| Lady Iris |
| | Chapter XI Angry, pain and darkness Arrivai a Whiterun che era oramai sera inoltrata, e la città in lontananza non era altro che un ammasso di puntini luminosi che la rendeva misteriosa, ma al tempo stesso accogliente... O forse ero solo io ad essere particolarmente di buon umore a dispetto della stanchezza e le ferite, semplicemente non mi importava: cos'era una spalla dolorante rispetto alla soddisfazione di aver portato a termine la missione più importante della mia vita? Potevo già immaginarmi la faccia di Kodlak, i suoi occhi finalmente sereni... -Ehi, ehi tu!- venni brutalmente riportata alla realtà dall'arrivo trafelato di una guardia, che dovette riprendere fiato tanto aveva corso. -Respira.- gli dissi, tranquilla ma fredda, il mio astio nei confronti delle guardie e dell'Impero forse si era attenuato, ma non era mai sparito del tutto e ogni volta che le guardie mi rivolgevano la parola mantenevo un atteggiamento distaccato e impersonale. -S-sei...una dei Compagni...no? -Sì, cosa c'è? Vado di fretta.- forse si accorse del tono gelido data l'occhiata che mi lanciò, continuando ad alternare il fiatone alle parole. -Jorrvaskr...è...sotto attacco.- il mio cuore si fermò. -Cosa?!- scesi da cavallo con un unico salto, ignorando la fitta alla spalla e alle gambe e mi precipitai dalla guardia, scuotendolo con ben poca grazia -Come sarebbe a dire è sotto attacco?! Chi è stato? -I...Mano d'Argento.- mi feci bastare quel nome. Lo lasciai di scatto, altrettanto velocemente risalii a cavallo e lo spronai con un colpo di talloni più forte del solito, tanto che il destriero impennò. -Non ora, dannazione!- mi ressi a fatica, mantenendo un precario equilibrio, e mi parve di aver perso un'eternità di tempo prezioso quando, finalmente, il quadrupede riprese un galoppo serrato che non sentii nemmeno tanta era la preoccupazione. Cosa diavolo ci facevano i Mano d'Argento? Perché attaccare proprio ora? Da quanto l'attacco andava avanti? Qualcuno era rimasto ferito? Tante domande a cui non sapevo trovare risposta, ed erano una più dolorosa dell'altra, sfogai la mia preoccupazione sul cavallo, spronandolo ancora e ancora, gridando nelle sue orecchie di andare più veloce, pregai Kynareth di darmi la velocità del vento per arrivare, nonostante fossi a pochissimi metri dalla destinazione Jorrvaskr non mi era mai parsa così lontana ed irraggiungibile. I volti di tutti i miei Fratelli e Sorelle di Scudo si alternavano nella mia mente, ma erano soprattutto Kodlak e Vilkas a darmi quelle terribili fitte di terrore allo stomaco, a farmi pregare intensamente come mai avevo fatto in vita mia, a farmi tremare dalla paura. -Per favore non andatevene...non andate via!- pensai, poi con un altro colpo di briglie, sicuramente doloroso per il cavallo, pretesi più velocità, alzandomi appena con il sedere dalla sella, piegandomi in avanti quasi per non sentire le fitte di dolore ai glutei a causa della cavalcata sempre più intensa. Le porte della città erano aperte, probabilmente per sedare la rivolta dei Mano d'Argento, ed entrai di corsa senza problemi con il rumore degli zoccoli che, battendo lungo la strada selciata di Whiterun, rimbombavano nella mia testa come tamburi, scandendo il tempo. Quando arrivai davanti a Jorrvaskr scesi da cavallo, abbandonandolo praticamente a se stesso, e corsi verso l'ingresso. La scena che trovai fu terribile: i cadaveri di alcuni Mano d'Argento giacevano a terra in posizioni scomposte, ossa rotte, ferite aperte, mentre altri ancora combattevano contro Aela e Torvar che, spalla contro spalla, ne respingevano la maggior parte a colpi di spada e ascia, tra grida, ringhi, parole che si perdevano nella cacofonia della battaglia. Afferrai l'arco ed una freccia, puntando verso una bretone la cui ascia non raggiunse mai la testa di Torvar. -Ma che...scricciolo!