispose Dumac, accompagnando il Chimer fuori dalla porta. Poi Voryn si fermò, e sussurrò all'orecchio di Dumac:"Scusa, sai se ci sono dei bagni pubblici da queste parti? Ho viaggiato per ore nelle selve senza mai fermarmi, capisci".
Dumac indicò all'amico la strada per arrivare ai bagni pubblici, ma siccome, come noi ben sappiamo, a Morrowind non ce n'è uno che sappia dare indicazioni decenti, in breve tempo Voryn si perse nella cittadella.

Il nostro eroe cominciava a essere preoccupato, sia perché non voleva tardare, sia perché aveva un bisogno sempre più urgente di andare in bagno. Alla fine, girando e girando, si ritrovò davanti a una porta nel profondo della cittadella. Tentò di aprirla, ma accidenti! - era serrata.
Ma Voryn non si diede per vinto, e, confidando sulle sue abilità magiche, scardinò la porta. Si ritrovò in una stanza buia e torrida, avanzando nella speranza cieca di trovare i bagni. Notò che c'erano poche guardie Dwemer; ebbe da subito il sospetto di essere giunto nel posto sbagliato, poiché un bagno pubblico non poteva essere presidiato. Ma...un momento. Come mai era presidiato quel posto? Cosa vi poteva essere di tanto prezioso e segreto? Voryn ne era curioso non per cupidigia, ma perché fino a quel momento gli era sembrato che i Dwemer non avessero nulla da nascondere. E ora?
Con questa domanda, e ancora con il dubbio che quella fosse la via giusta per i bagni pubblici, Voryn usò il chamaleon e divenne invisibile, cosa che gli consentì di procedere inosservato tra le guardie. Attraversò così la stanza, per poi notare che essa portava a un'altra stanza, chiusa da una tetra e diruta porta di legno. Sempre più perplesso e intimorito, avanzò e aprì la porta; si ritrovò così in un anfratto, in fondo al quale notò strane figure di Dwemer impegnate in un rituale religioso...tutto era buio, candele rosse cingevano i devoti, tutti piegati di fronte a un altare con delle campane, dietro al quale poteva scorgere un sacerdote che suonava misteriose melodie sulle campane, dal suono profondo e riecheggiante. A sinistra, Voryn vide una porta di pietra sferica, di quelle tipiche dei Dwemer; le si avvicinò, e scorse un manifesto vicino al portale, che così recava scritto:

VIETATO L'ACCESSO AI NON ADDETTI AI LAVORI
AMBIENTE TOSSICO, PRESENZA DI GAS DIVINI RADIOATTIVI
Lavori in corso sul Cuore di Lorkhan per la costruzione del
NUMIDIUM


E sotto all'iscrizione, c'era una specie di disegno abbozzato di un guerriero robotico di proporzioni monumentali, con un enigmatico cuore nel suo centro. Il Cuore di Lorkhan? Ma che...pensò Voryn; non osò varcare quel portale - non sapeva nemmeno come si faceva - e aveva paura di quello strano rituale che stavano facendo quei Dwemer accanto a lui. E non sostò un minuto di più; scappò da quel luogo rinnovando l'effetto dell'invisibilità, e, mentre riusciva a districarsi dal labirinto della cittadella e uscirne, trovò anche i bagni pubblici. Ci andò, fece quello che doveva fare, quindi uscì definitivamente dalla fortezza di Dumac che si era fatta notte.
Nella sua tasca, il telefonino vibrò. Lo prese , e lesse un messaggio da parte di Nerevar:
MA QUANDO TORNI? LA STAI FACENDO TU LA TORTA?
Voryn chiamò Nerevar per tranquillizzarlo che stava sulla via del ritorno, quindi continuò a percorrere frettolosamente e anche di corsa il lungo tratto di ritorno a casa, facendosi luce con la torcia del suo Dwarphone. Durante quel viaggio, Voryn fu costantemente perseguitato e attanagliato dalla preoccupazione e dal dubbio di quanto aveva appena visto nella città di Dumac. Cosa voleva dire quel rituale, se i Dwemer avevano spesso dichiarato di essere atei? E cosa si nascondeva di là da quella porta sferica? Cosa voleva dire che c'era presenza di gas DIVINI radioattivi, o del Cuore di Lorkhan? E il Numidium? Cosa ne sapeva Dumac?

Tutto questo preoccupava molto Voryn Dagoth.
 
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view post Posted on 23/9/2016, 20:49
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Capitolo un pizzico più lungo e "serio" del solito, abbiate pazienza :fiorellino:

~~~~~

CAPITOLO 15: L'INDAGINE

Nerevar sentiva molto caldo ed era parecchio sudato quella mattina, buon segnale che era sfebbrato. Dalla finestra una luce pallida batteva in camera; Almalexia stava ancora dormendo beata. Segni evidenti che era ancora molto presto; ma Nerevar era stato a letto tutto il giorno prima e ora aveva una gran voglia di alzarsi, non importava l'orario. Si levò, si fece una doccia, si vestì, poi andò nel salone, dove trovò seduto a un tavolo un Chimer dai capelli neri tutti scompigliati, chino su una tazzina di caffè, che a malapena reggeva il suo capo appoggiato su una mano.
"...Voryn? Sei tu?"chiese Nerevar avvicinandosi al misterioso individuo, il quale alzò la testa e rivelò il suo volto in tutto il suo splendore: aveva certe borse sotto gli occhi da fare invidia a Dario Argento.
"Ehi, Nerevar. Stai meglio?"chiese allora Voryn, con una voce rauca, ma sorridendo delicatamente.
"Io sì! Ma tu? Hai i capelli talmente disordinati! Che è successo, hai ficcato la mano in una presa di corrente?!"rise Nerevar. Vedere Voryn Dagoth con i capelli spettinati era come vedere un guar che vola.
Voryn non rispose, ma sorseggiò l'ennesima tazzina di caffè. Nerevar gli chiese: "Ma a che ora ti sei ritirato ieri?"
"Non mi sono ritirato ieri, ma oggi"rispose Voryn, "Sono arrivato qui un paio d'ore fa".
Nerevar fece una smorfia di stupore, come a dire azz!, e si assise al tavolo con il silenzioso amico. Dopo un po' arrivarono Vivec, Almalexia e Sotha Sil. Allora tutto cominciò a movimentarsi: Vivec ed Almalexia si sedettero sui divanetti e accesero il televisore per non perdersi il programma di cucina di un tizio della Casata Redoran, Sotha Sil prese il frullatore, vi tagliò dentro la frutta e lo accese, dicendo: "Ah, non c'è niente di più bello di un bel frullato nella mattina!"
"Ah, non c'è niente di più brutto del rumore di un frullatore mentre vogliamo sentire La Prova del Cuoco Redoran"commentò Almalexia.
Quando ebbe finito il suo frullato, Sotha Sil si assise a tavolo insieme a Voryn e Nerevar.
"Voryn, che aria pimpante!"esclamò.
Voryn non rispose, ma tirò un grosso sospiro.
"E non ti fai una doccia? O proprio al limite, lavati la faccia"continuò Sotha Sil.
"Porto cattive notizie"rispose mesto Voryn. A quel punto tutti si voltarono nella sua direzione, persino Almalexia lasciò perdere il suo tanto adorato cuoco Redoran.
"Cosa?"gemette Nerevar. Ormai si era disabituato alle preoccupazioni e non voleva più averne di nuovo.
Allora Voryn cominciò a descrivere la sua strana esperienza del giorno prima, il suo arrivo casuale nelle caverne sotterranee della reggia di Dumac Nano-Orco, e la visione di quel rituale; e poi, cosa più importante, quello strano cartello vicino a quel portale di pietra chiuso.
"Non chiedetemi cosa voglia dire gas divini, o Cuore di Lorkhan, o Numidium; non lo so, ma tutto ciò mi fa paura"concluse Voryn.
"Beh, un'interpretazione potrebbe essere questa,"intervenne Almalexia, "i Dwemer stanno costruendo qualcosa sfruttando l'energia divina - e radioattiva - di un tale Cuore di Lorkhan. Di conseguenza questo qualcosa sarà allo stesso modo divino. Cosa vorrà dire, però? Cos'è questo Cuore di Lorkhan?"
A quel punto, tutti si girarono verso Nerevar, che era l'unico a tacere afflitto da tremende paure e preoccupazioni. Vivec gli disse: "Dobbiamo muover loro guerra, i Dwemer ci nascondono qualcosa".
"E forse non sono mai stati sinceri con noi, ma ci hanno sfruttati per distruggere più facilmente i Nord"intervenne Sotha Sil.
"E ora forse staranno costruendo qualcosa di blasfemo laggiù alla Montagna, qualcosa che gli darà il potere necessario per impadronirsi di tutta Resdayn a nostro scapito"disse Almalexia. "Dobbiamo intervenire".
Tutti parlavano ma Nerevar non rispondeva. No, non era possibile, non poteva esserlo. Cosa volevano dire tutti quei giorni passati a giocare alla play con Dumac? No, si era troppo affezionato al suo amico Dwemer, e quest'ultimo a lui. Non era possibile, era un amico di cui si fidava. E grazie alla loro amicizia ora Resdayn era prospera. Dumac non poteva nascondergli niente del genere né aver sfruttato la sua amicizia e fiducia, non poteva né voleva crederlo.
Il Re dei Chimer si levò in piedi, con sguardo solenne seppure teso; disse:"Andrò a parlare direttamente con Dumac Nano-Orco"; e con piglio risoluto, fece per partire in quello stesso momento, ma fu bloccato dagli amici, che gli ricordarono che era appena convalescente dalla febbre. Nerevar accettò la loro premura e attese qualche giorno prima di guarire del tutto, prima di recarsi da Dumac. E passò giorni d'inferno, arrovellandosi nel dubbio atroce e tremendo che davvero i Dwemer gli nascondevano qualcosa di brutto. Purtroppo, pensava, era anche molto amico di Voryn, lo conosceva da una vita e si fidava tantissimo di lui. Come dubitare la veridicità del suo rapporto? A meno che Voryn non si fosse beccato un colpo di sonno e avesse sognato quelle cose assurde, ma gli sembrava un'ipotesi troppo debole - ovvio! Sta di fatto che, pochi giorni dopo, Nerevar si recò da solo presso la reggia del suo amico. La tensione, la paura, gli crescevano dentro e lo perseguitavano; ma quando incontrò Dumac tutti questi cattivi pensieri si dissolsero.
"Nerevar, amico!"esclamò Dumac quando vide tornare l'amico, e abbracciandolo. Nerevar allora fu come se si fosse dimenticato di tutto, come se tutte le notizie di Voryn fossero state solo un incubo. Sorrise al suo fidato amico e lo salutò, quell'amico dal quale sapeva che non si sarebbe mai più separato.
"Allora hai mantenuto la promessa di ritornare, eh? Ha-ha, sei proprio un vecchio amico!"continuò Dumac, mollando pacche alla schiena di Nerevar. "Purtroppo per te, oggi però non possiamo giocare alla playstation, è il giorno sbagliato".
"Perché?"chiese Nerevar. Allora Dumac lo condusse alla camera dove erano soliti giocare alla playstation. Lì c'era un Dwemer dall'aspetto rispettabile, che trafficava tra i fili del televisore; sul grande schermo ruotava un cubo con sotto scritto, Nessun segnale.
"Oh...e lui chi è?"chiese Nerevar.
"Nerevar, ti presento Kagrenac, Alto Architetto e Sacerdote del nostro popolo. Kagrenac, ecco Indoril Nerevar, Re dei Chimer"disse Dumac, facendo stringere la mano a Kagrenac e Nerevar, che tuttavia su conoscevano già di nome.
"Ah, Kagrenac, l'imprenditore!"esclamò Nerevar. "Rimpiango di non aver portato con me Sotha Sil, un mio amico; è un tuo grande fan, sai, ti avrebbe di sicuro chiesto un autografo".
"Dev'essere sicuro un amico intelligente"rispose ridente Kagrenac, modestissimo.
"Purtroppo ultimamente abbiamo avuto un po' di problemi con il segnale, e Kagrenac è occupato a sistemare le cose, quindi niente play per oggi" spiegò Dumac.
"Fa niente, tanto non sono venuto qui per giocare alla play, a dire il vero"disse Nerevar, e a quel punto si ricordò della sua scottante preoccupazione. Lo sguardo da gioviale si fece teso. "Sono qui perché devo parlarti di una cosa".
"Cosa c'è?"chiese Dumac.
Nerevar sospirò profondamente. "Mi è sembrato di sentire negli ultimi tempi che tra i Dwemer c'è qualcosa che sta cambiando...qualcosa di anomalo e strano...dico bene?"cominciò cautamente.
"No," rispose Dumac, "Va tutto in modo regolare, come sempre. Non una novità".
Nerevar osservò l'espressione di Dumac, che sembrava davvero sincera. Nulla lasciava intravedere neppure l'ombra di una menzogna.
"Cioè..."riprese Nerevar, "mi spiego: state per caso facendo qualcosa di inusuale? Io ho sentito dir...ehm...ho come l'impressione che stia cambiando qualcosa tra di voi, che...qualcuno...stia venerando qualcosa di natura divina e ci stia lavorando su per creare qualcosa di simile al divino...avrei bisogno di sapere e avere conferma e spiegazioni da Te, Signore Dumac. Credimi, spero di avere equivocato".
Dumac tacque con un'espressione perplessa, ma a quel punto, Nerevar notò che Kagrenac lo fissava con occhi torvi e penetranti.
"Ho bisogno di sapere, perché siamo alleati e dobbiamo conoscere gli uni le mosse degli altri, serve per controllare che tutto sia a posto"specificò Nerevar.
"No, davvero non so di cosa tu stia parlando"rispose Dumac.
"Ma chi credi di essere tu, che puoi giudicare gli affari di noi Dwemer?"sbottò Kagrenac. "Non hai mai vissuto tra di noi per capire le nostre faccende. Puoi andare!"
Con questo, Nerevar lasciò la reggia di Dumac con un saluto formale. La Montagna Rossa gli appariva silenziosa e si sentiva solo, abbandonato a sé stesso, senza la più pallida idea di che direzione prendere, spiazzato. Il vento insensibile frusciava delicatamente tra le fronde degli alberi e i suoi capelli...no, forse tra i suoi capelli no. Troppo gel, erano una massa compatta.
Cosa fare? Nerevar si fidava di Dumac, si fidava davvero, ma ciò non gli garantiva la sincerità del Re dei Dwemer, che avrebbe potuto essere tranquillamente un abile dissimulatore. Sperava con tutto il cuore che Dumac diceva la verità, che non stava succedendo nulla e che Voryn aveva le traveggole. Gli sembrava di vivere in un incubo; stette assiso sul ciglio d'un sentiero con la testa tra le mani, un po' rimuginando amaramente su questa storia che voleva non fosse mai cominciata, un po' pensando al da farsi.
Riflettendo, riflettendo, alla fine vide l'anello Luna-e-Stella, sempre fisso sulla sua mano. Regalo di Dumac, tra l'altro, tanto per abbatterlo doppiamente. Ma quell'anello era anche benedetto da Azura...ma sì, certo!

Azura era sempre stata la Signora Daedra di Nerevar. Era sempre stata anche la sua consigliera, per qualsiasi problema. Anche ai tempi del liceo, magari quando non riusciva a fare un problema di matematica, puff! - Nerevar andava ad Holamayan, un luogo consacrato ad Azura, e Azura lo aiutava a risolvere il problema. Era sempre stata la sua aiutante, e lui il suo protetto; ora, in questo momento d'incertezza e crisi, poteva chiederle consiglio.

Senza nemmeno pensare di tornare prima a casa, Nerevar si levó dal sentiero e s'impartì per un lungo viaggio verso la costa orientale di Vvardenfell, dove era situata Holamayan, e dove Azura gli avrebbe dato il suo atteso e temuto responso.
 
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view post Posted on 30/9/2016, 18:45
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Rieccomi! Mi sa che se continuo a pubblicare a questi ritmi mi perdo :rotfl:
Buona lettura