- mi accolse il biondo, mentre Aela mi lanciò un sorriso sollevato, per quanto poté si intende. Non sembrava ferita gravemente, a parte qualche livido, ma gli occhi verdi erano frementi e rossi, probabilmente si stava trattenendo per non rilasciare la bestia che era in sé, non davanti alle guardie di Whiterun e la popolazione già sconvolta che ci osservava dalle loro case. -Sei tornata.- con un unico affondo la spada corta della cacciatrice si piantò nella testa di un avversario ed altrettanto velocemente venne rimossa proprio mentre io mi piazzavo accanto a lei -Non qui, vai dentro! -Cosa?!- protestai -Ma voi... -Noi ce la caveremo, va' dentro!- confermò l'altro Compagno, ed a quel punto mi lasciai convincere, salendo due a due i gradini che portavano a Jorrvaskr per poi spalancare la porta socchiusa. Dentro, il caos: i pezzi di carbone posti al centro della stanza usati spesso come focolare, erano sparpagliati rendendo il pavimento pericoloso e caldo, l'odore di sangue, sudore e bruciato rendeva l'aria consumata e quasi irrespirabile mentre i Compagni ed i Mano d'Argento si affrontavano. -AH!- senza pensarci mi gettai su un Imperiale armato di arco e frecce che si teneva lontano dalla vera battaglia, affondando il pugnale nella sua clavicola e strappandogli un grido di dolore e paura. Si girò, afferrandomi per una delle cinghie dell'armatura e cercando di spingermi in avanti, ma io ribaltai la situazione riuscendo a cadergli sopra ed affondai di nuovo la lama nella sua carne, uccidendolo. -Tu brutta...- mi girai di scatto, ma una Nord incombeva già su di me, pronta a levare la sua arma e spaccarmi la testa. -No!- alzai istintivamente un braccio per proteggermi, pur sapendo che sarebbe stato inutile, ma la gigantesca sagoma di Farkas mi salvò la vita investendo la donna con la sua potenza. Non ricordo di aver mai visto Farkas in quel modo: gli occhi azzurri solitamente calmi, lontani dal mondo quasi, erano carichi di rabbia, furore ed esaltazione per la battaglia, le sopracciglia spesse e scure corrugate ed i denti scoperti in una smorfia lo rendevano feroce come mai lo avevo visto, forse fu la prima volta in cui realizzai che il Compagno poteva davvero essere pericoloso se avesse voluto, che la bestia c'era anche in lui pronta ad uscire. -Farkas...- lo chiamai, e l'uomo sembrò riscuotersi. -Ce l'hai fatta.- senza troppi complimenti mi tirò su per un braccio, reggendo la sua spada con l'altra mano e facendomi gemere -Ti ha ferito? -N-no. Non lei.- lo rassicurai, massaggiandomi la spalla con ancora la pelle arrossata e dolorante -Come... -Attenta!- scattai di lato proprio quando il licantropo si lanciò in avanti, travolgendo due avversari nella sua carica. -Farkas!- un avversario si piazzò avanti a me, e lo persi di vista -Levati di mezzo!- il Khajiit che mi attaccò era una femmina, e scoprì i denti in quello che doveva essere un soffio di rabbia. -Non ne uscirete vivo nessuno, parola di Shez'han Rad!- avevo già affrontato un Khajiit, ma a differenza di quello incontrato nel Tumulo, la femmina avanti a me non era codarda e soprattutto era sveglia, notò subito la spalla ferita e cercò di approfittarne, spingendomi a parare o usare sempre quel braccio, sfuggendo o incalzandomi a seconda dei miei movimenti. -Adesso basta!- in un attimo di rabbia mi gettai con tutta la forza che avevo sulla Khajiit, che invece di contrattaccare rimase ferma sul posto, il muso fremente e gli occhi spalancati quasi avesse visto un mostro, e non una Nord all'attacco, e fu con quello sguardo, quella paura negli occhi che la sua testa volò via dal corpo per ruzzolare sul legno, lasciando una scia rosso scarlatto -Bastarda...- mormorai, pulendo la lama sui suoi vestiti, poi spostai lo sguardo lungo la sala, la battaglia non era finita. -Athis!