~~~~~

CAPITOLO 16: IL RESPONSO

Nerevar viaggiò ininterrottamente nella direzione di Holamayan, sostando solo nottetempo. Si sentiva molto solo e senza alcun appoggio, e non aveva la più pallida idea di cosa l'aspettava, cosa che gli faceva cadere le braccia. Le uniche cose che gli fecero compagnia furono i messaggi Dwarfapp che i suoi amici gli mandavano e le telefonate, chiedendogli perché stesse tardando tanto. Nerevar ogni volta rispondeva che sarebbe tornato al più presto e che era tutto sotto controllo.
Arrivò ad Holamayan poche ore dall'inizio del terzo giorno di viaggio: era ancora tutto molto buio. Temeva che si sarebbe addormentato, perché Azura era un tipo particolare: era disponibile per appuntamenti solo alle 6:00 e alle 18:00, cioè solo in corrispondenza dell'alba e del tramonto. Si diceva che quelle ore fossero sacre alla Signora Daedra, ma in realtà Azura passava tutto il resto del tempo a giocare a carte nell'Oblio con Boethiah e Mephala, e per farla poetica era disponibile solo a quelle ore fioche. Ma stiamo cambiando argomento, torniamo a noi. Dicevo, Nerevar era arrivato ad Holamayan che era ancora buio, e temeva di perdere l'alba prendendo sonno. Così si fece un caffè per tenersi sveglio, fino a che non arrivò l'ora tanto attesa e allo stesso tempo tanto temuta...
Quando si aprì il portale del tempietto dedicato ad Azura, Nerevar entrò. Con una preghiera e un rituale, evocò la presenza della sua Signora Daedra, la quale comparve come sempre in abiti azzurri, luminosa come una stella.
Ehilà, vecchio Nerevar, ci si rivede!, disse Azura, ma poi, per non rovinare l'epicità del contesto, riformulò il suo saluto. Salute a te, Signore Indoril Nerevar, Re di Resdayn.
“Salute a Te, Azura, Signora dell'Alba e del Tramonto. Sono qui per chiederti consiglio”rispose Nerevar.
Qualche altro problema di matematica? Credevo che avessi finito il liceo da un pezzo, rispose Azura.
“No, è un problema più...grave”disse Nerevar. “Signore Voryn Dagoth, mio fedele amico e compagno d'armi, mi ha detto qualcosa sul conto dei Dwemer, che stanno facendo qualcosa di blasfemo, ma ho chiesto a Re Dumac Nano-Orco e ha negato. Di chi mi devo fidare, Signora Azura?”
Azura sospirò eterea. Quello che dice Voryn Dagoth è vero. Nella specie, i Dwemer, avendo progettato una linea metropolitana, scavarono canali sotto alla Montagna Rossa e vi trovarono un curioso macigno. Kagrenac, il loro Alto Sacerdote ed Architetto, stabilì che si trattasse del Cuore di Lorkhan, scagliato nella Montagna Rossa dagli dei dell'Oblio per punire Lorkhan del fatto che, dopo qualche bicchierino di troppo, aveva creato il Mondo Mortale. Kagrenac dedusse che il Cuore di Lorkhan aveva poteri divini straordinari, e forgiò tre arnesi, Wraithguard, Keening e Sunder per sfruttarne le potenzialità. Con questi Arnesi ora Kagrenac sta tentando di mutare tutta la sua razza in immortali.
Nerevar si sentì agghiacciato, tanto che gli ci volle qualche tempo prima di formulare un'altra domanda.
“Ehm...e...sai cos'è il Numidium?”balbettò.
Kagrenac vuole sfruttare il Cuore di Lorkhan per creare un nuovo dio, il Numidium, con il quale beffarsi della fede religiosa dei Chimer. Con il Numidium egli pianifica di soggiogare il mondo sotto il dominio dei Dwemer. Creare un dio artificiale è blasfemia pura, ma, cosa più importante, il Numidium, come il Cuore di Lorkhan, ha un gravissimo impatto ambientale a livello di emissioni. Bisogna tempestivamente fermare questo piano, altrimenti l'intero ecosistema di Vvardenfell sarà stravolto e non verranno più turisti!
Poi Azura si guardò l'orologio, e disse: Ah, ma ora basta con queste inutili chiacchiere, Boethiah e Mephala mi aspettano per un giro di briscola. E svanì nel nulla.
Nerevar era senza parole. Era successo quello che non doveva succedere. Voryn aveva visto giusto; e Dumac...Dumac gli aveva mentito per tutti questi anni! Come aveva potuto fingere amicizia con Nerevar e in realtà sfruttarlo spudoratamente per i suoi blasfemi e loschi scopi?
Nerevar era infuriato; non c'è nulla di più brutto che ritrovarsi traditi da qualcuno di cui fino a poco prima ci si era fidati ciecamente, ci si sente sfruttati.
Rabbioso come una belva, Nerevar tornò sulla via della reggia prendendo a calci tutti i sassi che incontrava e uccidendo gli animali feroci a mani nude.

Era talmente arrabbiato che le porte della reggia si aprirono automaticamente al suo passaggio, avendo paura della sua irruenza.
“Finalmente sei tornato!”esclamò Almalexia, ma non fu minimamente calcolata da Nerevar. Allora fece spallucce e continuò a correre sul suo tapirulano. Gli altri si guardarono preoccupati, e non ebbero il coraggio di chiedere a Nerevar cosa fosse successo da farlo arrabbiare così tanto. Che avesse litigato con Dumac?
La risposta la ebbero solo il giorno dopo, quando Nerevar, non avendo smaltito la rabbia, aveva riempito il salone dell'odore di camomilla, che aveva preparata in quantità per calmarsi.
“Ma dico io, cos'è successo?”chiese Voryn per primo.
“Cos'è successo?”replicò ringhiando Nerevar. “È successo che Dumac ha detto che tutto andava regolarmente, quando in realtà i suoi Dwemer stanno combinando un pasticcio nella Montagna Rossa!”
“Spiegati meglio, chim”chiese Vivec, mettendosi in bocca un ringo.
“Voryn aveva ragione!”ruggì Nerevar, battendo un pugno sul tavolo e rovesciando la sua camomilla. “I Dwemer stanno venerando il Cuore di Lorkhan, che è nella Montagna Rossa, e Kagrenac ha fabbricato tre arnesi per trarne il potere divino e mutare la sua razza in dei!”
Tutti i presenti fecero un “oh!”di meraviglia, mettendosi le mani in faccia.
“Aspettate, aspettate, ché non è finita!”continuava a ringhiare Nerevar, “Vogliono pure costruire il Numidium, un nuovo dio, mi avete sentito? Un nuovo dio! E Dumac diceva che era tutto a posto”.
Tutti i presenti fecero un “oh!”di meraviglia, mettendosi le mani in faccia.
“C-come le hai sapute queste cose?”balbettò Almalexia.
“Ho consultato Azura”gracchiò suo marito, “la sua guida è infallibile. È La prova”.
“Per tutti i soffioni di Molag Amur!”gridò Voryn. “V'immaginate quanto saranno inquinanti questi esperimenti?”
“Già”, “È terribile!”, “Distruggeranno l'ecosistema”, “Questo è sfruttamento intensivo delle risorse minerarie” dicevano tutti. Vivec si avvicinò in maniera solenne verso Nerevar, e gli poggiò la mano sulla spalla. “Dobbiamo intervenire”.
Nerevar aveva le mani in faccia, era agghiacciato per quello che era appena successo, ma una volta ancora, decise di venire a patti con Dumac con diplomazia.

Un momento, cosa ho appena detto? Diplomazia? Sicuro: poco tempo dopo, fatti tutti i preparativi, Nerevar marciava con un bell'esercito tutto pronto al suo seguito, armato fino ai denti con la sua sfavillante corazza Indoril, alla volta della dimora di Dumac.
 
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view post Posted on 8/10/2016, 08:58
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Ci avviamo alle battute finali di questa epica storia...

CAPITOLO 17: LA ROTTURA

Era una tranquillissima serata nella reggia del Re Dwemer. Dumac stava nel salone d'entrata, dove c'era un altro televisore grandissimo – siamo nella reggia di un re, vi aspettavate solo un televisore?! – e si stava guardando beatamente Legami del Cuore, la sua telenovela preferita, disteso sul suo comodo divano.
D'un tratto, un boato echeggiò per tutto l'androne. Dumac trasalì, e si voltò: vide il portale d'entrata giacere rotto a terra, e la figura di un Chimer armato da una sontuosa corazza Indoril, che reggeva tra le braccia un ariete sostenuto di dietro da altri Chimer armati. Poco tempo e riconobbe in quell'Elfo una persona a lui ben nota – Nerevar Indoril!
“P...po...poffarbacco!”esclamò Dumac, levandosi e avanzando verso i Chimer. Le guardie erano tutte intorno, e si giustificarono freneticamente di non essere riuscite ad arrestare l'irruenza della truppa dei Chimer. Ma Dumac era impegnato a pensare ad altro.
“Nerevar! Che ti prende?!”gridò, “C'era bisogno di sfondare la porta per entrare? Non si bussa più, eh?!”
“Ci voleva un'entrata ad effetto”rispose Nerevar recitando un'aria da duro.
“Ma ti rendi conto di quanto mi è costato quel portale? Ora me lo paghi tu, Signore!”gridò Dumac, ancora più concitato di prima. Nerevar, ignorando, procedette con la truppa e diede un'occhiata al televisore.
“Tch! Ti vedi Legami del Cuore?”commentò, sadico.
“Chi sei tu per entrare in casa mia sfondando la porta e commentare di sopra quel che mi guardo il Fredas sera?”protestò Dumac.
“Io non guarderei mai certe porcherie”continuò imperterrito Nerevar, “Molto meglio Beautiful. Quello sì che è di qualità”.
Dumac cominciava a temere. “Finiscila con queste chiacchiere inutili e dimmi perché diavolo sei entrato in casa mia in quel modo!”
Lo sguardo di Nerevar cambiò d'un tratto: da cinico e sarcastico si fece rabbioso. “Devi cedere il tuo culto del Cuore di Lorkhan o dimenticherò la nostra amicizia e le azioni che furono compiute nel suo nome!”ruggì.
Dumac non capiva; ma ora si sentiva accusato e minacciato senza motivo dal suo migliore amico. Così, prima di poter ragionare, neanche lui si controllò e ringhiò: “Non abbandoneremo quel che è stato per anni il nostro costume sul calcolo, proprio come i Chimer non abbandoneranno i loro legami con i Signori e le Signore dell'Oblio. E per venire alla mia porta in questo modo, vestito in armi e armatura e con i tuoi ospiti intorno a te, mi dice che hai già dimenticato la nostra amicizia. Stai giù, mio dolce Nerevar, o giuro dai quindici e uno toni d'oro che ucciderò te e tutta la tua gente”.

Naturalmente, come doveva andare a finire questo bisticcio? Nella guerra, ovvio! Non starò a raccontarla tutta in esteso, per parlare solo delle ultime fasi, quelle salienti. Essa culminò nella celeberrima Battaglia della Montagna Rossa: fu una battaglia molto difficile per i Chimer. Infatti la Montagna Rossa era impervia, intricata, difficile da percorrere, e tutto quanto era un ostacolo per i Chimer era una difesa per i Dwemer.
“Ahia, le spine!” “Acc! Un serpente!” “No, un kwama raccoglitore mi ha morso!” erano alcune tra le più comuni lagnanze dei guerrieri e delle guerriere degli Elfi Luminosi.
“Troppi cliff racer ci sono!”gridavano alcuni, che a quegli uccellacci odiosi erano allergici. Così Nerevar non solo era nervoso da sé ma lo diventava sempre di più ogni ora che passava.

Arrivarono finalmente ai piedi della reggia di Dumac, l'edificio più abusivo mai esistito: sino al momento non si erano scontrati faccia a faccia con i Dwemer, ma alcuni guerrieri erano morti trafitti da frecce che provenivano dai picchi più alti del Vulcano e che in quei momenti erano apparsi irraggiungibili, oppure venivano uccisi da qualche guerriero robotico mandato in avanscoperta dai Dwemer.
“AVANTI, USCITE E AFFRONTATECI!”gridava Voryn sgolandosi come un isterico, per poi rimpiangere che a Morrowind gli unici strumenti musicali esistenti erano tamburi, campane o liuti, e che pertanto non c'era nemmeno un corno da guerra. Sotha Sil lanciava fiamme esplosive contro la reggia per farla tremare.
“Alla lunga finirò la magickaaaaaaaaah!!!”disse Sotha Sil, mentre un guerriero Dwemer gli piombava sul collo.
Ora d'un tratto erano sparsi ovunque: Nerevar vedeva schiere di guerrieri in carne e ossa misti a guerrieri meccanici, tutti puntualmente sputanti vapore, invadere la strettoia dalla quale si accedeva alla cittadella. L'esercito dei Chimer fu terrorizzato, ma con tenacia la regina Almalexia e i generali tutti cercarono di guidare la schiera lontano dal sentiero montano.
Gridi, urli di battaglia, clangori di armi, frastuoni, tonfi di corpi, scie di sangue volanti, polveri sollevate in aria, spine, pestaggi di piedi, puzza di sudore; tutto appariva molto confuso ma Nerevar si fece forza e seguì le azioni della schiera, dando le direttive insieme al compagno Voryn. Quello che turbava la mente di Nerevar era una cosa: l'assenza di Dumac. Va bene che in tanta gente era difficile individuare una persona sola, ma è d'uso che il Re primeggi e sia ben evidente a tutti, no?

...Ma quale esito avrà questa guerra? Cosa faranno i nostri eroi? – questo lo saprete nella prossima puntata!
 
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view post Posted on 14/10/2016, 18:46
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CAPITOLO 18: DECISIONI IMPORTANTI

Ora lo scontro si era spostato dall'impervio e inagibile cratere alle distese laviche che si stendevano giù, ampie, dalle fiancate della Montagna Rossa – per la gioia dei Chimer, anche se alcuni ancora pigliavano spine nei piedi e si lamentavano, ma almeno c'erano meno rocce impervie là.
“Signore, non c'è Dumac Nano-Orco!”disse Voryn a Nerevar.
“L'ho notato”rispose Nerevar.
“Io direi di lasciare gli altri a tenere impegnati i Dwemer qui, e di andare a vedere se Dumac è nella sua reggia sul cratere”propose Voryn, “Chissà che non stia trafficando con il Cuore”.
Nerevar inizialmente fu titubante. Era preoccupato e insicuro di abbandonare il suo esercito, però i sospetti di Voryn erano degni di considerazione, così alla fine prese la sua decisione: sarebbe entrato nella reggia con una piccola parte dei suoi guerrieri. Confermò a Voryn la sua intenzione, prese il telefono e mandò un messaggio sul gruppo Dwarfapp: SENTITE, IO STO ANDANDO CON ALCUNI COMPAGNI ALLA REGGIA. VOI TENETE IMPEGNATI GLI AVVERSARI, OK? TORNO APPENA POSSO.
“Sperando che lo leggano”disse Voryn. In effetti come avrebbero potuto, nel pieno della battaglia?
“Mai dire mai”rispose Nerevar, “Ehi, voi, intorno a me! Seguitemi, non c'è tempo per spiegare!”
Attorno a sé Nerevar infatti aveva alcuni suoi compagni – si era un momento distanziato con Voryn dal resto della mischia. Udì dei passi di corsa echeggiare nell'aria: vide Alandro Sul che raggiungeva la sua truppa.
“Vengo anch'io”ringhiò il generale. Aveva un'aria molto contrariata.
“Che c'è, Alandro?”chiese Voryn.
“Sotha Sil mi ha cancellato dal gruppo Dwarfapp!”spiegò Alandro Sul, maneggiando nervosamente il suo telefono.
“Vabbé, non te la prendere, amico”disse Nerevar, ridacchiando, “Non ci scrivevi mai”.
“Ci leggevo, però”borbottò Alandro Sul.
“Vabbé, insomma, andiamo o qui ci scoprono”gridò Nerevar, e la sua esigua truppa lo seguì.

Entrarono in quegli androni che un tempo erano stati così famigliari e accoglienti con Nerevar, e che ora sarebbero diventati eventuali campi di battaglia. Voryn guidò la truppa verso la camera sospetta; lì trovarono Kagrenac e Dumac che stavano discutendo aspramente.
“BASTA!”gridò Nerevar, puntando la sua spada contro Dumac. D'un tratto ci fu silenzio.
“LE VOSTRE AMBIZIONI SUL CUORE SONO FINITE!”gridò ancora. Kagrenac lo guardò come a volerlo prendere a sunderate, e si avventò sulla truppa. Voryn difese il suo Signore ponendosi a muro di fronte a Kagrenac, e presto questi attaccò briga con lui. Purtroppo non c'era più spazio per il dialogo; anche Nerevar e Dumac vennero alle armi.
La lotta fu ardua, e Nerevar ne uscì molto ferito, ma aveva avuto la meglio su Dumac e Voryn aveva ucciso Kagrenac. I superstiti della loro truppa erano ormai ridotti a pochissimi, tra i quali Alandro Sul.
Nerevar fissava il cadavere di Dumac, un tempo suo amico...quanti ricordi gli scorrevano in mente, dal primo incontro nelle selve, a tutti quei ritrovi per giocare alla play insieme...era tutto troppo triste e infelice, e voleva che tutto questo non fosse mai cominciato, che stesse facendo soltanto un incubo. Amava ancora il suo amico.
“Signore”sentì una voce, “ho trovato questi. Suppongo che siano i famigerati Arnesi di Kagrenac”.
Nerevar vide che Voryn indicava a terra un martelletto e una piccola spada, brillante come una stella, incantati, e nell'altra mano teneva un possente guanto di manifattura Nanica, anch'esso incantato.
“Sunder...Keening...e Wraithguard, come mi ha detto Azura”commentò Nerevar.
“Cosa ne facciamo?”chiese Voryn.
“Invochiamo di nuovo Azura. Ci consiglierà”disse Nerevar, e così si predisposero insieme per un rituale d'evocazione.
Sì, sì, un attimo...che stress...arrivo!, disse dal nulla una voce eterea. Quindi Azura si materializzò nell'antro.
Allora, Nerevar, perché secchi ancora, e proprio mentre stavo vincendo a poker?, ringhiò contrariata Azura.
Voryn le porse a mostrare gli Arnesi di Kagrenac. “Il mio Signore Indoril Nerevar chiede consiglio su cosa fare con questi”.
Ah, gli Arnesi di Kagrenac...rispose Azura, Avete ucciso Dumac Nano-Orco e Kagrenac, come sembra. Ora non vi resta che agire con gli Arnesi sul Cuore di Lorkhan, per troncare la razza dei Dwemer dal suo legame profano con il Cuore di Lorkhan, e per distruggere il dio abusivo Numidium!
E così Azura illustrò loro il procedimento corretto. I due avanzarono verso il Cuore di Lorkhan – Alandro Sul non si era perso, era uscito dalla cittadella per prendersi una boccata d'aria – e lo videro in tutto il suo orrore, un macigno a forma di cuore, rosso vivo, inserito nella cavità di un gigantesco marchingegno robotico dall'aspetto incompleto, che sputava fumi tossici, radioattivi e altamente inquinanti. I due agirono sul Cuore di Lorkhan con delle mascherine anti-gas, come indicato da Azura; ciò provocò il crollo del Numidium giù, nell'amplissimo serbatoio lavico del Vulcano. Quindi, tornando all'antro, notarono con molta perplessità che i corpi di Dumac e Kagrenac erano spariti senza lasciare traccia.
Voryn osservò gli Arnesi di Kagrenac con una smorfia disgustata, e disse al suo amico: “Quel pazzo Kagrenac ha distrutto la sua gente con queste cose. Dobbiamo distruggerli, subito, per timore che cadano nelle mani sbagliate”.
Nerevar fissò con amarezza gli Arnesi, per poi rispondere: “Chiederò alla mia Regina e ai generali cosa dovremo fare con essi, poiché hanno avuto saggezza nel passato che io non avevo. Stai qui, leale Dagoth Voryn, finché ritorno, e custodisci gli Arnesi di Kagrenac e la Camera del Cuore”.