- infatti notai subito l'elfo scuro in difficoltà, e senza perdere tempo arrivai alle spalle del Mano d'Argento che lo stava attaccando per trapassargli lo stomaco con la spada, gettando il corpo in avanti. -I...ris...- mormorò quello. Gli occhi dell'elfo scuro erano ricchi di dolore e si teneva la mano sull'addome, dove una ferita profonda macchiava di rosso la sua corazza di cuoio e rendeva il grigio della sua pelle più cereo che mai, in tremendo contrasto con il rosso dello sguardo -Sei... -Zitto, non ti muovere.- strappai il mantello dalle spalle del cadavere accanto a lui e cercai di tamponare la ferita, la stoffa si inzuppò ed io iniziai ad entrare nel panico, perché ero un guerriero e non un guaritore, inoltre la ferita rischiava di infettarsi. -Cazzo... -Lascia fare a me.- Ria si chinò accanto a me -Ci penso io a lui, tu combatti. Giovane, silenziosa, orgogliosa più che mai di far parte del gruppo di Jorrvaskr, non eravamo mai state molto unite, preferivo di gran lunga Aela a quella orgogliosa fanciulla, ma non potei non riconoscere che con il suo carattere calmo avrebbe tenuto la situazione sotto controllo molto meglio di me. -Dove sono Kodlak e Vilkas?- le chiesi, dato che del Precursore e del giovane non c'era traccia. -Ho visto Vilkas scendere le scale verso gli alloggi, stava inseguendo da solo quattro di quei figli di puttana. -Quattro?!- mi alzai con un ringhio a causa della fitta alla spalla -Idiota, non può farcela da solo!- mi precipitai verso gli alloggi scendendo le scale quasi in due balzi, trovando la porta aperta, o meglio un'anta era stata del tutto distrutta e potei passare con facilità, solo per potermi addentrare nel corridoio stranamente silenzioso delle stanze. Più mi addentravo nel corridoio, più i rumori del piano di sopra si facevano lontani, quel silenzio inaspettato quanto strano ebbe il potere di farmi rabbrividire mentre avanzavo cauta e silenziosa, proprio come quella volta, nel Tumulo delle Vecchie Glorie. -Dove accidenti sono?- gli occhi saettavano ovunque, sempre troppo lenti -Dove... -Stammi lontano, mostro!- una voce provenne da dietro una porta in fondo al corridoio. Sospettosa iniziai ad avvicinarmi ad essa, ma prima che potessi raggiungerla un altro urlo anticipò la rottura della stessa. Scattai all'indietro ed incoccai una freccia, ma fu solo il corpo di un Nord a me sconosciuto, un Mano D'argento, che rotolò in maniera scomposta fino ai miei piedi: gli occhi erano aperti e il suo torace una massa irriconoscibile di carne. -Ma...- solo una creatura avrebbe potuto avere tanta forza e tanta ferocia. Alzai gli occhi, incontrando un lupo mannaro proprio sull'uscio della porta stessa. La bestia, su due zampe, ansimava pesantemente e perdeva sangue in alcuni punti, mi guardò per un lungo istante prima di iniziare a ritrasformarsi. In pochi, dolorosi secondi il lupo lasciò spazio a Vilkas, che sollevò lo sguardo chiaro su di me. -Vilkas!- il mio cuore si allargò di sollievo nel vederlo vivo, e mi precipitai da lui per poterlo abbracciare. Mi prese il volto tra le mani, con meno delicatezza rispetto al solito, ma non me ne curai, non mi importava, e lasciai che mi baciasse prima di stringermi a sé. -Sei tornata...- sussurrò, ed io annuii contro la sua spalla, trattenendomi a stento dallo stringerlo forte come avrei voluto, ma non ne avevo la forza ed il suo corpo era pieno di ferite e lividi. -Cos'è successo?- mormorai, finalmente sciogliendolo dall'abbraccio per guardare il suo viso stravolto -Sei ferito? -Non gravemente. Comunque ci hanno teso un'imboscata. Hanno circondato Jorrvaskr in massa, respingendo anche le guardie cittadine.- gli sfiorai appena uno zigomo gonfio e violaceo. -Ho fatto il prima possibile.- garantii, quasi sentendomi in colpa per non essere stata lì al momento dell'attacco -Te lo giuro, ho... -Lo so, lo so.