Così Nerevar si allontanò da quel luogo, mentre Voryn reprimeva la tentazione di dargli una martellata di Sunder sulla zucca, giusto per ridimensionarlo e fargli aprire gli occhi. Ma era Nerevar il Re, non lui, e così fu tenuto a rimanere chiuso lì dentro fino al ritorno dell'amico.

__________________________________________________________

NOTE: Non sono mai stata molto convinta su quanto è successo alla Montagna Rossa, confesso che non ho mai preso una posizione. Così ho fatto un po' di fatica a scegliere una mia versione sulla quale sviluppare la storia. In linea di massima propendo per credere alla versione del Tribunale, ma ci sono lati dell'altra versione (quella di Alandro Sul) che mi convincono di più, come ad esempio il fatto che Nerevar abbia evocato Azura e che questa le abbia detto come agire sul Cuore per distruggere l'immortalità dei Dwemer.
SPOILERONE (ma tanto è inutile perché chi legge questa storiella conosce già quella di Morrowind e quello che accade dopo LOL)
In questo modo in seguito Voryn Dagoth, avendo già sperimentato come agire sul Cuore, avrà già delle nozioni base su come utilizzare gli Arnesi di Kagrenac quando anche lui rivolgerà i suoi interessi sul Cuore


Detto questo, ci vediamo alla prossima puntata XD
 
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view post Posted on 21/10/2016, 19:33
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CAPITOLO 19: UNA SPLENDIDA GIORNATA

Nerevar era stanchissimo, aveva bisogno di cerotti, garze e bende per le sue ferite ma non c'era un diavolo di ospedale di campo in giro. Tuttavia non c'era il tempo di curarsi, sentiva che bisognava prendere una decisione definitiva con il Cuore, o sarebbe successo un disastro.
Dopo un bel po' di miglia giunse a uno scenario disastrato. Già lungo la discesa della Montagna Rossa aveva notato un silenzio surreale per essere in un campo di battaglia, ma quando giunse al cospetto della zona che aveva visto la Regina e i suoi generali combattere contro i Dwemer, restò davvero stranito. Non c'era più traccia di Dwemer, come non ce n'era più nemmeno di Dumac o Kagrenac.
Vivec, Almalexia e Sotha Sil erano seduti uno di fronte all'altro, a gambe incrociate, giocando a carte, mentre tutti gli altri soldati rimasti vivi giravano in cerca di cure. Vivec fu il primo a notare Nerevar arrivare, e, mentre masticava un ringo: “Bentornato, chim. Sei ferito!”
“Ehssì...”rispose Nerevar. “Cosa vi spinge a giocare a carte? Dove sono i Dwemer?”
“Cosa ti spinge a stare in piedi e a non curarti, in quelle condizioni?”rispose Almalexia, “Comunque non c'è ombra di Dwemer. Spariti”.
Nerevar fece una smorfia incredula. Stranito dalla situazione, tacque.
“Vabbé, lasciamo stare i Dwemer. Suppongo che avete ricevuto il mio messaggio sul gruppo”riprese.
“Sì. Che ne è stato di Dumac?”chiese Sotha Sil.
“Morto”disse semplicemente Nerevar, la voce afona. “Ma basta parlare ancora. Dagoth ed io abbiamo trovato gli Arnesi di Kagrenac. Poi abbiamo evocato Azura, che ci ha detto come agire con gli Arnesi sul Cuore di Lorkhan per dividere i suoi poteri straordinari e meravigliosi dai Dwemer. E così abbiamo fatto; ma ora sono qui per chiedervi cosa è meglio fare con gli Arnesi. Voryn direbbe di distruggerli ma mi affido al vostro consiglio, che a mie spese ho ignorato quando mi dicevate di combattere sin da subito i Dwemer”.
Dapprima i tre tacquero in riflessione. Poi cominciarono a consultarsi insieme al Re, e alla fine Sotha Sil concluse: “Dobbiamo preservare questi arnesi in fiducia per il benessere del popolo Chimer. E chi sa, forse i Dwemer non sono andati per sempre, ma completamente trasportati a qualche regno distante, dal quale possono qualche giorno tornare a minacciare un'altra volta la nostra sicurezza e l'ambiente. Dunque, abbiamo bisogno di tenere questi arnesi, per studiare essi e i loro principi, così che possiamo essere salvi nelle generazioni future”.
Nerevar cominciava ad avere sospetti, ma per esperienza si disse di dover ubbidire ai tre. “Accetto i vostri consigli, ma a una condizione: dobbiamo giurare un patto solenne ad Azura che gli Arnesi non saranno mai usati nella stessa maniera profana ed eco-criminosa dei Dwemer”.
Gli altri tre accolsero la proposta, così gli Elfi rievocarono Azura con un rituale – facendo imprecare Azura che per l'ennesima volta aveva dovuto lasciare la sua partita a poker con Boethiah e Mephala. Così, quando ebbero giurato di fronte ad Azura il patto, e Azura ebbe accolto il giuramento, poterono sentirle dire, mentre ella svaniva, Era ora, e che questa volta sia la buona, che sembrava lo slogan di una pubblicità di yogurt. Dopo ciò, intrapresero il cammino del ritorno al cratere, dove Voryn Dagoth aspettava.

Vieni al Cuore di Lorkhan, finiscila di dar retta a quegli ambientalisti dei tuoi amici. Non c'è gloria più grande di aver trovato una nuova fonte energetica per la nazione, efficiente, economica, prodigiosa! E se non vieni, potrai soltanto lagnarti con i tuoi amici che non puoi più ricaricare la batteria del tuo telefono, che la TV non prende, che il frullatore non funziona!
Questo e altri spot pubblicitari affollavano la mente di Dagoth, che stava impazzendo. Il Cuore gli stava parlando, non v'era dubbio di questo. Ma...aveva ragione! Senza il Cuore, nessuno sarebbe riuscito più a ricaricare il proprio telefonino. La rete Dwarfnet, la tv, la radio, nulla sarebbe funzionato più, e si sarebbe dovuti tornare a vivere isolati dal mondo. Come lo si poteva fare?
Mentre pensava questo, Dagoth già si ritrovava davanti al Cuore di Lorkhan, con Wraithguard sul braccio destro, Keening e Sunder in mano; senza accorgersene, usò gli Arnesi sul Cuore, e subì una scossa elettrica che gli scompigliò i capelli.
Benvenuto, Dagoth Ur. Hai assicurato una fonte energetica rinnovabile ed efficiente per il tuo popolo. E in più, una fonte dai poteri straordinari...
Dagoth Ur. Era il suo nuovo nome, lo sentiva...
“Voryn! Siamo arrivati!”
Solo in quel momento, il Chimer si rese conto che stava agendo contro la sua volontà! E così, si voltò verso l'uscita dalla camera.
“VORYN, DOVE SEI?”
“Arrivo, arrivo”rispose. Giunse al cospetto di Nerevar e degli altri tre.
“Voryn, che è successo? Hai dei capelli...”disse Nerevar.
“Oh, i capelli...”disse Voryn, passandosi una mano sulla chioma nera.
“Ma...non mi chiamo Voryn”aggiunse contrariato.
“No? E come ti chiami allora?”ridacchiò Almalexia.
“Il mio nome è Dagoth Ur!”
Gli altri quattro si guardarono perplessi. Poi Nerevar prese parola. “Senti, Vo...cioé, Dagoth Ur, basta scherzare. Ora. Abbiamo preso una decisione. Manterremo gli Arnesi di Kagrenac per la salvezza del nostro popolo, sai, nel caso...non si sa mai, vero?”
“Concordo”disse Dagoth Ur.
“Puoi darceli?”chiese Nerevar, sorridendo. Aveva un'aria amichevole, mentre a Dagoth Ur erano bastate quelle due parole da parte dell'amico per turbarlo.
“No...voi...non sono sicuri in mani vostre. Sono pericolosi!”disse, pensando che in effetti lui era l'unico a saperli usare e che quegli altri avrebbero combinato un pasticcio se li avessero usati.
“E perché invece dovrebbero essere sicuri in mani tue, chim?”chiese Vivec.
Dagoth Ur non seppe rispondere. Non poteva dire che li sapeva usare, avrebbe destato gravi sospetti. “Non...non posso proprio darveli. Nerevar mi ha detto di custodirli; e così io farò, manterrò la promessa fino all'ultimo”.
“Dagoth, lo stesso Nerevar ti dice di cederli! La promessa è mantenuta!”protestò Nerevar, indicandosi con un dito.
“Stai dando di matto, amico? Mi hai fatto custode degli Arnesi, se sono io il loro custode perché adesso li volete voi?! Voi avete cattive intenzioni e si possono ritorcere contro voi stessi, perché non avete idea di cosa fare con gli Arnesi!”ribatté Dagoth Ur, concitato.
“Mi sa tanto che TU hai cattive intenzioni con gli Arnesi! Ti IMPONGO di darmeli!”ruggì Nerevar.
Dagoth si sentì chiamato ferocemente in causa, e non senza un motivo, visto che aveva usati gli Arnesi sul Cuore poco prima. Ma ora aveva cambiato idea, non poteva lasciarli nelle mani inesperte di altri. Dopo una pausa di silenzio, così, disse: “Non puoi impormi qualcosa di così poco saggio. Io so come custodire gli Arnesi, e non ve li darò perché possono essere pericolosi!”
Ormai era chiaro come il sole per Nerevar e compagnia che Dagoth Ur aveva un attimino esagerato, così Nerevar ringhiò: “Dammeli!”, e si avvinghiò contro quello che un tempo era suo amico, con Vivec, Almalexia e Sotha Sil a dargli man forte. Dagoth si divincolava terrorizzato mentre Nerevar lo stringeva come una serpe, le sue mani trattenute dalle mani di Nerevar, che stava cercando di estorcergli gli Arnesi.
“Lasciami!”gridò tirando una gomitata all'altro Chimer, ma questi si riprese subito dal colpo, e in un impeto di rabbia cieca e disperazione sfilò la spada, che andò dritta a mietere il sangue dell'avversario.
Nerevar ebbe soltanto il tempo di vedere la faccia incredula e triste di Voryn, di realizzare che quello era l'ultimo giorno della propria vita e che aveva perso ben due amici. Poi entrambi stramazzarono a terra esanimi. Ormai le forze di Nerevar erano esauste, dopo aver compiuto l'ultimo, orribile atto, l'atto che non sarebbe dovuto essere l'ultimo mai e poi mai: freddare un amico.

Un silenzio greve di lutto calò nella grotta buia. Almalexia, Vivec e Sotha Sil si guardarono increduli e sconvolti. Senza quasi accorgersene, Almalexia era diventata vedova.

Uscirono taciturni dalla cittadella, mentre il buio del crepuscolo oscurava le imponenti torri della fortezza.
 
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view post Posted on 26/10/2016, 19:20
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CAPITOLO 20: NUOVI PROPOSITI

Alandro Sul era appollaiato su un picco sovrastante la valle su cui Almalexia, Vivec e Sotha Sil si stavano allontanando. Notò che Nerevar non c'era, e ricordava che l'aveva visto venire con loro qualche tempo prima. Ricordava che il Re era già molto ferito ma non immaginava che sarebbe morto per quel motivo...ma vedendo Sotha Sil che teneva gli Arnesi di Kagrenac, cominciò a sospettare.
Quel dannato mago mi ha già cancellato dal gruppo Dwarfapp, ora s'impossessa degli Arnesi di Kagrenac senza Nerevar? E Nerevar, dov'è?, pensava. Fece per mandare un messaggio a Nerevar ma il telefono non funzionava più: la linea era interrotta. Andò così a verificare e dopo ore di ricerca nella cittadella, trovò riposte a terra delle vesti che riconobbe immediatamente essere quelle di Voryn e di Nerevar, ed erano anche sporche di sangue!
Strinse le vesti, le mani che gli tremavano e gli occhi furiosi levati in alto, nemmeno fosse in un film. Allora...allora sono stati quei tre a ucciderlo! Ma certo, volevano gli Arnesi di Kagrenac...e Voryn ha voluto vendicare Nerevar!
Mentre Alandro Sul pensava questo, Almalexia, Vivec e Sotha Sil avanzavano silenziosi lungo la via del ritorno, e imbronciati.

Passarono gli anni. I Chimer dovettero riabituarsi a uno stile di vita senza tecnologia avanzata: niente più telefoni, TV, juke-box, radio, playstation e tutti quegli oggetti con i quali si erano gingillati negli anni dell'alleanza con i Dwemer. Gli Arnesi di Kagrenac furono affidati a Sotha Sil, il consigliere di Nerevar più esperto e affidabile dei tre, nonché abile stregone e grande appassionato del mondo dei Dwemer. Sotha Sil passava le giornate da notte a dì a studiare chino su scartoffie Dwemer: sembra che in questo periodo risolvesse un centinaio di equazioni, disequazioni, algoritmi e sistemi lineari al giorno – era bravo in matematica – tutto questo solo per capire come funzionavano quelle diavolerie dei Dwemer.
Mentre lui lavorava come un matto, Vivec studiava filosofia e cercava di esprimere quello che lui pensava a parole filosofiche, peccato che di filosofia non ci era riuscito a capire un'acca e quindi tutte le sue frasi, versi poetici e testi e altro erano incomprensibili. Ma Vivec aveva un'abilità sfacciata a parlare in modo da sembrare appassionato, che capisse tutto quello che dicesse; la povera Almalexia, come se non bastasse che era diventata vedova, doveva dividere la dimora con quel chiacchierone cicisbeo. Man mano, tuttavia, Almalexia prese a pendere dalle labbra di Vivec. Ogni giorno non vedeva l'ora che parlasse, e che dicesse tutte quelle parole così affascinanti di cui lei fondamentalmente non capiva niente. Lo assisteva anche mentre si cimentava in opere letterarie.
“Cosa fai oggi di bello, Vehk?”
“Scrivo il Libro delle Ore”.
Poi Vivec si metteva a leggere i suoi manoscritti all'Elfa con pathos, e lei ascoltava.
“Quest'opera è sublime!”rispondeva Almalexia, a mani congiunte. “Devi pubblicarla!”
“Eh, ma ho provato già in precedenza, tipo con Le Cantate di Vivec. Il pubblico non mi apprezza perché dice che parlo poco chiaro, e dice anche che sono egocentrico”.
“Poh, gentaglia che non capisce nulla della cultura”rispondeva Almalexia, senza rendersi conto che nemmeno lei ne capiva nulla.
“Sei l'unica che mi capisci”diceva Vivec sorridendo, e abbracciando la donna.
Ecco come passavano le giornate nella reggia.