- strinse la stoffa dei pantaloni logori che indossava, l'unico indumento sopravvissuto alla trasformazione in lupo, e gettò un'occhiata lungo il corridoio -Hai visto Kodlak?- scossi la testa -L'ho seguito per dargli manforte con alcuni di questi...bastardi.- inspirò, cercando di placare la furia che gli scorreva dentro, che faceva pulsare le vene delle braccia -Ma sono stato seguito anche io.- accennò all'ormai cadavere. -Lo cerchiamo insieme, vieni.- gli presi delicatamente il braccio mentre si alzava, cercando di non mostrare troppa premura perché sapevo che non gli sarebbe stata gradita, ed insieme ci dirigemmo verso la stanza del Precursore. Vilkas era vivo, ma la mia preoccupazione era per Kodlak solo contro più avversari e, anche se il Precursore non era da sottovalutare, i Mano d'Argento sapevano essere insidiosi contro i lupi mannari, avevano già dimostrato di saper combatterli con efficacia e crudeltà. Percorremmo il corridoio il più rapidamente possibile, ma la tranquillità durò fin troppo poco: qualunque cosa stesse accadendo sopra le nostre teste doveva essere devastante, perché una parte del muro sopra di noi crollò. -Attenta!- Vilkas mi spinse avanti e caddi sbattendo i gomiti, e quando mi ripresi dal polverone che si sollevò tra me e Vilkas c'era un muro di pietra. -Vilkas!- lo chiamai, alzandomi e avvicinandomi alla parete crollata -Stai bene? -Frana di merda, si può sapere che cazzo sta succedendo lassù?- sì, stava bene -Sei ferita?- mi chiese. -No. -Almeno questo.- lo sentii sospirare -Maledizione, proprio adesso! -Vai a chiamare gli altri.- gli dissi io, attenta a non toccare nessuna pietra per timore che mi cadesse addosso -Io raggiungo Kodlak. Per un attimo non ricevetti che il silenzio come risposta, poi la voce del Compagno arrivò, contrita ma decisa. -Ti raggiungerò subito. -Lo so che lo farai.- anche se non poteva vedermi, sorrisi alla roccia, indietreggiando -Quando arriverai sarà già tutto finito.- temendo che la paura di rimanere di nuovo sola in quella situazione mi avrebbe bloccata, diedi le spalle alla parete franata e corsi verso la stanza del Precursore, ma non ci arrivai mai. -Muori, cane!- il cozzare di due lame deviò la mia attenzione verso una stanza più grande, un piccolo dormitorio, dove trovai finalmente Kodlak intento a combattere due avversari, uno doveva essere un Nord data la stazza robusta sotto quell'armatura pesante, mentre il secondo era un Imperiale mingherlino ma anche agile, e schivava tutti gli affondi del Precursore per poi attaccare quando l'uomo era impegnato ad affrontare il gigantesco compagno. Ai loro piedi c'erano tre cadaveri. L'uomo presentava ferite di diverse entità: tagli sul volto, le braccia, lividi di diversa gravità ed ammaccature sull'armatura che indossava, ma la sua lotta rimaneva serrata e feroce, tanto da riuscire a tener testa a quei due infidi avversari. -Figli di puttana!- scagliai una freccia che, rapida e letale, colpì il Nord alla spalla, facendolo urlare. Kodlak ne approfittò per entrare nella sua guardia e menare un fendente che gli fece perdere una gran quantità di sangue e cadere a terra, immobile. -Bastardo!- gracchiò l'Imperiale con voce terrorizzata, ma la mia seconda freccia lo fece tacere con uno squittio patetico e terrorizzato quando questa lo mancò di un pollice circa. -Non ti muovere.- lo avvertii, venendo avanti con l'arco teso e l'ultima freccia rimasta già incoccata. -Iris...- sorrisi al mio Precursore, gettandogli un'occhiata rapida che subito si spostò sull'ultimo avversario rimasto -Ce l'hai fatta. -È tutto nella bisaccia, Kodlak.- dopo aver annuito, il Precursore si fece avanti, spingendo invece l'altro ad indietreggiare fino alla parete. Aveva ancora la spada in mano, ma sembrava non aver la minima idea di cosa farne mentre la sagoma possente di Kodlak, a cui lasciai spazio indietreggiando sempre con l'arco puntato, si avvicinava a lui. -F-fermo, non mi uccidere! N-non mi uccidere!