Una sera Vivec e Almalexia erano sul divano, e Vivec stava leggendo i suoi soliti ermetismi ad Almalexia, quando qualcuno bussò alla porta dei quartieri privati.
“Chi è?”chiese Almalexia.
Entrò Sotha Sil. “Buonasera, ragazzi! Che fate oggi di bello?”
“Leggiamo le opere di Vivec”
“Non fate mai niente di utile al giorno eh?”disse Sotha Sil, “sempre sul divano, sul tapirulano, a leggere, ma non fate mai niente d'altro, a differenza di me”.
“Parla quello che passa tutta la giornata a fare matematica!”ribatté Vivec,
“Zitto tu, ché la matematica è depositaria della verità! Ma negli ultimi giorni sono riuscito a fare sensazionali scoperte sugli Arnesi”proclamò Sotha Sil.
“Che cosa?”chiese Almalexia.
Sotha Sil si assise su un divanetto, tirò un respiro, disse: “Ho imparato come si usano gli Arnesi di Kagrenac sul Cuore”
“Buono! Ci sarà utile se i Dwemer torneranno, o per qualunque altro pericolo”disse Almalexia.
“Sì, ma io...ho pensato ad altro, non senza scrupoli a dire il vero. Vedete. Il nostro popolo è infelice, sottomesso ai continui capricci del principe Daedra di turno. Ora Azura, ora Mephala, ora Sheogorath lancia la sua disgrazia perché si è alzato di cattivo umore, o perché ha urtato il mignolo allo stipite della porta, o per qualunque altra cosa. I Chimer stanno passando un periodo difficile causato dalla fine dell'alleanza con i Dwemer e dalla morte del loro Re. Noi queste cose le sappiamo bene”.
“Certo. Ma questo cosa centra con gli Arnesi, chim?”chiese Vivec.
Sotha Sil sospirò. “Io ho capito come i Dwemer siano riusciti a rendersi immortali sfruttando il Cuore. Pensateci bene, lo possiamo fare anche noi tre. Noi conosciamo i problemi della nostra gente, problemi che stiamo soffrendo anche noi. I Daedra invece possono venirci incontro come venirci contro. Dipende che aria tira a casa loro. Non vogliono realmente il bene dei loro devoti, ma noi, se acquisissimo poteri divini in modo da regnare su Resdayn, riusciremmo invece a fare del bene. Pensate se riuscissimo a curare la gente, ad esempio! Noi, o di cattivo umore o di buono, lo faremmo sempre, ma i Daedra no!”
“Ma...in questo modo rischieremmo di rompere il patto che abbiamo stretto con Nerevar, un giuramento fatto di fronte ad Azura!”disse Almalexia.
“Ragioni ancora con un'ottica poco ragionevole e più moralista,”le disse Sotha Sil. “Ma devi ricordare che Azura è una dei tanti Principi Daedra che del nostro bene importa solo a volte. Non avete sentito come borbottava ogni volta che la invocavamo? Se noi dobbiamo fare qualcosa per il bene del nostro popolo, allora dobbiamo voltare le spalle ai Signori e alle Signore dell'Oblio. E non credere ch'io non mi faccia scrupoli. Sono spiacente di rompere il patto, ma lo sono per il mio allievo Nerevar buonanima, che dovrei rispettare, e non certo per Azura. Io non temo Azura, e anzi a dirla tutta mi sta antipatica visto che non sembra tenerci tanto a noi”.
Con queste e altre parole, Sotha Sil riuscì a convincere gli amici della sua idea e dell'eventualità di diventare dei, rimpiazzando i Daedra con un culto più a detta loro ragionevole e benevolo. E fu così che arrivò il giorno fatidico, quando i tre avanzarono verso la Montagna Rossa, in ricerca del Cuore di Lorkhan.

__________________________________

Mi sembra di star scrivendo questa storia da una marea di tempo! Comunque, credo che il prossimo capitolo sarà l'ultimo, dopo aver arrancato tra impegni scolastici e altro :showtime:
 
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view post Posted on 31/10/2016, 18:58
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Ebbene sì, raga, sono arrivata all'ultima puntata! (Finalmente dirà qualcuno :asd: )

CAPITOLO 21: IL RITORNO

Non ci volle molto tempo a che i tre riuscissero a ritrovare il Cuore di Lorkhan. Sotha Sil istruì Almalexia e Vivec su come utilizzare gli Arnesi sul Cuore, in base a quanto aveva appreso.
“Ora vi farò vedere io a cosa serve la matematica!”esclamava, mentre tutti erano impegnati a fare strani esperimenti sul Cuore di Lorkhan. Una tempesta di magia fu scatenata in un attimo nella camera cavernosa e svanì diradandosi sui tre.
Erano molto tesi. Rimasero fermi e zitti per qualche minuto.
“Ehm...”prese finalmente parola Almalexia. “Dunque...ora siamo dei?”
Sotha Sil fece per parlare, ma una nuova luce abbagliante invase la spelonca: stringendo gli occhi, i tre scorsero la figura di una ben nota Daedra, Azura la perdigiorno, che stringeva i pugni.
Si può sapere cosa diavolo state combinando, brutti masnadieri?
Vivec girò gli occhi all'aria. “Oh no! Proprio all'ora del tramonto dovevamo venire qui?”disse.
Ciò che avete appena fatto è pazzo oltre ogni misura! Non solo vi siete mutati in dei, ma avete anche violato così un patto che avevate giurato insieme al vostro Re, di fronte a ME, Signora dell'Oblio! Empi! Non avete la minima idea di cosa voglia dire essere dei, di quali problemi affliggano gli dei!, continuò Azura. Poi, levando le braccia in alto in segno di pathos, Ah, ma un giorno Nerevar ritornerà in un altro corpo, e, sincero al patto, punirà la vostra perfidia e farà certo che una tale conoscenza profana non neghi né infanghi più il nome degli dei!
Tutti erano spaventati, ma Sotha Sil si fece coraggio e, con lo stesso pathos della Daedra, le disse: “I vecchi dei sono crudeli e arbitrari, e lontani dalle speranze e dalle paure dei mer. La vostra età è passata. Noi siamo i nuovi dei, nati della carne, e saggi e preoccupati dei bisogni della nostra gente. Risparmiaci le tue minacce e rimproveri, spirito incostante. Noi siamo audaci e freschi, e non ti temeremo”.
Azura gesticolò qualcosa, e in seguito accadde qualcosa di strano a Vivec e Sotha Sil. La pelle di Sotha Sil assunse un colore cenere e i suoi occhi divennero rossi. Vivec subì lo stesso, ma per qualche piccolo errore divenne così solo a metà, forse per tutti i ringo che si mangiava. Almalexia invece restò bella dorata e abbronzata. Chissà perché...
I tre si guardarono perplessi, mentre Azura tuonava: Questo non è atto mio, ma vostro atto. Voi avete scelto il vostro destino, e il destino della vostra gente, e tutti i Dunmer condivideranno il vostro destino, da adesso alla fine del tempo. Vi credete dei, ma siete ciechi, e tutto è oscurità.
Azura poi svanì, lasciando nel buio, spaventati e straniti, i tre. Tuttavia essi si fecero coraggio e riuscirono a trovare la via d'uscita dalla fortezza. Cercarono di scacciare via i fantasmi di Azura per concentrarsi sull'obbiettivo prefissato: costruire un nuovo mondo sotto alla loro guida.

Sotha Sil cadde in una gravissima crisi depressiva quando per la prima volta dopo quel giorno si guardò allo specchio e ne rimase scioccato da quanto era stata brava Azura a renderlo brutto. Ma talmente brutto che, fuori di sé dalla vergogna, si rinchiuse tutto in un'armatura Dwemer. E non ne uscì mai più, credetemi, se non per lavarsi. Era vero che Vivec aveva ora una buffa doppia-abbronzatura ma almeno la faccia era identica a prima.
Il trio si fece chiamare “Il Tribunale” – mai capito per quale motivo, forse volevano diventare magistrati?
Tutti i Chimer erano stati mutati in quelli che noi conosciamo come i Dunmer: Elfi dalla pelle color cenere (ma dove, in realtà? A me è sempre sembrata celeste) e gli occhi rossi. Erano tutti davvero infelici del loro nuovo aspetto, ma Sotha Sil cercò di consolarli così: “Questa non è una maledizione, ma è una benedizione, il segno che le nostre nature sono mutate: non siamo più semplici mer tremanti di fronte agli dei, ma mer civilizzati, che d'ora in poi parleranno alle loro tre benevole guide, le tre facce del Tribunale!” Quindi aggiunse, furbetto, “E poi, ditemi voi, per essere dei punk perfetti come vuole la moda, non va meglio questo aspetto dark che quello di prima?”
“Ieeeeeeeeeeeeeeeh!”fu il grido unanime che si sollevò dalla massa di ascoltatori, che subito cambiarono idea.

E fu così che Vivec, Almalexia e Sotha Sil costruirono il mondo che avevano tanto desiderato: Vivec proclamò di aver salvato tante volte i Dunmer facendo e dicendo stramberie per tutti i gusti – solo egli era capace di fermare meteoriti giganti parlanti o dare ai Dunmer delle branchie e distruggere uno strano tipo di nome Uomo Rubicondo, oppure uccidere i suoi figli dallo strano aspetto (che aveva avuti in una notte d'amore con...Molag Bal?), di parlare con un tale Duca degli Scamp, di essere uomo o donna a seconda di come gli tirasse la giornata, di essere nato da un uovo e di dire che sua madre era la moglie dell'allevatore di netch (?!), di frequentare strani banchetti in cui venivano servite esclusivamente melagrane, di andare in spazi che non erano spazi e assurdità simili, ma soprattutto, egli era capace di comporre poesie senza senso che tuttavia avevano un grandissimo successo. Sì, mi avete capita bene: fino a poco tempo fa, quando nessuno calcolava Vivec, nessuno si degnava di pubblicarle né di leggerle, ma ora che Vivec veniva preso sul serio, chissà perché, tutte quelle opere divennero improvvisamente dei best-seller che tutti leggevano e adoravano.
Ma in realtà non combinava niente di che, tranne che fluttuare a gambe incrociate e tornare in piedi, tutto questo guardando perennemente i muri davanti a sé. Per dare un'idea di quante avventure passasse ogni giorno, vedere la famosa statua che lo raffigura mentre uccide uno scarafaggio.
Un destino simile lo condivisero Almalexia e Sotha Sil, ma almeno quei due non fecero gli spacconi come Vivec. A ogni modo, i più accettarono la nuova fede con devozione, ma quel pettegolo di Alandro Sul, che nel frattempo si era rifugiato tra gli Ashlander per l'indignazione, vociferò loro che in realtà il Tribunale aveva ucciso Nerevar e Voryn Dagoth appositamente per impossessarsi degli Arnesi e per divinizzarsi.

Ma attenzione! Dagoth Ur era sopravvissuto. Si era risvegliato nelle profondità della Montagna Rossa, vedendo che aveva assunto quello strano nuovo colore di pelle, e si ritrovò in solo perizoma e calzini. Doveva essere diventato immortale, essendo ormai legato al potere del Cuore di Lorkhan.
Subì un destino simile a Sotha Sil: guardandosi allo specchio, fu scioccato da quanto era diventato brutto e si coprì repentinamente la faccia con una strana maschera d'oro. Coprirsi la faccia ovviamente lo aiutò nel momento in cui decise di costruire un impero sotto il suo comando e quindi reclutare dei servi: nessuno lo avrebbe preso sul serio se avesse mostrato liberamente la sua faccia, mentre la maschera d'oro lo faceva sembrare importante. Tuttavia non si coprì mai di armature: riteneva di avere un fisico invidiabile.
Era pazzo, ma anche molto intelligente, e in questo modo sapeva benissimo che il potere che aveva ottenuto dal Cuore andava rinnovato e l'unico modo per farlo era con gli Arnesi, che non aveva. Se Nerevar era morto – cosa che comunque lo addolorava, sebbene Nerevar l'avesse tradito – non poteva che averli presi il Tribunale: pertanto, grazie a uno dei tanti poteri che il Cuore gli conferiva, reclutò servi che lo aiutassero a controllare le azioni del Tribunale. La cosa più orribile che scoprì era che ora erano diventati suoi rivali ma che, peggio ancora, essi avevano stretto un sodalizio con l'Impero! Dagoth Ur aveva ancora la mentalità patriottica di quando tutto il popolo Chimer si era unito per cacciare i Nord, ma ora cosa facevano i Dunmer? Venivano a patti con stranieri sottomettendosi al loro potere, sacrificando la propria indipendenza, a lungo combattuta nel passato? Allora aveva ragione quando aveva pensato che avevano cattive intenzioni con gli Arnesi, quel maledetto giorno in cui non li aveva voluti cedere! Avrebbe dovuto tenerli per sé, se l'obbiettivo del Tribunale era sottomettere Morrowind all'Impero.
Dagoth Ur cominciò a fare sogni di gloria, di un tempo in cui tutto sarebbe tornato come prima, quando i Chimer difendevano valorosamente la propria autonomia e non erano schiavi di stranieri. E l'unico in grado di riportare questi costumi nella sua terra era proprio egli stesso, Dagoth Ur, in virtù del suo potere divino; attendeva anche il Nerevarine in modo da fare di lui l'alleato migliore e più fedele. Era convinto che chiunque egli sarebbe stato, si sarebbe unito con lui in virtù della vecchia amicizia.

Ma per realizzare i suoi scopi, Dagoth Ur aveva bisogno degli Arnesi di Kagrenac. Un bel giorno Vivec, Almalexia e Sotha Sil tornarono per il rinnovamento annuale dei poteri del Cuore, ma furono colti di sorpresa da Dagoth Ur e da degli orribili tizi che si facevano chiamare Vampiri di Cenere e Consanguinei a Dagoth Ur.
“Ma...Dagoth non era morto?”fu l'intelligente domanda di Vivec, prima che un pugno di Dagoth Ur gli si piantasse in fronte – come se non gli fossero bastate le ombrellate di Sotha Sil a renderlo pazzo.
In seguito a questo incidente, i tre non poterono rinnovare i propri poteri al Cuore di Lorkhan ma fuggirono disperatamente prima che le schiere di Dagoth Ur potessero ucciderli. Intanto Dagoth Ur procedeva con il suo piano: per via onirica, riusciva a persuadere e reclutare seguaci con pubblicità propagandistiche, e, dimentico del suo primordiale ambientalismo, spargeva tempeste inquinanti e radioattive dal cratere della Montagna Rossa, le tempeste di Blight, che causavano mutazioni genetiche utili ai suoi piani. Considerando l'entità del problema, il Tribunale fece costruire una muraglia anulare intorno alla Montagna Rossa, il Ghostfence, che dicono si sarebbe riuscita a vedere con una foto satellitare. Il Ghostfence serviva a contenere le creature di Dagoth Ur entro i suoi limiti, perché non invadessero il resto delle terre, e a trattenere in parte la Blight. Con il tempo la muraglia non fu sufficiente, perché un astuto servo di Dagoth Ur, di nome Dagoth Uthol, riattivò una talpa Dwemer per scavare un canale sotterraneo che portasse dalla Montagna Rossa alle rovine della fortezza di Kogoruhn, che era esterna al Ghostfence: in questo modo le creature di Dagoth Ur potevano uscire anche da Kogoruhn per il resto della terra. A ogni modo il Tribunale si impegnò personalmente per sconfiggere Dagoth Ur e le sue armate, e cercare di forzare l'accesso per la Camera del Cuore, ma ogni volta veniva cacciato. Un giorno in particolare accadde una cosa che segnò a lungo la potenza del Tribunale. Almalexia e Sotha Sil erano sulla Montagna Rossa per combattere Dagoth Ur e i suoi scagnozzi. Vivec non c'era perché aveva detto che doveva contemplare l'Oblio – in realtà una scusa per dire che non gli andava di partire con loro.
Almalexia stava perlustrando Odrosal, una cittadella Dwemer sui fianchi occidentali del Vulcano, così chiamata perché vi dimorava Dagoth Odros – Dagoth Ur e tutti i vampiri di cenere tranne Dagoth Araynys e Dagoth Gilvoth erano parecchio egocentrici. Al seguito di Almalexia c'era una truppa di Armigeri Leggeri, e anche al seguito di Sotha Sil che invece stava perlustrando Vemynal, la casa di Dagoth Vemyn – ovviamente. In questa scorribanda Dagoth Odros ferì Almalexia e le strappò Keening, la spada di Kagrenac, mentre Dagoth Vemyn strappò Sunder il martello di Kagrenac dalle mani di Sotha Sil e glielo suonò in testa, stordendolo.
In seguito a questo, alcuni Armigeri Leggeri tornarono in fretta e furia a Vivec, per informare il Tribuno dell'accaduto. Vivec borbottò infastidito sull'inettitudine dei due, che ora lo stavano facendo andare alla Montagna Rossa, e in men che non si dica con i suoi poteri vi andò e soccorse Almalexia e Sotha Sil. Ma ora il Tribunale aveva perso due Arnesi di Kagrenac e rimaneva soltanto Wraithguard, il guanto protettivo, e il potere dei Tre era destinato a diminuire indefinitamente.

E fu in seguito a questo che i Tre si ricordarono delle parole profetiche di Azura e cominciarono a temere il ritorno di Nerevar, che avrebbe punito la loro avventatezza: ormai l'arrivo del Nerevarine era vicino!

E niente, la fine delle parole è ALMSIVI.
 
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view post Posted on 11/8/2018, 15:16
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Daedra

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Arrivo in enorme ritardo qua, ahimé non avevo letto questo capolavoro prima :asd: e volevo farti i complimenti Xar... son incappata la scorsa notte a leggere il primo capitolo e non sono più riuscita a smettere finché con mia somma tristezza non è finito :scan:
Non sono mai riuscita a giocare decentemente a Morrowind, ed incredibilmente ora mi sento più acculturata riguardo il suo background :rotfl:
È stato divertentissimo, tutte quelle reference geniali... ma più di tutto mi ha colpito l'innocenza dell'iniziale amore per i ringo di Vivec che poi s'è mezzo tramutato nel motivo per cui è rimasto bicolore, geniale, semplicemente. Lo rileggerò, più e più volte, è stato favoloso!

Hai un talento eccezionale per la scrittura, e spero di leggere altro scritto da te in futuro :fiorellino:
 
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view post Posted on 11/8/2018, 23:00
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Leggere questo commento dopo così tanto tempo è stato tanto inatteso quanto gradito :D

Grazie Tinebra, mi ha fatto piacere ti sia piaciuta la storia :dramma:
 
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Istituto
view post Posted on 13/8/2018, 15:40




Molto bella :)

l'avevo letta tempo fa, o meglio avevo iniziato, ma non potendo capire molti riferimenti non l'ho mai conclusa. Ora che ho finito pure il gioco e capisco perfettamente a che ti riferisci non posso che apprezzare di più il tutto :sisi:
 
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view post Posted on 13/8/2018, 16:51
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Grazie anche a te, Istituto :D
 
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