- urlò, e pochi secondi dopo un odore pungente mi arrivò alle narici, facendomi storcere il naso: l'uomo si era urinato addosso. -Guarda, getto la spada! La getto!- continuò quello lasciando la presa sull'arma e scivolando a terra. -Ti sto offrendo la possibilità di morire con la tua arma in pugno e tu la getti via così?- gli chiese invece il Nord, con un tono a metà tra l'incredulo e il disgustato, poi sollevò l'arma pronto a colpire. -T-ti p-prego... -Io non lo farei...se...fossi in te!- mi sentii afferrare da dietro e gridai di sorpresa mentre perdevo la presa sull'arco. Sia Kodlak che l'Imperiale si girarono verso il Nord che mi aveva presa in ostaggio approfittando della nostra distrazione. Il suo pugnale di fattura orchesca era puntato contro la pelle della mia gola, mentre l'altra mano mi circondava la vita, stringendomi a sé in maniera quasi dolorosa,nel tentativo di usarmi come merce di scambio o scudo in caso Kodlak non si fosse posto problemi ad uccidere lo stesso il nostro nemico. Vidi il Precursore spalancare gli occhi, mentre la sua arma tornava a calare fino a sfiorare il pavimento con la punta della lama. -Ti credevo morto.- disse. -C-ci siete andati...vicino.- ammise quello, nonostante il tono volesse essere arrogante era possibile percepire la paura di un'azione disperata -Ma sfortunatamente, per voi si intende, ho la pelle dura.- fece una pausa -Facciamo così.- chiusi gli occhi quando lo sentii tossire, quando un po' di sangue colò lungo il mio volto, sangue non mio -A-desso...tu getti la spada. E lasci andare il mio compare...e io non la uccido. -Kodlak non farlo!- gridai d'istinto, e la lama si spinse ancora di più contro la mia gola, costringendomi a tacere. -Zitta!- mi intimò l'uomo, poi tornò a guardare l'anziano licantropo che, ancora immobile e con la spada in pugno, sembrava voler uccidere con lo sguardo quell'animale che mi teneva in suo potere -Allora? Non potendo parlare, continuai a guardare Kodlak, a supplicarlo con gli occhi di non cedere: sebbene la paura mi facesse tremare e sudare freddo in quell'inferno di sangue, ero consapevole che non era un ricatto a cui valeva la pena di cedere, la mia vita in cambio di quella di due nostri nemici, gli stessi che avevano ucciso Skjor ed avrebbero continuato a terrorizzare le zone circostanti non era un prezzo equo. Vedendolo esitante, il Nord lo incalzò. -Dovresti sentire come trema...vuoi davvero che questa bella fanciulla muoia?- chiusi gli occhi, vergognandomi come un cane della paura che, sì, mi faceva tremare come una bambina infreddolita. Vivere con i Compagni significava dover mettere la morte in conto costantemente, erano i rischi del mestiere, ma nei racconti, nella mia testa, la morte doveva essere qualcosa si onorevole, come morire in battaglia o per proteggere qualcuno a te caro, e non con la gola aperta come un capretto. Lo squallore di una morte così improvvisa e poco onorevole gareggiava in me con la paura stessa, che sembrava alitarmi sul collo al pari del Mano d'Argento che mi teneva, ora stringendo forte la presa sul mio fianco, affondando in maniera spasmodica le dita nella carne. Gemetti. -Allora?- a quanto pare doveva aver perso la pazienza, perché il freddo della lama si fece più pressante, più pericoloso -C-che facciamo? -Va bene.- spalancai gli occhi arrossati per guardare il vecchio Biancomanto che, in tutta la sua dignità, lasciò cadere l'arma a terra e diede le spalle all'Imperiale. -Kodlak...- mormorai, stringendo i pugni per la frustrazione. Involontariamente, avevo fatto in modo che il Precursore venisse costretto alla resa, dov'erano gli altri, accidenti?! -Bravo. Sei un vecchio con cui si può ancora ragionare, vedo.- tuttavia, nonostante la lama si fosse allontanata dalla mia gola, il bandito non mi lasciò andare né allentò la presa intorno alla mia vita. -Ho mantenuto la parola. Lascia andare la fanciulla.- disse infatti Kodlak al Nord, ma quello, ignorando il tremore dei suoi muscoli a pezzi, mi strinse ancora più a sé. -Lasciami!- esclamai, gettandogli un'occhiata furiosa e disgustata -Quanta fretta, vecchio!- tornai a guardare la mia guida, il mio maestro, e mi accorsi con orrore che, alle sue spalle, l'Imperiale si era alzato ed aveva sollevato la spada per colpire -Non abbiamo finito. -KODLAK ATTEN...!- urlai con tutto il fiato che avevo in corpo, ma le mie parole non giunsero mai alle sue orecchie. Un attimo prima gli occhi azzurri di Kodlak mi guardavano, preoccupati ma anche pieni di forza e speranza, e l'attimo dopo la sua testa veniva staccata dal corpo, iniziando a cadere. Il mondo si fermò. La voce mi morì in gola, ed una terribile sensazione di arido mi riempì la bocca e lo sterno, un gelo che altro non era che la quiete forzata prima della tempesta. Non me ne rendevo conto, semplicemente assistevo ad una scena che non riuscivo a capire, che non riuscivo ad accettare. Fu solo con il tonfo della sua testa sul pavimento che mi riscossi. Ed il dolore arrivò tutto insieme, con la rabbia e la disperazione di un momento già vissuto che ero stata costretta a rievocare. -NO!- urlai con tutta l'aria che avevo nei polmoni -NO! NO! KODLAK!- persi forza sulle gambe, e sarei sicuramente caduta se il Nord non mi avesse trattenuta. -Sta' buona!- mi intimò con tono affaticato ma soddisfatto -Ora di sicuro non sente più nulla. -Sei stato fenomenale.- sentii dire l'Imperiale, e chinai la testa, cercando di sfogare in qualche modo il nodo allo stomaco che si era fatto pesante, soffocante, che non mi permetteva di respirare bene. Dovevo liberarmi di tutto quel dolore, dovevo liberarmi di tutta quella disperazione, ma non ci riuscivo. Ero come bloccata, paralizzata dal dolore e dall'incredulità da quella testa mozzata, che ancora mi guardava con gli occhi aperti. Aperti come i suoi. -Un colpo preciso.- sobbalzai nell'udire quelle parole, quel tono così...scherzoso. Chissà quante volte lo avevamo usato noi dopo aver ucciso dei banditi...eppure in quel momento mi parve la cosa più brutta che potessi udire, ed una sensazione di furia iniziò a farsi largo in me. Smisi di agitarmi, e chiusi gli occhi. -Che c'è, ti sei stancata?- mi chiese ironico il mio carceriere, e vedendo che non rispondevo mi scosse e mi costrinse a tirarmi di nuovo in piedi -Ti ho fatto una domanda, stronzetta. Rispon...- gli pestai ferocemente il piede, all'improvviso, e lui colto di sorpresa mi lasciò andare, poi estrassi il pugnale che avevo alla cintura e con un grido di rabbia affondai la lama nella fronte, accompagnata dal terribile rumore della cartilagine che si rompeva quasi placida al ferro della mia arma. Il Nord cadde a terra con un gemito, senza nemmeno accorgersene. -No, maledetta!- non ancora soddisfatta, con i muscoli che tremavano in preda all'adrenalina e la furia, girai il viso verso l'ultimo Mano D'Argento rimasto, che si fermò di scatto, terrorizzato. E solo in quel momento realizzai che era stato lui, quell'omuncolo insulso dai capelli scuri, ad aver ucciso Kodlak. Mi girai a guardarlo lentamente, come se non avessi fretta. -Chi sei?- mi chiese, balbettando. Non capii perché me lo chiese, ma non mi interessava, sempre molto lentamente mossi i primi passi verso di lui, il pugnale ancora in mano e la lama sporca di sangue e resti di osso e cervello. -S-tammi lontana! -Lo hai ucciso.- non riconobbi la mia voce, roca e terribile, sembrava che non l'avessi usata per anni -Hai ucciso Kodlak... -Ferma! -LO HAI UCCISO!- la falsa calma che mostravo si ruppe in mille pezzi come una maschera di vetro, e prima che il mio avversario potesse anche solo sollevare l'arma mi gettai addosso a lui e lo buttai a terra, poi sollevai il pugnale con entrambe le mani ed affondai di nuovo, stavolta all'altezza del ventre. A differenza del compagno, sotto i miei colpi l'Imperiale urlò, si dimenò, addirittura pianse, chiese pietà, chiese grazia, ma io non avevo pietà per nessuno, e pian piano il pianto si fece gemito, e il gemito si fece silenzio. L'assassino di Kodlak era morto, ma io non ero ancora soddisfatta. -Dove vai?- gli chiesi, continuando a gridare, ad affondare sul suo corpo martoriato, sporcandomi di rosso. Nei suoi occhi vuoti il volto che mi restituì lo sguardo non era il mio, ma quello di una bestia distrutta dal dolore, che voleva la sofferenza di quel bastardo morto troppo presto. -Non è abbastanza!- il braccio iniziava a farmi male, ma lo ignorai -Non è abbastanza!-affondai di nuovo, oramai sorda ai rumori, agli odori sgradevoli del corpo, alle lacrime che continuavano a rigarmi il volto -Torna indietro! Sei morto troppo presto, accidenti! Troppo presto!- non udii la parete crollata che veniva buttata giù, né le voci degli altri che mi raggiunsero. -Iris!- mi accorsi di loro solo quando oramai erano sull'uscio della porta, avanti a tutti Vilkas, l'unico a non essere trasformato, seguito da Aela e Farkas in forma ferale. Li vidi e capii che li conoscevo, ma non li riconobbi. Dovevo solo chiarire...chiarire che non era colpa mia. -Non sono stata io...- mormorai, fissandoli gli occhi spalancati, ottenendo solo il silenzio -Non sono stata io.- ripetei, più sicura e convinta, e il breve senso di smarrimento che era arrivato nel sentirmi chiamare, sparì per essere sostituito da quella furia autodistruttiva -È stato lui, lui!- e ripresi ad infierire, ogni colpo che andava a fondo non era mai abbastanza e ne esigevo subito un altro, la vendetta che era in me lo esigeva, ed io l'accontentavo, lasciandomi trascinare in quel falso appagamento che credevo mi nutrisse quando in realtà mi lasciava più vuota di prima -Troppo presto! È morto troppo presto! -Smettila adesso!- sentii la presa della mano di Vilkas sul polso, quello che stringeva il pugnale, ma io non volevo essere fermata. -Lasciami!- gridai, cercando di liberarmi -Lasciami, deve pagare! -Posa questo cazzo di pugnale, accidenti! -No! -POSALO!- applicò una dolorosa pressione sul polso, costringendomi a lasciare l'arma che cadde a terra con un tonfo sordo e terribilmente forte alle mie orecchie. -Lasciami Vilkas, lasciami!- continuai ad agitarmi, ma il Compagno mi afferrò anche l'altro polso, costringendomi ad allontanarmi dal cadavere martoriato che giaceva a terra in una posa innaturale -Non ho finito! -Invece sì, hai finito. -No!- mi agitavo senza posa, senza tregua -Lasciami, accidenti! Deve morire! -È già morto! -Non abbastanza tardi! Devo...devo fare giustizia! -Falla finita, ho dett...!- il suo tono rabbioso mi mandò il sangue alla testa e, liberando un polso, lo colpii con tutta la forza che avevo sulla guancia, lasciandolo basito. Come poteva non capire che Kodlak era morto per colpa sua? Che la sua testa giaceva in quell'angolo sudicio per colpa di quel bastardo? E come potevo, io, non capire che quel rimarcare la colpa dell'Imperiale altro non era che un modo per non pensare al fatto che, in verità, credevo fosse colpa mia? Perché se avessi dato il colpo di grazia a quel Nord, se avessi puntato alla testa invece che alla spalla, o semplicemente se fossi stata più attenta, non sarei stata usata come ricatto e Kodlak avrebbe già ucciso entrambi. A quest'ora tutto avrebbe potuto essere finito, Jorrvaskr avrebbe festeggiato la sua vittoria e Kodlak avrebbe stretto tra le mani la testa della strega, la sua cura. Ma non lo avrebbe fatto. Kodlak Biancomanto era morto, e la sua anima non avrebbe potuto essere curata. Kodlak Biancomanto era morto, e avrebbe passato l'eternità imprigionato nei campi di Hircine. Kodlak Biancomarto era morto, e la sua testa mozzata mi fissava con un'espressione di vuota sorpresa, proprio come quella di mio padre. Vilkas mi lasciò andare, negli occhi una furia ed una delusione che sembrava contenere a stento. Il ringhio che gli uscì dalle labbra mi fece indietreggiare, spaventata. Non volevo schiaffeggiarlo, non volevo fargli del male. Provai a spiegargli cosa aveva scaturito in me quella reazione, ma non ci riuscii. -Anche lui...come lui.- mormorai e finalmente scoppiai a piangere, lasciandomi cadere di peso a terra -Come lui...- ripetei, continuando a singhiozzare. Mi abbandonai sul pavimento, i pugni che battevano a terra alla ricerca di un sollievo che non arrivava ma che, anzi, continuava a fuggire. Alzai di nuovo gli occhi, ma non cercai Vilkas, non cercai i miei Fratelli di Scudo, cercai Kodlak, il suo sguardo, credendo per un attimo che fosse solo un brutto sogno, che in realtà lui era ancora lì e mi avrebbe rassicurata... Per questo, quando incrociai di nuovo quegli occhi privi di vita, i miei nervi non ressero e caddi a terra, ancora sveglia, ma impossibilitata a muovermi. Sentivo Vilkas chiamarmi, gli altri agitarsi e tornare alla loro forma umana, li vedevo ma non capivo, non realizzavo, nella mia mente c'era, assordante, il rumore della spada tra le mani del boia.
-No! No fermi! Fermi!- tenta di agitarsi, ma il soldato la tiene ferma -Vi prego non fatelo. -Zitta!- la strattona forte, e geme, un gemito di rabbia e dolore, l'ufficiale si è difeso fin troppo bene, ma lei era armata solo di pugnale, dopotutto. Ma questo non cambia niente. Lei ha perso. E suo padre è tenuto in ginocchio da due soldati Imperiali mentre un terzo gli si avvicina. -Iansen!- i movimenti di Sameera sembrano così deboli, quasi finti, rispetto al suo agitarsi quasi selvaggio, che ad occhio esterno ricorda quelle piccole volpi intrappolate nelle sue reti. Sì, si agitano molto, ma alla fine è sempre stata la lama a trionfare. -Vi prego, si tratta di un errore! Noi... -No, Sameera, nessun errore.- la voce piatta, vuota quasi, del Nord ha il potere di zittire la moglie e placare la figlia -L'amuleto è mio, e mio soltanto. Sono l'unico a venerare Talos. -Sai che è contro la legge. -Quale legge? Non quella dei Nord.- replica secco il biondo. -Papà ti prego, sta zitto!- non credeva che la sua voce potesse essere così fievole, eppure la gola le fa male...possibile che da un tale sforzo di muscoli possa nascere solo un pigolio come il suo? -La legge dell'Impero. -La legge dei Thalmor.- per un attimo boia e vittima si guardano, e il contatto visivo viene rotto solo da uno dei due aguzzini, che con un movimento secco costringe il Nord a chinare la testa. -Giù, contadino. È ora di pagare.- si guarda intorno, disperata, come se aspettasse che qualcuno intervenga, che salvi suo padre, che salvi la situazione che va degenerando. La lama si alza. Ma non accadrà, non può accadere. Il soldato tiene gli occhi fissi sul collo dell'uomo, lo stesso dove dondola, abbandonato a sé stesso, l'Amuleto di Talos. Ma ora si risolve tutto... La lama cala con un unico movimento ed i suoi occhi verdi incrociano quelli della figlia, in un ultimo saluto. Non... Un tonfo. E quegli occhi verdi la guardano ancora, ma privi della forza che ha sempre regnato in essi. Privi della vita stessa.
Persi i sensi.Note dell'Autrice Sì, esatto. Alla fine anche il povero Kodlak ha tirato le cuoia, il suo Destino era già segnato all'inizio della storia xD Ma come potete vedere le cose vanno diversamente, insomma, un personaggio come Kodlak che muore in maniera così...banale. No Bethesda, no, non ci siamo... Insomma, nient'altro da dire. Preparatevi, il prossimo capitolo sarà altrettanto movimentato | Lady Iris Edited by Lady Iris - 13/5/2013, 12:15
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